Democrazia o ancien régime? Si vieta la ripresa video dei lavori delle commissioni consiliari, di Roberto Monfredini

Un solco tra cittadini ed istituzioni. Distacco dalla cosa pubblica. Una massa indecifrabile di persone che rinuncia al voto, che pure è un diritto. Si tratta di fenomeni in crescita nell’Italia di questi anni. Eppure il desiderio di trasparenza sta crescendo nelle giovani generazioni, ormai abituate a viaggiare con Internet e non solo. Ma ciò si scontra  con  la  burocrazia e l’irrigidimento delle strutture amministrative locali. Lo testimonia prima la vicenda delle riprese video dei lavori del consiglio comunale ed ora anche delle commissioni consiliari. Con episodi preoccupanti a Castelvetro e Spilamberto.

Paolo De Cuarto, Allora assaggi questo caffé, 2012 (foto Artefiera 27 gennaio 2013)

Paolo De Cuarto, Allora assaggi questo caffé, 2012 (foto Artefiera Bologna del 27 gennaio 2013)

[1] Il rapporto con le amministrazioni locali appare spesso maggiormente schermato di quello con le istituzioni nazionali. L’esatto contrario di quello che accadeva 40 anni orsono quando lo stato era un telefono irraggiungibile e il comune sopperiva con fatiche immani alla trasparenza tra comune e cittadino – basta solo ricordarsi i rapporti con le strutture previdenziali, contributive, ecc. L’esperienza del contestato progetto della Centrale a biomasse Inalca (vedi) ha illuminato una prassi delle istizioni europee, in tema di trasparenza e rapporto con il cittadino, che lascia sbigottiti (positivamente!) se confrontata a quella in vigore in Italia. In Europa si riceve risposta dal ministero della salute europeo per e-mail nel giro di alcuni giorni. Dal Ministero dell’ambiente pure. Stessa cosa dall’agenzia per la sicurezza alimentare (EFSA) o da qualsiasi ufficio al quale ci si rapporti. In Italia non si riceve risposta da nessuno per e-mail, se non si eseguono certificazioni particolari, se non si telefona per spiegare il problema dopo ore di passaggi da un ufficio all’altro. Non si riceve risposta neppure dagli uffici della “civilissima” Regione  Emilia-Romagna. E spesso la risposta è: “Lei non è un mio interlocutore, nel senso che io come Regione mi rapporto con gli enti locali, con le Aziende USL del territorio o le strutture del territorio, ma non con i cittadini in quanto svolgo un ruolo di pubblico ufficiale.In sostanza  chi scrive all’Europa si sente cittadino europeo. Chi scrive ad un ente pubblico in Italia si sente un suddito che ha bisogno di un intermediario per poter ottenere una risposta. E’ come se la nostra democrazia fosse un rivestimento per comportamenti che risalgono all’ancien régime!

Dodit Artawan, On the rock, 2012 (foto Artefiera Bologna del 27 gennaio 2013)

Dodit Artawan, On the rock, 2012 (foto Artefiera Bologna del 27 gennaio 2013)

[2] Accade allora un paradosso quasi kafkiano. Le amministrazioni Europee, ed a volte anche quelle nazionali o regionali, mettono i loro dibattiti di commisioni, assemblee, parlamento sul web in modo che tutti i cittadini siano in grado di comprendere quale siano le posizioni delle parti (ed i loro argomenti) su temi a volte anche di estrema rilevanza sociale. Per qualsiasi cittadino è possibile seguire da casa le dirette dei lavori parlamentari di Bruxelles e Strasburgo, con relative commissioni. Così anche per la stessa Regione Emilia-Romagna. Ma quando si chiede lo stesso ai comuni, che pure dovrebbero esprimere vicinanza ai cittadini, nascono conflitti, scontri, interventi delle forze dell’ordine, del segretario comunale, ecc. Con ricorsi al TAR o denuncia alla Procura – come successo a Castelvetro nel 2009, all’inizio della nuova legislatura, in cui chi voleva videoriprendere la seduta del consiglio comunale è stato denunciato alla Procura della Repubblica. Azione dissoltasi in un “non luogo a procedere” in quanto il reato non esisteva.

