PSC e partecipazione. Lettera aperta ad Andrea Pillon di Avventura Urbana

Caro Pillon, ho svolto critiche severe, ma argomentate, circa il percorso di “partecipazione” dei cittadini al nuovo PSC dell’Unione Terre di Castelli che tu e l’équipe di Avventura Urbana avete progettato e gestito (vedi). Certamente all’origine c’è la richiesta di un committente che non ha chiari i requisiti di una buona ed efficace partecipazione (e forse neppure è interessato a promuoverla) (vedi). Ma è indubbio che la responsabilità della definizione del progetto è vostra. Io penso che il progetto sia di bassa qualità. Non perché tu ed i tuoi colleghi non abbiate svolto in modo professionale il compito di facilitatori nella conduzione delle assemblee o dei gruppi di lavoro. Avete certamente assicurato una buona conduzione delle interviste e degli incontri pubblici, ed anche tempestività ed accuratezza nella predisposizione dei resoconti. Ma converrai che non basta questo per assicurare qualità ad un percorso di partecipazione alla definizione o valutazione dei principali contenuti di un PSC.

Wainer Vaccari, Nicole Minetti (foto Artefiera Bologna, 27 gennaio 2013)

Wainer Vaccari, Nicole Minetti (foto Artefiera Bologna, 27 gennaio 2013)

Conosco Avventura Urbana di fama ed ho letto la vostra storia nel libro curato da Marianella Sclavi (vedi). Mi sarei dunque aspettato una ben diversa impostazione di un percorso di partecipazione alla progettazione del più importante documento di pianificazione territoriale dei cinque comuni interessati, con un orizzonte temporale che arriva fino al 2025. Invece nulla di tutto ciò che era possibile fare (anche in considerazione di una disponibilità di risorse che, stando a quanto previsto nella delibera della giunta dell’Unione n.14 del 23 febbraio 2012, può arrivare fino a 70.000 euro: pdf) per valorizzare le competenze diffuse e l’intelligenza collettiva che può nascere dal dibattito pubblico ben organizzato è stato fatto. Vi siete limitati a proporre e poi realizzare qualche decina di interviste. Ed a condurre cinque incontri tematici in ciascuno dei comuni coinvolti, articolati in una presentazione curata dai tecnici e quindi in discussioni per gruppi di lavoro. A voi trarre la sintesi ed agli amministratori decidere cosa farsene. Tutto Qui? Si esaurisce in questo la vostra idea di partecipazione efficace? In quello che Yves Sintomer ha definito “ascolto selettivo”: gli eletti ascoltano i cittadini e poi decidono quello che vogliono senza seguire una regola e senza neppure dover giustificare la decisione presa (vedi)? Possibile che l’analisi critica ed il dibattito su documenti di piano in corso di elaborazione da quasi tre anni debba risolversi in questo modo? In un confronto affrettato ed approssimativo di qualche decina di minuti? Quale controllo hanno i cittadini sul “lavoro” da loro svolto? Sul modo in cui le domande formulate vengono effettivamente considerate o per verificare se e come gli argomenti prodotti per criticare gli apparati tecnici (vedi) vengono effettivamente integrati nei “ragionamenti” che sottendono e sostengono le linee programmatiche? Ma c’è dell’altro. Non è pensabile oggi organizzare il coinvolgimento di ampie comunità (nell’Unione Terre di Castelli risiedono almeno sessantamila cittadini adulti) senza un’adeguata piattaforma web. E invece non avete pensato di impostare neppure un forum? Non avete pensato di dare la possibilità agli interessati di formulare domande con la garanzia di ottenere una risposta, pubblicamente a disposizione di tutti gli interessati al tema? Non vi dice nulla la possibilità di redigere collettivamente, in modo collaborativo, documenti di analisi o di proposta – secondo una logica “wiki” (es. Alberto Cottica, Wikicrazia: vedi), esemplificata da un’opera collettiva come wikipedia (che non si intende certo mitizzare, ma portare come esempio delle possibilità di redazione collettiva)? Trent’anni di studi ed esperienze di “democrazia deliberativa” (vedi) mettono in luce l’importanza del dibattito pubblico, del confronto di argomenti e contro argomenti, del lavoro cumulativo di revisione, precisazione ed affinamento … E nel vostro progetto non c’è alcuna traccia di tutto ciò? Per questa articolata serie di ragioni penso di poter dire che il progetto di partecipazione che avete proposto e realizzato è di bassissima qualità, nonostante la vostra professionalità. Ed anche questa penosa esperienza mi conferma nella convinzione che i cittadini debbano acquisire consapevolezza in tema di “partecipazione”, così da saper distinguere con accuratezza le buone dalle cattive proposte (vedi). La vostra, me ne rammarico, non rientra tra le prime.

