Da più di due anni un “progetto” è atterrato nell’area ex-Sipe: la “cittadella del cibo” (vedi). Tanto fascinoso quanto evanescente (vedi). Di esso i comuni cittadini sanno pochissimo, praticamente solo il nome. Che nei documenti ufficiosi è fatto seguire da una fugace descrizione immaginifica – poche righe – uscita da qualche ufficio di marketing. Eppure il PSC ne parla come del “più emblematico tra i progetti territoriali di rilievo sovracomunale”, sebbene non dica di esso nulla di preciso. Ciò nonostante è di pochi giorni fa la notizia che la “cittadella del cibo” si farà. Non però a cavallo tra Spilamberto e Vignola, bensì a Bologna. Una sorta di Disneyworld del cibo – così l’ha definita Oscar Farinetti, patron di Eataly Srl (vedi), società partner del progetto. Sarà al CAAB, il Centro Agro-Alimentare di Bologna (vedi), oggi diretto da Andrea Segrè, già preside della Facoltà di Agraria di UniBo e ideatore del last minute market (vedi). Solo però se entro l’anno saranno “raccolti” i finanziamenti necessari all’operazione: circa 50 milioni di euro. Si tratta chiaramente di due progetti diversi, sebbene dai contenuti molto simili – tanto che la realizzazione del progetto bolognese metterà probabilmente in discussione quello modenese (visto che sono a 30 km di distanza ed entrambi si prefiggono un bacino d’utenza sovraregionale). Vediamo.

L’area del CAAB (in giallo il perimetro della struttura) nell’area nord-est di Bologna (mappa elaborata da Google Maps)
[1] Il progetto della “cittadella del cibo” bolognese è stato presentato alla stampa lo scorso 23 giugno dal sindaco di Bologna Virginio Merola, dal presidente del CAAB Andrea Segré, dal presidente di Eataly Srl Oscar Farinetti assieme ad altre autorità (qui il comunicato stampa con la descrizione del progetto: vedi). Eataly World – Fabbrica Italiana Contadina (FICO), questo il nome un po’ troppo articolato della nuova realizzazione. Il primo passo del nuovo progetto è stato compiuto pochi giorni dopo la presentazione ed esattamente il 3 luglio, quando l’assemblea dei soci del CAAB ha approvato il progetto (ed ha autorizzato CAAB alla costituzione di un apposito fondo immobiliare). Esso consiste, in sintesi, nella sistemazione di un’area di 80.000 mq al CAAB per ospitare la nuova “cittadella”: un Parco Tematico che punta a coinvolgere da 5 a 10 milioni annui di visitatori ed a creare 1.000 posti di lavoro (più altri 5.000 nell’indotto). Il progetto, come raccontato alla stampa, userà strutture già esistenti, quindi con costi di cementificazione pari a zero e con sostenibilità al 100% grazie all’impianto fotovoltaico del CAAB (16.000.000 Kwh), il più vasto su tetto attualmente esistente in Europa. “Su ottantamila metri quadrati verrà realizzato un grande percorso di valorizzazione delle eccellenze agro-alimentari italiane: dalla produzione orticola e frutticola, dall’olio d’oliva al riso e cereali, passando per allevamenti, sapori «liquidi» – vino, birra, grappe – e quelli «dolci» (miele, nocciole, castagne, cioccolato) fino alla tostatura del caffè.” Tutti i reparti saranno dati in gestione alle aziende: 30 luoghi di ristorazione, 40 laboratori, 50 punti vendita. Ed in grado di ospitare gli studenti per visite didattiche.

