“Tagliare la scuola vuol dire tagliare il futuro”. Con questo slogan il PD dell’Emilia-Romagna introduce un volantino di critica all’operato del governo sul fronte delle politiche scolastiche. Critiche sacrosante, visto che l’unico obiettivo chiaro che il governo Berlusconi sta perseguendo è quello della riduzione della spesa per la scuola pubblica italiana. Però poi anche l’Unione Terre di Castelli taglia fortemente interventi e servizi per la scuola locale. La spesa per la qualificazione dell’offerta formativa viene tagliata di circa il 60%. Nelle mense scolastiche vengono reintrodotti piatti e posate di plastica (dopo che due anni fa – per giuste ragioni di sostenibilità ambientale – si era passati alle stoviglie lavabili, anche con i relativi investimenti). Oltre a ciò – cosa più grave di tutte – viene tagliato completamente il servizio di trasporto scolastico per le scuole dell’infanzia. Un centinaio di famiglie rimangono letteralmente a piedi, ovvero nell’impossibilità di portare il figlio a scuola (può succedere se gli orari di lavoro sono particolari e se non si dispone dell’aiuto dei nonni). Il Presidente dell’Unione nonché sindaco di Spilamberto, Francesco Lamandini, afferma che la soppressione del servizio è una scelta obbligata a causa dei tagli che il governo ha fatto ai trasferimenti agli enti locali. Tagli che ci sono stati, è bene precisarlo. Ma davvero non si poteva fare diversamente? Vediamo.
[1] La decisione di tagliare le spese per i servizi scolastici è stata presa dall’Unione Terre di Castelli con delibera di consiglio n.38 del 29 luglio 2010. E’ un effetto dell’esigenza di riequilibrare il bilancio dopo l’insuccesso della “manovra scodellamento” (la chiameremo così), ovvero il tentativo condotto in modo maldestro (non smetteremo mai di dirlo) di trasferire alcune attività (da compiere al momento della somministrazione del pasto nelle mense scolastiche) dal personale in carico agli enti locali a personale in carico alle scuole. L’insuccesso della “manovra” ha richiesto un aggiustamento di 120.000 euro relativamente al 2010 (con riferimento, cioè, ai primi 4 mesi dell’anno scolastico 2010/2011). In altri termini sono state tagliate alcune voci di spesa (tra cui quelle relative ai servizi scolastici citati) per recuperare risorse e riportarle sul servizio mensa scolastica. Tra i capitoli tagliati vi è quello relativo a “servizio di trasporto e uscite scolastiche” – capitolo ridimensionato da un taglio di 16.000 euro (altri 58.000 euro di tagli sono invece previsti per l’anno 2011). Insomma tagliando quei 16.000 euro viene azzerato il servizio di trasporto scolastico alle scuole dell’infanzia. Cento famiglie sul territorio dell’Unione (circa 30 residenti a Vignola) non potranno più usufruire del trasporto per far giungere i figli alla scuola dell’infanzia (età 3-5 anni). I dati sul numero degli utenti sono quelli dell’anno scolastico 2008/2009. Davvero è una scelta obbligata? Guardiamo ai numeri. Il bilancio dell’Unione Terre di Castelli vede una spesa corrente di 55 milioni di euro. In quei 55 milioni di euro bisognava per forza tagliare i 16.000 euro relativi al trasporto scolastico per la scuola dell’infanzia? E’ evidente a tutti che così non è. Probabilmente commettendo una grave leggerezza si è ritenuto “accettabile” la soppressione del servizio. Uno dei (cattivi) argomenti con cui questa scelta è stata giustificata è la seguente: la scuola dell’infanzia non fa parte dell’obbligo scolastico (così stava scritto nella lettera mandata agli utenti del servizio). Dunque gli enti locali, che sono tenuti per legge a garantire servizi quali la mensa ed il trasporto scolastico per la scuola dell’obbligo, possono sentirsi esentati. Alle famiglie in difficoltà l’Unione può dire – certo con cortesia – “arrangiatevi”. Ma le cose non stanno così. Vediamo il perché.
