Casalecchio è città turistica e d’arte. Lo ha decretato la Regione Emilia-Romagna, come riporta Il Resto del Carlino di pochi giorni fa (domenica 16 gennaio, edizione di Bologna, pag. 22). Avete letto bene: Casalecchio di Reno. Città turistica e d’arte. Invece Vignola non è città d’arte (men che meno turistica). Nonostante da almeno 5 o 6 anni l’amministrazione comunale stia provando ad ottenere questo riconoscimento. Possiamo risalire indietro nel tempo almeno fino al 2005. Alle dichiarazioni dell’allora assessore alla cultura Daria Denti: “nuovi lavori a Vignola per essere città d’arte” (era l’1 febbraio 2005, Il Resto del Carlino: pdf). Allora l’assessore Denti annunciava interventi per la valorizzazione del centro storico: “il museo all’aperto nel Centro storico, dedicato ad esposizioni temporanee di sculture, fotografie e opere pittoriche”. Ed anche nuovi ed originali spazi giovanili: il “parco dei Miti, il primo esempio di luogo all’aperto multimediale sul territorio vignolese che ospiterà installazioni con immagini, musica, filmati relativi agli avvenimenti ed alle persone più significative per il mondo giovanile nel XX secolo.” Ovviamente tutte cose mai realizzate. E dopo poco pure cancellate dai programmi. Comunque il fatto è che persino il comune di Marano s.P. ha ottenuto il riconoscimento di città ad economia prevalentemente turistica! E, sempre per stare vicino a noi, anche Spilamberto. Vignola no. Come mai?

La Rocca medioevale di Vignola (foto del 5 aprile 2010)
[1] La ricerca del titolo di “comune ad economia prevalentemente turistica” o di “città d’arte” è cresciuta negli ultimi anni in seguito alla crescita della competizione tra città e territori, nonché al sempre più diffuso tentativo, da parte di diverse città, di promuovere un’economia della cultura (qui riflessioni su Legano: vedi e su Pietrasanta: vedi). Della materia se ne occupa, tra l’altro, la legislazione che disciplina il commercio in sede fissa, visto che per queste tipologie di comuni e città essa prevede la possibilità di derogare alle norme sulla chiusura domenicale. In effetti vi sono evidenti ragioni affinché in una “città d’arte” (o un comune ad economia prevalentemente turistica) gli esercizi commerciali siano autorizzati all’apertura nei giorni festivi, ovvero nelle giornate in cui di solito è maggiore l’afflusso di turisti. La Regione Emilia-Romagna tratta della materia nella legge regionale del 5 luglio 1999, n.14, dove all’articolo 16 (Comuni ad economia prevalentemente turistica e Città d’arte) sta scritto: “La Giunta regionale individua i Comuni ad economia prevalentemente turistica e le Città d’arte da sottoporre alla disciplina dell’art. 12 del DLgs n.114 del 1998 prevedendo, di norma, che detta disciplina si applichi alle sole parti del territorio comunale in cui tali caratteristiche appaiono effettivamente rilevanti e per i periodi del maggiore afflusso turistico. L’attuazione del comma 1 avviene su proposta motivata del Comune che indica le parti del territorio comunale interessate e i relativi periodi. Detta proposta è avanzata previa concertazione con le associazioni imprenditoriali, sindacali e dei consumatori. Decorsi tre mesi dall’inizio del pr ocedimento di concertazione, il Comune può comunque prescinderne.” La Regione, cioè, prevede che la richiesta sia avanzata dal comune interessato previo tentativo di concertazione con le associazioni di categoria. Il Comune di Vignola ha tentato a più riprese questo iter, senza però mai portarlo a termine ed anzi, senza mai superare positivamente la fase concertativa. Come mai? Durante la seconda legislatura del sindaco Adani della questione se n’è occupata l’assessore al commercio ed al turismo Carla Franchini. Il fatto è che l’amministrazione comunale intendeva, con il riconoscimento di “Città d’arte”, perseguire non l’obiettivo di garantire un’adeguata offerta commerciale a servizio dei turisti in visita alla città, ma quello di ampliare l’offerta di servizi per i residenti, tramite la possibilità di ottenere l’apertura domenicale (volontaria) degli esercizi commerciali. In realtà la legge regionale è chiara nel precisare la finalità della norma: il servizio al turismo. Lo si vede in modo chiaro laddove nell’art.16, comma 1, della L.R. n.14/1999 è affermato che tale “disciplina si applichi alle sole parti del territorio comunale in cui tali caratteristiche appaiono effettivamente rilevanti e per i periodi del maggiore afflusso turistico”. La non corretta impostazione da parte dell’amministrazione e l’evidente intento di perseguire obiettivi diversi da quelli a cui mira la legge ha provocato una reazione contraria delle associazioni di categoria locali. Sia delle associazioni degli esercenti, già per conto loro non molto favorevoli a consentire l’apertura domenicale (oltre alle 8 festività consentite dalla legge e dunque “straordinarie”) per via degli oneri aggiuntivi che ciò viene a determinare su imprese a conduzione prevalentemente familiare. Sia delle organizzazioni sindacali, per il timore che un uso non mirato della norma apra le porte, specie per le imprese commerciali di maggiori dimensioni (es. supermercati), ad una crescita del lavoro festivo, con il conseguente impatto negativo sulla qualità della vita dei lavoratori dipendenti interessati. Un tentativo, esperito dall comune di Vignola e da altri comuni dell’Unione Terre di Castelli nel periodo 2008-2009, di spostare l’iter concertativo dal livello comunale a quello dell’Unione non ha sortito esito migliore, visto che le “controparti” hanno avuto buon gioco nel rilevare che nella legge regionale non vi è traccia di attribuzione della materia a soggetti diversi dal “comune”, non avendo, cioè, l’Unione alcun titolo per farsi legittimamente promotore dell’iter per il riconoscimento del titolo di “città d’arte” per uno o più dei comuni che lo compongono. Questa sbagliata strategia ha così tenuto la vicenda in stallo per più di 5 anni. Per questo vediamo oggi altre città ottenere il riconoscimento del titolo, mentre Vignola risulta immobile.
