L’evento non è di quelli che possono passare inosservati. Sei comitati di cittadini, di quelli sorti per difendere il territorio, l’ambiente, la salute, e distribuiti nella porzione di territorio tra via Emilia e colline, in provincia di Modena e di Bologna, si trovano per riflettere sulla loro esperienza e per mettere a punto una strategia comune. “I cittadini son desti. I comitati protagonisti del cambiamento” – questo il titolo dell’incontro che si terrà venerdì 23 novembre, ore 20.30, al Teatro La Venere di Savignano sul Panaro. Tutti i cittadini, ovviamente, sono invitati a partecipare.
[1] Sei diversi comitati. Diversi per il modo in cui sono sorti, per gli obiettivi che perseguono, per storia, per esiti della loro lotta. Ma accomunati dal confrontarsi con enti locali (amministrazioni comunali e/o provinciali) nell’ambito di procedure di pianificazione o di autorizzazione. Piano cave, impianti a biomasse, impianti di realizzazione di bitume – ovvero interventi di minaccia del territorio e della sua qualità ambientale. Si tratta di:
- Comitato No inceneritore di San Dalmazio (vedi), nel comune di Serramazzoni;
- Comitato San Cesario Soccorso al territorio (vedi);
- Comitato Tutela territorio Savignano (vedi);
- Comitato Piumazzese No alle Cave (vedi);
- Comitato No impianto a biomasse Inalca (vedi) a Castelvetro (ma anche Spilamberto e Castelnuovo);
- Comitato Bazzanese Ambiente Salute (vedi).
Se gli obiettivi sono in parte diversi, simile è invece l’esperienza condotta con i sistemi politico-amministrativi locali (oltre alle funzioni svolte in questi processi decisionali: vedi). Il rapporto con le istituzioni pubbliche, quelle a cui la legge pone in capo la responsabilità di definire obiettivi territoriali ed ambientali, valutare progetti sottoposti da privati (es. per la produzione di energia da fonti rinnovabili), rilasciare o negare le corrispondenti autorizzazioni ha caratteristiche ampiamente sovrapponibili. E’ il rapporto con il cosiddetto “muro di gomma”. Un mix di opacità, disattenzione, schivamento, manipolazione. Quello che i “tecnici” più raffinati chiamano crisis management. Anche questo “comportamento” delle istituzioni contribuisce ad innescare la mobilitazione. Lo affermano, ad esempio, Michele Roccato e Terri Mannarini, nel libro Non nel mio giardino. Prendere sul serio i movimenti Nimby, Il Mulino, Bologna, 2012 (vedi), a pag. 54: “il vissuto d’ingiustizia [delle comunità che protestano] si alimenta ulteriormente se le parti hanno l’impressione di essere poco rispettate e percepiscono che chi ha il potere di decidere è inaffidabile o incompetente, non fornisce tutte le informazioni o le spiegazioni necessarie, non è neutrale” (p.54). Quanti di questi comitati hanno fatto questa esperienza del rapporto con le istituzioni pubbliche?

Cittadini che protestano contro il progetto di ricerca di giacimenti di gas metano sull’Appennino modenese e bolognese da parte della Hunt Oil (foto del 19 maggio 2011)
[2] Ma il tema vero dell’incontro è un altro. Nessuna intenzione di “parlarsi addosso”. Ma, invece, tanta voglia di riflettere sulle diverse esperienze, sugli aspetti più o meno comuni e soprattutto sulle strategie da mettere in atto su un livello superiore rispetto al singolo caso. Perché non c’è dubbio che questi comitati sono diventati degli “esperti” di diritti di accesso all’informazione, di trasparenza (o più spesso di opacità amministrativa), di modalità partecipative (e manipolative), di contenzioso portato avanti fino al ricorso al giudice amministrativo (o oltre). Ora si tratta di mettere in comune questa expertise e di tradurla in richieste di innovazione della prassi delle amministrazioni locali (e magari di leggi regionali o nazionali). Amministrazioni che invece in tema di “trasparenza” e di “partecipazione” si muovono con grande ambiguità e lentezza (per una riflessione sulla trasparenza in ambito locale: vedi, per una riflessione sulla partecipazione: vedi). Oggi i Comitati vogliono fare un salto di qualità. Andare oltre una logica semplicemente “reattiva” e di “resistenza”. Vogliono, invece, avanzare proposte per cambiare le regole del gioco dell’informazione, della trasparenza, della partecipazione. Qualcosa di nuovo sta nascendo. I Comitati intendono porsi come una sorta di “avanguardia”, spingendo per una effettiva esigibilità dei diritti di informazione e di partecipazione dei cittadini. Chiedendo dunque alle amministrazioni locali ed alle forze politiche di ridisegnare gli equilibri del potere, assegnando un potere maggiore ai cittadini (empowerment) ovvero mettendo in campo un esercizio di “immaginazione” e poi di “ingegneria istituzionale” per rendere un po’ meno fittizio il concetto di “sovranità popolare”. Venerdì 23 novembre si inizia. Percorso difficile e dall’esito nient’affatto scontato. Ma la determinazione a fare sul serio c’è tutta. Non mancate, dunque. Ci vediamo alla Venere!
PS L’iniziativa è svolta con il sostegno di Legambiente e Italia Nostra. Si avvale inoltre della collaborazione del Movimento 5 Stelle di Castelvetro. Qui la locandina della serata (pdf).