“Sessanta giorni prima del termine ultimo per l’approvazione del bilancio del quarto esercizio dall’insediamento del Consiglio, il Presidente richiede agli enti di cui all’articolo 9 del presente statuto la designazione dei candidati, da far pervenire almeno trenta giorni prima della scadenza.” Così recita il primo comma dell’articolo 10 dello Statuto della Fondazione di Vignola (vedi). Ci siamo. Sta per giungere questo momento. A fine febbraio di quest’anno, 2013, il presidente della Fondazione avanzerà formalmente richiesta agli enti con potere di nomina. Entro il mese di marzo questi dovranno rispondere, indicando i nominati al Consiglio della Fondazione (3 il comune di Vignola; 2 il comune di Spilamberto; 1 congiuntamente Marano e Savignano; 2 la Camera di Commercio di Modena; 3 l’Università di Modena e Reggio Emilia; mentre altri 4 sono cooptati direttamente dal consiglio uscente – in totale fanno quindici, tra questi viene poi eletto Presidente e Vicepresidente). Tra aprile e maggio i nuovi organi della Fondazione di Vignola (consiglio, comitato di gestione, presidente e vicepresidente) si insedieranno. Il passaggio è delicato, visto che scatta – a norma di statuto – l’ineleggibilità di larga parte dell’attuale Consiglio (l’art.9 dello Statuto prevede infatti che “i componenti il consiglio sono rieleggibili una sola volta di seguito all’altra”). Si preannuncia, dunque, un forte ricambio, a partire da Presidente e Vicepresidente. Motivo in più per associare il rinnovo delle cariche ad una discussione aperta, pubblica, su “missione” e modalità operative della Fondazione.

La Rocca di Vignola, proprietà della Fondazione di Vignola. Ha avuto circa 31.000 visitatori nel 2011 (foto dell’8 luglio 2009)
[1] E’ bene dire subito che il bilancio del presidente uscente, l’avvocato Giovanni Zanasi, è positivo. Un po’ più di trasparenza sulla gestione (bandi periodici per l’erogazione dei contributi e pubblicazione dei beneficiari delle erogazioni, redazione annuale del “bilancio di missione”, anche se poco enfatizzata); stabilità delle erogazioni, pari a circa 1,7-1,8 milioni di euro ogni anno (non è nient’affatto un dato banale, di questi tempi, nel mondo delle fondazioni di origine bancaria!); un condivisibile e condiviso programma continuativo di manutenzione e riqualificazione del principale bene immobile, la Rocca di Vignola – questi i principali punti qualificanti degli otto anni della presidenza Zanasi (2005-2013). Ma ciò non significa che non si possano evidenziare punti di debolezza – almeno a parere di chi scrive – su cui introdurre innovazioni più significative e coraggiose. Un conto è l’atteggiamento di cautela nella gestione e valorizzazione del patrimonio – fatto che ha ampiamente ripagato la comunità. Un conto è la rinuncia a ripensare la “mission” della Fondazione di Vignola a fronte della crisi economica più grave degli ultimi ottant’anni. Su quest’ultimo punto era auspicabile – secondo me – un po’ più di coraggio e dunque di discontinuità nei confronti del passato, come peraltro vado sostenendo da tempo (vedi).

Un particolare della Sala delle Colombe della Rocca di Vignola, recentemente restaurata (foto del 23 settembre 2012)
[2] Buona, dunque, la gestione del patrimonio in questi anni di turbolenza dei mercati finanziari. Grazie a meccanismi di “stabilizzazione” l’ammontare delle erogazioni risulta stabile nel tempo (diversamente da quanto avvenuto nel caso di altre fondazioni, colpite dalla caduta del valore del patrimonio mobiliari): circa 1,7-1,8 milioni di euro garantiti negli anni passati, nel 2011 (ultimo anno per cui è disponibile il bilancio d’esercizio: pdf) ed anche nel 2012 e, si prevede, nel 2013. Tradizionalmente circa un terzo della disponibilità per finanziamenti è stata utilizzata per la manutenzione del principale bene immobiliare: la Rocca di Vignola e l’area circostante (ricordiamo la sistemazione del loggiato d’ingresso ed il restauro della sala delle colombe: vedi). Questa mi sembra una scelta condivisibile. Dove invece una riflessione andava fatta – ed una discussione pubblica avviata – è sui principali settori a cui la Fondazione indirizza il proprio intervento (le proprie risorse). Da parecchio tempo la Fondazione di Vignola privilegia settori d’intervento come:
- arte, attività e beni culturali (da sempre pari a circa il 50% delle erogazioni);
- educazione, istruzione e formazione;
- ricerca scientifica e tecnologica;
- settori a cui si aggiunge “sanità e sociale”, un settore un po’ cresciuto in conseguenza della crisi economica.