[2] Il funzionamento dell’iter per l’ottenimento del titolo è illustrato in modo chiaro da una risposta del sottosegretario alla presidenza della Regione, Alfredo Bertelli, ad una domanda posta nel “question time” del 23 novembre 2010 da Gian Guido Naldi, consigliere regionale del gruppo SEL-Verdi. Ecco la risposta di Bertelli, significativa anche perché illustra la cautela con cui sembrerebbe muoversi oggi la Regione: “Il cosiddetto ‘Decreto Bersani’ (art. 12 del D.l. 114/1998) stabilisce che nei comuni ad economia prevalentemente turistica e nella città d’arte gli esercenti determinano liberamente gli orari di apertura e possano derogare all’obbligo di chiusura domenicale e festiva. In base alla la legge regionale (14/1999) che attua la norma nazionale, il riconoscimento di tale status prende il via esclusivamente da una proposta motivata del comune, cui spetta anche la scelta di individuare le zone e i periodi dell’anno per i quali lo richiede. Sempre nella legge regionale è previsto che la richiesta di riconoscimento da parte dei comuni avvenga solo dopo aver compiuto l’obbligo di concertazione con le associazioni imprenditoriali, sindacali e dei consumatori. E tuttavia, non potendo oggettivamente porre un potere di veto sulle decisioni dei comuni, la legge regionale prevede che decorsi tre mesi dall’inizio del procedimento di concertazione l’amministrazione comunale può comunque prescinderne. Nella prima fase di attuazione della legge citata la Giunta regionale ha riconosciuto come comuni ad economia prevalentemente turistica e città d’arte solo quelli che avevano portanto a termine con esito favorevole la concertazione (oltre a quelli inclusi nella previgente legge regionale 40/19849). Attualmente, terminata la fase di prima applicazione, i comuni che non hanno portato positivamente a termine la concertazione, anche essendo trascorsi oltre novanta giorni dall’avvio tale procedimento, non ottengono in prima istanza il riconoscimento, ma si chiede loro di ripresentare la domanda dopo aver riformulato la proposta per la quale deve essere svolto un nuovo tentativo di conciliazione. La nuova richiesta deve poi essere approvata dal consiglio comunale. Solo in presenza di una reiterata volontà dell’amministrazione comunale la Giunta regionale attua il riconoscimento.” (vedi) Certo. L’impressione è che l’esito positivo della fase concertativa faccia premio sulle caratteristiche della città. Altrimenti non si comprenderebbe come mai Casalecchio di Reno sia oggi “città d’arte”!
