Da inceneritore ad impianto recupero. Con una determina dirigenziale, un atto tecnico, si decide una modifica definita “non sostanziale” all’autorizzazione per l’inceneritore che di fatto apre le porte alla realizzazione della quarta linea per bruciare a Modena 240.000 t/anno di rifiuti, di cui la metà provenienti da tutta Italia. Così durante le ferie scopriamo che l’inceneritore di Modena è diventato un impianto di recupero, e che quindi decade il vincolo autorizzativo che limita il conferimento da fuori Regione. A conferma che chi ha programmato un impianto della capacità superiore al doppio della produzione di rifiuti modenese ha visto giusto.
Cambiare quantità e provenienza dei rifiuti destinati all’inceneritore di Modena è una modifica non sostanziale? Alla faccia dei processi partecipativi, della trasparenza e della responsabilità politica è un atto da ferragosto? Qualcuno crede che sia un atto senza risvolti politici? O che possa essere stato assunto senza una responsabilità di indirizzo, se non di controllo, del Presidente della Provincia, che ha oggi anche la delega all’ambiente? E la nota del Comune di Modena, che recepisce la caduta del vincolo territoriale, quando è stata prodotta e perché è passata sotto silenzio, dopo che fiumi di parole sono stati spesi in Consiglio Comunale, con delibere ed ordini del giorno sui limiti alle provenienze di rifiuti da fuori provincia?
Mentre da altre parti si applicano strategie per rifiuti zero, mentre altrove si responsabilizzano cittadini e imprese con servizi porta a porta che impongono ad ognuno di farsi correttamente carico dei propri rifiuti, mentre la green economy conferma che il riciclo crea occupazione, a Modena seguiamo una strada vecchia, senza futuro, che distrugge risorse e deresponsabilizza gli utenti.
Cosa succederà ora dell’ampliamento dell’inceneritore, autorizzato dalla provincia, auspicato dal comune di Modena, sospeso da Hera per carenza di rifiuti? Potrà riprendere senza nessun altro atto la costruzione della quarta linea, un investimento per Hera da 120 milioni di euro, con rendita garantita al 7%?
Nel silenzio colpevole della politica, mentre il PD discute se fare o meno i congressi, gli interessi forti si muovo e costruiscono, un passo alla volta, le condizioni perché le politiche ambientali restino ancorate a vecchi modelli, redditizi per chi li gestisce, ma insostenibili sia economicamente che ambientalmente per la collettività.
Se questo è il segno del cambiamento, se questa è la discontinuità che tutti richiamano, se questo è il nuovo che avanza cresce la nostalgia per la politica dei vecchi partiti, quando almeno le decisioni venivano assunte non di ferragosto, alla luce del sole, con motivazioni e strategie trasparenti.
Se si vuole fare a Modena un polo dello smaltimento nazionale dei rifiuti indifferenziati, importando i rifiuti di Napoli, o tra breve di Roma, si abbia il coraggio di sostenerlo di fronte agli elettori.
Modena Attiva è contraria alla migrazione dei rifiuti e alla realizzazione della quarta linea, chiediamo la rapida attivazione delle raccolte porta a porta e una radicale revisione dei rapporti tra Amministrazione locale ed Hera, rimettendo al centro dei servizi ambientali i bisogni collettivi e agli interessi pubblici.
ModenaAttiva
PS Questo post riproduce un comunicato stampa di ModenaAttiva (vedi). Qui l’articolo sullo stesso tema apparso sulla Gazzetta di Modena di oggi, 21 agosto 2013 (vedi). E qui, invece, un comunicato di Legambiente sull’ampliamento dell’inceneritore di Modena, risalente a un anno fa (vedi). Ora torna tutto in gioco?
Quanto quì segnalato è quanto accade anche a FerrHERA, dove HERA
ha aumentato le richieste di bruciare sempre più rifiuti, persino “speciali” tanto per gradire, con l’INCENERITORE, che
loro chiamano simpaticamente” termovalorizzatore “, costruito a 1 Km in linea d’aria ( inquinata ) dal centro storico.
è finita un’era politica , lunga 65 anni , o i cittadini si riappropriano del territorio con il voto o lo scenario diventa nerissimo
Riporto la replica del segretario cittadino (Modena) Pd Andrea Sirotti circa le polemiche sorte sull’impianto.
