“E’ stata stipulata una convenzione col comune di Vignola, che prevede la realizzazione a carico della Fondazione di Vignola del progetto esecutivo di restauro integrale dell’edificio, onde adibirlo a sede degli archivi storici del comune, dell’Ospedale di Vignola e della Cassa di Risparmio, nonché delle collezioni librarie antiche del comune e della Fondazione. Una volta condiviso il progetto la Fondazione di Vignola procederà ai lavori di restauro, mentre il comune garantirà la gestione del bene e del suo contenuto, con le modalità già collaudate per la Biblioteca Auris“. Così si legge nel Bilancio di Missione 2009-2012 della Fondazione di Vignola (a pag. 52). La spesa complessiva deliberata è di circa 2 milioni di euro. Nel quadriennio 2009-2012 la Fondazione ha già accantonato per il progetto 452.250 euro. Ma siamo sicuri che questo sia il progetto giusto per Villa Trenti? E’ lecito dubitarne. Vediamo dunque perché sarebbe saggio fermare tutto e ripensare la destinazione della villa.
[1] I cittadini vignolesi hanno saputo del progetto di ristrutturazione di Villa Trenti da Il Resto del Carlino del 17 maggio 2011. Lì, a pagina 23 (pdf), l’allora presidente Giovanni Zanasi, intervistato da Valerio Gagliardelli, spiegava che Villa Trenti, di proprietà della Fondazione di Vignola ed in passato utilizzata come sede della biblioteca comunale, non era in grado di ospitare le “collezioni” della Fondazione (non veniva specificato in cosa consistessero) e l’archivio storico comunale, da tempo in cerca di una sede adeguata. Oltre alla collezione Neri ed a quella della Banca CRV. “Decine di migliaia di volumi” – precisava Zanasi. E per poter fungere da archivio storico si prospettavano importanti lavori di irrobustimento della struttura, risalente ad inizio ‘900: “l’edificio di fatto non ha delle fondamenta, i muri perimetrali sono di pessima qualità e i piani non sono ben strutturali, occorre rinforzarli tutti”. E per fare ciò si ipotizzava allora una spesa di “quasi due milioni di euro”. L’intenzione di realizzare il progetto è dunque ribadita nel Bilancio d’esercizio 2011 (p.81) e nel Bilancio di missione 2009-2012 (p.52). La spesa, però, era già lievitata a 2,6 milioni di euro qualche mese dopo – se è vero quanto dichiarato dall’allora presidente Giovanni Zanasi a Il Resto del Carlino del 28 febbraio 2013 (pdf).

Villa Trenti, ex-biblioteca comunale, di proprietà della Fondazione di Vignola (foto del 12 febbraio 2011)
[2] Davvero la miglior destinazione di Villa Trenti è farne la sede dell’archivio comunale e degli altri archivi storici vignolesi? E’ lecito dubitarne. Per quanto gli archivi storici siano importanti e contengano materiali preziosi c’è da dubitare della loro capacità, comunque allestiti, di esercitare un richiamo di cittadini e turisti. E, secondo me, a questo dovrebbe servire Villa Trenti, ubicata nel più bel parco vignolese ed in prossimità della biblioteca Auris. Vignola ha bisogno di rafforzare l’attrattività turistica e di ampliare l’offerta di luoghi culturali in grado di servire la cittadinanza, in primo luogo i giovani. E’ tra queste due polarità che dovrebbe essere ricercata la funzione da assegnare a Villa Trenti! Di certo non è il modo corretto di procedere quello di decidere della ristrutturazione, per ricavarci la sede degli archivi storici, senza aver prima precisato le caratteristiche di quel progetto. A beneficio di chi? Con quale prospettiva di attrattività? Una tappa del circuito turistico che dalla Rocca e Palazzo Barozzi prosegue verso qualche museo cittadino? Verso una pinacoteca? O cos’altro? O un punto dell’asse culturale che dalla biblioteca Auris giunge al Teatro Ermanno Fabbri, appunto passando per Villa Trenti? In ogni caso prima di decidere di spendere 2 o più milioni di euro per ristrutturare Villa Trenti è opportuno definire quale funzione culturale essa deve esercitare e quale contributo deve offrire all’attrattività del sistema dei luoghi della cultura di questo territorio – magari ragionando con un orizzonte più ampio della sola Vignola.

Villa Trenti, edificio degli inizi del ‘900 dentro al parco pubblico più bello di Vignola (foto del 14 febbraio 2009)
[3] Possiamo aprire una riflessione, anzi una discussione pubblica su come utilizzare questo edificio? Purtroppo in questi anni, nonostante diverse sollecitazioni, è mancato qualsiasi impegno per elaborare un “piano strategico per la cultura” (vedi), come fatto da diverse amministrazioni lungimiranti (es. Trento). Perché, ad esempio, non collocarvi la “casa della poesia” (vedi), ovvero un luogo che offre continuità alle attività che poi esplodono con il PoesiaFestival dell’Unione Terre di Castelli? Comunque sia, è saggio esplorare diverse ipotesi e ragionare, finalmente, sui luoghi della cultura nel territorio dell’Unione Terre di Castelli. Cosa mai fatta, purtroppo – nonostante un Piano delle strategie del 2006 (vedi) e lo strimizito e sgangherato “documento strategico” (sic!) predisposto da Bruzzi & C nell’ambito dell’interminabile PSC. Oggi il cambio ai vertici della Fondazione di Vignola offre questa chances: si fermi il progetto per Villa Trenti e lo si ripensi, presentando alla cittadinanza non solo il progetto di ristrutturazione dell’edificio, ma dei servizi culturali che vi si vuole collocare. Coraggio.
Gentile Direttore
è opportuno che si parta da alcuni dati di fatto che tutti fanno finta di ignorare ,per pigrizia o per dolo.
Colgo quindi l’occasione per consigliare a tutti la lettura di un libro scritto da due giornalisti dal titolo “La cultura si mangia ” costo 13 euro.
Nel quale è spiegato in modo divertente, cosa è già successo in Europa e cosa accadrà in Italia nei prossimi decenni.
Che nessuno sia ingrado di prefigurarsi quali dovranno essere le occupazioni del III Millennio quando tra qualche anno quasi tutte le fabbriche avranno chiuso,dipende dal grado di intelligenza della attuale classe dirigente a Vignola, come a Ferrara ,come in Regione.
Fatto di cui abbiamo riscontro ogni giorno quando apriamo i giornali.
L’unico elemento positivo stà nel fatto che in nessuno dei tre luoghi citati qualcuno vede più in là del proprio naso ed ha voglia di mettere in discussione soluzioni pre-confezionate da decenni e vorrei dire ormai definitivamente scadute.
(forse ormai proprio andate a male)
magra consolazione è il detto
“Mal comune ,( di ogni Comune ) è mezzo gaudio.”
Ma tra un anno si vota,per fortuna.