[3] La corretta impostazione è stata assunta dal Comune di Sassuolo, come riporta Modena Qui del 6 gennaio scorso: “Sassuolo diventa Città d’arte, ma con modalità inedite nel panorama regionale: il riconoscimento infatti riguarderà solo il centro storico e un arco temporale limitato, attorno ai sette mesi”. Insomma Sassuolo ha già sottoscritto gli accordi con le associazioni di categoria e i sindacati e dunque il riconoscimento regionale è pressocché garantito. L’assessore sassolese Claudio Casolari precisa: “Non ha senso pensare all’intera Sassuolo come Città d’arte; non mi pare che ci siano nelle periferie elementi tali da giustificarlo. E’ un intervento che riguarda esclusivamente il centro storico, di cui rispetta i criteri dimensionali”. La strada tracciata da Sassuolo potrebbe essere seguita anche da Vignola. Già oggi il nostro comune soddisfa alcuni requisiti, testimoniando una discreta capacità di attrazione turistica (certamente migliorabile e da migliorare!). La Rocca di Vignola, ad esempio, ha avuto 28.000 visitatori nel corso del 2009 (plausibilmente la maggior parte di questi provenienti da altri comuni). Alcuni eventi hanno una discreta capacità di attrazione, almeno a medio raggio (dalla Festa dei ciliegi in fiore a Vignola è tempo di ciliegie, da Jazz In It a PoesiaFestival). Certo, ci sono ambiti su cui c’è ancora da lavorare, come la capacità ricettiva, un marketing territoriale sviluppato a livello di Unione Terre di Castelli (oggi assolutamente insoddisfacente), la valorizzazione del centro storico con botteghe di prodotti tipici (che oggi non ci sono, con l’unica eccezione della rinomata Torta Barozzi), il completamento della sistemazione dell’area attorno alla Rocca (vedi) e del centro storico (vedi), e così via.

La Rocca medioevale di Vignola. E' evidente la necessità di sistemare l'area antistante, occupata da un "dancing" estivo e da una selva cresciuta in modo incontrollato (foto dell'1 dicembre 2007)
Ma l’esperienza di Sassuolo indica la via da seguire. Sarebbe dunque bene se l’amministrazione comunale e l’Unione Terre di Castelli, volendo essere credibili, procedessero con l’elaborare un Progetto per sviluppare il turismo in questo territorio (lasciando perdere la velleità di fare di quest’area il Parco europeo dell’ospitalità: vedi), mettendo in fila le azioni necessarie da realizzare nei prossimi anni, e ricercando l’accordo con le associazioni di categoria ed i sindacati per il riconoscimento dello status di “Città d’arte”. Tra l’altro è quanto, in sostanza, chiedono le stesse associazioni di categoria che in un documento redatto in vista dei bilanci di previsione 2011 degli enti locali del territorio hanno scritto: “L’incentivazione del turismo deve essere una priorità” (Gazzetta di Modena del 12 dicembre 2010, p.26). Come sempre politiche ambiziose (volte al riconoscimento del titolo, ma soprattutto a sviluppare un pezzetto di economia del turismo e della cultura) richiedono un approccio sistematico, capacità di manovrare su più fronti, capacità di leadership e credibilità degli amministratori, capacità di impostare un programma di lavoro continuato nel tempo (a Vignola siamo invece bravi con gli spot!), capacità di guidare non solo l’amministrazione comunale, ma tutta l’Unione Terre di Castelli in questa direzione. In effetti almeno il comune di Castelvetro si è dichiarato particolarmente interessato a promuovere il turismo. E’ comunque vero che questo territorio sconta della mancanza di eventi culturali e di “luoghi della cultura” in grado di esercitare un’attrazione di flussi turistici significativi (con la sola eccezione del PoesiaFestival). Manca, ad esempio, un’offerta museale di qualità. In regione, dei 130 musei che hanno acquisito lo status di “museo riconosciuto” (assegnato dall’IBC e valido per il triennio 2010-2012) solo uno è di questo territorio (il Museo dell’Aceto balsamico tradizionale di Spilamberto, che in futuro sarà ulteriormente valorizzato dalla collocazione nella Rocca Rangoni) (vedi). Ad esso possiamo affiancare il Parco della terramara di Montale, a Castelnuovo Rangone, per l’impostazione innovativa e di qualità. Per il resto è quasi il deserto. Decisamente poco se si vuole credibilmente sviluppare un’economia legata al turismo. Anche perché altri territori, non secondi a noi dal punto di vista monumentale e paesaggistico (penso alle zone collinari del parmense e del faentino), da tempo dimostrano una capacità assai maggiore di fare sistema e di presentarsi, appunto, come territorio. Piuttosto che come singolo campanile.
PS E’ significativo che tanto nel Programma con cui Daria Denti si è presentata agli elettori nel 2009, quanto nella Relazione programmatica e previsionale 2010 non vi sia una sola riga dedicata all’impegno per l’ottenimento del titolo di “Città d’arte” per Vignola.
PPS A proposito. Il vicesindaco di Casalecchio, nel commentare con soddisfazione l’ottenimento del titolo, osserva che i “turisti” del fine settimana che si rivolgono a Casalecchio “desiderano visitare il luogo in cui si recano cercando percorsi poco conosciuti alla scoperta di itinerari alternativi al turismo di massa”. E scelgono Casalecchio. Il cui territorio, sempre secondo l’articolo, sarebbe caratterizzato da “architetture insigni come la Chiusa (monumento Unesco), i siti di interesse comunitario della collina del Talon e di Tizzano, il Lido, le chiese e le ville.” Che dire?
