Ladri di biciclette. Incentivare l’uso della bici nonostante i mariuoli urbani

Mi hanno rubato la bicicletta. Non proprio a me, ma a mia figlia Sara. Chiusa con lucchetto, fissata alla rastrelliera, in centro a Vignola. E’ successo sabato 20 agosto, all’incirca alle 17. “Nel tornare a riprenderla mi accorgevo che, ignoti, durante la mia assenza, la avevano asportata.” Così ha messo per iscritto l’appuntato della Tenenza dei Carabinieri di Vignola quando abbiamo fatto denuncia del furto. Il fatto è che neppure quattro mesi prima lo stesso era successo alla bicicletta usata dall’altra figlia, Anna. Stesso copione: bicicletta chiusa con lucchetto, fissata alla rastrelliera davanti alla biblioteca Auris (lato di via C.Plessi), al momento di riprenderla non c’era più. In quel caso il brigadiere che ha raccolto la nostra denuncia ha “verbalizzato” così le dichiarazioni di mia figlia: “Sono stata vittima di furto in parcheggio incustodito generico.” Tutto vero, anche se in realtà il furto è stato compiuto sotto l’occhio “vigile” (?) delle telecamere installate a protezione della biblioteca. Sarebbe dunque bastato visionare le registrazioni per raccogliere qualche informazione sull’asportatore (il “ladro”, per usare un termine politicamente scorretto). Ma in biblioteca non sono autorizzati a farlo (ho telefonato per capire cosa potevo fare). Alla polizia municipale non hanno accesso diretto a quelle immagini (le immagini della biblioteca non fanno parte del sistema di videosorveglianza centrato sugli uffici della locale PM; certo questa può acquisire le registrazioni). Ai Carabinieri erano troppo indaffarati per occuparsene. Insomma, nonostante il furto sia stato “videoripreso” nessuno ha visionato le immagini e le indagini sulla bici rubata si sono fermate ancora prima di iniziare. Ordinaria (e piccola) burocrazia nei rapporti interforze. Ovviamente non è mia intenzione tediare nessuno con i fatti privati della famiglia Paltrinieri. Ma il furto delle bici e, per converso, il tema della sicurezza del loro “parcheggio”, qualche rilevanza pubblica ce l’ha. Perché se un’amministrazione comunale intende per davvero promuovere l’uso della bici in città una qualche risposta anche al tema “sicurezza per i mezzi” la deve dare. E’ vero – lo dico subito – che l’amministrazione Denti non sta facendo assolutamente niente per promuovere l’uso della bici. Figurarsi dunque se qualcuno in municipio sta pensando a come “affrontare” il problema (non dico “risolvere”, che al momento risolvibile non lo è). Comunque, questo episodio suscita qualche riflessione. Vediamo.

Il luogo del (primo) reato. Sono evidenziate le telecamere che "sorvegliano" l'area (foto del 29 aprile 2011)

