“Il 12 e 13 Giugno 2011 gli italiani hanno dato un segnale al paese: fuori l’acqua dal mercato, fuori i profitti dall’acqua. Sarà compito di tutte e tutti noi mantenere alta l’attenzione e raggiungere l’obbiettivo di una gestione pubblica e partecipata del servizio idrico.” Così si esprimeva il Comitato Promotore per il Sì ai Referendum per l’Acqua Pubblica subito dopo l’esito referendario (per un veloce riepilogo dei fatti: vedi). Dopo poco meno di un anno l’invito a non far cadere l’attenzione risulta decisamente attuale. Non è affatto scontato, purtroppo, il rispetto della volontà popolare. Anche se qualche segnale positivo c’è. Di tutto questo si parlerà lunedì 5 marzo, ore 20.45, presso il teatro Cantelli di Vignola (in via J.Cantelli, in centro storico), in un incontro promosso dalla lista di cittadini Vignola Cambia (vedi), da tempo impegnata sul tema dell’acqua pubblica e dei beni comuni.

Il gazebo di Vignola Cambia, in piazza a Vignola, per la promozione della campagna di "obbedienza civile" sul referendum per l'acqua pubblica (foto del 3 marzo 2011)
[1] Il primo punto del contendere è dato dalla remunerazione del capitale, visto che uno dei quesiti referendari approvati determina l’abrogazione della “parte di normativa che consente al gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% a remunerazione del capitale investito, senza alcun collegamento a qualsiasi logica di reinvestimento per il miglioramento qualitativo del servizio”. Su questo punto, come ricorda il Forum italiano dei movimenti per l’acqua, “sono passati oltre sei mesi dai referendum del 12 e 13 giugno 2011, e ad oggi le Autorità d’Ambito territoriale ottimale e tutti i gestori del servizio idrico integrato ne hanno ignorato l’esito”. In provincia di Modena il bacino d’ambito (ATO4) ha adottato una soluzione di compromesso deliberando (all’unanimità) “di disporre in via cautelativa, coerentemente con l’esito referendario e in attesa della nuova metodologia tariffaria e delle conseguenti misure applicative che abbiano a riferimento il profilo della remunerazione del capitale investito successivamente al referendum abrogativo del giugno 2011, che i gestori del servizio idrico integrato nell’ATO di Modena accantonino temporaneamente il valore corrispondente alla remunerazione degli investimenti previsti nel Piano economico finanziario dal 01.01.2012 al 31.12.2012” (delibera n.19 del 19 dicembre 2011: pdf). Che non è ancora quanto previsto dall’esito referendario, ma certo un passo in quella direzione. In altri casi, rari, le assemblee ATO hanno avuto più coraggio, deliberando una effettiva rimodulazione delle tariffe ed escludendo la quota di “remunerazione del capitale” (così l’ATO di Belluno, ad esempio). Per questo, per completare il percorso ed ottenere il pieno rispetto del referendum, è di nuovo importante la mobilitazione dei cittadini. Così il Forum ha promosso in tutta Italia, a partire dal mese di febbraio 2012, una campagna di “obbedienza civile”, per il pagamento in tariffa solo di ciò che è previsto per legge. Anche di questo si parlerà lunedì sera, 5 marzo ore 20.45, al teatro Cantelli di Vignola.

Diamo applicazione all'esito referendario: cancelliamo il profitto dalla bolletta dell'acqua (foto del 3 marzo 2012)
[2] Per ottenere rispetto della volontà popolare il Forum italiano dei movimenti per l’acqua ha ottenuto, in modo un po’ rocambolesco, un incontro con il ministro dell’ambiente Corrado Clini, tenutosi il 23 febbraio scorso. A seguito di questa ulteriore “mobilitazione” il 24 febbraio il ministro ha scritto all’Autorità per l’energia elettrica e il Gas e ai presidenti delle Regioni una lettera inequivocabile: “Desidero segnalare l’esigenza di dare attuazione a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale, con la sentenza 26/2011, in merito all’abrogazione del comma 1 dell’articolo 154 del D.lgs 152/06, relativo all’adeguata remunerazione del capitale investito, così come stabilito dal DPR 18 luglio 2011 n. 116. Si ritiene infatti che il provvedimento in materia tariffaria debba essere adottato anche nelle more dell’emanazione del DPCM attuativo di cui all’articolo 21, comma 19 del DL n. 201 del 6 novembre 2011, convertito in legge n. 214 del 22 dicembre 2011” (vedi). Finalmente una buona notizia. Cosa succederà ora? Anche di questo si parlerà lunedì sera, 5 marzo ore 20.45, al teatro Cantelli di Vignola. Nel frattempo in Emilia-Romagna, in applicazione di leggi dello stato (recepite con L.R. 23 dicembre 2011, n. 23) le ATO (bacini d’ambito ottimali coincidenti con le province) sono state sciolte ed al loro posto è subentrata un’unica l’Agenzia Territoriale dell’Emilia Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti (ATERSIR) (vedi).
Nel video dell’occupazione del Ministero dell’ambiente (per ottenere un incontro con il ministro Clini, dopo due mesi di mancata risposta ad una richiesta di confronto avanzata dal Forum) si riconoscono Marco Bersani e Corrado Oddi che sono stati ospiti vignolesi di Vignola Cambia, nel 2011, in eventi legati ai temi referendari.
Voglio sottolineare che la campagna di obbedienza civile di cui parla Andrea non rappresenta un atto rivoluzionario o di sovvertimento del sistema. E’ semplicemente un comportamento che dà esecuzione al risultato referendario.
L’art. 77 della Costituzione disciplina l’stituto del referendum, che, secondo l’opinione giuridica comune, costituisce lo strumento principale di partecipazione democratica dei cittadini al governo del Paese. La partecipazione del popolo ai referendum sull’acqua e la vittoria clamorosa del fronte del SI rappresenta forse l’unica affermazione di democrazia del 2011.
Per questo è paradossale che i cittadini debbano ancora lottare per applicare il risultato di una consultazione popolare, quando dovrebbero essere le istituzioni nazionali e locali a dare prontamente esecuzione alla volontà di chi rappresentano e di chi li ha votati.
E’ paradossale che il movimento per l’acqua pubblica debba praticamente “occupare” il ministero, per far sì che il ministro si accorga del risultato del referendum e inviti le Autority a darvi esecuzione.
E’ paradossale che l’ATO di Modena (controllata dal PD) si inventi un improbabile accantonamento di risorse, per il timore di costringere HERA a restituire ai cittadini quanto a loro spetta.
Non solo viviamo in un Paese molto strano. E’ anche un Paese nel quale è fuori luogo parlare di democrazia.