Queste scelte sono state fissate dal Consiglio nel 2004, poi ancora nel 2007 ed infine di nuovo nel 2010. Il fatto è che, nel frattempo, le nostre comunità stanno sperimentando una gravissima crisi economica che sta trasformando l’economia di questo territorio (per qualche dato: vedi). L’allocazione delle risorse della Fondazione riflette solo blandamente questo “terremoto”. Anziché rivedere le decisioni di allocazione si è puntato grandemente sulla continuità, anche se progressivamente è cresciuto il finanziamento ad attività sociali (che tuttavia, nel 2011, non va oltre i 300mila euro su 1,7 milioni di erogazioni – dunque pari al 17,5%). Quello che invece è del tutto mancato è un grande rafforzamento del finanziamento per l’attività di sostegno e promozione ad un’economia più “avanzata”, in grado di tracciare un percorso di fuoriuscita dalla crisi: produzioni ad alto valore aggiunto, green economy, produzioni di filiera corta. Su questo fronte la Fondazione di Vignola ha rinunciato a giocare un ruolo coraggioso. Alla “ricerca scientifica e tecnologica” (che è solo un sottosettore di questo ambito – e neppure del tutto centrato, visto che si continuano a finanziare micro-progetti di ricerca in campo biomedico senza alcuna diretta ricaduta sul territorio – unico “effetto” della presenza dell’Università di Modena e Reggio Emilia nel Consiglio della Fondazione) va infatti solo il 10-15% dei finanziamenti erogati. Troppo continuismo – a parere di chi scrive! In ogni caso su questa linea politica una discussione pubblica stava bene fatta – e lo sta tuttora. Specie se si vuol credibilmente affermare che la Fondazione è “una risorsa delle comunità”. Se c’è un aspetto debole nella presidenza Zanasi sta proprio nella rinuncia ad una coraggiosa revisione della mission negli anni di esplosione della crisi. L’imminente avvio del procedimento di nomina del nuovo consiglio (e dei nuovi vertici) offre la possibilità di “recuperare” una discussione che stava bene fatta già qualche anno fa, ma che non ha mai preso il via nonostante qualche sollecitazione (vedi).
[3] Oltre a ciò sarebbe opportuno consegnare ai nuovi organi un indirizzo verso ulteriori passi in direzione della trasparenza e del coinvolgimento delle comunità nella definizione delle linee guida per l’attività della fondazione. Da qualche anno il “bilancio di missione” della Fondazione costituisce un importante strumento di rappresentazione e rendicontazione, ma è ancora troppo poco valorizzato. Manca, ad esempio, un momento pubblico annuale di presentazione dei risultati ottenuti e di confronto con la città (le comunità di Vignola, Spilamberto, Savignano e Marano) sui principali programmi. Un’unica occasione di confronto a fine mandato, una volta ogni quattro anni, è davvero troppo poco! Esemplare è il caso di Villa Trenti (la villa nel Parco San Giuseppe, il parco della biblioteca di Vignola) del cui programma di recupero e valorizzazione i cittadini vignolesi hanno solo potuto prendere atto dopo averne appreso l’esistenza a mezzo stampa (vedi la Gazzetta di Modena dell’1 dicembre 2011: pdf). E’ davvero singolare che questa fondazione di origine bancaria, uno degli enti più “comunitari”, rinunci ad un confronto costante con la città e si chiuda in una logica oligarchica (ancorché concordata con i sindaci dei comuni di riferimento)!

Installazioni per la mostra “Segni”, sui graffiti storici presenti sulle pareti della Rocca di Vignola (foto del 19 giugno 2010)
[4] Ultima considerazione riguarda gli organi statutari: il loro costo e la loro nomina. Già in passato rilevavo la spesa eccessiva per gli organi statutari (vedi) – oggi pari a 154.707 euro (49.207 euro per il Presidente Giovanni Zanasi; 25.028 per il vicepresidente Liliana Albertini; 53.541 per gli altri tre membri del Comitato di gestione; 26.929 euro per i gettoni di presenza degli altri componenti del Consiglio), a cui si aggiungono 65.597 euro di compenso per il Collegio sindacale. Mettiamola così: non sono più tempi per compensi di questo tipo! Che si giustificano solo laddove la carica ricoperta richieda davvero un impegno quasi di tipo lavorativo – cosa che non è per molti dei coinvolti. Ad esempio, questo va ribadito, un gettone di presenza di 600 euro per consigliere per una seduta del Consiglio è un’evidente esagerazione! Spirito di sobrietà e senso civico consentono di ridurre significativamente le indennità, a molti livelli. A ciò si aggiunga l’esigenza di fare un salto di qualità nel processo e nei criteri di nomina. Innanzitutto rinunciando ad intendere la Fondazione come ricompensa di fine carriera per politici esausti o come “riserva di posti” per la compagine politica che amministra questi comuni (oggi è così: vedi). Procedure più aperte e più trasparenti, anche con possibilità di auto-candidature per chi, ovviamente, ha i titoli richiesti (artt. 11-14 dello Statuto) sono il segno del fatto che la Fondazione di Vignola è davvero “una risorsa della comunità”. Come in effetti è in base a storia e statuto.