Jonathan Guaitamacchi, British Black - Round Trip 8, 2010-2011 (foto Artefiera Bologna del 27 gennaio 2013)

Jonathan Guaitamacchi, British Black – Round Trip 8, 2010-2011 (foto Artefiera Bologna del 27 gennaio 2013)

[3] Di nuovo nell’ultimo mese vi sono stati episodi contestati sia a Castelvetro che a Spilamberto. L’amministrazione di Castelvetro ha lasciato al presidente di Commissione la facoltà di decidere in merito alla possibilità o meno di videoriprendere le sedute (qui il resoconto di quanto successo il 24 giugno: vedi). Quando invece lo stesso comune ha adottato un Regolamento per le riprese audio-video dei lavori del consiglio comunale e loro pubblicazione che riconosce che “la ripresa e registrazione audio/video è un diritto del cittadino” (art. 2 del Regolamento, approvato con delibera del Consiglio Comunale n.70 del 24 novembre 2011: pdf). D’altro canto il testo  unico degli enti locali (decreto legislativo n.267/2000) afferma che le  sedute del consiglio comunale e delle commissioni consiliari sono pubbliche. E’ accaduto invece che la commissione consiliare è ritenuta uno strumento atto a districarsi fra problematiche differenti, spesso di privati cittadini e pertanto il presidente, nella seduta del 23 luglio della commissione Gestione del Territorio, ha ritenuto che nel corso dei lavori non si dovesse fare i nomi di chi ha avanzato “osservazioni” alla variante relativa ai vigenti strumenti urbanistici. Evidentemente per una malintesa tutela della privacy. In sostanza le 14 “osservazioni” per varianti al PRG di soggetti privati (12 entro i termini e 2 fuori termine) sono state presentate e discusse (sulla base di un pronunciamento unanime dei componenti la commissione stessa) senza citare i nomi dei proponenti e spesso neppure la località, impedendo al pubblico di comprendere di chi si stava parlando, di cosa e di dove. La commissione ha deciso di passarsi la documentazione in modo riservato e di intavolare un “dibattito” surreale per limitare ai commissari la comprensione dei contenuti, impedendo invece al pubblico di comprendere di cosa si stava parlando. Oltre a ciò è stato chiesto al pubblico presente di spegnere i cellulari o di depositarli su un tavolo o comunque di non utilizzarli per effettuare la registrazione della discussione – presupponendo che qualcuno avrebbe potuto registrare lo svolgimento dei lavori della commissione. La richiesta di videoregistrare la seduta era stata trasmessa all’amministrazione di Castelvetro alcuni giorni prima da parte del Movimento 5 Stelle (vedi), come peraltro viene fatto da 4 anni con i lavori del consiglio comunale senza che vi sia mai stato un problema. Non si spiega l’imposizione dello spegnimento dei cellulari o il loro “sequestro”, anche perché se una persona dovesse compiere un atto illegittimo di registrazione ne risponderebbe di persona. D’altro canto il Movimento 5 Stelle di Castelvetro  svolge una funzione vicaria dell’amministrazione per la trasparenza e divulga sul web i lavori consiliari senza che l’amministrazione comunale ne abbia un costo. Se poi nella trattazione dell’ordine del giorno è indispensabile citare “dati sensibili” la commissione ed il consiglio hanno possibilità di secretare le sedute. Il divieto ad una “pubblicità” integrale, allargata fino alla divulgazione via web della videoregistrazione dei lavori, è dunque incomprensibile.

Valerio Adami, Ascoltando la radio, 2012 (foto Artefiera Bologna del 27 gennaio 2013)

Valerio Adami, Ascoltando la radio, 2012 (foto Artefiera Bologna del 27 gennaio 2013)

[4] Sono fiducioso che anche le nuove tecnologie usate per fini democratici non tarderanno ad essere utilizzate, ma certamente mai mi sarei aspettato nella democratica Modena e provincia – un territorio che in passato ha visto un impegno rilevantissimo delle istituzioni, delle realtà associative, delle forze sociali per l’affermazione di un più evoluto livello di democrazia e di nuovi strumenti per ampliare i diritti politici dei cittadini – che si arrivasse ad un tale livello di chiusura e di irrigidimento proprio nelle nostre amministrazioni.

Roberto Monfredini

Massimo Barzagli, Fiorile rosa (foto Artefiera Bologna del 27 gennaio 2013)

Massimo Barzagli, Fiorile rosa (foto Artefiera Bologna del 27 gennaio 2013)