[1] Io sono ancora tra coloro che credono che quando si vuole fare qualcosa di significativo, di non-banale – tipo promuovere l’uso della bici negli spazi urbani – è opportuno partire con l’elaborazione di un “piano” (che significa poi essenzialmente ordinare le idee). Un piano per promuovere l’uso della bicicletta, dunque, che sia composto da diverse “azioni” e che abbia obiettivi misurabili. Normalmente questi documenti di pianificazione “strategica” (di durata 3-5-10 anni) contemplano l’incremento delle piste ciclabili (e allora sono BikePlan o BiciPlan), assieme però a molto altro: servizi agli utenti della bicicletta (tra cui il bike sharing per utenti occasionali e turisti), attività “motivazionali” e di “promozione” (da fontanelle lungo le ciclabili al verde preferenziale per le bici ai semafori), azioni di comunicazione e social marketing (qui il programma del Comune di Reggio Emilia: vedi).  Al termine dell’era Adani erano 21 i km di piste ciclabili a Vignola. L’attuale amministrazione si è limitata a completare il progetto, ricevuto in eredità, della pista ciclabile lungo via Circonvallazione. Lo sviluppo delle piste ciclabili è un importante prerequisito per promuovere l’uso della bicicletta, ma ovviamente non basta. Servono rastrelliere nei punti di afflusso, bicipark ovvero depositi di biciclette (meglio se custoditi e magari con annesso servizio di riparatore di bici), magari può essere utile approvare un vero e proprio “Piano Parcheggi Biciclette”, una sorta di “piano della sosta” (vedi) per bici. Così da promuovere l’uso della bici e far salire il modal share, la percentuale di coloro che di norma usano la bici per gli spostamenti urbani, portandola sopra il 10%, verso il 20 o 30% (a Bolzano era pari al 25% nel 2009). Purtroppo un po’ vaghi sono gli impegni alla promozione dell’uso della bici fissati nel programma elettorale con cui la maggioranza si è presentata nel 2009 ai cittadini. Vi si prospetta (p.20) il completamento del “sistema delle piste ciclabili interne e di collegamento con gli altri comuni dell’unione rendendo la bicicletta realmente un mezzo alternativo di spostamento” e la realizzazione di “punti di noleggio e deposito biciclette presso gli assi commerciali di Vignola”. Tutto questo sino ad ora è rimasta lettera morta. E molto probabilmente lo rimarrà per l’intera legislatura. Comunque, nessun impegno preciso è stato preso sull’unico obiettivo davvero significativo (e misurabile): di quanto si vuole far crescere il modal share? Più 2%, 5% o 10%? Insomma, davvero si vuole rendere la bici “realmente un mezzo alternativo di spostamento”? Per quello che si è visto sino ad ora non si direbbe.

Lucchetti per bici della prima metà del '900. Collezione di Luigi Paltrinieri (foto del 2 aprile 2010)

[2] Uno dei temi da affrontare nel “piano strategico” a favore della bici è quello della sicurezza per i mezzi, ovvero le bici stesse. Oltre a dotarsi di un lucchetto più grosso, una bella catena (oramai ho imparato), cosa si può fare? Apprendo da un interessante libro di Silvia Zamboni (Rivoluzione bici. La mappa del nuovo ciclismo urbano, Edizioni Ambiente, Milano, 2009, 12 euro: vedi) che nel 2007 è stato istituito il Registro Italiano Bici (RIB), il cui scopo è quello di identificare univocamente una bicicletta, assegnandola legalmente ad un preciso proprietario. Si tratta, dunque, di “una sorta di anagrafe nazionale delle biciclette che permette di identificarle univocamente” (p.71). Per l’iscrizione occorre acquistare un kit contenente la targhetta per l’identificazione, il libretto della bicicletta e il permesso per registrarla nel RIB. I dati del RIB sono accessibili (solo) alle forze dell’ordine 24 ore su 24. Uno dei fornitori del kit (BiciSicura) è la divisione EasyTag di EasyTrust Srl (vedi). Con il kit è quindi possibile apporre una targa adesiva (praticamente indelebile) in una zona visibile della bicicletta; registrare i dati anagrafici del proprietario e delle caratteristiche della bici all’interno del libretto; riversare i dati del libretto nel RIB (vedi). Ovviamente serve il numero di telaio della bici presente in quasi tutte (ma non in tutte) le bici. Le bici rubate e recuperate possono dunque essere restituite al legittimo proprietario individuato consultando il RIB. Lo svolgimento dell’intera pratica (acquisto kit e registrazione al RIB) ha un costo di 9,90 euro (l’iscrizione vale 3 anni) (vedi). Ad oggi sono registrate al RIB oltre 30.000 bici. Possono esservi registrate bici “marcate” con altri sistemi: micro-punzonatura, l’impianto di chip attivi/passivi RFID e l’installazione di localizzatori GPS/GSM.

