Tra le cose più stimolanti lette a commento di queste “sorprendenti” elezioni politiche 2013 ci sono per me quattro articoli: Luca Ricolfi, Michele Salvati, Stefano Menichini, Ilvo Diamanti gli autori. Invitano a riflettere sul perché la vittoria annunciata del PD e della coalizione di centrosinistra non si è realizzata.
[1] Alle politiche 2013 PDL e Lega Nord hanno perso la metà dei voti ottenuti nel 2008 (rispettivamente -46% e -54%). Ma questo era stato ampiamente previsto (anche se, invece, ha sorpreso la “rimonta” del PDL nelle ultime settimane, visto che in precedenza l’erosione dei consensi rilevata dai sondaggi era molto più forte). Rispetto al 2008, invece, il PD perde “solo” il 28,4% dei voti (pari a 3.435.958 voti!). Ma per questo partito, dato per vincente da mesi assieme alla coalizione “Italia Bene Comune”, il risultato del voto è stato davvero una doccia fredda. Anziché al 30% circa (o più), di cui era accreditato dai sondaggi, si è ritrovato al 25,4% – il risultato più basso della sua non lunga storia elettorale (ed è il segretario Bersani e l’attuale gruppo dirigente che l’ha portato qui). Sappiamo che il beneficiario di tale sconquasso è stato il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo, divenuto ora il primo partito italiano (con il 25,5% dei voti per la Camera dei Deputati). Con queste elezioni si sono “spostati” 16 milioni di elettori, che hanno abbandonato il partito scelto in precedenza. Testimoniando una fortissima voglia di buttare a mare un intero sistema politico. E’ in effetti la prima volta nella storia elettorale italiana che una forza politica ottiene il 25% dei voti la prima volta che si presenta! Com’è potuto succedere? Com’è potuto accadere un tale “disastro” per un PD accreditato come vincente fino a poche ore prima dell’apertura dei seggi?
[2] Luca Ricolfi, sociologo e commentatore per La Stampa si interroga su come è stato possibile che Bersani sia riuscito a dissipare un vantaggio che sembrava incolmabile. Ecco la risposta: “Bersani ha offerto affidabilità, credibilità, rassicurazione (il famoso “usato sicuro”) a un elettorato che, semplicemente, voleva prima di tutto un’altra cosa: un rinnovamento radicale della politica”. E’ stato una colpa imperdonabile pensare che a questo sentimento diffuso nel corpo elettorale fosse sufficiente rispondere con le “primarie” (vedi) – delle “parlamentarie” non parliamone, che nessuno se l’è bevute come “rinnovamento” vero. L’occasione il PD l’ha avuta. Faceva Matteo Renzi di nome. Ma la reazione dell’establishment è stata ferocemente contraria a questa ipotesi. Solo che ora le urne consegnano una situazione assai peggiore (per chi, nel PD, si ritiene di sinistra) di quella di un PD a guida Renzi! Qui il pdf dell’articolo di oggi su La stampa. Michele Salvati evidenzia invece la situazione paradossale di queste elezioni: di fronte ad una situazione economico-sociale gravissima (ampiamente trascurata in campagna elettorale) il sistema politico italiano è incapace di produrre una risposta adeguata. Si afferma o la fede nei miracoli o la voglia di buttare tutto all’aria. Un sistema politico complessivamente screditato non è stato in grado di fare un “discorso verità” al paese. Il PD di Bersani si è consegnato all’afasia. Nel timore di scontentare parti troppo grandi di elettorato ne ha convinti sempre di meno (vedi). Ugualmente lucido Stefano Menichini, direttore di Europa, mette in luce la condizione paradossale in cui si trova ora Bersani. Da un lato leader di una coalizione obbligata a provare a dare un governo al paese pur non avendo i numeri. Dall’altra segretario del PD e, in quanto tale, responsabile della peggiore “non-vittoria”. E che dunque, per un principio di responsabilità politica, deve lasciare l’incarico il prima possibile. Non è solo però una questione di inadeguata proposta elettorale o di inefficace campagna elettorale. Per Menichini, invece, c’è qualcosa di più profondo: “se si punta tutto sulla ricostituzione di un partito di massa radicato nel territorio, e poi per colpa di sondaggi gravemente sbagliati non ci si accorge di interi pezzi di elettorato che non solo non arrivano (mentre dieci milioni di elettori ex berlusconiani smobilitano!) ma se ne vanno, vuol dire che era illusoria l’impostazione di base” (pdf). Anche le analisi di Ilvo Diamanti risultano convergenti con queste osservazioni: il Movimento 5 Stelle (primo partito in 50 province su 108 – il PD lo è solo in 40 province!) ha un’organizzazione “meta-territoriale”, supera cioè quelle modalità di “radicamento” che caratterizzano PD e Lega Nord (su La Repubblica di oggi, 27 febbraio 2013: pdf). Insomma, se il PD ha una chances questa sta nel radicalizzare il cambiamento, innanzitutto del suo gruppo dirigente (ma servono ugualmente luoghi per discussioni vere – che oggi non sono nel partito, ma di cui si rintracciano solo frammenti nel web). Praticare l’arte consolatoria non porterà lontano.