PS Le sedute dei consigli comunali vedono spesso gli spazi riservati al pubblico desolatamente vuoti. L’impressione è che le amministrazioni comunali si siano troppo facilmente adattate a questa situazione che, di fatto, abbassa spaventosamente il livello di “pubblicità” delle sedute. La mancanza di pubblico – nient’affatto casuale, peraltro – diventa così una sorta di equivalente funzionale del “segreto” della prassi politica nell’ancien régime. Alla “pubblicità” possono così pensare gli uffici stampa dei comuni, sempre più disinvolti nell’uso di tecniche di marketing. A Vignola, tra l’altro, sindaco e maggioranza si erano impegnati a mettere una webcam per trasmettere in streaming le sedute del consiglio comunale. “La nostra coalizione si impegna per un’Amministrazione in cui: si installi una webcam nelle Sale Consiliari per mettere online le sedute” – così recita il programma elettorale di PD e alleati del 2009 (p.2). Chi l’ha vista? (AP)

15 Responses to Democrazia o ancien régime? Si vieta la ripresa video dei lavori delle commissioni consiliari, di Roberto Monfredini

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Riporto un comunicato del Movimento 5 Stelle di Spilamberto, sempre relativo al tema della “pubblicità” delle commissioni consiliari (tramite videoripresa e pubblicazione web):

    TRASPARENZA? NO, GRAZIE!
    “A chi interessa cosa viene detto durante le commissioni?”
    Più volte questa frase è stata ripetuta durante la Commissione Consiliare convocata a Spilamberto per il 25 luglio 2013 in cui si discutevano le modifiche all’articolo 51 “Registrazione delle Sedute” del Regolamento per il Consiglio Comunale.
    A noi del M5S di Spilamberto interessa, eccome!
    Nelle Commissioni si sviscerano le problematiche, si definiscono e scelgono quali opzioni votare in Consiglio Comunale.
    Proprio per facilitare l’accesso ai lavori consiliari (come ribadito nell’attuale articolo 51), abbiamo comunicato l’intenzione di videoriprendere anche le Commissioni Consiliari, tuttavia ci è sempre stato impedito di videoriprendere.
    Ora, nella proposta di modifica dell’articolo 51, l’Amministrazione vieta la registrazione sia audio che video delle Commissioni, nonostante siano pubbliche per legge. Inoltre, si è fatto anche un passo indietro per le videoriprese del Consiglio Comunale: dal rilascio di un’autorizzazione a videoriprendere in modo continuativo, l’Amministrazione vorrebbe passare alla concessione di videoriprendere a sua discrezione e solo le sedute di particolare importanza.
    Nella prossima seduta del Consiglio Comunale la proposta di modifica sarà messa ai voti.
    Il M5S di Spilamberto sarà presente e videoriprenderà (avendo per ora ancora l’autorizzazione a farlo) a testimonianza di quanto interessa ciò di cui gli amministratori spilambertesi (eletti dai cittadini) discutono sia in Consiglio Comunale che durante le Commissioni Consiliari.
    Per oltre un anno, le videoriprese del M5S sono state pubblicate anche sul sito istituzionale di Spilamberto, riconoscendone quindi l’utilità pubblica: perché ora si ritiene che i lavori consiliari non interessino a nessuno?
    La domanda vera è “A chi interessa NON rendere trasparente la seduta della commissione consiliare?”

  2. lanfrancoviola2011 ha detto:

    In realtà dalla ripresa dei vari Consigli emerge chiaramente la totale incompetenza degli eletti che, come in Parlamento, sono lì a ratificare decisioni prese altrove.
    Come avviene da troppi anni.

  3. Filippo ha detto:

    A Castelfranco siamo nella stessa identica situazione!