Rendering del parco tematico Eataly World – Fabbrica Italiana Contadina presso il CAAB di Bologna (tratto dai materiali di presentazione del progetto)
Certo, questo è il progetto. Che ora deve essere fatto camminare. La sua realizzazione è condizionata dal reperimento di risorse (circa 50 milioni di euro) che si intende acquisire entro il 2013. Come ha raccontato Federica Salsi, consigliere comunale a Bologna, sul suo blog (vedi), “per realizzare tutto questo, CAAB ha bisogno di costituire un fondo immobiliare (vedi) per il finanziamento del progetto di valorizzazione di parte delle aree da destinarvi. Per costituire questo fondo bisogna cambiare la convenzione tra Comune di Bologna e CAAB (rep.n. 60078 del 31 ottobre 1994) e autorizzare CAAB alla sub-cessione onerosa del diritto di proprietà sulle aree interessate dal progetto.” Il tutto è passato dalla seduta congiunta delle commissioni consiliari “Attività Produttive Commerciali e Turismo” e “Pianificazione, Contabilità Economica e Controllo di Gestione” del Comune di Bologna, tenutasi il 27 giugno scorso, dove il sindaco Merola è stato autorizzato a sostenere il progetto in occasione della successiva assemblea dei soci di CAAB (il 3 luglio). Partner di CAAB, come s’è detto, è Eataly Srl (vedi) – società nata nel 2004 e con sede ad Alba (CN), controllata per il 60% da Oscar Farinetti e per il restante 40% da alcune cooperative del sistema Coop (Coop Liguria, Novacoop e Coop Adriatica). Secondo le dichiarazioni di Andrea Segré, presidente di CAAB, al progetto sarebbero interessati Coop Adriatica e Alce Nero (marchio di numerosi produttori biologici: vedi). L’obiettivo è dunque quello di aprire il nuovo parco tematico entro il 2015, subito dopo la chiusura dell’Expo a Milano, dedicato appunto al cibo.

Rendering del parco tematico Eataly World – Fabbrica Italiana Contadina presso il CAAB di Bologna (tratto dai materiali di presentazione del progetto)
[2] E la “cittadella del cibo” nell’area ex-Sipe? Incerti i contenuti del progetto, ancora più incerti i suoi destini. Difficilmente se ne farà qualcosa, specie se decollerà il progetto bolognese. Che dalla sua ha alcuni evidenti punti di forza: il collegamento ad una grande città; la disponibilità di spazi in un luogo già destinato all’agroalimentare (mercato ortofrutticolo); un importante asset energetico dato dall’impianto fotovoltaico già esistente (inaugurato pochi mesi fa). Certo, c’è anche un handicap dell’infrastruttura: la mancanza di un adeguato collegamento ferroviario (oggi al CAAB si accede in auto – la dotazione di parcheggi è dunque già garantita), ma il sindaco Virginio Merola si è già impegnato a mettervi rimedio: Eataly World “si raggiungerà anche attraverso un prolungamento della linea ferroviaria metropolitana” (vedi). Invece il progetto della “cittadella del cibo” nell’area ex-Sipe sconta evidenti difficoltà non facilmente superabili, in primo luogo il contenzioso tuttora in corso tra la vecchia proprietà (Green Village Srl) ed il comune di Spilamberto, oltre alla bonifica ancora da attuare in larga parte delle “basse” dove risiedono sostanze inquinanti derivate dalla produzione di esplosivi. Forse non è un caso che nei documenti del PSC ci si riferisse al progetto della “cittadella del cibo” proprio con riferimento al modello Eataly. E forse non è neppure casuale il fatto che i progetti di innovazione dell’infrastruttura ferroviaria, contenuti nel PSC, siano piegati alle esigenze della ipotetica “cittadella del cibo” a scapito dei cittadini residenti a Vignola e Savignano – solo così si può interpretare l’idea balzana di spostare il tracciato della ferrovia Bologna-Vignola per il tratto Bazzano-Savignano-Vignola con l’obiettivo di metterlo in parallelo alla Pedemontana (facendolo così passare per l’area ex-Sipe, ma allontanandolo dai centri urbani! vedi). Comunque, già in precedenza erano emersi gli elementi di criticità del “progetto” della “cittadella del cibo” nell’area ex-Sipe (vedi). Oggi l’emersione di un progetto bolognese concorrente sembra aumentare ulteriormente, per il progetto modenese, il gap tra l’idea e la realizzabilità. Sembra anzi di leggervi, neppure tanto in controluce, anche l’ennesima competizione interna al mondo cooperativo: Coop Estense interessata all’area ex-Sipe versus Coop Adriatica interssata al nuovo parco tematico Eataly World – FICO bolognese.

