
La nuova traversa in alveo in corso di realizzazione (foto del 2 aprile 2010)
Nell’estate 2009 prendeva il via il cantiere per la realizzazione della nuova traversa in alveo nel fiume Panaro, a valle del ponte della ferrovia, a Vignola, dopo che la precedente era miseramente crollata nell’autunno del 2005, prima ancora di essere ultimata (vedi)! “Ripristino della briglia fluviale sul fiume Panaro in località Casella con realizzazione di una centrale idroelettrica – Atto di determina dirigenziale n. 007195 del 20-06-2008 – Regione Emilia-Romagna” – così recitava il cartello apposto sul cantiere. Nell’estate del 2011 i lavori sono terminati. La briglia è stata completata senza inconvenienti (è stato interessante seguire il modo in cui è avvenuta la fase realizzativa più delicata, quella dell’inverno 2010, in cui il cantiere doveva convivere con il fiume in piena) e la centrale idroelettrica è ora in funzione. La slideshow consente di ripercorrere la realizzazione dell’opera, a partire dal crollo della “nuova” traversa nel novembre 2005, sino a marzo 2012 (qui su flickr).

La traversa in alveo terminata (foto del 24 luglio 2011)
[1] Committente dei lavori era la società Centro Elettrica Spa di Salò (BS) – vedi – che aveva fatto richiesta alla Regione per la realizzazione di una centrale idroelettrica di 1MW di potenza (produzione stimata media annua: 3,10 GWh) (vedi). La spesa complessiva per la briglia era allora stimata pari a 1 milione di euro (di cui 600mila a carico di AIPO e 400mila a carico della società che rientrava dell’investimento grazie alla vendita dell’energia elettrica prodotta). Con questa realizzazione si aggiunge un ulteriore tassello alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. E questo è un bene. Occorre tuttavia considerare che la fisionomia del fiume Panaro è in questi anni completamente cambiata. Il crollo della precedente traversa, avvenuto per la prima volta nel 1998 e poi di nuovo, ad opera non ancora ultimata, nel novembre 2005 (vedi) ha determinato una profonda erosione del fiume, con abbassamento del letto fluviale di almeno 5 o 6 metri rispetto alla situazione precedente. Il fiume, dunque, ha abbandonato il letto ghiaioso ed ha scavato lo strato sottostante di argille, creandosi un canalone che abbassava ed allontanava l’acqua corrente dagli antichi argini, in larga parte sottraendone lo sguardo a chi li percorreva. La realizzazione della nuova traversa ha di nuovo mutato drasticamente la situazione. Con quota di sfioro a 94,3 m sul livello del mare e salto netto di 7,60 metri (sono dati che ottengo dal progetto) oggi il tratto di fiume a monte della briglia si configura come un lungo e profondo bacino artificiale (dove l’acqua raggiunge profondità di parecchi metri).