A mio parere in questo momento a Vignola manca qualsiasi visione e volontà per diventare citta d’arte. Le strade del centro storico stanno diventando percorsi a ostacoli tra buche,macchine e ciotoli. L’unico Museo che c’è è costantemente chiuso, senza nulla togliere ai bravissimi volontari che ogni tanto lo animano, così come lo spazio Bassoli che doveva essere il nuovo “contenitore” per mostre ed eventi. I pochi esercizi alimentari che provano ad aprire chiudono dopo poche settimane quando va bene dopo pochi mesi assillati anche da cavilli burocratici che non gli permettono l’apertura domenicale. C’è una totale non curanza da parte dei Vigili Urbani nel fare rispettare quelle poche regole che aiuterebbero ad avere un centro un po’ più a misura d’uomo. Che dire quindi? Che prima di pensare all’ottenimento di un titolo sarebbe meglio lavorare per rendere almeno il centro storico più vivibile per residenti e turisti.
Da tempo diciamo che occorre sviluppare un progetto sul centro storico. Ma occorre sviluppare anche un progetto di marketing territoriale e di offerta culturale di area, cioè di Unione,e non solo di singolo comune (a Vignola un improbabile museo del cinema, a Castelvetro il MUSA – Museo dell’Assurdo [assurdo!], a Spilamberto il museo del balsamico e, prossimamente, un museo archeologico … e così via). Qualche settimana fa sono entrato in uno dei nuovi forni aperti di recente in centro storico. La titolare era arrabiatissima perché la domenica non può vendere pane fresco, ma solo il pane del giorno prima. Questa possibilità, infatti, discende dal conseguimento del titolo di “città d’arte”. A me sembra che Vignola abbia i requisiti. Ad una condizione però: che si definisca, in modo “concertato” con le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali, un programma di intervento per supportare e sviluppare l’economia turistica. Una amministrazione seria lavorerebbe per ciò. Altrimenti, perché Casalecchio di Reno sì e Vignola no?
Il Comune di Vignola è risultato primo nella graduatoria provinciale del bando regionale relativo ai“Programmi di Intervento Locali per la promozione e l’attivazione di Centri Commerciali Naturali” per l’anno 2010 ed ha ottenuto un finanziamento pari a 230.578 euro. Vediamo se davvero qualcosa verrà fatto in questa direzione.
Mi chiamo Enrico Zocca e sono il promotore per la creazione della Pro Loco di Vignola…e per quanto mi risulta Vignola è molto più città d’arte di moltre altre da Lei citate in questo articolo. Penso che non ci sia la volontà di far diventare Vignola Città d’arte…e purtroppo penso che Jacopo Barozzi si stia proprio rivoltando nella tomba
Questo sito mi è stato ri-segnalato da Enrico Zocca, il chè mi permette di tornare su questo tema a me caro, proprio in quanto sostenitore dell’importanza di sviluppare sul nostro territorio una Industria Turistica, che possa nel tempo sostituire quella manifatturiera che sparirà e/o sarà delocalizzata. Poichè non è più il tempo di “filosofeggiare” sul Turismo, diventa necessario identificare tutti quei “tappi” che na hanno fin ad oggi IMPEDITO LA CRESCITA. Innanzitutto gli interessi delle lobby regionli che gestiscono OGNI ANNO i 20 milioni di €uro che l’A.P.T. Regionale ha come Budget per la Promo Commercializzazione delle 9 Provincie. Troppi soldi con conseguenti troppi appetiti. Soldi che vengono spesi ad Libitum di qualcuno, senza mai nessun resoconto dei risultati ottenuti in termini di aumento di Presenze Turistiche. Forse può essere utile ai Vignolesi sapere come sono stati “spesi “(eufemismo) 250.000 €uro 2 anni fa dalla Provincia di Ferrara; furono realizzati dei sacchetti vuoti (pieni d’aria) i quali denominati E.T.G Emozioni Tipiche Garantite, avrebbero, nella fantasia dei suoi ideatori dell’Assessorato Provinciale al Turismo di Ferrara, dovuto incrementarne le presenze. Il disastroso risultato fu da me subito previsto nella riunione di presentazione alla Camera di Commercio di Ferrara, davanti ad una sala di operatori silenti … insieme solo ad una GuidaTuristica Alessandro Gulinati, da un anno Presidente della neonata Pro Loco Ferrara. http://www.prolocoferrara.it/ Da allora, di quel circa MEZZO MILIARDO DI VECCHIE LIRE buttati, nessuno ha più parlato. Se ne volete sapere di più di questo ennesimo spreco link http://www.ferraraetg.it/ Questo è il vero nodo GORDIANO da taglire prima di tutto: via gli incompetenti dalle poltrone “pubbliche”.