Il deposito di biciclette di Aldo Paltrinieri (detto "Geremia") in via Bellucci a Vignola, nel secondo dopoguerra. In primo piano Luigi Paltrinieri.

Tutto a carico dei privati, dunque? No di certo. Anche gli enti locali possono avere un ruolo importante. Il Comune di Reggio Emilia, ad esempio, nell’ambito del programma di promozione dell’uso della bici (vedi)  ha proposto ai suoi cittadini l’acquisto del kit EasyTag ad un prezzo agevolato di 6 euro (vedi). Evidentemente prende sul serio il tema dei furti di bici. Ed in effetti ha proposto, già nel 2007, una serie di misure per dare maggiore sicurezza ai possessori di bici:

  • l’etichetta verrà fornita gratuitamente ai bambini e agli accompagnatori del Bicibus, i migliori promotori dell’uso della bicicletta in città;
  • è possibile estendere la polizza assicurativa gratuita di assistenza Solidarietà in Comune, già attiva per furti in casa o scippo. La polizza prevede un servizio di rientro in taxi e la fornitura di una bici di cortesia per una settimana;
  • è attivato un Osservatorio sui furti della bicicletta;
  • è attivo un sistema di videosorveglianza nelle piazze che ospitano le rastrelliere più utilizzate;
  • è stato proposto di modificare il Regolamento edilizio comunale affinché vengano identificati idonei standard nelle nuove costruzioni per il deposito sicuro di biciclette.

Le tecnologie sono importanti, ma non mi sembra che costituiscano oggi una soluzione definitiva al problema dei furti. Meglio dunque promuovere anche altre opzioni. Forse non sarebbe male promuovere l’apertura di nuovi “depositi” di biciclette, magari con annessi servizi (es. riparazione e manutenzione bici, noleggio, bike sharing), in cui i ciclisti possano parcheggiare il proprio veicolo (dietro il pagamento di un piccolo canone d’abbonamento). Ho qualche titolo a parlare del tema solo perché mio nonno, Aldo Paltrinieri (detto Geremia), teneva appunto un deposito di biciclette (era in via G.B.Bellucci, angolo via A.Plessi), garantendo sorveglianza e, all’occorrenza, riparazioni. Una nota del periodo fascista, nel 1933, ne attesta essere uno degli 11 licenziatari di deposito di biciclette di Vignola (vedi).

Una nota del commissario prefettizio di Vignola, del 1933, con l'elenco delle licenze allora rilasciate in città per deposito cicli

Undici depositi di biciclette. Altri tempi. Ma se fossi un amministratore di oggi mi porrei l’obiettivo di sollecitare e sostenere la nascita di uno o più nuovi “depositi di biciclette” in centro a Vignola. Se davvero si vuole promuovere l’uso quotidiano della bici occorre ricreare il “sistema” a supporto dei ciclisti. Evitiamo che per riparare una bici si debba caricarla sull’auto e si percorrano chilometri. Iniziamo a pensare seriamente alla mobilità ciclabile nella Vignola di oggi, ma soprattutto di domani. Fare l’amministratore locale vorrebbe dire soprattutto questo. Pensare e lavorare per il domani. Per una mobilità più sostenibile. Non c’è dubbio che una parte degli spostamenti fatti oggi con l’auto potrebbero essere compiuti in bici. Occorre lavorare affinché un numero crescente di cittadini scelga la bici, rinunciando all’auto.

12 Responses to Ladri di biciclette. Incentivare l’uso della bici nonostante i mariuoli urbani

  1. stefano C ha detto:

    Che bello questo post, Andrea ! Propongo che il primo deposito di biciclette con tutti i servizi annessi di riparazione, noleggio e bike-sharing venga immediatamente realizzato in uno degli spazi coperti (e vuoti) del vecchio mercato. Power to the bikes!