Rendering del parco tematico Eataly World – Fabbrica Italiana Contadina presso il CAAB di Bologna (tratto dai materiali di presentazione del progetto)
Ma se il progetto della “cittadella del cibo” decade potrebbe allora prendere quota quello più innovativo e più ambizioso di un sistema distribuito, una rete di attrattori e centri promozionali, collocati però nei centri storici dei cinque comuni. Anche se nell’area ex-Sipe rimarrà sempre la tentazione di realizzarvi una “semplice” area commerciale con 11mila mq di superficie di vendita. Quest’ultima non è una buona notizia.
Un Oscar Farinetti fiducioso sul progetto della “cittadella del cibo” presso il CAAB di Bologna ne ha però evidenziato anche il principale limite attuale: la mancanza di un adeguato collegamento ferroviario con la città (come peraltro evidenziato nel post). “La cosa più importate sono le infrastrutture, ci deve essere il treno veloce che entra qui al Caab, con una stazione carina. Ci devono essere shuttle fichi e belli dal centro, per portare qui i visitatori e riportarli in città” – avrebbe detto Farinetti in occasione dell’assemblea annuale di Unindustria tenutasi proprio al CAAB. Per il resto Farinetti si è dimostrato fiducioso di poter realizzare il progetto. L’obiettivo è l’autunno 2015: “Chiude l’Expo di Milano e apre Eataly World a Bologna”. E la dead-line per la “raccolta fondi” è invece fine 2013. Qui l’articolo completo apparso su la Repubblica – Bologna di lunedì 16 settembre 2013:
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2013/09/16/news/eataly_caab_farinetti-66627716/
Ancora qualche passo avanti verso la realizzazione della “cittadella del cibo” bolognese, il progetto guidato da Eataly al CAAB. Ne parla Il Sole 24 Ore di oggi, 16 ottobre: “Perché FICO veda la luce, comunque, occorrono investitori, specie in via d’estinzione a causa delle fucilate della crisi. Eppure Farinetti ha già raccolto adesioni, ultima delle quali, appunto, è stata quella degli industriali bolognesi che ha “garantito” un finanziamento da 2 milioni di euro: «Il Consiglio direttivo di Unindustria Bologna — si legge in una nota — ha infatti dato delega al presidente Alberto Vacchi di sottoscrivere un investimento fino a un massimo di 2 milioni di euro nel progetto FICO, considerato un’occasione di rilancio dell’economia e del brand del territorio bolognese». Il denaro è però vincolato ad una condizione imprescindibile, come specificato in una clausola del documento: «Tale delega è vincolata al coinvolgimento diretto nel progetto dell’imprenditore Oscar Farinetti, portabandiera nel mondo del cibo di qualità italiano».”