1) Arte ,attività e beni culturali (da sempre pari al 50 % delle erogazioni )
Ma forse solo 1% per ciò che riguarda il Turismo Culturale se è vero che la Rocca di Vignola è stata chiusa nel mese di Agosto.
Chi glielo spiega ai nuovi Amministratori che l’INDUSTRIA TURISTICA è una delle poche non de-localizzabile e che tutti gli indicatori danno in CRESCITA del 3% all’anno,per i prossimi 5 anni ?
Si è vero, è importante l’industria turistica.
Filiera corta io ho imparata a conoscerla come concetto che funziona a Locarno, tramite mia vecchia compagna universitaria ora coordinatrice di fondazione cultura… che é il principale sponsor per il premio della settimana della critica, nell’ambito del festival del cinema di Locarno (Svizzera).
Oppure a Cognac, circa a 30 km da Barbezieux (città gemellata con Vignola)… Ma anche vendendo paradossalmente un prodotto localista, é possibile la filiera corta perché siamo in questo caso, in ambiti globalizzati… il Cognac Saint Martin lo trovi anche in Giappone…
Funziona bene anche con i formaggi e le “vacche” dell’Auvergne (France), ma a 40 km hanno Michelin, leader di tutto il mondo per i “copertoni”…
Oppure nel nostro Appennino, anche se funziona meglio guarda caso, dove in un borgo di 10 persone hai un prosciuttificio che ti fa un fatturato di 30 milioni di euro all’anno come a Samone… O un caseificio che vende le forme di parmiggiano reggiano anche negli Stati Uniti… In questo caso il pensionato che ha un figlio che studia a Bologna, riesce a vendere bene la legna ai vicini, che ha tagliato nel suo campo.
Quindi detto ciò, bisogna aggiungere un’ulteriore elemento, la fondazione ora forse é proprietà della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, non più della vecchia Cassa di Risparmio di Vignola, quindi parlando anche con piccoli dirigenti della banca, ho avuto la sensazione che le nomine dipenderanno anche dalle pressioni della dirigenza centrale della banca, che non é più a Vignola.
Il bilancio della Fondazione di Vignola di questi anni di presidenza Giovanni Zanasi è a mio parere più che positivo.
Mantenere costanti le erogazioni e consolidare il patrimonio in un periodo come quello appena trascorso e che stiamo ancora purtroppo vivendo è un risultato ottimo, non scontato e di forte impatto positivo per il nostro territorio. Una buona notizia anche per il futuro. Dico una cosa banale se affermo che oggi siamo nel pieno in una crisi economica paragonabile a quelle causate da una guerra, molte aziende sono in difficoltà, tutti noi ne siamo stati in qualche modo toccati. La Fondazione di Vignola ne è passata quasi indenne nei numeri…questo è il dato da sottolineare, ancora di più sapendo la situazione in cui versano altre fondazioni bancarie!
Certo possiamo parlare di “mission”, di maggiore trasparenza (già il fatto che tutte erogazioni vengano pubblicate non è poco) o di compensi da limare (ma non certo scandalosi ed in linea con i risultati ottenuti) ma diamo anche il giusto merito a chi ha saputo con competenza, intelligenza e lavoro ottenere buoni risultati!
Da parte mia posso solo augurarmi che i nuovi vertici possano ottenere e garantire al mio territorio gli stessi risultati ottenuti in questi anni.
