La politica con le bollicine. Serve davvero la “casa dell’acqua” a Vignola?

Tra i programmi dell’amministrazione comunale di Vignola per il 2011 vi è quello di realizzare la “casa dell’acqua”. L’espressione non rende immediatamente comprensibile di cosa si tratta. Il termine casa, infatti, fa pensare ad una dimora, a mura e tetto, ad un luogo protetto. Insomma, una dimora per che cosa? Per capire di cosa si tratta bisogna leggere la Relazione previsionale e programmatica (la relazione firmata dalla giunta – vedi – chi materialmente la scrive non si sa) a pagina 64: “Entro il 1° semestre 2011 sarà installato un distributore di acqua (naturale e gassata) che, prelevando l’acqua dall’acquedotto pubblico ed a seguito di processi di purificazione, metterà a disposizione dei cittadini acqua di ottima qualità a costi molto bassi. L’investimento, previsto complessivamente in ca. 25.000 euro sarà sostenuto dalla Vignola Patrimonio con risorse proprie, senza alcun ricorso al credito.” Ecco svelato l’arcano. Si tratta di un “distributore” d’acqua. Insomma, poco più di una fontana (tecnologicamente un po’ più sofisticata). Se ci pensate a modo vedete subito come il progetto – vedremo dopo se meritorio o no – sia stato piegato ai fini del marketing politico. Nessuno ha pensato di chiamare i distributori di latte fresco, installati negli ultimi anni anche a Vignola, la “casa del latte”. Infatti quelli sono principianti del marketing. In comune a Vignola no. Al di là di questi aspetti comunicativi, rimane la questione essenziale: serve davvero la “casa dell’acqua” a Vignola?

La "casa del latte" in piazza Maestri del lavoro, nei pressi dell'edicola di Brodano (foto dell'11 ottobre 2009)

[1] La lista di cittadini Vignola Cambia ritiene di no. Ma come? Una lista impegnata per promuovere la tutela dell’ambiente e l’adozione di un diverso modello di “sviluppo” non è favorevole alla “casa dell’acqua”? Può sembrare paradossale. Per comprendere che così non è basta leggersi l’emendamento n.6 al bilancio presentato da Vignola Cambia, proprio sul progetto della “casa dell’acqua”: “Si chiede al Consiglio di non far sostenere alla Vignola Patrimonio la spesa di euro 25.000 per la realizzazione dell’opera definita “Casa dell’acqua” in quanto tale scelta si contrappone paradossalmente a tutto quanto l’Amministrazione si è impegnata a fare con l’adozione della Carta dell’Acqua e con la mozione votata all’unanimità a novembre 2010. Creare una “casa“ dove l’acqua dell’acquedotto diventa buona a seguito di trattamento di purificazione porta il cittadino a credere che l’acqua di casa propria non sia buona da bere e quindi si avvallano le reticenze dei genitori che lamentano l’imposizione di bere acqua del rubinetto nelle scuole e si avvalla anche una possibile scelta di non pagare più le dovute bollette dell’acqua che vengono infatti versate per avere in casa propria acqua potabile.” Chiaro?

E se invece provassimo a mettere (e tenere) in funzione le fontane nei parchi e nelle piazze di Vignola? Qui una fontanella non funzionante nel parco della biblioteca (foto del 12 febbraio 2011)

