Raccontare storie. Narrazioni diverse sulla soppressione dello scuolabus per le scuole dell’infanzia

“La CGIL non si preoccupi: affidare un servizio comunale a dei volontari e non a dei lavoratori dipendenti non è una prassi per questa amministrazione, e né lo diventerà. Sugli scuolabus abbiamo agito così perché c’era un’emergenza e non intervenire sarebbe stato peggio.” Così  Daria Denti (Il Resto del Carlino, 20 gennaio 2011, p.19) in risposta alle critiche della CGIL che non aveva apprezzato l’affidamento del servizio scuolabus per la scuola materna al volontariato, anziché a personale dipendente. In tre righe due incongruenze (uso un eufemismo). Non male. Chi non ha seguito sin dall’inizio la vicenda della cancellazione del servizio di trasporto scolastico per la scuola dell’infanzia (scuola materna) difficilmente potrà cogliere le “contraddizioni” contenute nelle due brevi proposizioni. Ma prima di procedere a disvelare questo modo “manipolatorio” di raccontare la vicenda lasciamo parlare ancora un po’ il sindaco di Vignola: “I tagli erano stati inevitabili e l’unica alternativa al volontariato era lasciare in difficoltà trenta mamme. E per il ripristino abbiamo pensato a Vignola, e non in ‘chiave Unione’, perché il servizio in altri Comuni aveva contorni diversi e uniformarlo non era possibile. Il volontariato, poi, per definizione ha caratteristiche prettamente locali.” Da tempo stiamo assistendo ad un mutamento della politica. Ovvero alla trasformazione della politica in puro marketing (vedi). Non importa ciò che si riesce a fare per il proprio paese o la propria città. Ciò che conta è “produrre un effetto” sul pubblico degli spettatori. Ciò che conta è, dunque, “saperla raccontare”. Christian Salmon, autore di Storytelling (Fazi Editore, Roma, 2008), bestseller nel campo della comunicazione politica, osserva a proposito di un noto politico americano: il suo problema “è che racconta storie anche quando gli sarebbe più utile la verità. Ma quando lo “spin control” è diventato una pratica comune, diviene presto un’abitudine, e poi un modo di vivere” (p.109). Questa affermazione rappresenta efficacemente, riportata sulla scala locale, il modo di comunicare dell’amministrazione comunale di Vignola e del nostro primo cittadino. Vediamo perché affermo ciò.

Scuola dell'infanzia Collodi, in via Cimarosa (foto del 30 gennaio 2007)

[1] Prescindiamo dall’esortazione alla serenità (“La CGIL non si preoccupi”), che fa il paio con l’invito alla calma (“In questo momento è fondamentale che i titolari delle aziende siano calmi” – L’Informazione di Modena, 15 agosto 2009, p.13) indirizzato ai titolari delle aziende che debbono fronteggiare la crisi economica. L’impressione, in verità, è che l’una e gli altri abbiano buone ragioni per mostrare preoccupazione. Soffermiamoci invece sulla parte che segue: “affidare un servizio comunale a dei volontari dipendenti non è una prassi di questa amministrazione”. Sorvoliamo sul fatto che ciò è già stato fatto in passato (pensiamo alla gestione della piscina comunale, prima gestita direttamente, con personale comunale, e da diversi anni affidata invece al circolo Polivalente Olimpia). Il fatto è che proprio nell’estate 2010 si è verificato l’affidamento di un servizio “comunale” al volontariato: con il trasferimento dei centri estivi, prima gestiti direttamente dall’Unione Terre di Castelli con personale proprio e/o a contratto, alle realtà associative del territorio. Tanto l’esempio remoto, quanto l’esempio recente testimoniano che, in realtà, una prassi di questo tipo (stigmatizzata dalle organizzazioni sindacali) c’é. Con questo non voglio fare affermazioni sulla legittimità o meno, sull’opportunità o meno di una tale politica (così come, in generale, sulle politiche di esternalizzazione dei servizi nel tentativo di ridurne i costi). Ma solo richiamare l’attenzione sul fatto che l’affermazione del sindaco Daria Denti è smentita da quanto avvenuto pochi mesi prima. Una decisione a cui, tra l’altro, lei stessa ha partecipato, essendo componente della giunta dell’Unione.