Il fiume Panaro come bacino artificiale, creato dalla nuova traversa in alveo, visto dal ponte della ferrovia (foto del 31 marzo 2012)
[2] Occorre anche evidenziare lo scarto tra questa nuova realizzazione e quanto prevede lo studio relativo al “Contratto di fiume” (vedi), deliberato dal consiglio comunale di Vignola (atto n. 62 del 28 settembre 2010) e che tuttora è in attesa di una implementazione (che temiamo non avverrà mai). La Relazione finale predisposta dai progettisti dell’Università di Firenze propone 7 azioni per realizzare la “riqualificazione”, una delle quali (obiettivo 3) riguarda il “ripristino della continuità longitudinale” (parte II, pp. 237-246). Con questa espressione ci si riferisce all’eliminazione di quegli “ostacoli” lungo l’asta fluviale che impediscono le migrazioni riproduttive della fauna ittica. E le briglie sono proprio il principale ostacolo che andrebbe eliminato (o perlomeno “aggirato”). Facciamo parlare la Relazione: “Oggigiorno queste briglie vengono utilizzate anche per la costruzione di piccole centraline idroelettriche che oltre a richiedere spesso una maggior artificializzazione dell’alveo rendono “intoccabile” la briglia anche quando in piani di riqualificazione fluviale si renda necessario rimuoverla nel caso non venisse considerata un opera necessaria. Inoltre viene negata la possibilità di apportare delle modifiche all’opera di sbarramento volte a migliorare l’assetto fluviale. Dal 2004 c’è un grande ritorno dell’idroelettrico in Italia. La spinta maggiore la da, con la privatizzazione, il protocollo di Kyoto che finanzia gli impianti ad energia rinnovabile con l’obiettivo dichiarato di limitare l’inquinamento e l’effetto serra. Tuttavia sarebbe una pianificazione miope e poco efficace quella che per risolvere un problema ne crea un altro altrettanto grave. Infatti noi ci auspichiamo un utilizzo delle forze idriche sostenibile e rispettoso dell’ecosistema fluviale e in particolare del patrimonio ittico. Per fare ciò occorre necessariamente eliminare gli ostacoli ai movimenti degli organismi o aggirarli.” (p.237) Se il “Contratto di fiume” del medio fiume Panaro auspica per il futuro il “ripristino della continuità longitudinale”, occorre però constatare che negli ultimi decenni è proseguita l’opera di “segmentazione” del fiume Panaro e le traverse in alveo sono state mantenute o ripristinate (quando danneggiate o crollate) indipendentemente dalla loro utilità rispetto al “funzionamento” del fiume. Ed allo stesso tempo quasi ogni briglia è stata dotata di centrale idroelettrica che se, da un lato, contribuisce a soddisfare il fabbisogno energetico del paese tramite fonti rinnovabili, dall’altro irrigidisce la “struttura” delle opere artificiali lungo il corso del fiume. Basteranno “bypass naturali” (la costruzione di corsi d’acqua d’aggiramento) o “scale di risalita dei pesci”? In effetti la nuova traversa a valle del ponte della ferrovia è dotata di una scala di risalita dei pesci (si vede in alcune delle foto). Funzionerà?

In primo piano la “scala” per la risalita dei pesci, sul lato vignolese della nuova traversa in alveo (foto del 24 aprile 2011)
[3] L’intervento dell’uomo ha modificato dunque profondamente, prima in una direzione, poi nell’altra, un rilevante tratto del fiume Panaro in territorio di Vignola. Se nel corso del tempo si era perso il rapporto, per larghissima parte della città di Vignola e dei suoi abitanti, con il fiume (vedi), non sembra che oggi, nelle nuove condizioni, sia ripristinabile qualcosa che possa assomigliare al rapporto simbiotico di una volta. Il fiume, in effetti, rimane per lo più inaccessibile – almeno in questo tratto tra il ponte della ferrovia ed il ponte Muratori. Questo è il cruccio principale con questa vicenda. Che certo non è imputabile alla realizzazione della nuova traversa e della nuova centrale, ma alle cose fatte e non fatte negli ultimi vent’anni, ovvero alla mancanza di una politica seria di tutela del fiume e di un adeguato dispositivo di governance. Non c’è dubbio, in effetti, che il Magistrato del Po, titolare di poteri rilevanti, abbia fatto una ben magra figura con il progetto della briglia 2004-2005, poi miseramente crollata perché lo stato del fiume era cambiato troppo significativamente (abbassandosi il livello dell’alveo) rispetto a quanto assunto in fase di progetto (vedi)! Quest’ultimo intervento, invece, autorizzato dalla Regione, è andato a buon fine grazie al coinvolgimento di un’azienda privata che persegue il proprio business nel campo della produzione di energia green. Ma è indubbio che rimane irrisolta una questione di fondo: come rendere allineati e coerenti programmi di intervento sul fiume, con differenti finalità, promossi da enti differenti. Ancora oggi la “riqualificazione” del fiume Panaro è uno slogan a cui non corrisponde la realtà (vedi anche la situazione di degrado che, in alcune zone, si è determinata sulle sue sponde: vedi).
Mi chiedo se una parte degli oneri (canone di derivazione) non debba tornare alle comunità locali sotto forma di opere per l’accesso al fiume ecc.