Qui l’articolo completo:
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-10-16/nascera-bologna-disneyland-cibo-firmata-eataly-144449.shtml?uuid=ABAtt1W
La “cittadella del cibo” (bolognese) si farà. Per venerdì 6 dicembre è stata convocata la conferenza stampa di comunicazione del lancio, dell’avvio del progetto FICO – Fabbrica Italiana COntadina. “Un progetto con cui Bologna mira a diventare capitale del cibo italiano, con un Parco tematico pensato e fortemente voluto Caab e Comune, che hanno visto in Eataly il partner di riferimento.” Qui l’annuncio (Corriere di Bologna, 3 dicembre 2013):
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2013/3-dicembre-2013/fico-si-fara-nascera-bologna-eatalyworld-cibo-2223739996750.shtml
Dunque è confermato: la “cittadella del cibo” bolognese (FICO-Fabbrica Italiana COntadina) procede. Resta però da risolvere la questione del collegamento con il centro città. Qui il resoconto della presentazione pubblica nella giornata di ieri (6 dicembre) a Bologna:
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/cronaca/2013/7-dicembre-2013/fico-si-punta-ad-aprire-expo-studio-ad-hoc-collegamenti-2223763029851.shtml
Qui invece la news dal sito web del Comune di Bologna:
http://www.comune.bologna.it/news/la-fabbrica-italiana-contadina-realt
INVESTITORI:
Carimonte Holding (Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena); Banca IMI; CCIAA di Bologna; Confartigianato Assimprese di Imola e del territorio bolognese; Coop Adriatica; Coop Reno; EmilBanca; Confcooperative, Poligrafici Printing, Saca, Romagnoli Spa, Cna, Coprobi, Fondo Sviluppo, Ascom; Enpaia; Fondazione Carisbo; Giorgio Tabellini; Legacoop; Nute Partecipazioni (Alberto Masotti); Oscar Farinetti; SGR; Unendo Energia; Unindustria Bologna.
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Carimonte Holding (Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena); Banca IMI; CCIAA di Bologna; Confartigianato Assimprese di Imola e del territorio bolognese; Coop Adriatica; Coop Reno; EmilBanca; Confcooperative, Poligrafici Printing, Saca, Romagnoli Spa, Cna, Coprobi, Fondo Sviluppo, Ascom; Enpaia; Fondazione Carisbo; Giorgio Tabellini; Legacoop; Nute Partecipazioni (Alberto Masotti); Oscar Farinetti; SGR; Unendo Energia; Unindustria Bologna.
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Una breve videointervista su FICO – Fabbrica Italiana COntadina, la “cittadella del cibo” in corso di realizzazione al CAAB di Bologna. Patrizio Roversi intervista Andrea Segré, presidente CAAB, ex-preside della Facoltà di Agraria ed ideatore di FICO.
“Sarà una specie di Disneyland del cibo e l’hanno chiamata Fico, che significa Fabbrica italiana contadina, ma l’acronimo evoca anche bellezza, forza, modernità. Sono 80mila metri quadri che racconteranno l’eccellenza agroalimentare italiana, dal raccolto alla produzione, attraverso la ricostruzione delle principali filiere produttive. Stalle, acquari, campi, orti, officine di produzione, laboratori, banchi serviti, grocery, ristoranti in un grande parco con oltre 10 mila metri quadrati dedicati alla ristorazione e altrettanti al commercio, duemila alla didattica e alla ricerca. Sorgerà nel 2015, l’anno dell’Expo, alla periferia di Bologna dove oggi c’è il Caab, il centro agroalimentare che è anche l’ideatore del progetto al quale si sono affiancati Oscar Farinetti con Eataly e Coop. Il nome completo del parco infatti è Fico Eataly World. Andrea Segrè, presidente del Caab e fondatore del Last minute market, racconta in questo dialogo con Patrizio Roversi cosa sarà Fico. È l’anticipazione di un filmato in quattro parti realizzato da Movie Movie che sarà presentato nei prossimi giorni.”
http://video.repubblica.it/edizione/bologna/fico-nasce-a-bologna-la-disneyland-del-cibo/160423/158912?ref=HRESS-34
Le ultime news su FICO non escludono uno slittamento dell’apertura: da novembre 2015 alla primavera 2016. In ogni caso il progetto è lanciato.