Caro Roberto, ritengo di aver dato “il giusto merito a chi ha saputo con competenza, intelligenza e lavoro ottenere buoni risultati”, tant’è che i punti di forza della presidenza Zanasi che tu citi sono tutti ricordati nel mio post. E, vale la pena ribadirlo, sono innanzitutto l’essere riusciti a garantire un’adeguata valorizzazione del patrimonio anche in tempi di turbolenza finanziaria (cosa che non è riuscita a molte fondazioni bancarie) e conseguentemente a stabilizzare le erogazioni (pari a circa 1,7-1,8 milioni di euro l’anno). In secondo luogo ho ricordato il passo in avanti in termini di trasparenza sia nell’erogazione dei contributi (con il meccanismo del “bando” semestrale), sia nella rendicontazione (ogni bilancio d’esercizio è accompagnato da un documento analitico di rendicontazione, il “bilancio di missione”). Possiamo aggiungere la disponibilità all’ascolto con tutte le realtà che ritenevano di presentare progetti alla Fondazione, dunque una facile “accessibilità” – virtù fondamentale per una fondazione “di comunità”, ancora di più quando è radicata in un piccolo territorio come il nostro (ricordo che la Fondazione di Vignola è radicata in primo luogo sul territorio di Vignola, Spilamberto, Savignano e Marano, pur potendo operare, a norma di statuto, su un raggio più ampio, ma comunque delimitato a parte della provincia modenese). Riconosciuto questo, però, vorrei aprire la discussione sugli aspetti da migliorare (quegli ambiti che a mio modo di vedere meritano un’ulteriore, coraggiosa, azione di innovazione). (1) I “compensi da limare” sono tra questi. Io non trovo difendibile pubblicamente un gettone di presenza di 600 euro lordi per una seduta – del Consiglio – equivale a mezzo stipendio mensile di un cococo (a volte anche di più); (2) ho vissuto dall’interno del PD la discussione sulle nomine del 2009 e ribadisco quello che dissi allora: “depoliticizzare”! Evitiamo l’occupazione delle istituzioni (non è proprio un caso, te lo assicuro, se tra i consiglieri con un trascorso politico ci sono solo PD o ex-PD); (3) c’è un tema di valutazione dell’efficacia dei progetti finanziati. Come cittadino vorrei che ogni finanziamento erogato (es. superiore alla soglia di 10.000 euro) venisse anche rendicontato, tanto alla Fondazione (e questo in un qualche modo avviene già oggi), quanto ai cittadini (e questo non avviene). Ciascuno di noi ha perplessità su alcuni dei finanziamenti erogati e per rispetto dei cittadini, i “titolari” veri della Fondazione, è buona norma rendicontare, ovvero dimostrare i benefici che la comunità ha ottenuto dagli interventi sostenuti dalla Fondazione (faccio un esempio banale, limitatissimo, ma chiaro: 8.000 euro dati al comune di Vignola per il progetto “Piedibus” presto abortito; ecco questi sono soldi spesi male). (4) Ma il punto per me decisivo è ripensare la “mission” della Fondazione proprio perché oggi sappiamo benissimo che questa grave crisi economica non sarà superata tanto presto (ci siamo dentro dal 2008 e l’uscita ancora non si vede). Pur erogando somme non eclatanti (1,8 milioni di euro di erogazioni all’anno pone la Fondazione di Vignola tra le fondazioni piccole, in ambito nazionale), non si tratta neppure di risorse ininfluenti. Certo occorre trovare un programma condiviso con gli enti locali e modalità operative efficaci, così da contribuire a costruire l’economia del futuro di questo territorio. Questo sarebbe un programma di lavoro ambizioso e degno di essere perseguito (es. mettendoci il 50% delle erogazioni annue, cosa che, ovviamente, comporterebbe una diversa decisione in merito all’allocazione delle erogazioni – riducendo anche significativamente altri ambiti). (5) Perché le comunità di riferimento non debbono essere coinvolte in una discussione come questa? Perché dunque non introdurre meccanismi di “partecipazione” dei cittadini e delle realtà associative del territorio alla definizione degli orientamenti, della “mission” della Fondazione? Proprio la limitatezza delle comunità di riferimento rende ciò un obiettivo perseguibile.
Chiedo scusa sempre per i miei errori d’ortografia (parmiggiano-parmigiano), che non facevo 10 anni fa in zona tesi di laurea, ma negli ultimi dieci anni, socialnetwork a parte, scrivo solo in francese.
Vorrei dire a Paltrinieri senza entrare in questioni tecniche sulla Fondazione, quantomeno deve essere soddisfatto che oltre me, nel dibattito é entrato un’altro candidato consigliere del 2009, il caro Roberto Boschi.
Insomma la politica é anche confronto socio-culturale.