Scuola dell'infanzia Mago di Oz, in via Bontempelli (foto del 9 dicembre 2008)

[2] Ma ancora più strabiliante è il secondo passaggio. Laddove dice: “Sugli scuolabus abbiamo agito così perché c’era un’emergenza e non intervenire sarebbe stato peggio.” Ci vuole solo un briciolo di memoria storica per ricordare che l’emergenza di cui si parla è stata creata dalla stessa Unione Terre di Castelli (della cui giunta – lo ricordo di nuovo – Daria Denti fa parte), che nel luglio 2010 ha proposto al consiglio dell’Unione (delibera n. 38 del 29 luglio 2010: vedi) il taglio di diversi servizi scolastici (qualificazione dell’offerta formativa, attenzione ambientale nelle mense scolastiche), tra cui anche la completa cancellazione del servizio scuolabus per la scuola dell’infanzia. Un servizio che nell’anno scolastico 2009/2010 era fruito da un centinaio di famiglie residenti sul territorio dell’Unione (di cui una trentina vignolesi). Non solo quella “emergenza” (per usare le parole di Daria Denti) è stata creata da una decisione a cui Daria Denti stessa ha preso parte, ma, a fronte delle proteste di cittadini e forze politiche di minoranza, la maggioranza (nella veste del presidente dell’Unione, Francesco Lamandini, e dell’assessore alla formazione del comune di Vignola, Maria Francesca Basile) ha sempre negato che quello (la soppressione dello scuolabus per la scuola materna) fosse un problema. O, comunque, l’ha presentato come una scelta ineluttabile. Ora il sindaco di Vignola, co-autore dell’emergenza, giustifica il ricorso al volontariato con l’intenzione di non “lasciare in difficoltà trenta mamme”. Quale faccia tosta! Il fatto è che il servizio di scuolabus è stato dismesso con l’anno scolastico 2010/2011, lasciando a piedi un centinaio di bambini almeno per quattro mesi, solo perché non sono stati ponderati con attenzione (dalla maggioranza consiliare PD e dai sindaci dell’Unione: vedi) effetti ed implicazioni (il diritto scolastico ridimensionato!) di quella decisione!

Scuola dell'infanzia M.Mandelli, in via G.Galilei (foto del 28 ottobre 2009)

