Doppio stress per la sanità modenese. Chiamata a “reggere” da un lato il taglio dei finanziamenti disposti con il decreto legge n.95/2012, cosiddetto decreto “spending review” (stimati dall’assessore regionale Lusenti in 65 milioni di euro in meno a livello regionale nel 2012, ma in 2 miliardi di euro in meno nel 2013), dall’altro gli effetti del sisma del 20 e 29 maggio e le conseguenti esigenze di nuovi investimenti per rimettere in funzione le strutture rese inagibili dal terremoto. Tempi di “riorganizzazione” ed anche di “razionalizzazioni”, dopo l’approvazione di un Piano Attuativo Locale (PAL) i cui effetti su Vignola e territori circostanti nessuno si è preso la briga di illustrare ai cittadini (e la delega alla “governance socio-sanitaria” sta in capo al sindaco Daria Denti). In effetti il PAL ha provveduto a “classificare” gli ospedali, gerarchizzandoli: mentre Policlinico e Baggiovara sono “hub” provinciali (il livello più importante), Carpi e Sassuolo sono “ospedali di area” (secondo livello), Mirandola, Pavullo, Vignola e Castelfranco sono invece “ospedali di prossimità” (terzo livello). Cosa comporta questo? E cosa succede ai servizi sanitari “territoriali”? Iniziamo con il porre alcune domande.
[1] Un primo punto di partenza per capire cosa succede sono i documenti ufficiali di rendicontazione. Tra questi il bilancio di missione redatto annualmente dall’Azienda USL di Modena, come per tutte le aziende sanitarie pubbliche della regione (vedi). Da un estratto del Bilancio di missione 2011 apprendiamo che nel 2011 sono diminuiti i posti letto presso l’ospedale di Vignola: erano 126 al 31 dicembre 2010, sono divenuti 116 al 31 dicembre 2011. Il taglio di 10 posti letto riguarda i posti letto per “acuti” (passati da 90 ad 80). Sono stabili invece i posti letto in day hospital/day surgery (15) e per lungodegenza e riabilitazione estensiva (21). I posti letto di lungodegenza dovrebbero essere incrementati (+9), ma al momento siamo in attesa. Con i suoi 116 posti letto l’ospedale di Vignola contribuisce per il 4% circa all’intera offerta ospedaliera provinciale (Azienda USL + Policlinico + Privati accreditati). Il distretto di Vignola, invece, dal punto di vista della popolazione residente pesa per più dell’11% della popolazione provinciale. Inoltre già entro il 2012 il taglio dei posti letto deciso con la “spending review” del Governo Monti (D.Lgs. n.95/2012), con obiettivo un numero medio di posti letto pari a 3,7 per ogni 1.000 abitanti, farà sentire i propri effetti sulla rete ospedaliera modenese. Cosa succederà all’ospedale di Vignola?

Numero dimessi dall’ospedale di Vignola distinti per le principali categorie di ricovero (anni 2008-2011)
[2] Il grafico rappresenta l’andamento del numero di dimissioni (o ricoveri) per le principali categorie: ricovero ordinario, day hospital/day surgery, lungodegenza e rabilitazione estensiva. Nel 2011 sono state complessivamente 4.691. Il dato caratteristico di questi anni non è tanto la progressiva (ma limitata) diminuzione dei ricoveri ordinari (erano 3.335 nel 2008, sono stati 3.173 nel 2011). Sappiamo infatti che è in atto una riduzione del tasso di ospedalizzazione e che pure la “spending review” comporterà anche da noi una riduzione del numero dei posti letto (che in provincia di Modena sono circa 4 ogni 1.000 abitanti, mentre l’obiettivo ministeriale è di 3,7 posti letto ogni 1.000 abitanti). Inoltre è opportuno trattare la casistica più complessa negli ospedali di maggiori dimensioni (Baggiovara e Policlinico, da noi), meglio attrezzati organizzativamente, professionalmente e tecnologicamente. Ciò che colpisce, invece, è la mancata crescita dei ricoveri in day hospital/day surgery! Erano 1.130 nel 2008, sono 1.170 quattro anni dopo, nel 2011 (ma dopo esser stati 1.210 nel 2010). Questi dovrebbero crescere in modo significativo, proprio in rispondenza alla “missione” di “ospedale di prossimità” dell’ospedale di Vignola! Se non cresce l’attività di day hospital e day surgery (es. oculistica, urologia, ginecologia, ORL) si infligge un danno, in termini di “mancati servizi”, ai cittadini di questo territorio. Perché dunque succede questo?