Comunque é meglio non dire il mio territorio; insomma le reazioni al bar stamattina dopo caffé e pasta non sono state positive… per il mio essere troppo conciliante…
Meglio parlare di “Belgitude”, con Adamo (il grande cantante della “notte” anche a Barbezieux il 1 sett. 2012), fatto baronetto dai reali perché incarna perfettamente i valori belgi, sebbene figlio di minatori siciliani…
Dico ciò perché come “operatore” culturale devo trattare con tutti… in modo gentile, cerco di non farmi mai scappare la pazienza benché sia quasi impossibile, quando si scrive in blog come Amare Vignola, rendiamoci conto che é letto da molti, anche fuori dalle mura del castello…
Comunque traduco é vero il concetto il mio territorio… il mio casomai é un giardino sperando che la mia “padrona” mi tratti bene, e che mi lasci fare una passeggiata fuori dal recinto, e che la mia cuccia non abbia buchi quando piove…
Alla fine con falsi pretesti mi cacciarono fuori Vignola, socialmente parlando per invidia gente di destra, prima dell’Erasmus nel 2001; mi hanno ripreso i signori della sinistra… sebbene vi siano stati screzi; antropologicamente-socialmente parlando del mio territorio, in attesa del nuovo “calciomercato”, io appartengo a chi mi ha parzialmente riabilitato socialmente parlando, quindi al clan Denti.
Chiedo scusa se mi sono allontanato dalla tematica, ma ho dovuto spiegare a chi non é vignolese, il concetto “il mio territorio”, per non vedere musi imbronciati quando prendo il caffé dai cinesi.
Qualcosa si muove. Ed è una buona cosa, anche se oggi non è ancora chiaro il disegno sottostante e le modalità “operative” del nuovo percorso di selezione dei candidati al consiglio della fondazione di Vignola, da parte dei Comuni di Vignola e di Spilamberto (che per statuto sono chiamati a nominare rispettivamente 3 e 2 dei 15 componenti il consiglio). Ieri (7 febbraio 2013) è comparso un piccolo annuncio nel sito web del comune di Vignola (poi ripreso pari pari dalla Gazzetta di Modena di oggi). Dice:
“Nuovo Consiglio Fondazione di Vignola – Annuncio del percorso di selezione dei candidati.
I Sindaci di Vignola e Spilamberto per procedere alla nomina dei 5 componenti di loro competenza in seno al Consiglio della Fondazione di Vignola pubblicheranno a partire dalla prossima settimana un avviso pubblico di richiesta di presentazione di candidature attraverso curriculum al fine di avere un elenco di candidati idonei tra cui scegliere. La procedura di cui è stata data informazione nelle settimane scorse alla Fondazione di Vignola, verterà sulle condizioni richieste dalle normative di settore. La pubblicità dell’avviso avverrà attraverso i siti internet dei due comuni e i giornali locali. Verrà data pubblicità delle candidature pervenute e dell’esito del percorso.”
Non deve sfuggire la singolarità dell’annuncio. Invece di far uscire l’avviso, lo si annuncia per l’imminente futuro. E’ la reazione ad un “ordine del giorno” presentato da Vignola Cambia (protocollato il 5 febbraio) e che sarà posto in discussione nel prossimo consiglio comunale del 12 febbraio, dove si chiede “apertura” e “trasparenza” della procedura di nomina dei componenti il consiglio. Comunque sia, bene. Si va nella giusta direzione. Ma prima di pronunciarsi definitivamente conviene aspettare per conoscere i dettagli, ovvero per leggere l’avviso (quello vero, quello per la raccolta delle candidature). Sappiamo – questa amministrazione ce lo ricorda con continuità – che il diavolo sta nei dettagli.
Sul suo profilo facebook, Roberto Balzani, sindaco di Forlì, scrive oggi a proposito della locale Fondazione di origine bancaria: “Per questo mi è venuta un’idea. Se le Fondazioni, tutte le Fondazioni, a partire dalle nostre, in Romagna, stabilissero volontariamente, senza bisogno di modificare gli attuali statuti, che gettoni ed emolumenti, anche percepiti in consigli di società partecipate, fossero fatti confluire, territorio per territorio, in un fondo a beneficio della popolazione più fragile e bisognosa, piagata dalla disoccupazione, si darebbe all’opinione pubblica un segno enorme. A Forlì, ad esempio, si movimenterebbe una cifra non troppo lontana dal fondo anticrisi stabilito nell’ultimo bilancio comunale. E non v’è dubbio che il ristabilimento della gratuità originaria – ora che l’età delle vacche grasse è davvero finita -, sarebbe salutata come una decisione forte. Degna di una classe dirigente.” Come non condividere! Si tratta di raccogliere l’invito e metterlo in pratica. Ci sarà qualcuno?