  2. Roberto Adani ha detto:

    Sorprendente, Darwin dovrebbe riscrivere qualcosa dell’evoluzione delle specie, i Paltrinieri hanno le due ruote in un anello della catena del DNA. Post notevole complimenti. Per prima cosa, le immagini del sistema di videosorveglianza della biblioteca sono custodite dal gestore, SEVI srl, ma di proprietà del comune di Vignola e se non ricordo male consultabili direttamente dai monitor della biblioteca fino alle 24 ore precedenti. Non c’è dubbio che i vigili possano avere libero accesso a quelle immagini e che i carabinieri dovrebbero fare altrettanto a seguito della tua denuncia, ma mi sembrerebbe una cosa che i vigili potrebbero fare agilmente… in un paese normale, in cui le piccole cose, più che le grandi, che sono rare, danno certezza di giustizia e diritto. Lo studio sulla riqualificazione urbana di vignola poi, poneva nei magazzini della stazione dei treni, per intenderci quelli il cui tetto è crollato, i locali per il deposito-noleggio di biciclette da affidare gratuitamente ad un meccanico vignolese che si impegnasse a svolgere i servizi che tu citavi. Il servizio si doveva abbinare ovviamente al trasporto sul treno. Io non sono nemmeno riuscito pur lavorandociper anni a dirimere le liti tra regione e stato sulla proprietà degli immobili, ma ora passeranno gratuitamente al comune. Il tanto vituperato, ex sindaco di Savignano aveva lavorato parecchio sull’ipotesi di una pista ciclabile parallela alla ferrovia che sfruttasse anche la viabilità di servizio realizzata al momento della riattivazione del servizio. Non mancano molti tratti per arrivare a Bologna, e a Savignano c’è un bel progetto che avevamo inserito nei rispettivi piani di investimento che prevedeva un ponte ciclabile parallelo a quello della ferrovia. Da S.Candido (in quasi Italia) a Linz (in Austria, 45 km.) c’è una pista ciclabile tra le più frequentate d’europa, noleggi la bici in stazione a S.Candido e la lasci in una qualsiasi stazione lungo il percorso, alla sera un treno merci le riporta tutte a casa. Miracoli dell’autonomia, ma ci sono riusciti a cavallo di due stati diversi. A proposito bella la identificazione della bicicletta con il CHIP radio, perchè in quel caso con un portale di controllo, si potrebbero premiare i bambini che vanno a scuola in bici o coloro che vanno a lavorare in bicicletta ( un programma di incentivazione dei dipendenti comunali aveva portato molti ad usare la bicicletta). Tra le idee insane c’era anche quella di multare coloro a cui scadeva il parchimetro in centro con 10 accessi obbligatori in dieci giorni diversi al centro in bici…

  3. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Vi hanno rubato la bici a Vignola? Una piccola, piccolissima chances di ritrovarla c’é ancora. Le bici ritrovate sul territorio comunale sono infatti convogliate nei magazzini comunali e poste sotto la gestione dell’Ufficio Economato (ufficio che fa parte della Direzione Servizio Finanziari – Economato). In questi giorni ho telefonato cercando traccia delle due bici che mi hanno rubato mesi fa. Mi è stato spiegato che NON è possibile visionare le bici raccolte. Occorre invece portare all’Ufficio Economato la fotocopia della denuncia di furto in cui, anche se in modo a volte approssimativo, è contenuta una descrizione della bici rubata. Sarà quindi l’ufficio a contattare l’interessato nel caso vengano ritrovate bici corrispondenti alla descrizione riportata nella denuncia. Sembra comunque che al momento non ci siano bici rubate nei magazzini comunali. Numerose sono invece le segnalazioni di furto pervenute all’ufficio!