[3] E’ solo il caso di aggiungere che diverse voci sono intervenute in questa vicenda per richiamare l’attenzione di un sindaco (Daria Denti) e di un assessore (Maria Francesca Basile) distratti, mettendo in luce sia il disagio di un numero non alto di famiglie, ma neppure trascurabile; sia la violazione del diritto alla frequenza scolastica (diritto che pure è stato in passato un obiettivo per l’amministrazione comunale di Vignola – per una sottolineatura di questo aspetto: vedi). A rimarcare l’errore compiuto con la delibera n. 38 del 29 luglio 2010 sono intervenuti, oltre al sottoscritto (Il Resto del Carlino e Gazzetta di Modena del 25 settembre 2010), la stessa CGIL (L’Informazione di Modena e Modena Qui del 6 ottobre 2010), Chiara Smeraldi della lista civica Vignola Cambia (Il Resto del Carlino, L’Informazione di Modena, Modena Qui del 9 ottobre 2010), Antonio Guarro del gruppo consiliare PDL (Il Resto del Carlino del 26 ottobre 2010). Non essendo stati sufficienti gli inviti a mezzo stampa, Vignola Cambia ha inoltre presentato una mozione consiliare in cui impegnava il sindaco stesso a rivedere la questione, ripristinando il servizio di scuolabus (mozione approvata dal consiglio comunale l’8 novembre 2010). A gennaio, finalmente, l’annuncio che il servizio sarà ripristinato (vedi) anche se con modalità “peculiari” (una gestione affidata al “volontariato”) e, soprattutto, dopo quattro mesi di non-servizio, quando, con ogni probabilità, una parte dei bambini coinvolti ha già smesso di frequentare la scuola, trattenuta a casa da famiglie che non avevano alternative. D’altro canto non sono state precisate le caratteristiche del servizio a gestione volontaria. Dunque, che in questo contesto, con questo modo di fare (prassi?), con decisioni che vengono annunciate a cose fatte (la stessa CGIL ha lamentato di non essere stata informata della “nuova soluzione”, quando aveva incontrato l’amministrazione comunale pochi giorni prima l’annuncio del ripristino) il sindaco di Vignola esorti a “non preoccuparsi” suona un po’ come una beffa. Una beffa che emerge in modo nitido, però, solo per chi ha seguito la vicenda nel suo dipanarsi dal luglio 2010 e nelle diverse “tappe” intermedie, fino alla riscoperta tardiva (quattro mesi dopo aver appiedato qualche decina di bambini) della “valenza educativa della scuola dell’infanzia” da parte dell’assessore Basile (vedi). Non resta che da confutare ulteriori due affermazioni di Daria Denti. La prima relativamente all’inevitabilità di quel taglio dello scuolabus per la scuola materna. L’Unione ha un bilancio di 55 milioni di euro. Davvero non si poteva far altro che tagliare i 60-70mila euro del trasporto scolastico per le scuole dell’infanzia? E’ evidente che non è così. La seconda relativa all’impossibilità di ripristinare il servizio sotto l’ombrello dell’Unione, anziché affidarsi ad una associazione di volontariato. Si dice che “il servizio in altri Comuni aveva contorni diversi e uniformarlo non era possibile.” Ora, è vero che anche in precedenza il servizio non era offerto in tutti i comuni dell’Unione. Ma, appunto, era pur sempre gestito dall’Unione e lo stesso avrebbe potuto essere con il nuovo anno. Insomma, Vignola ha fatto bene a “recuperare” l’errore commesso qualche mese prima, ma il modo in cui ciò è stato fatto costituisce a sua volta un errore che testimonia della fragilità di visione della giunta dell’Unione (ovvero degli 8 sindaci che la compongono) sui “diritti essenziali” da garantire nel welfare locale che vogliamo (e che non vogliamo tagliare). Invece, come ho già avuto modo di osservare (vedi), il ripristino del servizio solo vignolese ed affidato al volontariato segna un ulteriore passo verso la “balcanizzazione” dell’Unione, a testimonianza dell’incapacità di fare una discussione vera – a livello di Unione –  sul welfare locale, su cosa aggiornare e cosa preservare. Questi sono i fatti. Certo, la realtà può anche essere “costruita” diversamente. Con una narrazione in cui la soppressione dello scuolabus è il risultato di un destino cinico e baro a cui l’amministrazione comunale ha resistito con tutte le forze e rispetto a cui ha infine supplito con l’estrarre dal cilindro magico il coniglio della soluzione-volontariato. Ma questa è, a ben vedere, solo un esercizio narrativo. E’ fiction. Nulla più. Storytelling, potremmmo dire. Molti cittadini, però, vi leggono (già oggi) una “brutta storia”. La politica che si vorrebbe per questa città è altro.

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7 Responses to Raccontare storie. Narrazioni diverse sulla soppressione dello scuolabus per le scuole dell’infanzia

  1. E.T. 57 ha detto:

    CARO ANDREA,PURTROPPO PIOVE SUL BAGNATO, E CON LA PIOGGIA, SI MESCOLANO LE NOSTRE LACRIME AMARE.
    E’ UN PIANTO DI COSTERNAZIONE, PER LA POLITICA IMPROVVISATA E CONDITA DALLA PROMISCUITA’ DECISIONALE.
    LA TUA ANALISI PRECISA E TRAGICA ALLO STESSO TEMPO METTE A NUDO UN SISTEMA PRECARIO ADDOTTATO DA CHI HA LA RESPONSABILITA’ SOCIALE DELLA NOSTRA COMUNITA’.

    A QUESTO PUNTO SORGE UN DUBBIO, MA CERTI PERSONAGGI POLITICI LOCALI, COSA HANNO VERAMENTE A CUORE?

    E’ INDISPENSABILE FARGLI CAPIRE CHE SONO COMPLETAMENTE FUORI STRADA.

    COME LO SONO QUELLI CHE PERMETTONO E NON IMPEDISCONO QUESTO STILLICIDIO, IN PARTICOLARE QUANDO NON FANNO RICORSO ALLA RESPONSABILITA’ POLITICA CHE I CITTADINI GLI HANNO CONFERITO CON IL VOTO.

