Poco più di quattro anni fa, nel marzo 2009, la piazzetta davanti a Villa Braglia veniva restituita, rinnovata, alla città (guarda la slideshow su Flickr). Il progetto della nuova “sistemazione” della piazza promosso dal sindaco Roberto Adani innescò sin da subito accese polemiche (vedi). Ma il conflitto è anche un’opportunità, se la si sa cogliere. Porta il tema sotto i riflettori e richiama l’attenzione di molti cittadini. E’ una chances per acquisire consapevolezza – se si prendono sul serio gli argomenti dei contendenti. Anche alla luce delle polemiche di allora è interessante valutare oggi, dopo poco più di quattro anni dal termine dei lavori, quell’intervento e la piazza che ci ha lasciato. Abbiamo iniziato a farlo con un intervento di Flavio Quintavalli (vedi). E continuiamo con questo post.
[1] Un dato di fatto è incontrovertibile. La sistemazione della piazza ha fatto emergere alla percezione la monumentalità di Villa Braglia, che prima praticamente non si vedeva. La percezione della facciata era spezzata da quanto allora riempiva la piazza: le automobili parcheggiate e gli alberi al centro dello spazio (ad ombreggiare le auto in sosta, non i pedoni!). Tolti questi elementi si è realizzato “il miracolo”, percettivamente parlando. Adesso i cittadini vignolesi (ed i turisti) tornano a percepire la maestosa presenza di quella che un tempo, nell’800, fu la villa vignolese più sontuosa: Villa Braglia (vedi). Certo, il tempo è passato ed ha lasciato tutti i suoi segni. Non solo perché l’immenso giardino di allora, posto sul lato Nord, è stato in seguito “urbanizzato”. Ed oggi contiene nuovi edifici che stringono d’assedio l’antico corpo della villa. Ma anche perché ancora oggi manca una tinteggiatura omogenea (e magari un po’ attenta filologicamente) – e non sappiamo se e quando la si potrà ottenere (a causa della frammentazione della proprietà). In ogni caso l’intervento sulla “piazza” ha “dischiuso” un mondo. Un edificio importante dell’800 vignolese è oggi di nuovo tra noi.

Tre esemplari di Gingko Biloba: non proprio il massimo per offrire un po’ d’ombra! (foto del 4 agosto 2013)
[2] Un esercizio interessante è ritornare alle polemiche del 2008. Allora un comitato di cittadini deciso a contrastare il nuovo progetto – e costituitosi in un comitato denominato “La vera Vignola” – si era mobilitato essenzialmente su tre obiettivi: la difesa degli alberi al centro della “piazza”; la difesa dei parcheggi “sotto casa”; la richiesta di una diversa viabilità per via Borgovecchio (che il progetto rendeva un vicolo cieco, visto che si impediva il transito delle auto sulla piazza risistemata) (vedi). Ragionando allora su questo conflitto tra cittadini ed amministrazione (su un intervento di “riqualificazione”!) pensavo che il nodo più problematico fosse in effetti quello della nuova viabilità per i residenti di via Borgovecchio. Il disagio c’è, ma è certamente assai contenuto. Ciò di cui invece sono ancora oggi pienamente convinto è sulla “modalità” di confronto dell’amministrazione con i cittadini: più è ambizioso il progetto di trasformazione della città, più debbono essere allargate le modalità del confronto e dell’ascolto. Una diversa impostazione non avrebbe evitato il conflitto, ma lo avrebbe fatto vivere in modo diverso da chi allora “subiva” il progetto (vedi).

Una delle fontane installate nella piazza davanti a Villa Braglia: da oltre un anno disattivate (foto del 4 agosto 2013)
[3] Il progetto dell’amministrazione Adani era un progetto ambizioso. Non solo dal punto di vista architettonico. Ma anche da quello delle “funzionalità”. Si trattava, infatti, di creare “una piazza” dove da decenni c’era solo un parcheggio! Flavio Quintavalli osserva che “per fare “agorà” a volte basta poco” (vedi) – il fatto è che quel “poco” non può essere prodotto con una delibera di giunta o di consiglio! L’unico elemento essenziale è che la gente lo viva come un luogo di ritrovo (è una tautologia, lo so). Ma non vi sono leve facilmente manovrabili (dall’amministrazione comunale) perché questo accada. La “piazza” davanti a Villa Braglia era infatti solo l’estremità di Corso Italia. Assai lontana dai luoghi usuali di ritrovo dei vignolesi: il ritrovo ed il passeggio si concentra infatti lungo l’asse Nord-Sud, da viale Mazzini a via Garibaldi. Per questo il progetto dell’amministrazione Adani conteneva almeno un elemento, inserito nel nuovo complesso architettonico, di ausilio a questo non facile compito: le fontane! Esse erano uno degli ingredienti (da sole non bastano, sono dunque dei “facilitatori”) per dare una risposta alla domanda: come trasformare uno spazio in una piazza?

