In una mappa di inizio ‘800 il complesso edilizio della Braglia è definito “case rusticali della Braglia”, cioè case di campagna sull’omonimo fondo Braglia. La villa non c’era ancora. Verrà costruita per stralci progressivi nel corso dell’800, fino all’ultimo ampliamento, completato nel 1891, che le assegnerà la conformazione ad L ancora visibile (un braccio orientato Nord-Sud e ora fiancheggiato da via Cesare Battisti, l’altro, quello della facciata principale, orientato perpendicolarmente Est-Ovest: è quello che si affaccia sulla nuova “piazza” completata nel 2009).

Villa Braglia nel 1925. La decadenza è già cominciata. Si vedono le cime degli alberi del parco della villa, sul retro dell’edificio. E colpisce lo spiazzo ancora presente in basso a sinistra, poi occupato, negli anni ’50, dal famigerato palazzo K2 (foto Archivio Attilio Neri).
Il nome “Braglia” era il nome del fondo ed è l’interpretazione dialettale (“Braglia” o “Braia”) del termine tardo latino (ma risalente al germanico) “Braida”, che stava ad indicare un appezzamento di terreno pianeggiante tenuto a prato. E questo era in effetti il “Fondo Braglia” che si estendeva di fronte ad un vasto tratto delle mura cittadine e che per ragioni di difesa militare era tenuto libero da coltivazioni arboree. Il fondo e la villa erano di proprietà di Giambattista Bellucci, avvocato. Alla sua morte, nel 1866, il patrimonio, tra cui la villa (già edificata ma non ancora sviluppata nella configurazione attuale), passò “in eredità ai cugini Giacomo e Giovanni Tosi, nipoti della sorella Angelica Maria Bellucci, gli unici discendenti maschi in vita del casato Bellucci. Dopo l’importante eredità ricevuta, Giacomo e Giovanni aggiunsero al proprio il cognome del prozio e verso il 1877 procedettero alla divisione dell’ingente patrimonio.

Villa Braglia dopo i lavori fatti eseguire da Giacomo Tosi Bellucci, vista da sud. Anno 1888 o 1891 (foto Archivio Attilio Neri)
Villa Braglia fu assegnata a Giacomo Tosi Bellucci (1843-1911), anche lui avvocato, consigliere del Comune di Vignola per oltre trent’anni, poi di quello di Modena, consigliere provinciale, sindaco di Modena in due tornate, dal 1893 al 1895 e dal 1898 al 1901. Aveva anche combattuto come garibaldino durante la terza guerra di indipendenza nel 1866. All’apice della sua carriera volle che la Braglia, edificio imponente ma assolutamente bisognoso di restauri, venisse radicalmente sistemata per farne una prestigiosa residenza estiva, la più bella, lussuosa e moderna di tutte le ville vignolesi. I lavori si protrassero a lungo, fino al 1891, sotto la direzione del prof. Andrea Becchi, un artista modenese molto rinomato, che aveva già lavorato per il Tosi nella sua casa di Modena, in via Canalino.” (Giampaolo Grandi, Villa Braglia, in Grandi G., (a cura di), Da quattro zampe a quattro ruote. Storia della piazza principale di Vignola, dalla nascita come Foro Boario all’utilizzo come parcheggio, Tipolitografia FG Savignano s.P., 2005, p.42)

Villa Braglia vista da Nord, dalla parte del parco-giardino realizzato dal prof. Andrea Becchi. Anno 1888 o 1891 (foto Archivio Attilio Neri)
In totale la villa conteneva 109 stanze, con un fronte di 50 metri sull’attuale via Battisti ed altrettanti sulla “piazza” (Corso Italia). Alla morte di Giacomo Tosi Bellucci, nel 1911, la villa passò al figlio, Luc’Antonio, avvocato, appassionato scienziato e politico, che però morì pochi anni dopo, nel 1916, durante la prima Guerra Mondiale, sull’Isonzo. Esaurita la discendenza maschile, Villa Braglia venne ereditata dalla figlia di Luc’Antonio, Angela Maria, che però alla morte del padre aveva solo due anni.

Villa Braglia vista da Nord, dalla parte del parco-giardino realizzato dal prof. Andrea Becchi. Anno 1888 o 1891 (foto Archivio Attilio Neri)
“La famiglia Tosi Bellucci continuò per qualche anno ad abitare nell’ala di levante, mentre tutta la parte sulla piazza venne affittata ad una quindicina di famiglie “in gran parte poco abbienti”, finché nel 1919 la Braglia, insieme alla maggior parte dei mobili e degli arredi, fu venduta a Luigi Bellei per 144.000 lire. Dopo la vendita la proprietà fu suddivisa tra molti acquirenti” (Giampaolo Grandi, cit., p.43) Iniziò così un periodo di progressiva decadenza fino al colpo di grazia, negli anni ’50, quando il maestoso parco, a Nord del corpo della villa, venne lottizzato ed ospitò gli edifici condominiali che oggi conosciamo. Per lungo tempo non più riconoscibile come la residenza più imponente, bella e prestigiosa di fine ‘800 a Vignola, dopo il rifacimento della “piazzetta” antistante, terminato nel 2009, Villa Braglia ha una nuova chances. Almeno di essere percepita nella sua interezza e di riattivare un pezzo di memoria vignolese.
Nello stesso periodo dei lavori sulla piazza, inserimmo il rifacimento della facciata nei progetti di valorizzazione commerciale ottenendo circa 200.000 euro di finanziamento dalla regione che dovevano essere destinati al rifacimento delle facciate visto che dopo un lavoro di diversi anni si erano riusciti a mettere tutti i proprietari più o meno d’accordo… Penso che quelle risorse siano andate a finanziare a pioggia i vari progetti di cappottine e sedie degli esercizi commerciali, ma oggi bisognerebbe ritrovare le risorse per riportare almeno le facciate all’antico splendore. Altrimenti avrebbe avuto un senso parziale trasformare il parcheggio davanti alla villa in piazza.