Termovalorizzatore, Sirotti: “Valutiamo i dati oggettivi”. “Ben vengano il dibattito e il confronto, ma partendo dai dati di realtà, non da rappresentazioni faziose”: il segretario cittadino Pd Andrea Sirotti interviene sul dibattito innescatosi dopo la riclassificazione del termovalorizzatore modenese. Ecco la dichiarazione di Sirotti:
«Al di là delle strumentalizzazioni evidenti del centrodestra che su questi temi dovrebbe usare toni più prudenti visto che le scelte nazionali dei diversi Governi Berlusconi hanno fatto strame delle politiche ambientali, non può non stupire che, anche da parte di chi si professa ambientalista, si affermino cose palesemente contraddittorie. Veniamo ai fatti. L’inceneritore di Modena è stato riclassificato, perché recupera dalla combustione dei rifiuti il 60% di energia, vale a dire 180 milioni di kWh, pari al fabbisogno di oltre 40.000 utenze domestiche. Questo modifica la natura giuridica dell’impianto, che, per effetto delle previsioni di legge, assume una valenza non più subordinata a limiti territoriali. Tuttavia, in linea con la normativa regionale, che troverà definizione nel prossimo Piano per la gestione dei rifiuti, il gestore e gli Enti locali hanno comunque convenuto che verrà data priorità ai rifiuti provinciali e, solo in seconda battuta, ad eventuali rifiuti provenienti dalla regione. Non ci sarà, quindi, alcuna “invasione” di rifiuti da altre parti d’Italia. Inoltre, se si raggiungesse, come si dovrà, l’obiettivo della drastica riduzione di conferimento dell’indifferenziato alla discarica, passando dall’attuale 13% al 3%, non ci sarà spazio per rifiuti provenienti da altri territori, rimanendo costante la capacità dell’impianto, che non brucerà di più. Infine, i dati testimoniano che la raccolta differenziata nella Provincia di Modena continua a crescere, oggi siamo al 58%: grazie a questi risultati che vanno ulteriormente migliorati sarà possibile ridurre il ricorso alle discariche. Se questi sono, come sono, i dati oggettivi appare chiaro che la politica di gestione dei rifiuti a Modena prosegue nella direzione tracciata nei piani provinciali, aumentando la raccolta differenziata, utilizzando l’inceneritore come fonte di recupero di energia, pur avendo ridotto da 240.000 a 180.000 tonnellate la capacità di combustione dell’impianto, per il funzionamento del quale non necessita la costruzione di alcuna ulteriore linea. E’ necessario semmai perseguire con maggiore decisione la drastica riduzione del conferimento in discarica, anche per le ragioni sopra richiamate. In conclusione, quindi, ben vengano il dibattito e il confronto, ma partendo dai dati di realtà, non da rappresentazioni faziose».
Ed anche l’ulteriore replica di ModenaAttiva:
Oggetto: Inceneritore o termovalorizzatore?
“Quando la politica decide che la priorità va alle norme e cede il passo agli “atti dovuti” e alle modifiche “non sostanziali”, come quelle di recente definite per l’inceneritore di Modena dovrebbe almeno garantirsi che le norme siano applicate correttamente.
A noi risulta, dalla relazione ARPA del 13/09/2010 sulla attività di monitoraggio effettuata nell’intorno dell’area dell’impianto per l’anno 2009, a pagina 4, che: “L’impianto di incenerimento di Modena, nel corso del 2009, è stato caratterizzato dall’avvio della linea n.4, per le prove di esercizio e messa a punto con incenerimento rifiuti, avvenuto in data 30 aprile 2009.”
La direttiva europea 2008/98 recepita dall’allegato C del DLG 152/2006 definisce i limiti di efficienza energetica che gli impianti di incenerimento devono rispettare per essere catalogati come impianti di recupero R1. Nello specifico “gli impianti di incenerimento dei rifiuti solidi urbani sono compresi solo se la loro efficienza energetica è uguale o superiore a:
– 0,60 per gli impianti funzionanti e autorizzati in conformità della normativa comunitaria applicabile anteriormente al 1^ gennaio 2009,
– 0,65 per gli impianti autorizzati dopo il 31 dicembre 2008”
La norma parla chiaramente di impianti funzionanti e autorizzati prima del 1 gennaio 2009.
Essendo l’inceneritore di Modena stato autorizzato il 23 dicembre 2008 ma entrato in funzione il 30 aprile 2009 richiede per essere definito impianto di recupero l’applicazione del coefficiente 0,65.
Non siamo tecnici esperti, attendiamo quindi spiegazioni dagli organi competenti.
Al di la dei tecnicismi, la politica deve riprendere in mano il suo ruolo di indirizzo per pianificare una gestione del ciclo dei rifiuti che porti lo smaltimento tendenzialmente a zero privilegiando le soluzioni che riducono gli scarti e favoriscono il reale riciclo di materia.”