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2014/07/12/news/l_apertura_di_fico_pu_slittare_al_2016-91378458/
Aggiudicati i lavori per la realizzazione di FICO! “Il Consorzio cooperative costruzioni ha vinto il bando per la costruzione di Fico, la cittadella del cibo che nascerà al Caab sotto la guida del patron di Eataly, Oscar Farinetti. La lettera firmata da Prelios, la società di gestione del risparmio che ha in mano il progetto, è stata recapitata nei giorni scorsi. Ora si tratta di mettere le firme in calce al contratto da 39 milioni con la cordata che metterà in piedi la cittadella del cibo. Perché sotto l’ombrello del Ccc figura una lista di imprese: il 40% alla bolognese Coop Costruzioni, il 40% al colosso cooperativo Cmb di Carpi, il 10% al raggruppamento di imprese Unifica e l’altro 10% diviso tra i costruttori bolognesi Melegari e Montanari.” Ed anche: “Resta l’ultimo dubbio sulla tempistica dei lavori. Nel bando si leggeva che l’inizio del cantiere era fissato per l’inizio del mese di agosto. I lavori dovrebbero concludersi alla fine di settembre 2015, anche se si procederà per singoli lotti. Una scansione utile per arrivare al taglio del nastro di Eatalyworld a novembre del 2015, una sorta di staffetta immaginaria con l’Expò milanese dedicato al cibo che proprio in quelle settimane chiuderà i battenti.”
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/economia/2014/18-agosto-2014/coop-costruzioni-cmb-melegari-vincono-gara-costruire-fico-223753398431.shtml
Presto dunque partiranno i cantieri. Inoltre: “Nella cordata guidata dal Ccc, il Consorzio cooperative costruttori, che si è aggiudicata la gara (da 40 milioni di euro) per la realizzazione di Fico, la «cittadella» del cibo di Eataly al Caab, una «fetta» del 40% la rappresenta la Coop Costruzioni …”. Ecco l’articolo completo:
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/economia/2014/19-agosto-2014/svolta-fico-le-costruzioni-via-settembre-sara-corsa-223758664463.shtml
Imminente l’avvio del cantiere per FICO! Sarà a gennaio 2015 (solo pochi mesi di ritardo dalla data ipotizzata inizialmente). “Sta insomma ufficialmente per partire la fase di realizzazione del parco agroalimentare Eataly World Bologna, la cui inaugurazione è prevista per la fine del 2015 in un simbolico passaggio di testimone con l’Expo di Milano. (…) Ventidue investitori privati hanno permesso di avviare lo start up del progetto Fico: due nuovi apporti, quelli di Eppi, Ente di Previdenza dei Periti Industriali – Fondo Fedora e quello ulteriore della Camera di Commercio di Bologna si sono aggiunti. Mentre il fundraising prosegue sul piano nazionale e internazionale, la quota complessivamente raccolta per il progetto è oggi pari a circa 50 milioni di euro. Per quanto riguarda i collegamenti che permetteranno di raggiungere Fico, il sindaco di Bologna Virginio Merola ha detto che in primavera sarà presentato uno studio di fattibilità che interesserà non solo il Caab, ma un’intera parte della città, dalla Fiera al Pilastro.”
Qui l’intera notizia:
http://corrieredibologna.corriere.it/bologna/notizie/economia/2014/20-dicembre-2014/fico-gennaio-via-cantieri-230751063772.shtml
L’inaugurazione di FICO (Fabbrica Italiana COntadina) è slittato di qualche mese. Doveva essere a novembre 2015, in ideale continuità con la chiusura dell’EXPO dedicata al cibo, sarà invece a primavera 2016. Poco male. Però nel frattempo giungono segnali singolari, anzi preoccupanti. In ogni caso istruttivi della politica all’italiana. Sono le dichiarazioni dell’europarlamentare PD Paolo De Castro, già docente di politica agraria in diverse università italiane: “FICO deve diventare un progetto del governo”. Insomma, la compagine pubblico-privata che l’ha messo in piedi (sulla base di un business plan che avrebbe garantito in realtà utili per i soci dell’iniziativa) da sola invece corre il rischio di non farcela. Serve dunque l’intervento dello Stato (comune di Bologna, Regione Emilia-Romagna, privati da soli non bastano). E’ la politica all’italiana. Un progetto viene fatto partire come locale (nel caso specifico bolognese). Tutti giurano che sarà un grande successo. Un’occasione per il territorio. Che produrrà ricchezza e occupazione (oltre che utili per gli investitori). Il progetto parte. Infine, quando è troppo tardi per tornare indietro, ecco che si svela l’arcano. FICO da solo non ce la può fare. Il compito dello svelamento è affidato ad una voce nobile ed autorevole, quella di De Castro, già stimato docente di politiche agricole. Ma questo è un dettaglio. Il punto vero è che si dice sommessamente che il business plan originario è carta straccia e che però “serve l’intervento del governo”. Ennesima lotta tra territori (nel caso specifico Bologna contro Milano), ma fatta non con le risorse o le capacità dei territori, ma chiamando in causa l’affinità politica con il governo (il presidente del consiglio, il PD Matteo Renzi). In un progetto che non serve affatto una regione o anche più semplicemente una provincia, ma la sola città di Bologna (e poco più).
