Cambio di rotta sulla fusione di comuni in Emilia-Romagna. Il segnale è arrivato da una Risoluzione approvata all’unanimità in Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna, martedì 26 marzo, relativa al progetto di fusione di tre comuni dell’Appennino bolognese: Castel di Casio, Granaglione e Porretta Terme (vedi). L’atto di indirizzo ha ottenuto il consenso di tutti i consiglieri (PD, SEL, M5S, FdS, IDV, Lega Nord e PdL) su due punti qualificanti, mancati nella recente vicenda del comune unico di Valsamoggia (vedi). Sono segnali di cambiamento. Anzi, di “apprendimento”. Che testimoniano dell’indirizzamento dei “percorsi” di fusione di comuni verso una maggiore consapevolezza istituzionale. Peccato per il fatto che il prezzo di questo “apprendimento” sia stato fatto pagare ai cittadini di Bazzano e di Savigno.
[1] Cosa dice questa Risoluzione? Oltre ad esprimere sostegno verso il processo di aggregazione di comuni (oggi la totalità delle forze politiche si dichiara favorevole, ritenendo importante superare l’eccessiva frammentazione degli enti locali) introduce due elementi qualificanti. Il primo riguarda la partecipazione dei cittadini al progetto, in termini di conoscenza e coinvolgimento alla sua definizione. E lo strumento è proprio la “partecipazione” come prospettata dalla legge regionale n.3/2010 (vedi). Ovvero la partecipazione allargata, potenzialmente aperta a tutti, ovvero in-vivo e non in-vitro. Per apprezzare questo passaggio bisogna avere a mente che un’analoga proposta avanzata da SEL per la Valsamoggia era stata rigettata dai cinque sindaci, che avevano preferito mantenere uno stretto controllo sui “meccanismi partecipativi”, tanto da cercare di surrogare la partecipazione delle comunità coinvolte con l’esperienza “in-vitro” dell’Iniziativa di Revisione Civica (vedi) – un’esperienza che ha coinvolto 20 cittadini, anziché qualche migliaio. Con questa Risoluzione l’Assemblea legislativa (e la Giunta) si impegna a sostenere i tre comuni bolognesi per formulare un progetto di legge sulla fusione, ricorrendo ad un percorso di partecipazione dei cittadini secondo quanto previsto dall’art.11 della legge regionale sulla partecipazione, n.3/2010 (vedi). Insomma, è un significativo cambiamento di linea rispetto alla vicenda Valsamoggia.
[2] Forse ancor più significativo è il secondo elemento qualificante introdotto dalla Risoluzione. Questa infatti impegna l’Assemblea legislativa e la Giunta Regionale “a valutare il risultato del processo partecipativo e, nel caso in cui, da questo processo emergesse che i Comuni favorevoli al processo di fusione fossero solo due, di procedere, in subordine, in ogni caso con il Progetto di Legge per promuovere la fusione solo tra i Comuni interessati”. Vengono qui dette due cose. Innanzitutto che il progetto di fusione andrà avanti anche nel caso non sia approvato da tutti i comuni (dai cittadini di tutti i comuni). Non basterà, dunque, la contrarietà di una comunità locale a fermare il progetto. Però – e questo è il secondo aspetto – il progetto di legge regionale sulla fusione alla fine rispetterà l’espressione di volontà di ciascuna comunità locale. La fusione, dunque, si limiterà ai quei comuni i cui cittadini (a maggioranza) avranno approvato il progetto di fusione. E’ questo un completo cambio di linea rispetto alla vicenda della Valsamoggia, di pochi mesi fa. Ed è stato prontamente registrato dalle liste civiche locali della Valsamoggia che con forza avevano chiesto il rispetto della volontà popolare, espressa nel referendum del 25 novembre 2012 (vedi). Scrive dunque Civicamente Crespellano sul suo blog: “Poche settimane fa l’Assemblea Regionale, pur a fronte di un no espresso a larga maggioranza dai cittadini di Bazzano e Savigno, ha approvato la fusione dei cinque Comuni della Valle del Samoggia. La motivazione? Basta un voto in più, la maggioranza dei votanti decide. Bene. Oggi [26 marzo] in aula, durante il dibattito sulla possibile fusione dei Comuni di Porretta, Castel di Casio e Granaglione è stata approvata all’unanimità (PD, SEL, M5S, FdS, IDV, Lega Nord e PdL) una risoluzione che impegna le Amministrazioni dei comuni coinvolti in processi di fusione ad avviare processi di partecipazione con i cittadini e, solo dopo avere preventivamente acquisito il loro parere favorevole, a procedere con la richiesta alla Regione di avviare l’iter. Nel caso in cui i cittadini di uno o più comuni si esprimano in senso contrario alla fusione, quei Comuni non parteciperanno al processo di fusione” (vedi).