  4. Simone ha detto:

    Prevenire è meglio che curare, quindi perché non dotarsi di un lucchetto robusto (io quando facevo il pendolare ne usavo uno da motorino), invece di lamentarsi? Anche io frequento la biblioteca e ne ho viste molte parcheggiate senza alcuna protezione: la fiducia nell’umanità è una cosa positiva, ma purtroppo il mondo in cui viviamo non è gentile. Come in altri edifici, le telecamere serviranno per garantire primariamente la sicurezza della struttura, voi vi azzardereste, dopo aver parcheggiato davanti a una banca la bicicletta e aver subito un furto, a pretendere dall’istituto bancario le registrazioni del fattaccio? La presenza di una telecamera non ne fa un parcheggio custodito, vi riderebbero in faccia, mentre d’altra parte io ho sentito un addetto rispondere in maniera fin troppo gentile a un tizio che pretendeva fossero visionate le immagini delle telecamere interne, dopo un furto di un ombrello.
    Sono episodi che lasciano amareggiati, ne convengo, ma non bisogna mai perdere il senso delle proporzioni.

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Ciao Simone, rileggiti a modo il post. Entrambe le bici rubate di cui riferisco erano chiuse con catena e lucchetto. Evidentemente non è sufficiente. Poi possiamo disquisire su spessore, peso e materiali della catena (ed in effetti ho potenziato, ma ora le mie figlie girano attrezzate con un peso non indifferente appresso). Comunque, diversamente da te io di bici in giro parcheggiate e lasciate senza dispositivi di sicurezza non ne vedo da un pezzo. E per il resto il post, oltre a raccontare l’episodio del furto (certamente abbastanza comune), prova a pensare ad una città che si attrezza per fare dell’uso della bicicletta uno dei modi più diffusi di mobilità urbana. Lo hanno fatto altre città italiane e molte città europee. Se lo vogliamo (e qui il ruolo dell’amministrazione comunale non è secondario) ce la possiamo fare anche noi. Per tornare ai furti di bici leggo su L’Informazione di Modena del 18 ottobre 2011 che a Modena ne avvengono circa 4.000 all’anno. E lì l’amministrazione comunale ha preso provvedimenti e sta studiando ulteriori misure:

      Fai clic per accedere a 06_MO1810.pdf

      Fossi assessore al comune di Vignola proverei a lavorarci.

  5. Simone ha detto:

    Caro Andrea, il mio discorso esulava dal caso in questione e aveva un senso generale: in un momento come quello attuale dove per ragioni economiche anche i servizi fondamentali sono stati messi in discussione, quello delle piste ciclabili mi sembra davvero un problema minore, come quello del furto alle bicilcette. Non si risolvono i problemi di viabilità con le biciclette: del resto ti posso assicurare che anche in presenza di piste dedicate è possibile vedere, soprattutto di sabato, formazioni coese di cicloamatori che ingombrano l’intero senso di marcia.
    Pensare sempre che il comune o lo stato debbano provvedere, in una situazione come quella attuale dove si tagliano servizi e addetti che dovrebbero garantirli, purtroppo è sbagliato. Credo sia dovere dei cittadini per primi tenere un minimo di prudenza.

