Nell’assemblea dei soci di HERA spa del 27 aprile 2012, convocata per approvare il bilancio d’esercizio 2011 (pdf), si è consumata una piccola vicenda, sostanzialmente trascurata dal circuito mediatico. Alcuni sindaci di piccoli Comuni azionisti hanno chiesto un “segnale” al management: una riduzione delle indennità. Visti i tempi di crisi, vista la contrazione generalizzata dell’economia e della ricchezza degli italiani, non sembrava una proposta irricevibile. Invece è stata considerata tale. “Non mi sento in debito con nessuno” – avrebbe detto il presidente del CdA Tomaso Tommasi di Vignano (secondo quanto riportato dal Corriere di Bologna del 29 aprile: pdf) mettendo una pietra tombale sull’argomento. Questo piccolo episodio è un buon punto di partenza per una riflessione sul nostro mondo di multiutilities di cui anche buona parte degli amministratori locali hanno perso il controllo (sempre ammesso che abbiano provato ad esercitarlo).

HERA spa: Margine Operativo Lordo (MOL) e Utile netto, anni 2003-2011 (fonte: sito web Gruppo HERA spa)
[1] Alcuni sindaci ci hanno provato, ma senza successo. Hanno chiesto in assemblea una riduzione delle retribuzioni dei top manager. La risposta è stata negativa. “A chiedere un bel gesto in tempi di crisi era addirittura stato il sindaco del Comune di Imola, Daniele Manca, presidente del patto di sindacato dei soci pubblici.” (Corriere di Bologna, 29 aprile 2012, p.7) Tomaso Tommasi di Vignano ha però risposto di no. E’ così successo che mentre il bilancio d’esercizio 2011 è stato approvato con voto favorevole del 75% del capitale sociale, la deliberazione relativa al compenso degli amministratori ha visto il voto favorevole solo del 62% del capitale sociale. Un po’ di sindaci si sono astenuti: Minerbio, Granarolo, Baricella, Casalecchio, Granarolo, Monteveglio, Pianoro, Castelmaggiore, Pieve di Cento, Zola Predosa, Calderara e Sala Bolognese (Corriere di Bologna, 29 aprile 2012, p.7; il Corriere riporta plausibilmente solo le astensioni dei comuni bolognesi, non di tutti gli astenuti dei comuni – 183 – che partecipano al capitale sociale di HERA). All’assemblea dei soci immagino fosse presente anche il rappresentante dell’Unione Terre di Castelli (i comuni di Castelnuovo, Castelvetro, Savignano, Spilamberto e Vignola hanno infatti trasferito questa funzione all’Unione), il presidente Daria Denti o un suo delegato. Sarebbe interessante sapere come ha votato l’Unione, ma a noi sudditi di questo territorio non è dato sapere (nulla è riportato nel sito web dell’Unione). Chissà, forse la trasparenza vera in politica potrà arrivare in futuro, se mai sarà possibile avere (finalmente) una leva di amministratori all’altezza della situazione.

I nuovi cassonetti per i rifiuti indifferenziati in via di introduzione da parte di HERA SOT Modena. Prossimamente anche a Vignola (qui a Castelvetro, foto del 18 marzo 2012)
[2] A quanto ammonta l’indennità dei top manager di HERA spa? Secondo quanto riportato dal Corriere di Bologna al presidente Tomaso Tommasi di Vignano vanno circa 380mila euro lordi l’anno; all’amministratore delegato Maurizio Chiarini circa 430mila (presidente e AD “fanno”, assieme, 810mila euro, cifra che però sale a circa 1 milione di euro di costo per l’azienda considerando contributi, benefit e altro). Il Corriere ricorda anche che Silvia Giannini, professore di scienza delle finanze e attuale vicesindaco di Bologna, all’atto dell’insediamento nella giunta Merola disse che il CdA di HERA “costa di più di quello dell’ENI e dell’ENEL”. La vicenda è stata oggetto di una richiesta di chiarimento da parte delle opposizioni (Movimento 5 stelle, Lega Nord, PdL) al question time del Comune di Bologna e lì la vicesindaco ha risposto (e la risposta è già accessibile nel sito web del Comune di Bologna, che evidentemente prende sul serio l’impegno alla trasparenza: vedi). Dalla risposta apprendiamo che:
- il compenso fissato per presidente e amministratore delegato non ha subito incrementi ed è fermo dall’anno 2008: 350.000 euro lordi l’anno [questa è la parte fissa, a cui si aggiunge una parte variabile: vedi sotto];
- questo importo (…) deriva da un mercato di riferimento e rappresenta un valore di circa il 35% inferiore rispetto a quello previsto per tali posizioni nei confronti dei valori di mercato;
- per la parte variabile del compenso in Hera si è ritenuto di non riconoscere altre forme di partecipazione come, ad esempio, l’esercizio di stock option, e la percentuale variabile di compenso è rimasta inalterata dall’anno 2008 al 40% (percentuale mai raggiunta) del totale degli emolumenti fissi lordi che viene erogato solo se si raggiunge il 100% degli obiettivi che sono a loro volta fissati dal Comitato per la remunerazione [la parte variabile può dunque oscillare tra 0 e 140.000 euro lordi in base ai risultati raggiunti, e va ad aggiungersi alla parte fissa; la retribuzione massima è dunque pari a 490.000 euro lordi. Ad essa si aggiungono i “benefit”].