[2] In effetti se si vuole davvero promuovere il consumo alimentare dell’acqua dell’acquedotto non serve alcuna “casa dell’acqua”. Servono altre cose che la giunta municipale stessa si era impegnata a fare (ad esempio con l’adozione della “Carta dell’acqua”: delibera n.205 del 26 ottobre 2009 – qui il pdf) e che ad oggi non ha fatto! Servono cose che diversi gruppi consiliari di minoranza, da Vignola Cambia (Chiara Smeraldi) fino alla Lega Nord (Graziano Fiorini), hanno più volte richiesto: potenziamento dei controlli e pubblicizzazione dei risultati, unitamente alla realizzazione di un’adeguata campagna informativa (e qui non sarebbe male se il Gruppo HERA si affidasse, per la parte sui dati, alle Aziende USL della regione, che hanno competenze istituzionali sui controlli di qualità delle acque destinate al consumo umano, tra cui anche quelle dell’acquedotto – per l’Azienda USL di Modena si veda il Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione: vedi). Nella Relazione previsionale e programmatica 2011-2013 gli impegni della giunta sono ribaditi: “Particolare attenzione verrà data al tema dell’uso dell’acqua dell’acquedotto, con l’obiettivo di migliorare l’informazione dei cittadini e ridurre in prospettiva l’utilizzo di acque minerali in bottiglia di plastica. (…) Le azioni dell’amministrazione si collocheranno comunque all’interno del quadro di riferimento costituito dalla Carta dell’Acqua, dalla delibera di Giunta dell’autunno 2009 e dalla specifica mozione approvata in consiglio comunale (novembre 2010).” (p.64) Tutto bene dunque? Non proprio, visto che, come si diceva, dal momento in cui la giunta si è data questi impegni (26 ottobre 2009) sono passati più di 15 mesi e non una (non una!) delle cose elencate nella lista degli impegni è stata fatta! E, bisogna aggiungere, per fare con serietà queste azioni informative e di promozione, un po’ di risorse sono indispensabili (ed invece queste non sono previste nel bilancio di previsione 2011). Per questo Vignola Cambia, con il suo emendamento, prevede proprio che le risorse che la giunta vorrebbe destinare all’operazione-marketing “casa dell’acqua” siano impiegate per mettere (finalmente) in campo le adeguate azioni informative sull’uso alimentare dell’acqua dell’acquedotto: “Si propone, invece,  di destinare la somma stanziata al  finanziamento di  progetti informativi sulla qualità dell’acqua del rubinetto, come già rimarcato nella mozione di novembre 2010, così da rendere i cittadini autonomi nelle proprie scelte sull’uso dell’acqua perché finalmente adeguatamente informato.  Le risorse rimanenti potrebbero essere utilizzate per un censimento e la manutenzione delle fontane esistenti, che rappresentano già oggi le nostre vere case dell’acqua, nonché per  l’istituzione di un punto informativo presso la Farmacia Comunale.  Si fa notare, inoltre, che oltre ai 25.000 euro ci saranno anche ulteriori costi di gestione della casa dell’acqua che andranno a pesare su tutta la collettività. Si ricorda, infine, che i programmi di informazione riportati sulla mozione di novembre 2010 avrebbero dovuto aver già inizio entro dicembre 2010, e se tale cammino fosse già stato intrapreso adeguatamente la “casa dell’acqua” potrebbe apparire un investimento sorpassato anche a quanti lo hanno proposto.” (emendamento n. 6 del gruppo consiliare Vignola Cambia)

Ed ai bambini che vorranno bere alla fontanella del parco, dovremo dire: "no, questa non è buona. Andiamo a bere alla 'casa dell'acqua'"! (nella foto la fontanella del re ranocchio, nel Parco dei Sogni; 19 settembre 2009)

[3] Rimane però ancora da rispondere al quesito di fondo: l’acqua del rubinetto è buona da bere? Ci si può fidare? Dal punto di vista del benessere e della salute, l’una o l’altra, acqua minerale in bottiglia e acqua dell’acquedotto, sono equivalenti? E’ chiaro che oggi tantissimi cittadini non hanno le idee chiare in proposito. Ed è per questo che un’amministrazione seria (ed un serio gestore – leggi Gruppo HERA) dovrebbe preoccuparsi di dare (o far dare) ai propri cittadini una risposta a queste domande. Domande che vanno prese sul serio. A cui va data una risposta articolata. Evidenziando i diversi costi dei differenti prodotti (una bottiglia da un litro e mezzo di acqua minerale costa 0,31-0,75 euro; l’acqua di HERA costa 0,0016 euro al litro). Evidenziando il diverso “impatto ambientale” delle diverse soluzioni (uso di materie plastiche, trasporti e relativo inquinamento, ecc.). Ma evidenziando anche la diversa qualità, che esiste indubbiamente – anche se poi non sappiamo (come cittadini) se i diversi valori di “durezza”, “sodio” o “nitrati” di norma rilevati tra le acque minerali in bottiglia (le migliori) e l’acqua del rubinetto (proprio quella di casa nostra) sono “significativamente” diversi, ovvero hanno un “diverso” impatto sulla nostra salute. Perché è questo che i cittadini dovrebbero poter conoscere. Poi ciascuno farà le proprie valutazioni (io ho fatto le mie: da due anni usiamo, in casa, l’acqua del rubinetto). Oggi questi dati, queste informazioni non sono accessibili. Soprattutto non sono accessibili in tempo reale ed in modo organico. Sappiamo che l’acqua distribuita da HERA, sottoposta ad un processo di potabilizzazione, rispetta tutti i parametri fissati dalla legge (anche se in provincia di Modena i dati sono i peggiori di tutta l’Emilia-Romagna). Certo, un confronto con i dati delle migliori acque minerali in bottiglia (qui uso per una comparazione l’acqua Levissima) evidenzia differenze significative.  Differenze che sono confermate anche dai controlli a campione effettuati dall’Azienda USL di Modena (con riferimento a Vignola: vedi) – dati che però risalgono al 2008 (ad oggi, 14 febbraio 2011, non ci sono dati più aggiornati nel sito web dell’Azienda USL di Modena: vedi). Ecco dunque che cosa sappiamo in base ai controlli effettuati da HERA (in provincia di Modena; la fonte è la pubblicazione Acqua Hera. Valori, qualità, consigli, senza data; dati “medi” aggiornati al 2010 si trovano nel sito web del Gruppo HERA: vedi) e dall’Azienda USL (nel distretto di Vignola), messi a confronto con le caratteristiche di una delle marche più diffuse di acqua minerale:

  • pH: HERA 7,6 (Levissima 7,8);
  • durezza totale (°F): HERA Modena 36 (controlli AUSL – Vignola 2008: 32-51) (Levissima 5,9);
  • residuo fisso a 180° C (mg/l): HERA Modena 538 (controlli AUSL – Vignola 2008: 398-638) (Levissima 80,5);
  • sodio (mg/l): HERA Modena 56 (controlli AUSL – Vignola 2008: 10,9-37) (Levissima 1,9);
  • fluoruri (mg/l): HERA Modena <0,10 (Levissima 0,2);
  • nitrati (mg/l): HERA Modena 19 (controlli AUSL – Vignola 2008: 4-29) (Levissima 1,6);
  • cloruri (mg/l): HERA Modena 82 (controlli AUSL – Vignola 2008: 8-32) (Levissima non significativo)

Le differenze ci sono. Ma il quesito vero è: sono differenze “significative”? Possiamo dire che l’acqua minerale in bottiglia fa meglio di quella dell’acquedotto? Ecco, è a questa domanda che bisognerebbe rispondere in modo chiaro. In un recente opuscolo informativo dell’Azienda USL di Modena (L’acqua che beviamo, settembre 2008, prima ristampa settembre 2009) qualche informazione c’é. Partiamo da qui, anche se bisogna indubbiamente essere in grado di fare meglio (con dati aggiornati in tempo reale sul web e con “revisioni sistematiche” della letteratura scientifica). Vi si trova scritto: “E’ bene ricordare che l’acqua fornita dal Gestore dell’acquedotto rispetta i criteri di potabilità ed è pertanto sicura per tutti gli usi domestici” (p.15). Sembra dunque che l’acqua dell’acquedotto vada bene così com’é. Ulteriori trattamenti, come quelli prefigurati dalla “casa dell’acqua” vignolese, non sono ritenuti migliorativi (dal punto di vista degli aspetti rilevanti per la salute). “I miglioramenti che si vogliono apportare riguardano perciò gli aspetti legati alla gradevolezza (odore, sapore) o la salvaguardia degli impianti tecnologici dalle incrostazioni.” (p.15) Nessun effetto, invece, sulla salute. Anche il fattore “durezza” (è il valore del calcare sciolto nell’acqua; più il valore è alto più l’acqua è calcarea; il valore consigliato è tra 15 e 50 °F) non sembra essere rilevante (per la misura che caratterizza le nostre acque del rubinetto). “Le attuali conoscenze scientifiche affermano che valori elevati di durezza non comportano conseguenze dannose sulla salute” (p.22). Insomma, “dalle analisi dei campioni prelevati per i controlli sono risultate costantemente assenti le sostanze, o gruppi di sostanze, che possono avere effetti tossici per l’uomo, come i metalli o i pesticidi” (p.12). Dunque anche l’acqua del rubinetto è del tutto potabile e le sue caratteristiche, per quanto “inferiori” a quelle delle acque minerali in bottiglia, non sono tali da considerarla come un’acqua che fa meno bene rispetto a quella in bottiglia. Questo, perlomeno, è quanto ho appreso leggendo la documentazione fornita dall’Azienda USL di Modena. Ma è bene che su questi aspetti si imposti un’adeguata (e più puntuale) campagna informativa. Se le cose stanno così allora ci si chiede: davvero si debbono spendere 25.000 euro per avere una fontana che distribuisce acqua con le “bollicine”? E’ questa la famosa e sbandierata (ma poco praticata) “sobrietà” della giunta municipale?

