Da 7 Luglio 2011, giorno in cui è stata presentata la domanda di autorizzazione alla costruzione della centrale a biomasse, ad oggi il Comitato No Impianto a biomasse Inalca (vedi) di strada ne ha fatta tanta. E’ passato un anno dalla famosa riunione del 30 novembre a Castelnuovo Rangone, convocata per capire qualcosa del progetto (allora sconosciuto ai cittadini!). Da allora sono cambiati con grande rapidità gli scenari e per questo vale la pena provare a riepilogare cosa è successo. Perché la “lotta” non è ancora finita e serve ancora la mobilitazione di tutti i cittadini interessati a difendere l’ambiente e la propria salute.

Le motivazioni dell’accoglimento parziale (solo il “rendering”) del progetto di Centrale a biomasse Inalca (Il Resto del Carlino, 6 giugno 2012)
Il 22 maggio 2012 la provincia di Modena ha bocciato – stralciato – il progetto di cogenerazione da “grasso” di categoria 1, ma ha permesso ad Inalca Spa di proseguire nella procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) per la prima parte di impianto, il rendering (vedi): macinazione, bollitura, insilamento e trasporto in regione e fuori regione dei due prodotti derivati trasformati: i “ciccioli” (85%) all’inceneritore di Faenza ed i “grassi” (15%) ad Arezzo.
Il 18 giugno 2012 la Provincia approva il rendering per i “materiali” di categoria 1 definendo il materiale in uscita “farine proteiche “ e “grassi animali”. Un mese dopo sul BUR della Regione viene pubblicata l’autorizzazione e l’azienda viene legittimata alla costruzione dell’impianto grazie anche alla variante rapidissimamente adottata dal Comune di Castelvetro, volta a consentire, i primi di giugno, di superare la Legge Galasso che prevede una fascia di rispetto di almeno 150 metri dal fiume Guerro (presso cui è ubicata l’azienda) (per una valutazione critica anche del solo progetto rendering: vedi).
Ma come sempre accade, nel periodo estivo, con i 40 gradi all’ombra e senza piogge, avvengono due modifiche delle norme che sono state i capisaldi del lavoro del Comitato e che hanno riguardato poi la sentenza definitiva di bocciatura della cogenerazione, quando la Provincia afferma che l’impianto non è in linea con le norme europee. L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) con la nota 25825 del luglio 2012 equipara il motore endotermico alla Caldaia a 1.100 °C. Una successiva nota del Ministero della Salute, una paginetta di dieci righe (pdf), cita tale parere dell’ISS, ma di questo parere non si riesce ad avere accesso, anche parlando con i direttori del dipartimento stesso (nel contatto telefonico il direttore del dipartimento afferma che loro si sono interessati solo della BSE o Mucca pazza). La cosa non è di poco conto in quanto quella paginetta era il fulcro del lavoro dei tecnici del Comitato che affermavano giustamente che il motore endotermico non era ammesso nello smaltimento del grasso di categoria 1. L’equiparazione su suolo Italiano vanificava tutto il lavoro effettuato.
Ma non ci si ferma solo a questo! Sempre in estate, il decreto legge n.83 del 22 giugno 2012, poi convertito con modifiche con decreto n.134 del 7 agosto 2012 (pdf) – Governo Monti – inserisce in un articolo di legge la norma per cui i “grassi animali categoria 1” (e ci prova anche con il categoria 2 ma non viene accettato nel testo definitivo) sono sottoprodotti qualora soddisfino la legge 152/06 all’art. 184 bis. La cosa non è di poco conto perché inserisce una modifica della legge sui biocombustibili del marzo 2011, quindi retroattiva, ma appare strana come tecnica legiferativa in quanto i “grassi” categoria 1 non hanno i requisiti per essere classificati sottoprodotti (teniamo presente che la parola successiva a sottoprodotti è fonte rinnovabile, e quella successiva è incentivi alle fonti rinnovabili – sono praticamente collegate fra loro).