[3] Da tempo il pronto soccorso è uno dei nodi critici della sanità. Le direzioni delle aziende sanitarie si lamentano perché viene usato impropriamente (troppi “codici bianchi”!), ma dal punto di vista dei cittadini ciò avviene perché mancano servizi alternativi di qualità ed ugualmente accessibili! In effetti questo “gioco delle parti” è andato in scena anche nella presentazione del “percorso” nuovo-PAL avvenuta a Vignola l’1 luglio 2010 (vedi). Se da tempo si va ripetendo che occorre sviluppare la “medicina di gruppo” e ripensare la “continuità assistenziale” (la vecchia “guardia medica”, anello debole del sistema) è altrettanto vero che i progressi avvengono lentissimamente, da noi forse più che altrove. I dati aziendali evidenziano una diminuzione degli accessi al pronto soccorso di Vignola (da 23.995 nel 2008 a 22.740 nel 2011: -5,2%), ma diversamente da quanto ritiene il report, non sarei così sicuro che tale andamento evidenzi un progresso, ovvero un miglioramento dell’appropriatezza! E mi sembra un pio desiderio quello di collegare la riduzione degli accessi di PS alla crescita delle “medicine di gruppo” (che riguarda, però, solo il territorio di Castelvetro e Castelnuovo). Personalmente conosco diverse persone che, sempre più spesso, scelgono di evitare il pronto soccorso di Vignola, puntando direttamente a quello del Policlinico (ancor più se per esigenze pediatriche)! Sono certamente solo “impressioni”, ma un’analisi mirata sull’utilizzo o meno del pronto soccorso di Vignola (e sul grado di soddisfazione) e degli altri ospedali “periferici” forse offrirebbe qualche sorpresa. Ugualmente “anomali” sono i dati di utilizzo del servizio di “continuità assistenziale”, nel passaggio tra 2010 e 2011. In particolare per il nucleo con sede a Vignola (a servizio di Vignola, Savignano e Marano) i dati registrano un ribaltamento delle “modalità di accesso”: 5.951 visite ambulatoriali e 2.344 consulti telefonici nel 2010, nel 2011 diventano 2.711 visite ambulatoriali e 6.693 consulti telefonici (che non sono esattamente la stessa cosa che “visite”). Cosa succede? Il report aziendale non lo spiega.
[4] Da tempo Vignola è in attesa di un intervento di riqualificazione dei servizi per l’accesso alla sanità (es. sede CUP) e dei servizi di medicina di base (medicina di gruppo tra “medici di famiglia”). IL PAL, tra l’altro, prospetta anche a Vignola la realizzazione di una “casa della salute” (di cosa si tratta? Vedi il documento regionale: pdf), la nuova soluzione logistico-organizzativa per tali servizi, ovvero un unico contenitore per un pacchetto minimo di servizi “di base” (medicina di gruppo, continuità assistenziale, ambulatori di medicina specialistica, ecc.). In altre realtà, fuori provincia, queste non sono più da tempo solo parole. In provincia di Parma e Piacenza le case della salute sono già da qualche anno una realtà (vedi). Da noi, invece, nulla si muove! Perché in effetti il primo requisito è di tipo “infrastrutturale”. Già l’amministrazione Adani aveva individuato nell’area dell’ex-distributore IP di fronte al campo sportivo di Vignola, tra via A.Plessi e via Modenese in prossimità dell’ospedale, l’area per collocare, con adeguati spazi, questi servizi. L’amministrazione Denti in questi tre anni è stata incapace di ottenere l’avvio dei lavori dalla proprietà (privata). Il progetto è stato abbandonato? Si opta su soluzioni “di ripiego”? Non è dato sapere. Intanto l’Azienda USL progetta di spostare la sede CUP all’interno della sede ospedaliera, progetto di cui i cittadini vignolesi non sanno nulla. E intanto un’area di degrado rimane oggi incuneata nel tessuto urbano di Vignola.