  4. Marco Villa ha detto:

    Mi dispiace fare la voce del coro, ma alcune precisazioni vanno poste. Parlo in particolare del caso spilambertese.
    Innanzitutto, non bisogna scordarsi che siamo in presenza di un quadro normativo incerto. Capisco chi, per principio, non comprende come vi possano essere riprese dal Parlamento, dall’Europarlamento e delle sedute dei vari Consigli regionali ma vi sia difficoltà con i lavori dei consigli e delle commissioni comunali. Il fatto, però, è che non ci sono leggi o altri atti normativi unidirezionali. Sottolineo che non c’è correlazione, legalmente parlando, tra il fatto che i consigli e le commissioni consiliari siano pubbliche, col fatto che vi possa essere una completa libertà di riprendere, sia in modalità video che audio. Per cui, purtroppo, non è automatico che quel che vien fatto per il consiglio vale anche per le commissioni. Lo scrivo per chi non capisce come una cosa che vale per il consiglio, non vale per le commissioni.
    Qual è la differenza tra un consiglio comunale e una commissione? E’ lungo e noioso spiegarlo a chi non ha mai fatto parte di questi organi, come me a Spilamberto o, a Vignola, Andrea, ma ci proverò con parole semplici: il consiglio comunale è regolamentato in tutto (quanti interventi può fare un consigliere, per quanti minuti può parlare in una singola dichiarazione ecc) mentre la commissione è molto più informale, ma forse proprio per questa più incisiva (un consigliere può intervenire più e più volte, può fare una domanda, aspettare la risposta del relatore e a quel punto riproporre un’ulteriore domanda, approfondendo il tema in oggetto di discussione) nello sviscerare una tematica. Non a caso la commissione è un organo di approfondimento mentre il consiglio è un organo preposto a prese di posizione e di decisioni. Purtroppo, la mancanza di una normativa rende difficile riproporre in commissione le stesse facoltà di registrazione del consiglio. A meno che i consigli stessi non facciano dei regolamenti in cui disciplinano maggiormente le commissioni, ivi comprendendo la facoltà di ripresa. La domanda è: irrigidire le commissioni, non vorrebbe dire diminuire la capacità di approfondimento delle stesse?
    L’obiezione che mi si potrebbe porre, e che anticipo, è: basta regolamentare le commissioni in modo da lasciare l’informalità degli interventi e contemporaneamente consentire la videoripresa. Giusto in teoria, ma bisogna tenere a mente alcuni principi a cui si dovrebbe ispirare un regolamento del genere a partire dalla par condicio, ovvero la possibilità di tutti i consiglieri di intervenire con lo stesso numero di interventi e, potenzialmente, avere lo stesso tempo a disposizione o la privacy, non tanto dei consiglieri (comunque anche quella è una tematica da chiarire) quanto del pubblico: a Savignano, dove l’erba è sempre più verde, hanno regolamentato le riprese in commissione con il divieto di far comparire il pubblico nelle registrazioni. Regola sacrosanta, ma a Spilamberto ciò sarebbe logisticamente un problema, visto che il pubblico e i consiglieri spesso sono mescolati tra loro, anche se la facoltà di parola riguarda solo i secondi. Ci vorrebbe un impianto audio perlomeno decente e a Spilamberto ciò si può trovare o all’interno dell’ex sala consiliare, dove ogni tanto si tengono le commissioni ma che presenta la notevole criticità di essere inaccessibile ai portatori di handicap, o allo spazio eventi “Famigli”, dove solitamente si tengono le sedute del consiglio, e ciò farebbe alzare i costi delle sedute consiliari non di poco (per le luci e il riscaldamento/l’aria condizionata, tanto per cominciare).
    Insomma, occorre guardarci bene, sia dal punto di vista legale che dal punto di vista fattuale e nessuno ha intenzione di oscurare i lavori delle commissioni, anche perché poi non avrebbe senso cercare di impedire la partecipazione alle commissioni (che sono pubbliche e a cui non viene impedito a nessuno di assistere) e non avere problemi durante il consiglio. In soldoni: quella delle video-riprese è una vicenda da risolvere con mezzi e in condizioni incerte. E queste preoccupazioni non sono solo mie, ma sono state ribadite da tutti (csx, cdx e civici) i gruppi consiliari del consiglio di Spilamberto.
    Nessuno vuole oscurare un bel nulla. Bisognerebbe evitare di cercare di additare la politica sempre e comunque come oscura e cattiva a qualsiasi livello. Io cerco di essere disponibile per tutti e se qualcuno mi vuole parlare, proporre qualcosa o anche semplicemente criticare è libero di farlo guardandomi negli occhi (come molti miei colleghi) e quindi non accetto di ricevere critiche di oscurantismo per il semplice fatto di cercare di ovviare a problemi legali o logistici della video-ripresa. Non vorrei offendere nessuno, ma se si ragionasse più sul piano pratico e meno sui principi (senza scomodare Luigi XVI) sui quali, credeteci o meno, siamo tutti d’accordo, i problemi si risolverebbero meglio.

  5. lanfrancoviola2011 ha detto:

    AH! La privacy! Salvate la privacy! mi raccomando.