  6. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Ciao Simone, scusa ma mi risulta difficile intendere diversamente quello che hai scritto nel tuo commento: “Prevenire è meglio che curare, quindi perché non dotarsi di un lucchetto robusto (io quando facevo il pendolare ne usavo uno da motorino), invece di lamentarsi?”. Comunque, io rimango convinto che occorre promuovere un sistema diverso della mobilità, sia urbana che extraurbana. Più mezzi pubblici (bus e, soprattutto, treno), ma anche un maggiore uso della bici. Le piste ciclabili sono uno solo dei componenti di un “sistema” della mobilità che punta a ridurre l’uso dell’automobile (e gli effetti collaterali negativi che essa induce). Occorrono sistemi di traffico e semafori intelligenti che diano la priorità ai ciclisti rispetto alle auto. Occorre mettere un limite di velocità a 30 km orari in molti quartieri della città (a Vignola negli ultimi 3 anni sono morte 2 persone all’anno in incidenti stradali). Occorre aumentare la dotazione di rastrelliere per bici ed anche aumentare i posteggi sorvegliati (da qui la mia proposta di almeno un deposito di biciclette in centro a Vignola, in cui sia possibile sorveglianza e manutenzione). Forse occorrono anche nuove tecnologie (penso alla RFID) per controllare le bici a distanza e contrastare la crescita dei furti. Tutto ciò che serve per favorire una mobilità alternativa va messo in campo. L’amministrazione comunale deve fare la sua parte, assieme ad altri soggetti: es. associazioni di ciclisti ed ambientaliste. Non ci vedo nulla di strano. Anche perché questa è la strada seguita in molte città del Nord Europa ed in qualche città italiana (es. Ferrara). Evitiamo di usare scuse (crisi economica o altro) rispetto all’adozione di nuove abitudini – una cosa che possiamo/dobbiamo fare. Il che non significa rinunciare completamente all’auto, ma ridurne l’uso. Oggi coloro che usano la bici almeno 3-4 volte alla settimana sono meno del 10%. Una politica di sistema potrebbe/dovrebbe fare crescere questa quota, nel giro di qualche anno, al 20% almeno. Ribadisco: lo hanno fatto altri, non c’é ragione che non si riesca anche da noi. Per qualche dato vedi il Corriere della Sera di qualche giorno fa:
    http://www.corriere.it/ambiente/11_ottobre_20/rodi-le-bici-nelle-citta-italiane_d5f78d94-f7fe-11e0-8d07-8d98f96385a3.shtml

  7. Simone ha detto:

    Caro Andrea,
    è l’attualità nazionale a risponderti non io: l’Italia è in piena crisi e gli enti locali non sanno come garantire i servizi fondamentali. Le rette scolastiche, dunque aumentano, i posti negli asili nido si riducono. Alla luce di questo le piste ciclabili assumono davvero poca importanza, a mio parere, sia nella tabella delle priorità sia come strumento per migliorare la viabilità che a Vignola, ne convengo, è pessima. Limiti di velocità a 30 Km/h? Chi umanamente guidando riuscirebbe a rispettare un simile limite? (so che sono presenti già ora da qualche parte, una stupidata). Profondo rispetto per i morti, ma la viabilità non è fatta soltanto da pedoni e ciclisti; Vignola oltretutto non è Berlino né Vienna: ben pochi vignolesi salgono sulle due ruote, lavorando in paese e chi viene da fuori difficilmente sente l’esigenza di usare la bici.
    Ci aspettano momenti difficili, è compito nostro cercare di pungolare l’amministrazione sulle cose importanti e puntare al mantenimento dei servizi essenziali di cui a Vignola si è sempre goduto con piena (mi sembra) soddisfazione di tutti.
    Concludo sulla tecnologia Rfid, che ho visto applicare per ora soltanto in biblioteca e che non mi sembra perfetta: immagino che contribuisca a ridurre la presenza di dipendenti anche se personalmente non faccio parte del partito di coloro che critica e offende i pubblici dipendenti… la quale, tornando in argomento, mi sembra una finezza costosa e di dubbia efficacia. Parere mio per il momento, sarà il tempo a decidere dove andremo a finire.
    Tolgo il disturbo, saluti