Il vertice di HERA spa include anche un vicepresidente: Giorgio Razzoli, già assessore (area “Margherita”) alle politiche sociali e poi all’ambiente (se ben ricordo fino al 2005) in provincia di Modena (singolarmente i suoi incarichi politico-amministrativi non compaiono nel suo CV nel sito web di HERA: vedi). Razzoli è stato confermato per la terza volta nel CdA di Hera nel 2011, cosa non gradita dal PD modenese (qualcuno ricorderà le esternazioni del segretario provinciale Davide Baruffi contro il sindaco di Modena, Giorgio Pighi, che provvide a nominarlo nonostante avesse già fatto due mandati: vedi). Noto, en passant, che il PD continua a darsi regole che poi non rispetta (da ultimo l’ingresso in giunta a Modena del segretario comunale Giuseppe Boschini, quando lo statuto prescrive la distinzione tra ruoli amministrativi e ruoli di partito). Nel 2011, lo ricorda la vicesindaca di Bologna, l’indennità del vicepresidente venne ridotta: da 120.000 a 100.000 euro l’anno lordi. Tommasi di Vignano (presidente CdA), Chiarini (amministratore delegato) e Razzoli (vicepresidente CdA) formano il Comitato esecutivo di HERA Spa. Un “esecutivo” nell’esecutivo, visto che il Consiglio di Amministrazione ha 18 componenti. Tra questi troviamo anche Luca Mandrioli, commercialista e revisore contabile, indicato per il CdA di HERA dall’Unione Terre di Castelli. Luca Mandrioli è anche presidente del Collegio Sindacale della Fondazione di Vignola (vedi), nonché revisore unico della Vignola Patrimonio Srl e dell’ASP G.Gasparini (fino al 2011) (incarichi “minori” che non compaiono nel CV pubblicato nel sito web di HERA: vedi). Intrecci tra politica ed economia?

Un momento della campagna per il referendum sull’acqua pubblica a Vignola. All’opera i cittadini della lista Vignola Cambia (foto del 9 aprile 2011)
[3] E’ giusto ragionare sull’appropriatezza della remunerazione dei top manager di aziende pubbliche e private. Luciano Gallino, in un recente libro-intervista, ricorda che uno degli indicatori dell’accresciuta disuguaglianza economica sta proprio nel mutamento intervenuto nel rapporto tra la retribuzione dei top manager e quella di un operaio o impiegato (vedi). Negli ultimi trent’anni tale rapporto è passato da 1 a 30 a 1 a 300, “con punte che negli Stati Uniti possono raggiungere 1000 volte il salario di un lavoratore dipendente” (p.15). Forse qualche riflessione andrebbe fatta al proposito nel campo del centro-sinistra. E magari qualche “istruzione operativa” andrebbe pure fornita, proprio in vista delle aziende multiutilities a capitale (prevalentemente) pubblico. Ma ci sono indubbiamente altri temi di maggiore rilevanza su cui è bene focalizzare l’attenzione. Il primo discende dal voto referendario del 12 e 13 giugno 2011 sull’acqua “bene comune” e prefigura un diverso modello di gestione, non “aziendalistico” (con ciò che oggi ne consegue: finanziarizzazione, outsourcing, esternalizzazione di rami di attività, spese di marketing e public relations, ecc.), ma una gestione attraverso enti di diritto pubblico con la partecipazione dei cittadini e delle comunità locali (vedi). Il secondo riguarda i modelli di governance di organizzazioni complesse, aziende o enti di diritto pubblico che siano, nella consapevolezza che la crescita dimensionale scardina gli usuali modelli di indirizzo, controllo e rendicontazione. Sorgono nuove “opacità” con cui la committenza (i comuni ed i cittadini) si scontra. Sorgono nuove esigenze di trasparenza e di rendicontazione, ad oggi non adeguatamente