  2. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Ciao E.T. 57, c’è un altro aspetto in questa vicenda che deve essere evidenziato. Mi riferisco all’irrilevanza del gruppo consiliare di maggioranza, ovvero del gruppo consiliare PD. Ripercorriamo la vicenda. A luglio 2010 i consiglieri del PD vengono a sapere che sono tagliati pesantemente alcuni servizi scolastici (l’Unione dele infatti recuperare più di 300mila euro dalla mancata operazione di trasferimento alle scuole della funzione di scodellamento). Certo qualcuno ha delle perplessità, ma sta zitto. A settembre le famiglie si vedono tagliare completamente il servizio di scuolabus per i figli. La vicenda finisce sui giornali ed in consiglio comunale. Le perplessità tra i consiglieri comunali del PD aumentano, ma prevale lo “spirito di corpo”. Preferiscono difendere l’amministrazione comunale piuttosto che le 30 famiglie vignolesi appiedate (100 famiglie se consideriamo tutto il territorio dell’Unione). Le polemiche proseguono per qualche settimana. I malumori si diffondono anche dentro alla scuola. Pian piano si diffonde la consapevolezza che qualcosa è andato storto. Forse si è commesso un errore. Ma ci sono ben 11 consiglieri PD in consiglio comunale a Vignola. Nessuno di loro ha detto niente. E’ solo colpa dei tagli ai trasferimenti agli enti locali fatti dal governo Berlusconi (tagli che ci sono, è indubbio! Ma non c’è alcun automatismo tra il taglio dei trasferimenti e la decisione di sopprimere proprio quel servizio!). Così come il gruppo consiliare PD non ha giocato alcun ruolo quando si è trattato di decidere di tagliare i servizi scolastici (si sono limitati ad alzare la mano), ugualmente non ha giocato alcun ruolo nel decidere se e come ripristinare il servizio. Tutto questo è passato sulle loro teste. Certo, è una delle innumerevoli testimonianze della perdita di ruolo dei consigli comunali. E’ un tema noto da tempo e per cui ci sono ragioni, per così dire, strutturali (lo stesso avviene nel rapporto tra governo e parlamento, su scala nazionale). Qui però si registra anche l’incapacità di un gruppo di maggioranza di avere consapevolezza del proprio ruolo e poi di saperlo esercitare. Ma se non si esercita il ruolo ci si consegna, appunto, all’irrilevanza. E’ quello che è successo in questa ed altre vicende vignolesi. Si potrebbe concludere: contenti loro! In realtà, come testimonia in modo chiarissimo questa vicenda, il “prezzo” dell’incapacità politica lo pagano i cittadini. Fossero anche solo trenta famiglie che hanno necessità del servizio di trasporto scolastico per portare i loro figli alla scuola materna.

  3. Andrea ha detto:

    Ma nessuno è a conoscenza dell’esistenza di un progetto sperimentale (che è in corso dall’inizio di dicembre fino alla fine febbraio) che prevede all’uscita dei ragazzi delle scuole medie Muratori l’arrivo di ben 3 pullman (2 grossi (di Scorzoni&Palmieri se non erro) e 1 di quelli piccoli gialli) per la “messa in sicurezza dell’uscita dei ragazzi”? L’uscita è pseudo-controllata da 1 bidella e da delle signore che arrivano assieme agli autobus, ma alcuni ragazzi attraversano o si buttano in mezzo alla strada ugualmente senza nemmeno guardare se arriva qualcuno. Ovviamente nessuno dei “controllori” impedisce loro di farlo….
    Vista la soppressione del servizio per i bambini, che ritengo ben più utile; non capisco come possa esser stato sponsorizzato questo servizio sperimentale, che ritengo anche parecchio costoso!!

    Rimango perplesso. Saluti =)

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Ciao Andrea, grazie della segnalazione. Sapevo che l’amministrazione aveva in mente di cambiare l’approdo degli scuolabus alla scuola media di Vignola. Non so però come sta andando la “sperimentazione”. Andremo a verificare. Ci sentiamo presto.