PS Tempestive come sempre le analisi elettorali dell’Istituto Cattaneo di Bologna: sull’astensionismo (pdf); su chi ha vinto e chi ha perso (pdf); sulla provenienza (in larga parte dal PD) dell’elettorato del Movimento 5 Stelle nelle grandi città (pdf).
“Della violenta emorragia elettorale del centrodestra, il centrosinistra non ha intercettato neppure un voto. Anzi. Se valutati correttamente – e realisticamente – anche i risultati del centrosinistra, in particolare del PD, mostrano i segni di uno smottamento significativo. Non così catastrofico come quelli del centrodestra, ma comunque consistente soprattutto in termini di elettori perduti.” Non è un commento alle elezioni politiche 2013, ma alle amministrative del 2012. E lo mette per iscritto Marco Revelli, Finale di partito, Einaudi, Torino, 2013, pp.6-7. Che dire? Non l’aveva previsto nessuno? O, piuttosto, nessuno nel PD ha fatto caso ai segnali che già erano ampiamente visibili? Lo Tsunami Tour ha fatto il resto.
Da il Fatto Quotidiano del 27/02 “Il Successo del M5 Stelle non ha nulla di paricolarmente strano nè improvviso,e stupisce che abbia colto di sorpreso tanto i mercati.
Il M5S rimane l’unica forza politica che non si sia arroccata in un ostinato diniego dei problemi causati dall’Euro,problemi riconosciuti in sede internazionale,ma a lungo rimossi da quì.
Ovvio quindi che gli elettori,che convivono con la crisi da 5 anni,premiassero una forza che si propone di dare loro voce in capitolo,in paricolare attraverso un referendum sull’euro.
Ipotesi questa non particolarmente felice,ma che rappresenta comunque un passo avanti.
Rotto il tabù,uno scenario plausibile è che il M5S capitalizzi il suo successo,diventando il punto di riferimento dei tanti elettori critici verso la costruzione europea,consolidandio il proprio risultato nella prossima tornata elettorale.”
firmato Alberto Bagnai-
Economista Docente all’Università di Pescara.
Buon giorno,
non servono particolari analisi …è sufficiente aprire gli occhi e leggere il programma del movimento 5 stelle per non fare a meno di schierarsi a favore del movimento stesso !
Con quelli che fino ad oggi hanno governato NON C’E’ FUTURO per i noi e, in particolare per i nostri FIGLI.
Firmato: un cittadino
A proposito delle primarie “democratiche”
Dalla Gazzetta del 1 gennaio: Fuoi quota parlamento il segretario provinciale del Pd modenese Davide Baruffi con 7.086 voti, la deputata Manuela Ghizzoni con 5.637 voti
Da una Velina PD del 1 marzo: “la squadra modenese del Partito democratico……Davide Baruffi e Manuela Ghizzoni alla Camera dei deputati”
Ma non avevano perso?
In effetti per i perdenti delle primarie modenesi c’è stato un trattamento di favore, inserendoli in lista (lista bloccata, lo ricordiamo) in posizione utile ad essere eletti, cosa che è puntualmente avvenuta. Un trattamento di favore che non ha mancato di sollevare le proteste dei cugini del PD bolognese. D’altro canto il segretario regionale PD è il modenese Stefano Bonaccini. Detto questo io penso che Manuela Ghizzoni meritasse ampiamente la riconferma, anche perché c’è un’ampia evidenza del suo serio lavoro in parlamento (specie in commissione cultura, dove era capogruppo PD). Ma Baruffi … A me sembra sia stato il segretario PD più scialbo di ogni tempo. Ma si sa, una ricompensa questo partito la garantisce ad ogni fedele servitore. Anche al meno dotato.
Sorvolando le beghe interne provinciali,proviamo ad immaginarci un referendum sul rimborso elettorale ai partiti. Fatto…? Bene,ora calcola la percentuale dei NO,dimmi ora come puoi fare campagna elettorale proponendo solo un taglio del 50 per cento e pensare di vincere? Saluti…..
Quando Cortez con qualche centinaio di Spagnoli e 40 cavalli,sbarcò in Messico si trovò di fronte una società sclerotizzata da secoli, con decine di migliai di soldati,perfettamente armati ed inquadrati,ma INCPACI di comprendere ed accettare il Nuovo.
Un Nuovo imprevisto ed imprevedibile che arrivava dal mare (Web)
Così l’impero di Motezuma crollò come un castello di carte.
Speriamo che i nuovi Conquistadores abbiano una analoga durezza , crudeltà e determinazione nello spazzare via il VECCHIO.
Per il Bena dell’Italia.