L’area dell’ex-distributore IP presso l’ospedale di Vignola. Dal 2009 è prevista qui la localizzazione di edifici destinati a funzioni sanitarie. Ad oggi è ancora così (foto del 9 giugno 2012)
[5] E per quanto riguarda i servizi territoriali? Qui alcuni dati colpiscono. In primo luogo il forte incremento degli utenti nel triennio. I casi in carico del Servizio di Neuropsichiatria infanzia e adolescenza passano da 539 del 2009 a 746 del 2011 (+38,4%). I pazienti in carico del Centro di Salute Mentale passano da 814 del 2008 a 1.015 del 2011 (+24,7%). I pazienti del Servizio di Psicologia clinica passano da 579 del 2009 a 681 del 2011 (+17,6%). Epperò il personale dipendente dei servizi territoriali del Distretto di Vignola non aumenta, nel triennio, di alcuna unità. Erano 228 nel 2009 e sono ancora 228 nel 2011. Cosa significa questo? Un peggioramento delle condizioni di lavoro? Un peggioramento della qualità dell’assistenza (causata da overload)? Un aumento dei tempi di attesa per l’accesso alle prestazioni? In effetti mi segnalano che per l’intervento di un logopedista nel caso di un alunno con difficoltà i tempi non sono affatto brevi!

Si evidenziano esigenze di manutenzione nel nuovo ospedale inaugurato solo da qualche anno (foto del 9 giugno 2012)
[6] Trasparenza, trasparenza, trasparenza! Occorre più trasparenza sui dati di attività, sulla performance, sui tempi di attesa. L’amministrazione comunale di Vignola, nonostante abbia addirittura un assessore alla “trasparenza della Pubblica Amministrazione” (vedi), è un esempio di opacità (vedi). Dunque non c’è pericolo che abbia motivazioni e capacità per spingere gli altri enti pubblici, erogatori di servizi di grande rilevanza per i cittadini, a compiere passi significativi per rendere trasparente lo stato dei servizi e l’impiego di risorse pubbliche. E invece il tema è assolutamente importante proprio nei periodi di “riorganizzazione” e “razionalizzazione” (leggi nuovo PAL, spending review, gestione del post-terremoto) perché è in queste fasi che prende corpo la “redistribuzione” di funzioni e servizi. Il rischio, cioè, è che gli interventi di “riorganizzazione” non dispieghino i loro effetti in modo omogeneo su tutto il territorio provinciale (o comunque non avvengano secondo un disegno condiviso dai cittadini). Per questo sarebbe importante conoscere con precisione e puntualità lo stato della sanità nel Distretto di Vignola ed i suoi progetti futuri. Appunto: solo tagli o anche nuovi servizi?
Molto interessante questo articolo, soprattutto quando si parla alla fine di trasparenza.
La pubblicazione dei dati rientra nel cosiddetto ambito Open Data, che sta portando grandi innovazione nel mondo.
Una promozione tra i cittadini degli obiettivi e dei vantaggi di una struttura pubblica Open Data manca ancora.
Ciao Alfonso, hai assolutamente ragione. Riporto quanto scritto nel volume Non ci resta che crescere, curato da Tommaso Nannicini (Università Bocconi Editore, Milano, 2011), proprio nel saggio introduttivo di Nannicini, che propone come una delle cose urgenti da fare per modernizzare la nostra pubblica amministrazione (e per prendere sul serio i diritti dei cittadini a … non essere trattati come sudditi): “approvare una legge per l’accesso alle informazioni, sul modello del Freedom of Information Act statunitense, che obblighi la pubblica amministrazione a mettere a disposizione del cittadino, in maniera semplice e possibilmente in formato elettronico, qualunque informazione in suo possesso, salvo le doverose eccezioni per privacy e sicurezza. Gettare uno squarcio di luce sul settore pubblico sarebbe un primo modo per favorire il controllo sul suo operato e restringerne i margini di discrezionalità.” (pp.18-19). Nannicini enfatizza l’aspetto del controllo, ma ugualmente importante è quello dell’informazione e della partecipazione. Ovvero dare informazioni affinché i cittadini abbiano le conoscenze necessarie ad una “partecipazione informata”. Ricordo che il tema è stato fatto proprio da Matteo Renzi, che ha citato più volte il provcvedimento americano (ed ha applicato una filosofia simile nel comune di Firenze). Ma a Vignola e nell’Unione Terre di Castelli siamo ancora indietro anni luce! Basta guardare – chi volesse una conferma – a come è organizzato l’albo pretorio online! Il messaggio è chiaro: meno guardate, meglio è. Infatti non c’é nulla di meno “user friendly”!