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Caro Simone, è l’attualità (ed il futuro) del pianeta a risponderti, non io. Potrei cominciare così. Ed in effetti lo faccio. Sono i problemi ambientali creati da un sistema della mobilità basato sull’uso (in Italia quasi esclusivo) dell’automobile e quello che “produce” in termini di inquinamento (polveri sottili) e di “effetto serra” che richiedono un cambiamento. Simone, non mi fare passare per quello che vuole investire tutta la (attualmente poca) capacità di investimento degli enti locali nella realizzazione di ciclabili. Non l’ho detto e neppure lo penso. E non c’è dubbio che il programma degli investimenti locali va messo a punto considerando i tanti bisogni e provando ad ordinarli secondo priorità che riflettono una visione dei bisogni d’oggi, ma anche della società del futuro che vogliamo costruire. Il tema che anche gli enti locali debbono affrontare, se vogliono essere lungimiranti, è come promuovere un cambiamento che veda un minore utilizzo del mezzo privato ed un maggiore utilizzo dei mezzi pubblici e dei mezzi alternativi (e tra questi in primis la bicicletta). Gli ultimi post che ho pubblicato riguardano il treno Vignola-Bologna. Anche in quel caso vorrei vedere politiche più rigorose per promuoverne l’uso, cercando di sostituire una parte degli attuali spostamenti in auto lungo la direttrice Vignola-Bologna. Non è che non si possa fare, visto che tutti noi siamo sensibili al prospetto costi-benefici. Io stesso, per fare un esempio, in passato usavo di più l’automobile per recarmi a Bologna. Io stesso, altro esempio, bevevo in passato acqua minerale in bottiglia (ed oggi uso quella del rubinetto). Io stesso quest’estate ho rinunciato all’auto per recarmi in stazione a prendere il treno. Insomma, dobbiamo far percepire meglio la posta in gioco (la sostenibilità della vita umana sulla terra, per dirla in modo chiaro) e promuovere quei cambiamenti che la rendono ambientalmente sostenibile. Dal punto di vista dei sistemi di mobilità dobbiamo promuovere l’uso dei mezzi pubblici e l’uso della bicicletta, invitando la gente a lasciare qualche volta di più l’auto nel garage (o rinunciando, magari, alla seconda o terza auto familiare). Di cose da fare, a livello locale, per promuovere l’uso della bici ce ne sono parecchie. Io ho colto l’occasione di un episodio (il furto di due biciclette a pochi mesi di distanza) per richiamare l’attenzione su un tema più generale: se vogliamo lavorare per il futuro (il nostro e soprattutto quello dei nostri figli) dobbiamo cambiare comportamenti e ridurre la nostra “impronta ecologica” (la quantità di risorse che debbono essere consumate per garantire il nostro modo di vita). Evidentemente per fare questo non ci possiamo affidare per intero al “progresso” tecnologico. Abbiamo anche bisogno di iniziare a cambiare stile di vita.

  8. MonicaB ha detto:

    Se vi rubano la bicicletta andreste mai a controllare all’ANT che non la stiano vendendo?????

    A settembre rubano ben 2 bici alle mie figlie
    che incautamente le legano insieme ma non ad un palo!!

    facciamo la denuncia dai carabinieri con tanto di foto delle biciclette
    e da allora siamo andati ben 3 volte a vedere se le avevano trovate

    niente, ci dicono, guardi che è quasi impossibile che le ritroviamo!
    invece l’altra sera un amico di mia figlia vede la sua bicicletta in centro e la chiama: E’ proprio la tua bici!
    Noi andiamo sul posto, mettiamo un nostro lucchetto alla bici e chiamiamo i carabinieri, i quali arrivano e arriva anche la persona che aveva legato la bici al palo:
    uno srilankese con tanto di scontrino, aveva comprato la bicicletta all’ANT!!!!
    I carabinieri ci raccontano che avevano trovato quasi subito la bici in un garage insieme ad altri motorini e li avevano sequestrati, ma siccome “NON sapevano di chi erano” il magistrato voleva farle demolire(prassi normale mi dicono i carabinieri), ma i carabinieri di Vignola decidono di donarle all’ANT per beneficenza.
    L’ANT ha venduto la bici a 60 euro e ora i carabinieri hanno chiesto a me i 60 euro da restituire allo srilankese!!!

    ma vi rendete conto!!!!

    ANT deve restituire i 60 euro, non io, spero che lo faccia se no sarebbe gravissimo!
    sarei anche andata a fare una donazione ma non mi piace affatto che ANT venda le biciclette dei cittadini derubati!
    e che i Carabinieri facciano donazioni con le cose dei cittadini derubati!

