Gli otto anni della presidenza Giovanni Zanasi sono giunti al termine. Prima il mandato 2005-2008 (vedi). Ora quello 2009-2012. Secondo quanto previsto dallo statuto, dopo due mandati consecutivi scatta l’ineleggibilità nel Consiglio della fondazione. Il presidente Zanasi è dunque tenuto a lasciare la mano. Si apre così un nuovo ciclo (vedi). Ai vertici della Fondazione di Vignola dal maggio 2005 all’aprile 2013 il presidente Giovanni Zanasi, assieme alla sua “squadra”, consegna alle comunità di riferimento (Vignola, Spilamberto, Savignano, Marano) un bilancio assolutamente positivo di questi otto anni, come certifica anche questo secondo bilancio di missione (presentato alla cittadinanza sabato 20 aprile nelle sale della Rocca). Mentre riconosco ciò, ritengo tuttavia necessario sollecitare qualche riflessione che potrebbe portare a cambiamenti significativi nel governo della fondazione vignolese.

Il presidente Giovanni Zanasi, al centro del tavolo con il comitato direttivo della Fondazione di Vignola (foto del 20 aprile 2013)
[1] Nel corso dei due mandati la Fondazione ha erogato complessivamente 15,5 milioni di euro (incluso anche la quota ex-legge 266/1991 destinati al fondo per i centri servizi del volontariato), una media di 1,9 milioni di euro all’anno. Le erogazioni sono risultate sostanzialmente stabili nell’arco del tempo, visto che una illuminata gestione finanziaria ha consentito di neutralizzare in larga misura gli effetti della crisi finanziaria esplosa dal 2008. La presenza della crisi economica ha invece indotto a modificare, anche se in modo nient’affatto eclatante, l’allocazione delle risorse tra i settori rilevanti (arte e cultura; educazione, istruzione e formazione; ricerca scientifica e tecnologica) e ammessi (sanità, sociale, ambiente). Nel corso del primo mandato le risorse dedicate a sanità e sociale sono state 463.790 euro su 7.725.188 euro di erogazioni complessive, pari al 6,0%. Nel secondo mandato esse sono cresciute a 1.041.112 euro (pari al 13,3% di 7.845.904 euro di erogazioni complessive). Fatto salvo il raddoppio delle erogazioni nell’ambito sociale (che rimane comunque marginale nel bilancio complessivo visto che i due principali ambiti di intervento – arte e cultura; istruzione – assorbono sempre più del 70% delle risorse erogate; il 75,8% nel periodo 2005-2008; il 71,7% nel periodo 2009-2012) si registra una sostanziale stabilità delle risorse erogate negli altri settori. D’altro canto in tutti questi anni e nonostante l’esplodere della più grave crisi economica da ottant’anni a questa parte il Consiglio non ha ritenuto di modificare i settori di operatività che tradizionalmente caratterizzano la fondazione (l’ultima volta sono stati confermati con delibera in data 24 settembre 2010).

Erogazioni della Fondazione di Vignola suddivise per ambito nel corso dei due mandati: 2005-2008 e 2009-2012.
[2] In questi anni, dunque, è prevalso un atteggiamento “continuista”. I settori di operatività non sono stati modificati. L’allocazione delle risorse rispetto ad essi è cambiata in modo assolutamente marginale. Dei “movimenti” circa l’allocazione delle risorse si coglie solo un raddoppio delle erogazioni per “sanità e sociale” (all’interno delle quali risalta, in particolare, l’erogazione di 380.000 euro nel quadriennio per il “fondo anticrisi” dell’Unione Terre di Castelli). Eppure la crisi economica che è esplosa nel 2007 e che in questi anni ha toccato pesantemente anche questo territorio (chiusura di imprese, processi di delocalizzazione, riduzione dell’occupazione, perdita di posti di lavoro ad alta qualificazione, fuga di personale laureato, ecc.) ha determinato una forte contrazione della base produttiva che ha sin qui garantito la ricchezza di queste comunità. E sappiamo da tempo che serviranno anni per ritornare al livello di ricchezza pre-crisi. In questa situazione è opportuno interrogarsi circa le priorità nell’allocazione delle risorse pubbliche (sia degli enti locali, sia di una istituzione “comunitaria” come la Fondazione). Non dovrebbe essere fatto ogni sforzo per contrastare il declino e per promuovere nuovi sentieri di sviluppo economico (produzioni ad alto valore aggiunto, green economy, reti d’impresa, ecc.)? La creazione di un solido tessuto di imprese innovative, in grado di trainare la creazione di posti di lavoro qualificati (posti che oggi, mancando, determinano la fuga di gran parte dei giovani laureati), non dovrebbe diventare la priorità delle istituzioni pubbliche di questo territorio? Non sarebbe opportuno che anche la Fondazione di Vignola (o forse soprattutto la Fondazione di Vignola) partecipasse a questo sforzo di innovazione e qualificazione dell’economia locale? Rispondere affermativamente a questi interrogativi significa modificare l’allocazione delle risorse e, con ogni probabilità, rivedere gli ambiti d’intervento della Fondazione.