  6. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Ciao Marco, apprezzo il tuo impegno, ma mi sembra decisamente sproporzionato rispetto alla questione. Partecipare ad un consiglio comunale da spettatore (quello che un cittadino può fare) è una sofferenza. Lo stesso è per una commissione consiliare (a meno che non si abbiano dei forti interessi materiali nei punti all’ordine del giorno – tipo un intervento edilizio). Questo discende da diversi fattori: lo svuotamento dei poteri del consiglio, da un lato, l’abbassamento della qualità dei consiglieri, dall’altro (ovviamente le due cose sono connesse). Trovare gente che assiste a consigli comunali o commissioni è sempre più difficile. Trovare poi qualcuno che se le guarda su you tube è praticamente impossibile. Se si pensa ai numeri la questione si sgonfia immediatamente. E’ un tipo di “spettacolo” che non ha pubblico! Dove sta dunque il problema? Qual é la preoccupazione? Non certo nella diffusione di questo “materiale” – diffusione che non c’é e magari ci fosse! Non c’é dunque alcuna ragione per impedire la ripresa video delle sedute consiliari o delle sedute di commissione. Le ragioni che tu adduci a giustificazione del tentennamenti mi sfuggono completamente. Rimane in campo un’unica ragione: la paura della piena trasparenza! Che è tipica del potere, di tutte le figure del potere, di tutti i luoghi del potere. Anche di quelli che ritengono di avere potere ed in realtà non l’hanno. E’ dunque comprensibilissimo che il primo a non gradire questo livello di pubblicità sia il sindaco. Che in effetti non ha mai fatto nulla per aumentare trasparenza e pubblicità dei processi decisionali. I consiglieri “preoccupati” si mettono falsi problemi: diciamo che è una reazione esagerata che nasce da una rappresentazione distorta del potere che esercitano. Meglio sarebbe dunque – per tutti – evitare di intavolare una discussione così surreale e riconoscere invece che ciò che è pubblico può anche essere videoregistrato e mostrato nella sua integrità.
    In realtà l’unico elemento di preoccupazione sta in questo: che qualcuno usi parte di quel materiale per confezionare uno spot elettorale contro chi è in consiglio o in commissione, selezionando dunque i fotogrammi di interesse con una finalità ben precisa (magari anche manipolando la rappresentazione della realtà). Ma se questa è la preoccupazione – ed è l’unica che ragionevolmente mi sembra individuabile e accettabile – allora quello che va semmai regolamentato è l’uso del materiale video per finalità di competizione politica. Chi videoriprende e diffonde integralmente sedute consiliari e di commissione fa un servizio pubblico (seppure privo di “pubblico”)! Ed in quanto tale andrebbe ringraziato. Magari pure remunerato!

  7. lanfrancoviola2011 ha detto:

    Aforisma: ” I politici ti battono continuamente la mano sulla spalla, sempre alla ricerca del punto dove conficcare il pugnale più facilmente .”
    Robert Lembke

  8. Marco Villa ha detto:

    Grazie della risposta, Andrea. Quello che a me non torna, però, è che io ho posto alcuni problemi sintetizzabili in:
    – buchi legali;
    – difficoltà logistiche;
    – rischio di alterare la natura di approfondimento delle commissioni.
    Tu mi rispondi invece che il consiglio comunale, sopravalutando il proprio reale potere (che in realtà è molto povero, oggettivamente) si comporta come se fosse IL Potere, che per natura è contro la trasparenza. Correggimi se sbaglio la sintesi.
    Innanzitutto, il sindaco non c’entra nulla. Con il tuo passato di amminitratore sai bene che un dibattito come questo è di totale competenza del consiglio. Inoltre, quello che non mi torna è che se veramente i consiglieri non volessero le registrazioni, cercherebbero di impedirle anche per i consigli e non solo nelle commissioni. O, ancora, farebbero le commissioni sempre segrete o cercherebbero di allontanare il pubblico. Tutte cose che non facciamo. Se l’unico problema riguarda le commissioni, bisogna chiedersi perché. Io di motivi che creano problemi ne ho elencati alcuni, e se ti sfuggono, come legittimamente possono sfuggire ai più, sappi che le sale a disposizione hanno limiti fisici oggettivi. Visto che nessuno vuole l’oscurità e nessuno gode nel vedere le sedute dei lavori consiliari senza pubblico, cerchiamo di trovare una soluzione che metta insieme la trasparenza con i limiti legali e logistici. Insomma, cerchiamo di sintetizzare i principi con la realtà. E non basta dire “non c’è pubblico, non c’è problema”, perché credimi che io per primo mi sono stufato di polemiche sul nulla, ma non posso in alcun modo fare finta che quei problemi che richiamo per l’ennesima volta non esistano, a prescindere che a seguire le sedute siano in tre gatti o miliardi di persone

    A lanfrancoviola2011, invece, faccio i complimenti per gli spunti che mi ha dato: ne farò tesoro. Sulla privacy, comunque, si ricordi che possono nascere battibecchi, se non proprio dispute in tribunale, per un non nulla. Lo sa chiunque che è una materia delicata. Non è un caso se anche Savignano mette per iscritto che il pubblico non deve comparire nelle riprese.

