“Il mio sogno è di riuscire a creare ‘La Casa della Poesia’, un contenitore permanente che possa ospitare un poeta per il fine settimana e progettare iniziative per tutto l’anno. Un luogo dove il poeta abbia la possibilità di lasciare un suo componimento; un centro poetico di riferimento per tutte le scuole … Qualcosa di vivo che ‘esploda’ con il festival” – così Daria Denti, sindaco di Vignola, nel commentare l’avvio dell’VIIIa edizione del PoesiaFestival, sulla Gazzetta di Modena di oggi, 27 settembre (p.27). Per una volta sono del tutto d’accordo con il sindaco di Vignola. Anche perché è una proposta già avanzata su AmareVignola il 30 novembre 2008 (è il punto 4 di questo post: vedi) e poi ribadita di nuovo il 16 aprile 2011 (vedi). Non è certo un’idea originale, ma la semplice riproposizione di una impostazione che altrove funziona, basata sul “circolo virtuoso” tra evento (l’attuale festival) e struttura (una sede dedicata alla poesia, che magari un giorno ci sarà), così da consentire di svolgere con continuità un’attività culturale. Nulla di male se un sindaco se ne appropria dimenticandosi di citare la fonte. Le idee è bene che vadano in circolo e che siano “rubate” (meglio se quando sono buone). Però …
[1] Sognare è lecito. In un certo senso è “doveroso” per chi fa politica o amministra una città guardare lontano, immaginarsi il futuro, elaborare una “visione” e poi perseguirla. Ma se uno fa l’amministratore pubblico (il sindaco o il presidente di un’Unione di comuni, come in questo caso) è bene accompagnare il “sogno” a qualche atto concreto. A qualche “fatto”, come suggerisce il mitico assessore alle varie ed eventuali Palmiro Cangini. Insomma, “fatti, non p…arole” sarebbe una buona regola. Invece anche se mi sforzo non mi viene in mente un solo atto compiuto da Daria Denti in questi primi tre anni (e un po’) di legislatura che possa far pensare ad un impegno per realizzare una “casa della poesia” sul territorio dell’Unione Terre di Castelli. Perché una cosa deve essere chiara. Oggi non ci sono più le risorse per mantenere una rete diffusa di micro-musei (scarsamente visitati perché di scarso “contenuto” e scarso appeal) o di micro-luoghi della cultura. Detto in modo brutale, è finito il tempo in cui gli assessori alla cultura si inventavano degli assurdi musei come il Museo dell’assurdo-MUSA (vedi). Visto che due o tre anni dopo l’inaugurazione questi diventano dei luoghi deserti, incapaci di quella continuità (e cumulabilità) d’investimento che oggi necessita per un “museo” di qualità (vedi). Luoghi che sanno di vecchio e di polvere.
Per fare un’operazione di qualità occorre selettività: occorre dire qualche “no”, ovvero lasciare cadere altri progetti, per focalizzare gli investimenti, meglio se di più comuni, su un numero limitato di iniziative. In un certo senso questo è il PoesiaFestival (che ha in effetti un budget di 200.000 euro, anche se in misura significativa garantito da sponsor). Ed un’operazione analoga andrebbe realizzata in merito ai luoghi della cultura di questo territorio (unitamente alla Fondazione di Vignola). Un discorso, però, che nessun amministratore ha avuto il coraggio di mettere in agenda. Ed in effetti, dunque, non è stato fatto, come testimonia la vicenda del PSC, impostato senza aver prima condiviso una visione strategica sulle “funzioni” da valorizzare (e da insediare o potenziare nel territorio) e sulla loro allocazione (vedi). Invece se si ha l’ambizione di creare un luogo significativo della cultura legato alla poesia (o una rete di luoghi, distribuiti su più comuni, ma governati unitariamente) occorre innanzitutto intavolare una bella discussione “strategica” tra gli amministratori dei comuni dell’Unione (e le comunità locali), arrivando a scegliere (vedi). Altrimenti il “sogno” della “casa della poesia” resterà una boutade per conquistare una colonna in più su un giornale, ma senza alcun seguito. Ed è facile pronosticare che le cose andranno esattamente così. D’altro canto ha forse avuto un seguito l’analoga boutade di un “museo all’aperto in centro storico” o di un “parco dei miti” fatta da Daria Denti quando era assessore alla cultura, nel 2005 (pdf)? Date retta a me. Non se ne farà nulla. Purtroppo.
[2] In attesa dei mattoni e del cemento per la “casa della poesia” (che certo non arriveranno con questa amministrazione) la casa della poesia la si potrebbe realizzare “diffusa”, utilizzando le strutture ed i luoghi della cultura già esistenti. In primo luogo le biblioteche. Che già oggi, per fortuna, offrono un discreto concentrato di testi di poesie, oltre a competenze di “promozione” e bibliografiche. E magari, volendo, mettendo in rete pure le ottime librerie locali. E pure i teatri, piccoli e grandi, presenti sul territorio. Ed i luoghi dell’ospitalità e dell’accoglienza, al coperto ed all’aperto, le piazze ed i monumenti (d’altro canto Castelnuovo Rangone ha già fatto molto di ciò). Insomma, un network di risorse, attori, luoghi già oggi presenti, ma necessitanti di organizzazione e coordinamento. Per fare questo si poteva partire ieri. Anzi, si doveva partire ieri. Ma questi sono fatti, non p…arole. Invece gli amministratori di questo territorio in tre anni sono riusciti a pensare, in merito al progetto del “museo diffuso”, solo un concorso per il logo ed un corso di formazione per operatori e volontari (vedi). Tralasciando una discussione vera di livello “strategico” e la conseguente, necessaria, azione “organizzativa” (vedi). Nulla da fare. Toccherà confidare nel quarto anno, dopo che i primi tre sono passati invano. Intanto, però, una poesia per “il presidente” è già stata individuata (vedi) ed una anche per il “sindaco” (vedi). Suggerisco di partire almeno da qui.