Una delle fioriere messe dall’amministrazione Denti a delimitazione della piazza: davvero non si riesce a fare meglio? (foto del 4 agosto 2013)
[4] Diverse considerazioni svolte da Flavio Quintavalli sui limiti degli arredi e, soprattutto, dell’impianto di illuminazione sono convincenti (vedi; un giudizio severo, però, va espresso anche nei confronti delle fioriere che l’amministrazione Denti ha fatto installare verso la sede stradale). Ma il limite principale della piazza sta nella mancanza di ombra – una funzione rispetto a cui i tre Gingko Biloba che ornano la piazza sono del tutto inadeguati (confesso che non ho mai capito perché alla fine non sono stati piantati, come previsto dal progetto originario, alberi di Leccio). Nel periodo estivo la piazza funziona dunque solo come piazza tardo pomeridiana e serale. Anche da questo punto di vista, però, le fontane svolgevano una funzione – di raffrescamento del microclima. Solo che da oltre un anno sono state disattivate. L’eliminazione di uno degli ingredienti non secondari del progetto – le fontane – rischia di compromettere la capacità del luogo di svolgere la funzione di “piazza”. Ovvero di luogo di ritrovo, di aggregazione o anche solo di stazionamento in pubblico (una piazza svolge la sua “funzione” se attira gente che può liberamente stazionare ed interagire nello spazio pubblico). A me sembra che senza di loro il progetto risulti visibilmente alterato. Per non dire della loro funzione estetica.

I locali del Tubooza Café. Approdato nella piazza nel giugno 2012 ha generato nuovi conflitti con i residenti per la rumorosità nelle ore notturne (foto del 4 agosto 2013)
[5] Ma quattro anni dopo l’inaugurazione la piazza di Villa Braglia presenta anche nuovi conflitti. Ad un angolo della piazza è approdato, poco più di un anno fa, nel giugno 2012, un nuovo esercizio pubblico che svolge attività nella fascia serale e notturna (dalle 18 alle 2 dalla domenica al giovedì; dalle 18 alle 3 il venerdì e il sabato; chiuso il lunedì). Il successo del nuovo locale si è però ben presto tradotto in una fonte incontrollata di rumore e altri elementi di disturbo verso i residenti, coloro che di notte vorrebbero riposare e che non vi riescono più proprio a causa dei decibel prodotti dagli assembramenti esterni che durano fino ad ora tarda, ben oltre l’orario già assai esteso del locale. Non è questa la sede per trattare di questo nuovo conflitto – vi ritorneremo con un apposito post. Qui preme solo evidenziare che non è questo genere di assembramento che garantisce la funzione di “piazza”. Insomma, non è certo la gran quantità di gente che il Tubooza Café vi porta ogni sera che rende quel luogo una piazza. In questo caso, infatti, si tratta semmai di una “privatizzazione” di uno spazio pubblico (per mettervi i tavolini del bar). Detto sbrigativamente, per stare in “piazza” bisogna “consumare”. Non una piazza, dunque, ma uno spazio per i propri clienti. Anche quest’ultima vicenda ci lascia dunque con l’interrogativo: è riuscita l’operazione di costruzione di una piazza davanti a Villa Braglia? Vi sono buoni motivi per non dare per scontata la risposta.
“E’ riuscita l’operazione di costruzione di una PIAZZA
davanti a Villa Braglia ?
Vi sono buoni motivi per non dare per scontata una risposta “(positiva )
Sono d’accordo.
All’inizio del III millennio il mondo è cambiato e sempre più vale
l’affermazione : ” i Cittadini giudicano ,non chi lo fa o come lo fa, ma perché lo fa..” :
E qui le motivazioni non sono certo state chiare.
Siamo entrati nell’era di INTERNET e forse sarebbe bastato realizzare qualche luce colorata di meno, ma un collegamento wireless gratuito su tutta e solo la Piazza, in alcune ore, per fornire un sevizio utile ai giovani, spendendo decisamente meno almeno nella gestione, e realizzando anche contemporaneamente per sempre, un filo diretto con loro.
Elemento non trascurabile.