    Concludendo, vorrei che si evitassero toni da “buoni” contro “cattivi”, paladini della libertà contro politici oscurantisti o simili. Cerchiamo di mettere insieme i principi e la realtà, se no intavoliamo il dibattito che forse può sfociare in un qualche titolo sui giornali per la campagna elettorale…ma è davvero utile?

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Ciao Marco, ribadisco che la discussione mi sembra surreale. Ho riletto i tuoi commenti e non ho capito in cosa consistano i “buchi normativi” (cosa facciamo? Un emendamento alla Costituzione?). Ho capito, invece, ma non trovo affatto convincente il terzo argomento, quello sul “rischio di alterare la natura di approfondimento delle commissioni”. Davvero il fatto di essere videoripresi può alterare le modalità della discussione? E perché? Potrei capire questa preoccupazione (in ogni caso eccessiva) se i video venissero guardati da folle di spilambertesi, ma così non sarà. E lo sapete bene tutti. Converrai che non c’è nulla di più noioso che assistere ad una seduta consiliare o di una commissione. Su video, poi. Il secondo dei tre argomenti è quello “logistico”. Dalle tue parole si scopre che a Spilamberto non esiste già oggi un luogo adeguato per le commissioni. O si fanno “risparmiando” su luce e riscaldamento, ma allora si impedisce l’eventuale accesso a portatori di handicap! Non è il massimo, ne converrai. O si fanno in luoghi accessibili, ma con costi di utenze superiori. Già questo sposta il problema. In ogni caso neppure l’argomento logistico risulta valido. Perché, fossi in voi, mi preoccuperei di tenere le sedute delle commissioni in un luogo sempre pienamente accessibile. E questo “smonta” l’argomento logistico. Per questo concludo ribadendo che la discussione è davvero surreale. L’unica preoccupazione deve essere quella di un uso improprio di quelle immagini, ad esempio per confezionare materiale di propaganda distorsivo della realtà. Ma per questa evenienza mi sembra ci siano già adeguati strumenti di tutela. In ogni caso questo è l’unico punto che potrebbe essere approfondito.
      Vengo dunque alla seconda componente. La trasparenza. E ribadisco quello che ho scritto. Non esiste alcuna spinta interna alle amministrazioni comunali, neppure da quelle PD (e su questo una riflessione starebbe bene fatta), ad aumentare la trasparenza sui processi decisionali. Potrei farti un’infinità di esempi, ma so bene che non ce n’è bisogno: li hai tutti in mente anche tu. Il sindaco per primo (per questo l’ho tirato in ballo, anche se nel caso specifico delle norme sul funzionamento delle commissioni a decidere è il consiglio, non certo il sindaco da solo) non ha alcun interesse a promuovere più trasparenza (vale per i sindaci di questo territorio ed in generale per la figura del sindaco nell’attuale ordinamento). In effetti l’interesse principale dovrebbe stare in capo al consiglio comunale e, soprattutto, al presidente del consiglio. In secondo luogo ai capigruppo. Ti chiedo allora: quali specifiche iniziative ha promosso il consiglio comunale di Spilamberto, nel corso della presente legislatura, per aumentare la pubblicità delle proprie decisioni e la trasparenza dei processi decisionali amministrativi? Ovviamente al netto di quelle derivanti da leggi nazionali, come il decreto legislativo n.33/2013:
      https://amarevignola.wordpress.com/2013/06/06/per-unamministrazione-trasparente-decreto-legge-n-332013-nuove-opportunita-per-cittadini-e-comitati/
      Sarebbe bene partire da qui. Visto che oggi la “pubblicità” garantita dagli enti locali è ampiamente fasulla. E si limita alla pubblicazione degli atti, già approvati, all’albo pretorio online. Alla pubblicità degli odg dei consigli comunali. E poco altro. Ne converrai che si tratta di poca cosa, nell’era dell’accesso digitale! Ecco. Questo è un tema su cui applicare un po’ di “mobilitazione cognitiva” (cit. Barca). E da non lasciare ai rappresentanti del Movimento 5 Stelle – che peraltro non è che abbiano grandi ricette in merito, se non la ripresa integrale e la riproposizione su You Tube. Ma tant’é. Il fatto è che un PD senza pensiero (anche su trasparenza e partecipazione) spiana ampie praterie per le scorribande altrui. Inutile lamentarsene, però.