- Quindi sono due le norme che vengono modificate nell’estate 2012 (sarà un caso?): l’equiparazione del motore endotermico all’inceneritore e la classificazione del categoria 1 fra i “sottoprodotti” (anziché rifiuti).
A questo punto il Comitato dei cittadini No Impianto a biomasse Inalca presenta alla fine dell’estate ricorso al TAR (Tribunale Amministrativo Regionale), obiettando con varie motivazioni ben argomentate l’insussistenza dell’approvazione da parte della Provincia stessa dell’impianto fino ad ora presentato come composto dal solo rendering.
Il Movimento 5 stelle presenta nel settembre 2012 un’interrogazione (doc) con risposta scritta alla Regione Emilia-Romagna, al Presidente dell’Assemblea Legislativa Matteo Richetti, analizzando punto per punto la sentenza della Conferenza dei Servizi della Provincia di Modena del 18 Giugno.
Questo andamento delle cose fa ben comprendere che le legislazioni in questa materia sono in movimento continuo e perenne – in questo caso però a sfavore dei cittadini ed a favore degli imprenditori “energetici” (se così li vogliamo chiamare).
Il 5 novembre 2012 l’On. Andrea Zanoni, parlamentare europeo (IdV), presenta alla Commissione Ambiente e Sanità dell’Unione Europea a Bruxelles una interrogazione (pdf), sempre con risposta scritta, per comprendere se il decreto legge del governo Monti del 7 agosto ha violato le precise norme europee in materia di biocombustibili. Delle due domande, alla Regione Emilia-Romagna ed a Bruxelles, si attende ancora la risposta.
Ma non è finita. Un’altra azienda, la Citterio di Parma, chiede ad agosto 2012 (notare le date) di utilizzare gli scarti della lavorazione aziendale per fare cogenerazione. In questo caso si tratta di materiali di categoria 3, quindi molto “migliore” al categoria 1 che intende usare Inalca. La Provincia di Parma approva dopo una serie di pareri contrastanti, ma questo progetto mette in luce una difformità di giudizio e finalmente fa esprimere alla Regione Emilia-Romagna un parere (in data 21 settembre 2012: pdf) relativo alla combustione dei tre “sottoprodotti” di origine animale (categoria 1, 2 e 3), cosa che la Regione Lombardia ha già fatto da tempo (riconoscendo che il grasso di categoria 1 è rifiuto a tutti gli effetti). La nota della Regione Emilia-Romagna afferma che vale la risposta del Ministero dell’ambiente del dicembre 2011 alla Provincia di Bergamo, avendo solo il Ministero competenza per problematiche di questo tipo. Come conseguenza la Provincia di Parma (adottando questo parere che la Regione Emilia-Romagna manda a tutte le province sul territorio di competenza e che fa proprio come interpretazione) considera, nel verbale della Conferenza di Servizi, rifiuto il materiale di categoria 3 della Citterio, ma ne autorizza lo smaltimento in cogenerazione. Se fate un parallelismo fra la definizione del categoria 1 (il “peggiore”), ma che la Provincia di Modena autorizza per l’ottenimento di farine proteiche e grassi animali, e la Provincia di Parma (categoria 3, il “migliore”, comunque considerato “rifiuti”) appare evidente che qualcuno sta sbagliando.
Questa diversa interpretazione non è di poco conto perché con i rifiuti non si hanno gli incentivi, ma soprattutto lo smaltimento rifiuti deve essere destinato in luoghi prefissati dai Piani Provinciali Gestione Rifiuti (PPGR), a distanze prefissate dai luoghi abitati. Invece se si parla di prodotti o sottoprodotti le possibilità di impiego aumentano e si può attingere ai finanziamenti pubblici.