Ma le luci colorate, destinate a rimanere spente “in saecula saeculorum”, di solito piacciono molto al lato infantile di qualche amministratore, non solo a Vignola.
Peccato!
P.S. Non parlate di turisti ,ma se mai di escursionisti. ( nella migliore delle ipotesi )
di tutto l’articolo apprezzo molto il concetto che vignola non ha piazza. se poi il tooboza è un elemento critico, in via garibaldi è guerra tra i bar e per andare in centro fai lo slalom se consideriamo che alcuni dehors a bologna hanno guai solo perchè non permettono una perfetta visone dei monumenti, bè siamo in provincia un bel pò.
non avere piazza è un fatto importante. altro aspetto che ogni interrelazione sociale a vignola avviene esclusivamente per aspetti commerciali escluso il festival della poesia. in effetti vignola è un centro commerciale all’aperto già realizzato nel vissuto. solo la biblioteca rappresenta qualcosa di diverso, e il castello. chiuso all’uso della città. appunto. per chi come me ha vissuto negli anni 70 da giovanotto ricorda che vignola la sera piena di gente che fino a luglio proveniva da tutta italia, bè …
non so se sia un bene o un male. da un punto di vista sociale ricordo che molte città tedesche e francesi concentrano nel centro le attività economiche di servizio e di accoglienza, lasciando in periferia l’abitare. e i centri la sera sono pieni tutte le sere di tutto l’anno. mah chi ha ragione? gli europei o i vignolesi?
So bene che farei meglio a non intervenire sulla questione, che sarà il tempo a dire se un intervento sulla parte storica funzionerà ma…Il rifacimento di Piazza Braglia faceva parte di un progetto più complesso di riqualificazione di un pezzo di città caratterizzandola come spazio per famiglie.
Il progetto prevedeva anche un contributo di circa 200.000 euro ottenuto dal progetto di riqualificazione commerciale “astambein” per riportare le facciate della villa a un pezzo dell’antico splendore. Il progetto prevedeva anche il recupero dell’affaccio sulla valle del Panaro e la discesa al sottostante parco dei bambini e delle bambine. Il tema del gioco per i bambini dalla piazza al parco era l’acqua, che voleva richiamare l’affaccio al fiume, a cui oggi la città porge le spalle ma che un tempo è stato una risorsa importante. Certo per tutti i progetti importanti vanno ricercate con forza le risorse, che non sono mai venute da sole, nessuna di queste opere, compresa la piazza è stata finanziata con le tasse dei vignolesi. Nei lavori sono stati impegnati oltre un centinaio di persone, molti di ditte locali, da Vignola a Parma, nessuna cooperativa ma è una precisazione senza gran senso. Sarebbe utile rimettere qualche foto del prima e ricordare che prima dell’intervento nessuno si sarebbe mai spinto di sera fin sotto la Villa (residenti a parte)il limite invalicabile era palazzo Dallai. Non penso di essere il solo a ricordare le giuste lamentele per le frequentazioni e i traffici “loschi” presenti in quel luogo. Io ricordo, dopo l’intervento, calde sere d’estate in cui bambini di tutte le razze, e anche questo dovrà diventare normale nel mondo globalizzato che abbiamo davanti, giocavano con l’acqua delle fontane con mamme finalmente rassegnate al fatto che i bambini devono avere la libertà di sporcarsi, bagnarsi e a volte di procurarsi perfino qualche graffio. Questo era l’obiettivo dell’intero progetto ridare uno spazio ai bambini per bagnarsi, sporcarsi e arrampicarsi. Il bagnarsi mi sembra avesse funzionato.
Ma non ditemi che è una questione di costo, che in ogni caso visto il paese che lasciamo ai nostri bambini sarebbero spesi più che bene, stiamo parlando di qualche migliaio di euro di energia elettrica, mentre l’acqua è sempre la stessa che circola e viene clorata e depurata. Non costa più che manutenere un parco, meno che accendere l’aria condizionata in biblioteca o illuminare il castello, organizzare bambinopoli, illuminare una pista ciclabile. Certo tutte cose teoricamente inutili in periodo di crisi, ma se ci pensate sono le cose inutili a rendere le città e la vita più belle. Sono inutili i castelli, è inutile dipingere, scolpire, sono inutili la maggior parte delle piazze, ormai le biblioteche visto che su internet trovate tutti i libri che volete, sono inutili i parchi e potrebbero essere sostituiti con boschi meno costosi e maggiori produttori di ossigeno, in questa società che non tiene più in nessun conto le generazioni future sono inutili (a meno che non siamo comodi per i genitori) tutti i luoghi per i bambini, perfino i cortili nei condomini sono scomparsi e non di rado ho ricevuto proteste vibrate che “i bambini dell’asilo stanno facendo casino”. Peccato che l’uomo si differenzi dagli animali per questo bisogno innato di cose inutili, perfino l’uomo delle caverne, che aveva sicuramente maggiori problemi di sopravvivenza di noi colpiti da questa interminabile crisi economica, dipingeva sui muri e scolpiva statuette.
