Giovedì 24 gennaio. Castelvetro. Nella sala consiliare si tiene il secondo dei cinque incontri dedicati al PSC. Il tema è la mobilità. Con specifica: ciclopedonalità, ferrovia, viabilità tradizionale; il raccordo con le grandi vie di comunicazione. Il copione è lo stesso della volta precedente (sarà questo per tutti gli incontri). Si inizia con la presentazione dei tecnici. Si viene divisi in gruppi per la discussione – moderata da un “facilitatore”. Infine i facilitatori riportano all’assemblea riunita la sintesi delle considerazioni svolte nei gruppi. Dopo il primo incontro ho detto subito che questo “lavoro” risulta inutile ai fini del processo decisionale. Il secondo incontro mi ha confermato in questa convinzione. Eppure per questo “percorso partecipativo” è stata prevista una spesa di 84.700 euro! Davvero dobbiamo buttare soldi in questo modo? E’ quello che succederà. Questa è la mia prognosi.

Andrea Pillon introduce l’incontro sulla sezione “mobilità” del PSC nella sala consiliare di Castelvetro (foto del 24 gennaio 2013)
[1] Non pensate che sia contro la partecipazione! Sono contro la partecipazione “farsa”, ovvero contro la partecipazione ininfluente. Sono per una partecipazione efficace, ovvero che contribuisce davvero a migliorare i processi decisionali. O – detto più correttamente – che alza le chances di migliorare le decisioni che si va ad assumere. Ma perché questo accada ci sono alcuni prerequisiti non banali da soddisfare.
- Tutti i partecipanti debbono avere accesso alle stesse informazioni. Spetterà poi a loro stessi, in base ad interessi ed al tempo a disposizione, decidere quanta usarne (i documenti di piano, già disponibili in bozza da mesi, ma non resi pubblici, constano in diverse centinaia di pagine). Invece così non è. C’è un’evidente (ma non necessaria) asimmetria tra le informazioni di cui dispone un ristretto sottogruppo (amministratori e progettisti) e la massa dei cittadini partecipanti. Non c’è motivo per questo. Basta infatti mettere a disposizione almeno i documenti del “Quadro conoscitivo” e la “Valutazione Ambientale Strategica” (VAS), da tempo a disposizione degli amministratori (che poi li abbiano letti è un’altra cosa). I cittadini interessati potranno in tal modo informarsi meglio per dare un contributo alla discussione “più competente”.
- E’ l’analisi critica che migliora i processi decisionali, andando alla ricerca di ragionamenti fallaci (vedi), ragioni trascurate, dati più puntuali. Ma l’analisi critica presuppone che i cittadini siano fatti partecipare a partire da una presentazione degli orientamenti decisionali assunti dagli amministratori. D’altro canto è una precisa responsabilità delle istituzioni dire ai cittadini: “abbiamo analizzato la situazione e secondo noi le decisioni migliori sono queste, per queste ragioni”. Nulla di tutto ciò, però, avviene negli incontri. Gli orientamenti, le prospettive assunte dal PSC non sono esplicitate. I cittadini sono invitati a parlare, ma non è chiaro in riferimento a quali orientamenti decisionali (e non è chiaro neppure come le considerazioni svolte dai cittadini partecipanti saranno “integrate” nei documenti di piano).
- La definizione dei temi (le domande) è altrettanto importante della ricerca delle soluzioni (le risposte). Detto in modo più sofisticato: il problem setting conta quanto il lavoro di problem solving. Ma in questo percorso di partecipazione i cittadini non possono contribuire a formulare le domande! E gli effetti si sono visti chiarissimamente nel primo incontro, quando, potendo finalmente parlare, molti degli intervenuti hanno contestato la domanda “di quante case avremo bisogno da qui al 2025 nell’Unione Terre di Castelli?” perché presuppone un bisogno di case. E perché, secondo l’impostazione dei progettisti, lega questa domanda a proiezioni demografiche assunte come un “fatto naturale” (e altamente discutibili! – è chiaro che le proiezioni demografiche sono e saranno utilizzate per far passare il messaggio: occorre costruire ancora case! Che questa sia una impostazione “ideologica” è spiegato qui: vedi) e nasconde invece il tema della “sostenibilità ambientale” (è pensabile riprodurre un ambiente salubre e di qualità con questo carico antropico o, addirittura, aumentandolo del 20%?).
- La formazione di orientamenti decisionali è un’impresa collettiva che beneficia della libera interazione dei partecipanti in qualsiasi fase del processo: formulazione delle domande, analisi degli elaborati dei tecnici, ricerca di migliori soluzioni su specifici problemi, ecc. Per questo avrebbe bisogno di “strumenti collaborativi”. Una piattaforma “wiki” su Internet, ad esempio. O procedimenti di “pesatura” e “filtro” degli argomenti (vedi), nel caso di “percorsi” offline. Od un mix di entrambi dosato con intelligenza. Nulla di tutto questo però è previsto nel “percorso partecipativo” del PSC dell’Unione Terre di Castelli! Il sito web predisposto (particolarmente brutto e disfunzionale: vedi) si limita a mettere a disposizione materiali predigeriti e dispone di una form per “messaggi in bottiglia” (che non sono resi pubblici come invece accade in un forum! E non viene neppure detto chi e come prenderà in carico l’eventuale osservazione! Insomma, chi trasmette osservazioni non sa nulla del loro … destino). Mentre la metodologia della conduzione della “partecipazione” (o “ascolto strategico”) enfatizza più del dovuto il ruolo dei “facilitatori” (unici legittimati ad intervenire in plenaria).