PS Ironia della sorte, è da poco tempo uscito il libro di Iolanda Romano (presidente di Avventura Urbana), Cosa fare, come fare. Decidere insieme per praticare davvero la democrazia, ChiareLettere, Milano, 2012 (vedi).  Tra il dire e il fare …

3 Responses to PSC e partecipazione. Lettera aperta ad Andrea Pillon di Avventura Urbana

  1. Lanfranco Viola ha detto:

    Complimenti per le argomentazioni,espresse quì sopra.
    L’errore di fondo sta nel fatto che è gia stato tutto deciso e tutto questo malippo serve per spendere i 70.000 € e trovare qualche giustificazione alle fantasie di qualche politico.
    La procedura da seguire dovrebbe essere quella che i loro esperti,abbozzano un progetto ,ne forniscono le linee guide ,i costi ed i tempi di realizzazione a tutti coloro che sono interessati ,i quali se li studiano e poi si incontrano pubblicamente con anche la possibilitaà di video-registrare l’incontro.
    Allora sì che ci sarebbe da ridere !

  2. roberto monfredini ha detto:

    ottimo scritto Andrea , concordo pienamente , è il classico fumo negli occhi , se facciamo un parallelismo prendiamo un comune che da 31 anni non fa un PRG , in 31 anni ogni consiglio comunale è fatto da una o due varianti , poi fa un PSC partecipato , sarebbe come se mettessi tutti i rifiuti sparsi in casa ogni giorno poi esco la sera per capire le malattie che posso prendere dalla scarsa igiene .
    mi ricorda tanto MAO quando nella piazza voleva i bambini con il libricino rosso a sventolare viva la Cina

  3. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Debbo riconoscere di essermi sbagliato. Nel post avevo riconosciuto competenza e professionalità ad Andrea Pillon, di Avventura Urbana. Dopo aver assistito, questa sera, alla presentazione dei risultati dell’indagine con questionario nell’ambito del percorso “partecipato” (sic) per il PSC dell’Unione Terre di Castelli, non ne sono più così sicuro. Anzi, ho il sospetto che manchino alcune competenze di base. Infatti dopo aver detto che i rispondenti al questionario (somministrato online) sono stati 131 (meno che i partecipanti “in carne ed ossa” agli incontri pubblici!) e che il campione non può essere considerato rappresentativo (giusto!), più di 40 minuti di relazione Pillon li ha dedicati ad illustrare i risultati, commentando dati e percentuali. La cui significatività, tuttavia, è pari a zero, visto che i rispondenti (131) formano un campione che dire esiguo è poco e, come detto, neppure è rappresentativo. Dunque che la risposta A sia stata data dal 75% dei rispondenti anziché dal 38% che significato ha? Nullo. Una ulteriore riprova del fatto che la spesa di 84mila euro per questa “partecipazione” non si giustifica affatto. Soldi buttati in un’inutile operazione di marketing. Peraltro condotta in modo terribilmente maldestro. Comunque la presentazione della non-indagine fatta stasera, nell’ambito della seduta congiunta di commissioni consiliari sul PSC, è stata davvero penosa.

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