La fontanella nel Parco degli Gnomi a Brodano. Una volta schiacciato il pulsante questo rimane incastrato e l'acqua esce in continuazione (foto dell'8 maggio 2010)

PS Il Servizio Igiene degli Alimenti e della Nutrizione effettua controlli sulla qualità delle acque destinate al consumo umano, tra cui anche quelle dell’acquedotto (vedi). Effettua prelievi di campioni che vengono poi sottoposti ad analisi presso i laboratori dell’ARPA. Non sarebbe male se rilasciasse i dati sui controlli effettuati in tempo reale o con un ragionevole ritardo di qualche settimana. Oggi i dati pubblicamente accessibili risalgono al 2008.

PPS Tra gli impegni assunti dalla giunta municipale con la delibera n. 205 del 26 ottobre 2009 vi è anche quello di “promuovere le forme più innovative di partecipazione dei cittadini alla definizione delle politiche dell’acqua a livello locale tramite gli strumenti della democrazia rappresentativa, partecipativa e diretta e tramite un’intensa opera di formazione e informazione dei cittadini in materia d’acqua”. Vista la pochezza di idee (ed ancor più di realizzazioni) sul tema della “partecipazione dei cittadini”, sarà interessante vedere che cosa si inventa stavolta la giunta. Intanto è già passato più di un anno senza che nulla sia stato fatto …

PPPS Anche i produttori di acque minerali in bottiglia hanno sviluppato la propria campagna promozionale (sui quotidiani nell’ottobre 2010) in difesa dell’acqua minerale. Sotto il titolo: “Acqua minerale. Molto più che potabile.” Qui il sito web di Mineracqua – Federazione Italiana Acque Minerali Naturali.

PPPPS Sul tema delle fontane e fontanelle a Vignola e sulla proposta di renderle accessibili “a misura di bambino” si veda questa ironica (ma solo in parte) proposta avanzata nella campagna elettorale per le comunali del 2009: “fontanelle a misura di bambino in ogni parco!” (vedi).

Nota aggiunta il 16 febbraio 2011: Ecco esempi di “case dell’acqua”: della ditta Cillit (vedi), di un’altra ditta privata (vedi), un esempio friulano (vedi),  informazioni sul funzionamento (vedi) e un po’ di dati sulla diffusione (vedi). Qui invece un’opposizione a questo tipo di progetti da parte del Comitato Acqua Bene Comune di Verona (vedi).

One Response to La politica con le bollicine. Serve davvero la “casa dell’acqua” a Vignola?

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    In occasione del consiglio comunale di stasera, 15 febbraio, il consigliere PD Guerrino Cassani, anche presidente della Vignola Patrimonio Srl, ha difeso la scelta della casa dell’acqua, citando l’alto numero di litri erogati da strutture di questo tipo in provincia di Reggio Emilia. Ci sono però almeno due argomenti NON convincenti tra quelli usati da Cassani che, purtroppo, si è fatto trascinare da un eccesso di furore ideologico. (1) Cassani ha affermato che tutti gli utilizzatori della casa dell’acqua saranno cittadini che in precedenza consumavano acqua minerale in bottiglia. E’ difficile da dimostrare. Comunque nessuno dei dati citati da Cassani consentiva di trarre questa conclusione. Personalmente non vedo perché anche consumatori di acqua del rubinetto non debbano ricorrere all’acqua “trattata” della “casa dell’acqua”. L’effetto di sostituzione opererà dunque su entrambe i fronti: quale sarà l’effetto maggiore al momento non è dato sapere. (2) Cassani ha presentato l’acqua della “casa dell’acqua” come acqua a km zero. Non sarà così. Sarebbe a km zero se tutti gli utilizzatori vi accedessero a piedi od in bicicletta, ovvero rinunciando ad utilizzare mezzi di trasporto inquinanti per recarvisi. Invece la nuova “casa dell’acqua” sarà anche un generatore di traffico e dunque di inquinamento. Anche in questo caso non siamo in grado di stimare questo impatto, ma non c’é dubbio che ci sarà. L’unica vera acqua a km zero è quella del rubinetto di casa. Per questo le sollecitazioni della lista civica Vignola Cambia (e di altri gruppi) è volta a dare informazioni sulla qualità dell’acqua di acquedotto. E semmai a stimolare controlli più severi e parametri più rigorosi (sono obiettivi che HERA si può dare, visto che è controllata ancora in modo maggioritario da enti locali?). Quando avremo una risposta a questi due quesiti, allora potremo valutare meglio (e forse anche apprezzare meglio) la proposta del presidente della Vignola Patrimonio Srl. Sino ad allora mantengo la convinzione che l’intervento non vada nella giusta direzione.

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