  4. M.Luisa ha detto:

    Scusate, vorrei fare un po’ di chiarezza sulla “sperimentazione” delle scuole Muratori. Non riguarda il trasporto scolastico, cioè i bus sono esattamente quelli che arrivavano a Settembre; la sperimentazione riguarda la viabilità su via di Vittorio. L’anno scolastico scorso il Consiglio Comunale dei Ragazzi della nostra scuola ha lavorato ad un progetto per rendere più sicuro l’accesso a scuola, che soprattutto al mattino, su via di Vittorio è un delirio di auto che procedono anche a velocità sostenuta, scaricando alunni sia delle scuole medie sia delle superiori davanti o in prossimità della scuola. L’originale proposta dei ragazzi era quella di chiudere la via al traffico auto negli orari entrata-uscita da scuola, o almeno di costuire dei marciapiedi che permettessero a chi viene a scuola a piedi di non camminare in mezzo alla strada.
    In tutto questo è stata coinvolta l’Amministraszione di Vignola (Ufficio Tecnico, Assessori vari…) e questa sperimentazione è il risultato: alle 13.15 l’uscita degli alunni avviene su via Resistenza, dalla quale i pullman sono stati dirottati su via di Vittorio. I ragazzi che si servono del trasporto, i disabili e chi per motivi di infortunio porta stempelle gessi o altro, esce su via di Vittorio. Lo “pseudo” controllo della bidella (che è una non per cattiva volontà della scuola, ma perchè la riforma ha tagliato di due unità l’organico “bidelle” delle Muratori) serve per verificare che i ragazzi non sostino nell’atrio, nel cortile e rispettino le regole di uscita (altrimenti scattano problemi di assicurazione, responsabilità ecc…) poi chiudono i cancelli. Sui pulmann sono di servizio dipendenti di una cooperativa che fa assistenza SUI bus, e non dovrebbe insegnare a ragazzini delle medie che non ci si butta in mezzo alla strada (ci sono i genitori, l’educazione stradale alla scuola elementare, alla scuola media… dovrebbe essere sufficiente, no?). Saluti.

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Grazie M.Luisa per le precisazioni. Immagino che Andrea, con il suo intervento, volesse innanzitutto sapere o porre la questione della funzionalità della nuova soluzione della viabilità di accesso/uscita dalla scuola. Comunque, questo è quanto io vorrei capire, per prima cosa. Sappiamo che organizzare la viabilità attorno ad una scuola incastonata nel tessuto urbano è cosa tutt’altro che facile. Sappiamo anche che tutti noi (non mi tiro fuori) siamo sempre più auto-dipendenti per cui molto spesso non abbiamo intenzione o non siamo in grado di rinunciare all’uso dell’auto. Posti questi ingredienti si tratta di capire cosa è possibile fare (a) per educare ad una corretta mobilità (rinunciando, tutte le volte che è possibile, all’uso dell’auto; e (b) organizzare al meglio la mobilità, sapendo che occorre far coesistere automobilisti (possibilmente da disincentivare), ciclisti e pedoni (da tutelare fortemente). Ed al tempo stesso garantire il massimo di sicurezza agli alunni in entrata ed in uscita. Io non ho avuto occasione di osservare la funzionalità della nuova soluzione. E dunque mi chiedo: funziona?

    • Andrea ha detto:

      Probabilmente mi sono espresso in maniera ambigua e poco garbata; innanzitutto, ringrazio l’intervento di Luisa in quanto non ero al corrente che gli autobus fossero in servizio già da tempo. Purtroppo, non essendo stati informati da chi di dovere sugli eventi accaduti, ognuno elabora la propria prospettiva dei fatti. Comunque sia, essendo un residente della zona, ho notato un notevole ed apprezzabile decremento del traffico durante l’orario di uscita dei ragazzi delle scuole medie. L’unico aspetto negativo che si è presentato è il seguente: le strisce gialle per segnalare la fermata dell’autobus di fronte al Palasport, solo dopo 2 settimane si sono completamente cancellate. Nonostante sia presente anche la segnaletica verticale, spesso vengono lasciate parcheggiate auto che impediscono agli autobus di fermarsi dove dovrebbero e gli autisti sono costretti a sostare nella corsia di marcia. Sono state effettuate parecchie multe ma il fenomeno sembra non arrestarsi.
      Purtroppo il problema del traffico si ripresenta, tale e quale a prima, durante l’uscita dei ragazzi delle scuole superiori. Il polo scolastico di questa zona negli ultimi anni è cresciuto sempre più e le strade purtroppo sono sempre rimaste le stesse ed addirittura ridotte ad esempio per la pista ciclabile di Via Resistenza (Che ritengo l’unica ciclabile realmente utilizzata a Vignola).
      Ai residenti questa sperimentazione è stata annunciata per tutelare la sicurezza dei ragazzi, ma vediamo come questi si lancino ugualmente in mezzo alla strada senza preoccuparsi di nulla e di come nessuno si occupi di loro. Mi rendo conto che la bidella possa fare ben poco a riguardo, il problema è l’educazione dei ragazzi e delle famiglie che sono sempre meno presenti.
      Ho 22 anni ed i miei professori di allora sono ancora presenti. Per questo motivo non credo che il problema sia riconducibile direttamente alla scuola, ma ad altro.
      Saluti.

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