Come un uomo sulla terra. Il 20 ottobre alla biblioteca Auris un film sul dramma del XXI secolo

Mercoledì 20 ottobre, alle ore 21 presso la biblioteca Auris, si terrà la proiezione del Docu-film “Come un uomo sulla terra”, il film che racconta agli Italiani cosa si nasconde dietro gli accordi con la Libia per il controllo dell’immigrazione clandestina. Sarà presente alla serata uno dei registi, nonché il protagonista del film, Dagmawi Yimer. Presenta Mariapia Cavani, giornalista. L’iniziativa è promossa dalla Libreria dei Contrari di Vignola e da ACE Associazione Comunità Educante.

Succede che a prendere l’iniziativa siano i privati. A volte chiamati “società civile”. Le istituzioni arrivano dopo. A volte non arrivano. Che una libreria di Vignola – la Libreria dei Contrari – promuova un ciclo di incontri su un tema “difficile” come quello degli immigrati, dei rifugiati, dei clandestini è una di quelle cose che dà sollievo. Si chiama pensiero. Difficile. Ostico. Duro. Come spesso sono i “fatti della vita”, specie per chi non ha avuto la fortuna di nascere in questa parte del mondo.

 

Una vignetta di Altan, da Altan-Terapia, Salani, Milano, 2010

 

Così è stato per Enaiatollah Akbari, ragazzino afghano di 10 anni che la madre, volendolo salvare, ha abbandonato a Quetta, in Pakistan. E che da lì ha percorso 6.000 km per approdare, dopo mille peripezie, in Italia, a Venezia. La sua storia l’ha raccontata in un libro Fabio Geda, educatore e frequentatore del mondo del disagio minorile. Geda è venuto a Vignola il 4 ottobre scorso, su invito della Libreria dei Contrari, ed ha presentato il suo libro: Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari, B.C.Dalai editore, Milano, 2010  (vedi). Una cosa mi ha colpito. Il paragone che Geda ha fatto con l’Olocausto, lo sterminio silenzioso (ed allora invisibile al mondo) degli ebrei. Geda ha citato Se questo è un uomo di Primo Levi. E si è interrogato sulla possibilità che tra trent’anni anche noi ci si chieda: com’è potuto succedere? Come abbiamo fatto a non vedere? A non vedere quello che abbiamo oggi sotto gli occhi tutti i giorni, in TV o per le strade delle nostre città: gente disperata che lascia il proprio paese alla ricerca di un posto in cui vivere meglio. Od in cui semplicemente vivere. Che qualcuno nell’Italia di oggi resista alla tentazione di non vedere questo dramma o, di fronte ad esso, di pensare “fatti vostri” è un buon segno. E’ un buon segno che non si soffochi l’interrogativo: cosa succede? Cosa sta accadendo? Quale prezzo in vite viene pagato ogni giorno? Perché succede? Cosa faremmo noi al loro posto?

 

La copertina del libro di Fabio Geda (foto del 15 ottobre 2010)

 

L’invito a pensare si ripete mercoledì 20 ottobre, con la presentazione del film “Come un uomo sulla terra”. E’ la testimonianza di quanto succede sul territorio libico a seguito degli accordi stipulati con l’Italia per il “controllo” dell’immigrazione clandestina. Yimer  ha raccolto in questo documentario le memorie di suoi coetanei sul terribile viaggio attraverso la Libia, nel tentativo di rompere l’incomprensibile silenzio su quanto sta succedendo nel paese del Colonnello Gheddafi. Pur trattandosi di temi assai difficili da presentare al grande pubblico la serata del 4 ottobre ha visto una grande partecipazione. Certo, tanto il libro di Geda (la storia di un ragazzino afghano in fuga dall’oppressione) quanto il video di Dagmawi, trattano della dimensione “eroica” dell’immigrazione clandestina. Le peripezie del viaggio. I pericoli. Le attese. L’arrivo. Per chi ce la fa. E lo può raccontare. Tutto ciò ha un suo fascino. Il vedere qualcuno che “ce l’ha fatta”. Ma ad un certo punto il viaggio finisce (per fortuna!) ed inizia la routine dell’inserimento (sic!) in un nuovo paese. Che di certo gli immigrati non li accoglie a braccia aperte (qualcuno proponeva anzi di autorizzare le motovedette della marina a sparare sulle barche di clandestini). Così, mentre è facile subire il fascino anche di questa avventura, potrebbe capitare di perdere di vista il vicino di casa (od il compagno di scuola di nostro figlio) e le sue tribolazioni quotidiane. Facciamo in modo che ciò non succeda.

 

Routine. Donne straniere per le vie di Vignola (foto del 9 ottobre 2010)

 

Dagmawi Yimer studiava giurisprudenza ad Addis Abeba, in Etiopia. A causa della forte repressione politica nel suo paese ha deciso di emigrare. Nell’inverno 2005 ha attraversato via terra il deserto tra Sudan e Libia. In Libia, però, si è imbattuto in una serie di disavventure legate non solo alle violenze dei contrabbandieri che gestiscono il viaggio verso il Mediterraneo, ma anche e soprattutto alle sopraffazioni e alle violenze subite dalla polizia libica, responsabile di indiscriminati arresti e disumane deportazioni. Sopravvissuto alla trappola Libica, Dag è riuscito ad arrivare via mare in Italia, a Roma, dove ha iniziato a frequentare la scuola di italiano Asinitas Onlus punto di incontro di molti immigrati africani coordinato da Marco Carsetti e da altri operatori e volontari. Qui ha imparato non solo l’italiano ma anche il linguaggio del video-documentario. Il documentario di cui è regista e protagonista ha ottenuto diversi riconoscimenti: Finalista Premio Donatello; Arcipelago Film Festival Miglior Documentario; Salina DocFest Miglior documentario.

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