    MonicaB

  9. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Ultime news sul fronte del furto di biciclette:
    “Tre-cinquemila biciclette rubate all’anno, cioè circa a un modenese su 50, e un bottino che spazia da 500mila al milione di euro in rapporto al valore originale dei veicoli, quindi di danno diretto. Sono queste le stime della Fiab, la Federazione italiana amici della bici, che col conforto dei numeri del registro italiano biciclette traccia i contorni di un fenomeno che, purtroppo, nella nostra città tanti hanno conosciuto. E poco rischiano di servire lucchetti e catene con i quali i mezzi sono legati alle rastrelliere in strada o nei parcheggi.”
    E c’é anche una stima del business dei furti e del conseguente “mercato nero”:
    «E’ chiaro che chi ruba le bici non è uno sprovveduto – osserva Marano – parliamo di gente che fa 3-5 colpi al giorno e che in un mese, rivendendo il bottino, riesce a guadagnare 1.500-2mila euro». Un’occupazione, in pratica, che certifica dal punto di vista della criminalità quanto il fenomeno sia esteso. «E’ innegabile che sia radicato – dice il dirigente Fiab – e tra i vari danni conseguenti che provoca c’è il mancato utilizzo della bici. Sì, perché dopo essere derubati si può essere portati a usare meno questo mezzo a favore dell’auto, che inquina ben di più…».
    Qui l’articolo intero, apparso su La nuova Prima Pagina di oggi, 19 agosto 2014:
    http://www.lanuovaprimapagina.it/news/modena/9494/A-Modena%E2%80%93rubate-5mila-bici.html

  10. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Iniziativa contro il furto di bici a Bologna. Intanto con un po’ di dati sulla frequenza dei furti: ” intervistati i bolognesi, tramite 1300 questionari, è emerso che il 50% ha subìto almeno un furto; nell’80% dei casi è successo in un luogo pubblico e nel 57% delle volte in pieno giorno.” Il ricorso alle forze dell’ordine? Ritenuto inefficace e dunque inutile. Tanto a Bologna, quanto a Vignola: “I bolognesi ritengono ancora sostanzialmente inutile la denuncia alle forze dell’ordine. Seppur in aumento (erano il 16% tre anni fa), ora avvengono solo in un furto su quattro.”

    E veniamo ai nuovi provvedimenti, volti sostanzialmente a contrastare il “mercato nero” delle bici: “Questa mattina poi, in Comune, è stato siglato il “Protocollo d’intesa per il contrasto ai furti di biciclette”, il primo del genere in Italia, che è stato presentato e firmato stamattina a Bologna dal Prefetto Ennio Sodano, dall’assessore comunale alla Mobilità Andrea Colombo e dalla presidente della Consulta della bicicletta Simona Larghetti. Il protocollo prevede campagne di comunicazione per stimolare il senso civico e frenare il mercato nero; promuovere l’acquisto legale di due ruote, con la promozione di negozi che fanno vendita, noleggio e recupero e favorendo le aste delle bici recuperate.

    Si insisterà sulla marchiatura della bicicletta, che potrà avvenire a un prezzo di favore, strumento utile per restituire velocemente un mezzo ritrovato al suo legittimo proprietario. Il Comune inoltre garantisce la posa di 1500 stalli per due ruote e un’ampliato sistema di videosorveglianza mentre le forze dell’ordine si impegneranno in maggiori controlli specie nella zona più a rischio furti, quella universitaria. Indispensabile, per contrastare il fenomeno, convincere i bolognesi a fare denuncia.”

    Insomma, si inizia a fare qualcosa. Un primo passo nella giusta direzione.

    Qui la notizia completa:
    http://bologna.repubblica.it/cronaca/2015/05/28/news/a_bologna_il_50_dei_ciclisti_ha_subi_to_il_furto_della_bici-115466018/

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