Erogazioni annuali della Fondazione di Vignola, distinte per ambito. Anni 2005-2012. Nel 2012 nel settore “istruzione” è ricompresa un’erogazione straordinaria di 510mila euro per la ricostruzione di una scuola distrutta dal sisma a Mirandola.
[3] E’ chiaro che alcuni interventi tradizionalmente perseguiti dalla Fondazione non vanno dismessi. Ad essi dovrebbero essere garantite nel tempo adeguate risorse. Mi riferisco in primo luogo agli interventi di manutenzione straordinaria e riqualificazione della Rocca di Vignola (1,3 milioni di euro nell’ultimo quadriennio) ed alle spese di gestione della Rocca stessa (1,1 milioni di euro nell’ultimo quadriennio). Salvate queste spese (2,4 milioni di euro nel quadriennio), le restanti risorse erogabili nel corso di un mandato quadriennale (circa 5,4 milioni di euro) potrebbero diventare oggetto di una profonda revisione in termini di allocazione, ovvero destinazione. Ad esempio si potrebbe ipotizzare di destinare la metà delle restanti risorse alla “ricerca scientifica e tecnologica” (significherebbe triplicare le attuali erogazioni a questo settore – ma si dovrebbe anche scremare significativamente il sostegno ad iniziative che non hanno ricadute in ambito locale), a cui eventualmente aggiungere un po’ di altre risorse sempre a sostegno dell’innovazione o per servizi alle imprese. L’ipotesi di una diversa allocazione delle risorse disponibili non porterebbe certo ad azzerare gli interventi nei settori tradizionali (arte e cultura, istruzione), ma a comprimerli (anche fortemente), nell’intento di liberare risorse da impiegare per promuovere realtà imprenditoriali qualificate ed innovative.

Erogazioni complessive della Fondazione di Vignola nell’arco del periodo 2005-2012. Risulta evidente il forte privilegiamento del settore arte e cultura (include anche gestione e valorizzazione della Rocca).
[4] Affinché una tale rivisitazione della mission non risulti un’operazione del tutto astratta occorre chiaramente che vengano soddisfatti alcuni requisiti. Da un lato un tale spostamento degli ambiti d’intervento deve incontrare un adeguato consenso, da parte delle comunità di riferimento, circa l’obiettivo che si intende perseguire. In merito è solo il caso di osservare che il primo “tradimento” delle élites e delle istituzioni locali riguarda proprio la mancata rappresentazione degli effetti di impoverimento della realtà produttiva, prima ancora che delle famiglie, determinati dalla crisi in atto. Il silenzio con cui le istituzioni accompagnano i processi di impoverimento economico in corso non aiutano certo la cittadinanza a maturare una visione che riconosce l’importanza di porsi obiettivi di rilancio che richiedono un’azione continuativa nel medio-lungo periodo (con risultati necessariamente differiti). Dall’altro lato la stessa Fondazione dovrebbe necessariamente rivedere la propria dotazione di competenze, dotandosi di una task force in grado di interfacciarsi con le strutture che operano per l’innovazione ed il trasferimento tecnologico. Sono solo accenni di un compito di riflessione che attende di essere compiutamente svolto, sempre ammesso che si sia disponibili a prendere sul serio gli interrogativi da cui siamo partiti.
Il PROBLEMA dei nostri giorni,per chi possiede “un Castello” ( l’Hardware ) è quello di valorizzarlo e farlo conoscere come elemento di richiamo per lo sviluppo dell’Economia di tutto il Centro Storico ,(a Vignola come a Ferrara) aggiornandone continuamente il Software gestionale.
Attività che richiede intelligenza e lungimiranza; qualità normalmente poco diffuse.
Auguratevi che vengano scelte in futuro persone con questa visione dell’economia cittadina e competenze nell’Industria Turistica.