Qui l’articolo apparso ieri (25 giugno 2015) su la Repubblica Bologna con le dichiarazioni di Paolo De Castro:
“Il progetto Fico a Bologna non può restare una partita locale. Perchè abbia il successo immaginato, deve diventare “un progetto del governo, dell’Italia e dell’Europa. Altrimenti il rischio è altissimo”. A mettere in guardia dal pericolo che corre la Disneyland del cibo al Caab è l’europarlamentare Paolo De Castro, presidente della commissione agricoltura del parlamento europeo, stamattina a margine della seduta europea dell’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna. “Per il successo di Fico bisogna che venga percepito, che sia davvero un progetto almeno nazionale – avverte De Castro parlando all’agenzia Dire – il che significa che di Fico non ce ne possiamo occupare solo noi a Bologna e neanche in Emilia-Romagna. Il paese deve riuscire a cogliere questa straordinaria opportunità, perchè i numeri di cui ha bisogno Fico non possono essere raccolti nel bacino regionale e neanche nel bacino nazionale”.
Per raggiungere la meta dei cinque milioni di visitatori all’anno, che sono “numeri pazzeschi”, una “scommessa enorme”, bisogna riuscire ad avere un richiamo internazionale, osserva De Castro. Per questo, Fico “deve diventare la continuazione dell’Expo- ragiona il presidente della commissione agricoltura della ue- l’intuizione che abbiamo avuto, e va dato merito a chi l’ha proposto, è che grazie all’Expo Fico diventa strategico. Altrimenti servirebbero 30-40 milioni di euro di pubblicità in tutto il mondo per raccontarlo”.”
http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/06/25/news/de_castro_fico_deve_diventare_un_progetto_del_governo_-117654122/
PS Su la Repubblica Bologna di sabato 27 giugno 2015, in prima pagina, Michele Smargiassi commenta le dichiarazioni su Fico di Paolo De Castro. “Fico non è ancora nato ma già gli serve il soccorso” – questo il titolo. Considerazioni del tutto analoghe a quelle del mio commento. Riporto solo un brano (l’articolo non è disponibile nel web): “Ma come sarebbe? Da grande opportunità per Bologna, Fico è già diventata un peso per la collettività? Qualcosa che bisogna soccorrere, sostenere, perché altrimenti non ce la fa? Ricordiamo tutti le conferenze stampa trionfali, che dipingevano la cittadella della gastronomia dop e doc come una specie di cornucopia che avrebbe riversato ricchezza sulla città che avesse avuto la fortuna di ospitarla, “grande occasione di sviluppo”, “ridarà slancio all’economia del territorio” ecc. ecc.. Insomma, un dono del cielo che Bologna doveva ringraziare di aver ricevuto.” (continua)
Le dichiarazioni dell’europarlamentare PD Paolo De Castro prefigurano altro. In questi casi occorre sempre chiedersi: perché questo allarme di De Castro? Chi c’é dietro?