[3] Per concludere. Il cambio di linea va assolutamente nella giusta direzione, segnando un doveroso (seppur tardivo) processo di apprendimento. Ma apre un nuovo problema politico per la Valsamoggia. Perché non ci si è attestati sin dall’inizio su questa impostazione? O formulata diversamente: perché il PD non ha riconosciuto la legittimità di quelle richieste sin dall’origine? PS Qui il testo della Risoluzione – oggetto n.3777 approvato dall’Assemblea legislativa il 26 marzo 2013 (pdf).
Un comunicato della Regione Emilia-Romagna su 4 nuovi progetti di fusione di comuni:
“Quattro nuove fusioni nei Comuni dell’Emilia-Romagna. Oggi la Giunta regionale ha approvato quattro progetti di legge relativi ad altrettante richieste di fusioni arrivate alla Regione da parte di Consigli comunali che hanno deciso di attivare il processo di unificazione tra amministrazioni del ferrarese, riminese, parmense e reggiano.
Il primo progetto di legge riguarda i Comuni di Migliaro, Migliarino e Massa Fiscaglia in provincia di Ferrara intenzionati a dar vita a un Comune da quasi 12.000 abitanti. Stessa scelta per Sissa e Trecasali (Provincia di Parma, 8.000 abitanti), Torriana e Poggio Berni (Provincia di Rimini, 4.800 abitanti) e Toano e Villaminozzo (Provincia di Reggio Emilia, 8.500 abitanti).
Le richieste di fusione sono arrivate all’attenzione della Regione dopo un percorso di confronto sul territorio e il voto favorevole dei rispettivi consigli comunali. Per ogni territorio ora seguirà, nel prossimo autunno, prima il referendum consultivo poi il voto definitivo da parte dell’Assemblea legislativa regionale che potrà dare il via libera alla nascita dei nuovi Comuni più grandi.
Per quanto riguarda gli altri processi di fusione avviati, lo scorso autunno è stata approvata definitivamente la fusione in provincia di Bologna tra Bazzano, Monteveglio, Savigno, Castello di Serravalle e Crespellano che il 1° gennaio 2014 daranno quindi vita al nuovo Comune di Valsamoggia, mentre il prossimo 9 giugno si terrà il referendum consultivo tra i cittadini di Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli in provincia di Forlì-Cesena.
Tutti i Comuni nati da fusione possono godere di finanziamenti straordinari statali e regionali per 15 anni (in base alla popolazione e all’estensione) e per due anni sono esentati dai vincoli del patto di stabilità.”
Qui il testo completo:
http://www.regione.emilia-romagna.it/notizie/attualita/al-via-quattro-nuovi-progetti-di-fusioni-tra-comuni
Domenica 9 giugno si è tenuto il referendum sul progetto di fusione di due comuni in provincia di Forlì-Cesena: Savignano sul Rubicone e San Mauro Pascoli. Bassa l’affluenza al voto: il 30,62% a Savignano e il 41,69% a San Mauro Pascoli. In nessun caso dunque i votanti raggiungono la quota del 50% (è un dato politico, visto che non è necessario raggiungere il quorum, eliminato due anni fa in vista del referendum in Valsamoggia). A Savignano sul Rubicone prevale il sì, mentre a San Mauro Pascoli vince invece il no. Questo risultato contraddittorio blocca quindi il progetto, come confermato dalle prime dichiarazioni dei due sindaci coinvolti e di consiglieri regionali del PD (es. Damiano Zoffoli).
A Savignano sul Rubicone su 3.965 partecipanti al voto (30,65% degli aventi diritto) 2.157 hanno votato sì (54,8%), 1.779 hanno detto no (45,2%).
http://www.assemblea.emr.it/fusione-di-comuni/comunicati-stampa/comunicatodettaglio_view?codComunicato=40933
A san Mauro Pascoli invece i partecipanti al voto sono stati 3.563 (il 41,69% degli aventi diritto) e di questi 2.245 hanno votato no (63,44%), mentre 1.294 hanno votato sì (36,56%).
http://www.assemblea.emr.it/fusione-di-comuni/comunicati-stampa/comunicatodettaglio_view?codComunicato=40932
Nel complesso i voti contrari al progetto di fusione sono stati 4.024 (53,83%), mentre i favorevoli 3.451 (46,17%).
Si tratta di un esito che alcuni attribuiscono alla fuoriuscita dal progetto da parte del comune di Gatteo Mare (all’inizio il progetto di fusione riguardava i tre comuni). In ogni caso evidenzia la difficoltà a rappresentare in modo convincente ai cittadini i benefici della fusione di comuni e dell’istituzione di un più grande comune unico.