affrontate. Urge un rilancio dell’efficacia dei sistemi di indirizzo e controllo. Si vorrebbe, ad esempio, capire perché le società operative del gruppo hanno modelli diversi per incrementare la raccolta differenziata dei rifiuti (HERA SOT Modena con una logica “industriale” basata sul cassonetto, HERA SOT Bologna con il “porta-a-porta”: vedi). O come sia possibile che la misurazione della performance, es. la quantità della raccolta differenziata, sia affidata all’azienda stessa e non ad un soggetto terzo individuato dalla committenza. O perché le multiutilities impegnate nei servizi idrici non abbiano ancora recepito l’esito referendario. E così via. E’ una tematica che si trova ben sviluppata nell’ultimo libro di Colin Crouch che, significativamente, si intitola Il potere dei giganti. Perché la crisi non ha sconfitto il neoliberismo, Laterza, Bari, 2012 (vedi). Certo questi “giganti” locali lo sono se rapportati non ad altre aziende multinazionali, ma in rapporto all’azionariato pubblico (i 183 comuni che detengono la maggioranza del capitale sociale) ed ai cittadini che sono, in fondo, i committenti ultimi. Fino a quando il PD e la sinistra, anche a livello locale, non avranno fatto seriamente i conti con tali questioni (inclusi i diritti degli utenti di queste aziende!) non potremo sottrarci alla situazione in cui le nostre “creature” aziendali sviluppano logiche d’azione e programmi di cui la committenza non ha piena consapevolezza. Urge un pensiero nei confronti della “nuova opacità” di aziende di servizi che, anche per ragioni dimensionali, sfuggono al controllo di chi dovrebbe dare loro gli indirizzi.
PS Qui un articolo sull’episodio da Il Fatto Quotidiano del 6 maggio 2012 (vedi).
François Hollande, appena eletto presidente della repubblica francese, ha voluto dare un segnale proprio sul tema della retribuzione delle cariche dello stato, ma anche dei dirigenti delle aziende pubbliche. “Riprendendo una proposta del suo partito, François Hollande ha infatti deciso di fissare una regola: la forbice salariale dovrà essere compresa fra 1 e 20. Per essere più chiari: un presidente e amministratore delegato di un’azienda pubblica non potrà guadagnare più di venti volte del suo dipendente meno pagato. Considerati livelli salariali nelle partecipazioni statali, più alti che nel privato, gli stipendi massimi dovrebbero aggirarsi sui 400-420 mila euro, comprensivi di tutto: tredicesima, indennità, benefit vari.” Come riportato su la Repubblica di oggi 9 maggio 2012:
http://www.repubblica.it/economia/2012/05/09/news/hollande_taglia_i_super_stipendi_la_prima_misura_colpisce_l_eliseo-34776511/
All’insegna del “devono prendere meno di Barack Obama” e sospinti dal pressing del Movimento 5 Stelle, alcuni sindaci della Romagna rilanciano sul tema della riduzione dell’indennità dei manager HERA. Stefano Vitali, presidente della provincia di Rimini, scrive sul proprio profilo facebook: “Ribadisco, nessuno vuole i dirigenti Hera alla mensa dei poveri ma semplicemente ‘devono prendere meno di Obama”. Nei giorni scorsi il consiglio comunale di Ravenna ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che “impegna il sindaco Democratico Fabrizio Matteucci a promuovere nelle opportune sedi “una rimodulazione” degli stipendi d’oro di presidente, amministratore delegato e compagnia”. La notizia è apparsa oggi su Il Fatto Quotidiano – Emilia-Romagna:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/04/08/hera-lira-dei-sindaci-romagnoli-del-pd-basta-stipendi-doro-ai-manager/555034/