Certo le cose, specie quelle pubbliche, andrebbero continuamente curate, certo far convivere i residenti con la vita su una piazza ha bisogno di regole, ricordo che non si concedevano spazi pubblici oltre mezzanotte e si prolungavano a volte il venerdì e il sabato.
Io abito alle Corti, quindi in periferia, al centro dei palazzi ci sono i parchi, fino oltre mezzanotte i bambini schiamazzano come solo loro sanno fare, mi preoccuperei se non li sentissi più, vorrebbe dire che siamo regrediti ulteriormente.
Far funzionare oggi una piazza, nell’era del chiudiamoci in casa non è facile, ci piace frequentare una piazza con fontane se facciamo i turisti a Parigi, ma facciamo fatica a vivere gli spazi di casa nostra. Certo non mi viene in mente nemmeno una piazza storica italiana che in un giorno di agosto non sia assolata, la Spagna ha una tradizione di piazze alberate, ma anche lì d’agosto fate fatica a sostarvi a mezzogiorno.
Ci sono state sere d’estate in cui a mio parere ha funzionato, il processo di abbandono o di dequalificazione degli spazi commerciali a piano terra mi sembra interrotto. Ricordo che prima dell’intervento gli spazi commerciali erano andati via via dequalificandosi e molti di essi venivano occupati solo da stranieri o da negozi a basso costo, ora mi sembra che tutti i negozi abbiano avviato un processo di rinnovamento.
Anche gli immobili mi sembra abbiano ottenuto una valore maggiore dalla presenza della piazza, certo rimangono i problemi dei residenti che comprendo e penso vadano tenuti in giusto conto. Sfatiamo anche questa cosa che non c’è stato confronto, c’è stato un confronto anche acceso con i residenti, non c’è stata piena identità di vedute, ma non è che non si sia discusso, forse non a sufficienza, ma diverse cose del progetto sono il frutto del confronto con i cittadini, come detto la sovrintendenza avrebbe preferito la piazza storica italiana, senza verde, non erano previsti i posti auto in fondo alla piazza, si è cercato di affrontare uno per uno le questioni dei singoli cittadini cercando di individuare per ognuno un posto auto alternativo, certo hanno dovuto subire dei disagi, ma mi preoccuperei molto di più di centri storici in cui non si investe più.
Le piante, i Ginko Biloba, erano presenti in queste zone prima che l’uomo comparisse sulla terra e mi sa che noi non siamo autoctoni al confronto, che anche noi siamo migrati e siamo chiamati assieme a chi arriva oggi a far funzionare la città e le sue piazze.
Roberto Adani come ex Sindaco (oste ) magnifica la sua Piazza (il suo vino ) Tutto regolare.
Sulla Gazzetta di Modena del 28 agosto 2013 (pag. 20) il sindaco Daria Denti offre ai cittadini la sua spiegazione del perché le fontane della piazza davanti a Villa Braglia sono spente da circa un anno: “Si tratta di un motivo burocratico. Per la loro manutenzione dovevamo rivolgerci per legge a una ditta accreditata al mercato elettronico. Questa ricerca ha richiesto diverso tempo. Ora è tutto risolto, ma abbiamo deciso di riattivare le fontane dopo la festa della fioritura del 2014, visto che ormai si va verso la brutta stagione e le fontane sarebbero comunque state disattivate in inverno, come è già avvenuto”. Ogni lettore potrà decidere se ritiene convincente la giustificazione e ragionevole questo “programma”. A me viene solo da pensare che un anno per fare manutenzione è decisamente troppo (anche ci fosse da ricercare …). E poi che fare manutenzione per tenere spente le fontane per un altro anno ancora è decisamente folle. Insomma, ho come l’impressione che, come spesso succede, l’abbia raccontata.
A Ferrara IN CENTRO in piazzetta S. Anna dove forse lo stesso architetto o un suo amico, ha progettato ed installato fontane analoghe ( fortunatamente senza luci psichedeliche ) le stesse continuano a funzionare tutto l’anno senza problemi.