I punti di maggior congestione, nell’ora di punta del mattino, sulla rete stradale dell’Unione Terre di Castelli (foto del 24 gennaio 2013)
[2] Dunque si poteva fare meglio. Si doveva. Si doveva organizzare un percorso di partecipazione inclusivo (accesso libero a chiunque sia interessato – altro che iscrizione per poter partecipare ad un incontro pubblico!), pienamente informato (completo accesso alle informazioni disponibili), trasparente (ogni “osservazione” viene pubblicata ed ottiene risposta), collaborativo (con strumenti di facilitazione e sostegno alla collaborazione e scambio argomentativo). E che terminasse con chiare prese di posizione (sui temi meno controversi) o con chiare definizioni delle opzioni in campo. Per fare questo le risorse sono state stanziate con la delibera giunta dell’Unione n.14 del 23 febbraio 2012, che afferma “di ritenere opportuno procedere ad un ampliamento del contratto in oggetto con l’affidamento all’Ati [CAIRE ecc.] di un’ ulteriore fase progettuale di Ascolto strategico e partecipazione, ai fini della migliore definizione del PSC, in conformità ai disposti dell’art.8 della legge regionale 20/2000 come modificata dalla L.R. 6/2009; di dare atto che il Nuovo progetto di partecipazione implicherà necessariamente ricorso ad un’integrazione anche economica del contratto, in considerazione della sua complessità e della prestazione specialistica richiesta; di individuare in via preventiva un limite di spesa a tal fine, in considerazione delle disponibilità di bilancio degli Enti interessati, che sin da ora, può quantificarsi in un importo complessivo non superiore ad € 70.000,00 oltre IVA [ovvero 84.700 euro], da prevedere nel Bilancio 2012” (pdf).

Situazione dell’inquinamento lungo la rete stradale dell’Unione Terre di Castelli (foto del 24 gennaio 2013)
Invece il percorso di “ascolto strategico e partecipazione” risulterà del tutto ininfluente ai fini del processo decisionale (servirà, certo – almeno questo, a diffondere informazioni ai cittadini su una parte dei contenuti del PSC). Si è infatti generato un corto circuito tra mancanza di volontà (dei politici), incapacità e impegno al ribasso (di politici, progettisti, consulenti). E’ stupefacente, ad esempio, che Andrea Pillon ed i consulenti di Avventura Urbana vengano a spacciare per “percorso di partecipazione” 50 interviste e 5 incontri semi-pubblici (sarà interessante verificare a cosa sono destinati gli 84.700 euro previsti dalla delibera). Davvero una proposta di bassa qualità! E che conferma il sospetto verso il business della partecipazione (quella innocua per il committente). E’ stupefacente che i progettisti di CAIRE presentino materiali generalmente non aggiornati, quando la realtà economica, sociale ed ambientale è profondamente cambiata nel corso degli ultimi 5 anni! Non è stupefacente, invece, (ma è ugualmente deplorevole), che gli amministratori locali parlino di “partecipazione dei cittadini”, ma poi si rivelino scarsamente interessati a promuoverla e sprovvisti di quel minimo di competenza necessaria per impostarla in modo efficace. Ma questo già lo sapevamo.
via Libertà…docet!
Anche in questo caso si tratta di una brutto remake di un film già visto tante volte in tante situazioni diverse,ma simili.
Come convitato di Pietra c’è una tradizionale SPECULAZIONE EDILIZIA,di cui i registi conoscono già il nominativo,ma che all’inizio non può essere fatto,come per l’elezione del Papa ,per non bruciarlo.
Allora,si inventa il “percorso partecipativo” della cittadinanza,che può essere realizzato con diverse modalità,ma di cui tutti conoscono già il finale.
A Ferrara,la stessa menata è stata realizzata 2 anni fà,per “decidere ” (Sic!) come riutilizzare gli edifici del Vecchio Ospedale S.Anna in via di svuotamento all’epoca.( trasferimento oggi completato)
vedi http://www.estense.com/?p=57040
Per fortuna nel 2013 tutti i loro piani sono andati a pallino e lo Storico Ospedale S.Anna in Centro, dentro le Mura ,farà la fine delle caserme anch’esse in totale DEGRADO ED ABBANDONO da decenni. Capacità di progettare qualcosa = ZERO