Viene anche da chiedersi come mai, con la risposta ministeriale del dicembre 2011, la Provincia di Modena abbia chiesto parere al Ministero a fine gennaio 2012, con una domanda depositata sette mesi prima. Se ad esempio vediamo le tempistiche per progetti analoghi a Bergamo, Cremona, Parma, entro un mese, massimo 40 giorni, le Regioni esprimono parere per inquadrare il materiale da trattare. La data del deposito della richiesta Inalca è l’11 Luglio 2011 e la Provincia di Modena chiede parere al Ministero il 27 Gennaio 2012, sette mesi dopo.

Presentato il ricorso al TAR contro l’autorizzazione all’impianto di “rendering” (Il Resto del Carlino dell’11 ottobre 2012)
Ma non è finita ancora! A Bruxelles il 5 novembre 2012 si insedia una Commissione di Lavoro presso il Servizio Veterinario per analizzare la possibilità di equiparare la combustione dei grassi di tutte le categorie, senza le distinzioni fatte dalla stessa UE solo un anno prima con il Regolamento 749 /2011, con il … motore endotermico (come mai????), motivo di tale scelta è inserire nell’allegato III del Regolamento 142/2011 questa possibilità (qui il testo in bozza: doc). A questo punto ci si chiede come sia possibile fare questo quando il regolamento sanitario è chiarissimo: l’articolo 20 del Regolamento 1069 dice chiaramente che ogni nuova metodica di smaltimento deve essere approvata dall’EFSA (European Food Safety Agency), e l’EFSA non è altro che la struttura scientifica deputata a valutare le varie metodologie (in questo caso di combustione) proprio con lo scopo di fornire un quadro scientifico certo e rassicurante ai cittadini della UE. E alla fine dopo il parere scientifico avviene la bocciatura o la promozione e quindi la esclusione o la inclusione nel Regolamento 142/2011.
Quindi riassumendo sono avvenute tre cose :
- l’ISS e il Ministero della Salute hanno parificato in Italia il motore endotermico alla caldaia (per incenerimento), di fatto autorizzando la combustione del materiale di categoria 1 con tale metodica;
- il Governo Monti con un emendamento inserito in luglio ha classificato il grasso di categoria 1 come sottoprodotto qualora soddisfi il Regolamento 152/06 art. 184 bis;
- la Commissione Servizi Veterinari di Bruxelles sta lavorando ad una bozza per equiparare il motore endotermico ed autorizzarne l’utilizzo in molte situazioni su tutti i sottoprodotti animali di qualunque categoria (chiaramente dovrà sottostare al parere della Commissione ambiente di Bruxelles).
Cercando di analizzare la situazione appare evidente che si sostituisce ad un processo industriale un altro processo industriale con logiche di profitto che nulla hanno a che vedere con il risparmio energetico. In questo caso il profitto è pagato dal pubblico e le conseguenze ambientali ricadono sui cittadini.
Gli studi fatti a Forlì e presentati dal Ministero con il Dipartimento Previeni, dimostrano chiaramente che ormai stiamo mangiando diossina in molti alimenti. In questo caso le contaminazioni sono proprio da inceneritori e lo stesso ISDE (associazione medici per l’ambiente) che insieme al Ministero e all’Ordine dei Medici di Forlì ha promosso tale studio (pdf), afferma chiaramente nelle conclusioni che la presenza di diossina (ed in particolare l’octadiossina), indica la contaminazione come derivata dalle combustioni di inceneritori e biomasse affermando la illogicità di scelte combustive in una Regione definita una delle più inquinate del pianeta. Lo studio MonitER ha messo in relazione i parti prematuri con la vicinanza agli inceneritori. Lo studio realizzato nell’ambito del Progetto Sentieri (pdf) ha evidenziato i Comuni di Castellarano, Castelvetro, Sassuolo, Scandiano, come siti da bonificare in Emilia-Romagna per la elevata e dimostrata correlazione fra malattie circolatorie, asmatiche, ipertensive e formazioni tumorali con l’ambiente inquinato da metalli pesanti e nano particelle.