      • Marco Villa ha detto:

        Sì, la discussione è surreale per come viene posta.
        In primo luogo, forse non ti è chiaro (come a chiunque non abbia visto dove si tengono solitamente le commissioni, giustamente e compresibilmente) dove solitamente si svolgono le commissioni. Ne faccio un breve quadro. Ci sono tre sale utilizzabili: una in piazza Caduti Libertà (dove si svolgono il 90% delle sedute) che è facile da riscaldare/refrigerare perché piccola ma, per contro, non dispone di un impianto di registrazione audio (problema superabile molto facilmente) e non permette una divisione tra consiglieri e pubblico, o meglio: la permette, ma poi per il pubblico rimarrebbero pochi posti…tipo zero, per cui capisci che lì andremmo ad intaccare davvero il TUEL e a fare le commissioni veramente non pubbliche nei fatti; un’altra stanza è l’ex sala consiliare, vicino al Torrione, che è al primo piano: è semplice riscaldarla e permette la divisione tra consiglieri e pubblico, ma – appunto perché al primo piano – difficilmente accessibile per i portatori di handicap (qualcuno direbbe “ma chissà quanti!” ma io ragiono sempre come se potenzialmente potessero venirne); la terza stanza disponibile è il centro “Famigli” che è al piano terra, ha un impianto e non a caso ci facciamo il consiglio comunale, ma è enorme, i costi per riscaldarlo o rinfrescarlo (senza considerare la luce) non sono mai trascurabili e, visto che ogni servizio deve rispondere ai criteri di efficacia ma anche di efficienza, non sarebbe saggio svolgere là dentro pure le commissioni, ne converrai.
        Ricapitolo: nella prima si può videoriprendere ma il pubblico non avrebbe da sedersi e metterebbe a rischio, nei fatti, la pubblicità della commissione; la seconda permette la registrazione, la partecipazione del pubblico ma non il libero accesso ai disabili. Oggi ne facciamo qualcuno lì dentro, ma con la videoregistrazione dovremmo farlo SEMPRE e porre quindi sempre dei problemi ai portatori di handicapi; la terza permette tutto, ma a scapito dell’efficienza e dell’economicità.

        Questo vuol dire che Spilamberto non ha un luogo adatto alle commissioni? No, affatto, solitamente le facciamo in tutta tranquillità, ma la possibilità di una videoregistrazione complica il tutto (per la divisione che ci deve essere tra pubblico e consiglieri, per i costi o per la libera possibilità di accesso fisico). E’ tanto scandaloso chiedersi come risolvere questo problema senza additare di volontà di poca trasparenza ecc ecc? Sono stato parecchio noioso ma è stato soltanto per dimostrarti come il problema logistico non sia affatto “smontato”.

        Sui buchi normativi, mi riferisco al fatto che non esiste una legge o qualcosa del genere che dia le linee guida per le riprese dei lavori nei comuni e spesso sono sorti problemi legati alla (sì, mi tocca dirlo) privacy o alla diffusione del materiale. Tutto qua. Tocca ai consigli comunali stessi regolare. In mancanza del regolamento la discrezione è del presidente (del consiglio o di commissione, a seconda dei casi). Noi dobbiamo farlo. Per ora è stato deciso di non permettere la videoripresa perché dovevamo discutere di questi temi in modo sensato ed è stato detto di no ai grillini per il semplice fatto che a)non tutti i consiglieri erano d’accordo (posizione legittima e opinabile, certamente) e b)vedi i problemi logistici sopra riportati. Ripeto: non è un caso che sia soltanto un problema delle commissioni e non delle sedute del consiglio. Perché? Cosa avremmo da nascondere in commissione, visto che quello che ci passa, viene riproposto in consiglio comunale, dove la videoripresa è consentita?

        Sulla natura delle commissioni…. beh, non è un caso che non tutte le riunioni siano videoriprese. Far comizi davanti alla telecamere per molti sorge spontaneo, invece che rischiare di far la figura dei tonti e fare una domanda a prima impressione “stupida”. Molti ritengono che la capacità di approfondimento venga meno. Concordo. Si potrebbe regolamentare maggiormente la commissione, togliendole la sua informalità. Dovremmo quindi prevedere il numero di interventi per argomento, la lunghezza ecc ecc. Però, pure in quel caso, la capacità di approfondimento verrebbe meno. Spesso si approfondisce un tema quando un consigliere pone una serie di domande, intervallate dalle risposte del relatore di turno. Un esempio banale: Il relatore dice: dovremo fare una linea ferroviaria: io: per treni merci? Relatore: sì; io: perché? ecc ecc.
        Tutte cose che, senza una informalità non sono possibili. D’altro canto se lasciassimo ogni consigliere libero di far tutto ciò che vuole davanti alle telecamere, il rischio di un intervento comizio c’è tutto. A che servirebbero, quindi, le commissioni? Cosa approfondirebbero?
        Sottolineo che io non sono contrario alle videoriprese nelle commissioni, ma vorrei che venissero fatte lasciando intatta la natura delle commissioni.