- L’amara conclusione è quella che, con il Decreto Monti del 7 agosto e con il parere dell’ISS di luglio 2012, siamo stati precursori di una modifica legislativa che sta ora avvenendo in Europa, ma possiamo affermare che tale equiparazione sia un bene?

Pistoni di motore endotermico. Con un motore del genere si vorrebbe trattare materiali di categoria 1
Lo scenario che si prospetta dal documento allegato, se venisse approvato anche dalla Commissione Ambiente di Bruxelles, sarebbe quello di poter usare dei pistoni, solitamente di tipo navale (a 700 giri/minuto), per smaltire rifiuti pretrattati, di qualsiasi categoria (1,2 o 3), quindi anche cani, gatti, cammelli, materiali sequestrati pericolosi per la salute ecc., sotto il controllo del proprietario che redige la documentazione, che richiede il controllo/anno, anche a fianco di allevamenti (come sia possibile pensare ad un allevamento con a fianco la coclea per macinare e a fianco ancora i motori per bruciare i grassi, diventa difficile immaginarlo).
I pistoni della cogenerazione hanno fatto pensare che ogni cosa prodotta diventa fonte di reddito (spesso con incentivazione pubblica, cioè pagata da noi cittadini) e quindi stiamo correndo il rischio di vederli diffondersi nelle nostre campagne già martoriate da questo inquinamento (nelle quali abbiamo dovuto impedire nelle zone di tutela del Parmigiano che il Biogas prendesse piede proprio per l’inquinamento batterico che esso produce con i fanghi). Ora dobbiamo porre un altro argine in maniera forte e decisa a questa possibilità di trovarci camini che fioriscono senza controllo incenerendo carcasse animali (la nota di Bruxelles cita anche il fatto che se una carcassa non è bruciata abbastanza è possibile fare il secondo giro di cottura).
- In sostanza il governo Monti, governo tecnico chiamato a dirimere e risolvere molteplici problemi, inserisce una profonda contraddizione legislativa in una legge da lui stesso formulata ed approvata trasversalmente (il decreto n.134 del 7 agosto 2012).
In questo quadro preoccupante di inquinamento diffuso, di mancanza di soldi per bonificare, di dipartimenti sanitari del Ministero creati per comprendere quanta diossina sia presente sul suolo italiano, di maxi studi epidemiologici costati una fortuna su tutto il territorio, legiferare inserendo i rifiuti “grassi” di categoria 1 nei sottoprodotti (qualora soddisfino …) destinandoli all’incenerimento e chiedendo ai posteri la certificazione del tumore da diossina (impossibile da verificarsi) appare incomprensibile.
In un momento nel quale si parla di recupero, riutilizzo dei materiali, porta a porta … In cui abbiamo l’esempio dell’ILVA come specchio del rapporto istituzioni/privato/ambiente, il nostro governo tecnico inserisce il macinato di carcasse animali di tutti i tipi nei sottoprodotti destinati al recupero energetico a mezzo combustione.
Per ultimo, ma di non poco conto, occorre considerare che il mercato dell’incenerimento non porta lavoro e occupazione, ma al contrario prende dai cittadini il contributo alle fonti rinnovabili e lo gira agli imprenditori che hanno il solo scopo di trarne profitto economico, l’unico aspetto economico rilevante sarà certamente quello delle aziende ospedaliere che vedranno lievitare il loro fatturato per l’aumento progressivo delle patologie respiratorie, ipertensive o cancerogene.
Resta l’amara conclusione di una illusione nutrita riguardo all’Europa: che potesse essere qualcosa di diverso dalla nostra martoriata terra – ricordiamo, ad esempio, la velocità con la quale l’Unione Europea risponde a qualsiasi cittadino -, ma questa scelta di lavorare proprio a Bruxelles sul motore endotermico (ricordiamo che è solo una bozza e potrà essere cestinata), in un momento nel quale il consumo e la stessa produzione di carne si sta riducendo e molti giovani diventano vegetariani, mette sotto una luce diversa la commissione veterinaria 7015/2012.
Roberto Monfredini