        Concludo sulla trasparenza: sì, il consiglio comunale di Spilamberto dovrebbe fare di più. Nessun gruppo consiliare ha proposto misure per dar maggior risalto ai lavori del consiglio. Ci impegneremo, lo proporrò agli altri capigruppo, però è un argomento diverso dalle videoregistrazioni, magari si potrebbero pubblicare su facebook o twitter gli atti…però ammetterai che molti strumenti per dare pubblicità al consiglio non ci sono, soprattutto, come dici tu, se non ci sono folle di persone che in ogni caso non seguirebbero le sedute.

        PS: la discussione è surreale pure per me, perché preferirei che alla domanda “come facciamo per la divisione tra il pubblico e i consiglieri”, per esempio, non mi venisse risposto “odi la trasparenza e comunque è colpa del Pd”. Sarò strano io ma apprezzerei maggiormente una risposta che contenesse una proposta.

        • Andrea Paltrinieri ha detto:

          Nessuno ha scritto o pensa che tu od altri, a Spilamberto come altrove, odiate la trasparenza. Ma sta di fatto che oggi la “pubblicità” degli atti è molto formale e poco sostanziale. Mettiamola così. Sulla “colpa” del PD, beh qui mi limito a dire che, almeno sino ad oggi, non è stato in grado né di percepire il problema, né di formulare una propria proposta. Ma non è una novità. Vale per la trasparenza, come per la democrazia locale (perché il PD ce l’ha una propria posizione, un proprio programma in tema di partecipazione dei cittadini?), come per molte altre cose importanti. Per questo mi è decisamente simpatico l’ex-ministro Fabrizio Barca quando invoca un partito capace di “mobilitazione cognitiva”. Prima il PD se ne rende conto (vuol dire anche a Spilamberto!) meglio è.

  9. roberto monfredini ha detto:

    penso che nessuno quando scrive a 60 anni pensa ai buoni o ai cattivi , ma è logico che il modus operandi quando è sistematico e unidirezionale qualche dubbio lo solleva , nel caso in questione se il TUEL afferma che le commissioni consiliari e i consigli comunali sono pubblici , credo che affermi che il pubblico seduto in sala abbia diritto di comprendere ,udire , ascoltare ,capire ,altrimenti si viola il testo , se la commissione afferma come è successo a spilamberto il divieto di videoriprendere le commissioni , affermando che altrimenti si dovrebbero fare delle precommissioni , cosa che fino a quel momento era a me sconosciuta , penso che chiarisca molto bene il senso , non ci sono dei paladini della libertà ,è a mio avviso deprimente ascoltare dei consigli comunali o delle commissioni , ma indubbiamente è a mio avviso compito delle amministrazioni in un momento come l’attuale , nel quale le stesse non godono della massima fiducia dei cittadini adoperarsi per mettere una webcam in sala e fare come tanti comuni stanno facendo, secretando solo ,con motivazione ,come recita la legge , le sedute nella quale esistono reali motivazioni di privacy , e non inventate in quel momento .

    • Marco Villa ha detto:

      Scusi, ma nessuno nega che il pubblico possa comprendere, udire ecc…pongo problemi fisici, concreti, pragmatici. Stando al principio di trasparenza siamo tutti d’accordo. Ma se ci sono problemi come quelli da me descritti in precedenza, come si affrontano? Chiedo questo e, sarò pretenzioso, mi piacerebbe una risposta con tanto di proposta. Nessuno mi è ancora riuscito a chiarire perché, se è vero che ci da fastidio la trasparenza, abbiamo problemi per le commissioni ma non per il consiglio comunale nel quale passano tutte le faccende comparse nelle commissioni.
      Capisco che quella che pongo io è una tematica meno affascinante, però non sempre c’è di mezzo un problema politico o culturale…

  10. roberto monfredini ha detto:

    il problema è semplice ,applicare la legge e regolamentare le video riprese delle commissioni al pari dei consigli , semplice , ogni comune si dota di webcam e nessuno deve la sera, partire da casa con un cavalletto per riprendere le sedute

    • Marco Villa ha detto:

      I problemi che comporta la videoripresa li ho lungamente descritti negli interventi precedenti. Purtroppo, non è così semplice… Sul principio, davvero, siamo tutti d’accordo

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