[2] Il PD si è sempre battuto perché l’esperienza della scuola dell’infanzia potesse essere “generalizzata”. Cosa vuol dire? Vuol dire che ogni famiglia con un bambino di età 3-5 anni, se lo vuole, deve poter iscrivere il proprio figlio alla scuola dell’infanzia. Sino a poco tempo fa era effettivamente così, tant’è che i tassi di iscrizione risultavano molto vicini al 99-100% (un po’ più bassi nelle sezioni dei “piccoli”, praticamente al 100% in quelle dei grandi). Anche il D.Lgs. 19 febbraio 2004, n.59 “Definizione delle norme generali relative alla scuola dell’infanzia e al primo ciclo dell’istruzione, a norma dell’articolo 1 della legge 28 marzo 2003, n.53” (ministro era la Moratti) riconosce che la scuola dell’infanzia non è scuola dell’obbligo, ma promuove comunque la “generalizzazione dell’offerta formativa e la possibilità di frequenza della scuola dell’infanzia” (anche se è vero che negli ultimi anni, nel tentativo di contenere la spesa, il ministero non ha garantito sufficiente personale insegnante per attivare tutte le sezioni necessarie, lasciando fuori diversi bambini). Ma se le cose stanno così, se cioè è obiettivo riconosciuto quello della “generalizzazione” dell’offerta della scuola dell’infanzia, ne consegue che ugualmente “generalizzati” devono risultare quei servizi di competenza dell’ente locale che sono un mezzo per fruire pienamente della scuola: mensa e trasporto. Ovvero quei servizi che rendono effettivo un diritto alla frequenza che altrimenti rimarrebbe, per alcuni, sulla carta. E invece no. L’Unione Terre di Castelli ha deciso di non garantire il servizio di trasporto scolastico alla scuola dell’infanzia. Ha dunque deciso che il diritto di frequenza non è uguale per tutti. In particolare non è valido per quelle famiglie che, per diverse ragioni, sono nell’impossibilità di portare i propri figli a scuola. E’ questo il PD che credibilmente può affermare “tagliare la scuola vuol dire tagliare il futuro”? E’ questo il PD che può legittimamente affermare di “difendere la scuola pubblica”? E’ questo un PD che prende sul serio il diritto alla frequenza, ovvero la “generalizzabilità” dell’offerta formativa e la possibilità di frequenza della scuola dell’infanzia? Questo post è mosso da indignazione, avendo toccato con mano la difficoltà di alcune delle famiglie a cui è stato cancellato il servizio di trasporto scolastico. Indignazione nel vedere il PD prendere decisioni di questa gravità – per i diritti di 100 bambini – con tale noncuranza! Si cancellano diritti fondamentali in cambio di un risparmio di 16.000 euro (in un bilancio da 55 milioni di euro)! Alcune famiglie che avevano richiesto il servizio sono famiglie straniere, impossibilitate a portare autonomamente a scuola il figlio. Alcune di queste famiglie hanno deciso di tenere a casa il proprio figlio da scuola, anche se già destinato alla sezione dei “grandi” (dunque in preparazione del passaggio alla scuola elementare). E’ plausibile che questa decisione avrà conseguenze sulla preparazione con cui negli anni a venire quei bambini approderanno alla scuola dell’obbligo. E’ plausibile che in tal modo si aggiunga handicap ad handicap. Così come già oggi, in modo nascosto, che sfugge alle statistiche approntate per la “rendicontazione sociale” (sic!), vediamo un numero crescente di famiglie che ritira il figlio alla scuola dell’infanzia alle 11.30 perché non può permettersi di pagare il buono pasto. Un fenomeno silenzioso, poco visibile, ma che testimonia del disagio crescente di queste nostre comunità.
[3] Quali valutazioni sono state fatte? Quali argomenti sono stati messi in campo per giustificare questa grave decisione? Mentre a livello nazionale e regionale il PD fa campagna contro i tagli alla scuola decisi dal governo, a livello locale taglia – per la modica cifra di 16.000 euro – il diritto al servizio di trasporto scolastico, ovvero il diritto alla frequenza della scuola dell’infanzia. Ovviamente tutti i cittadini dell’Unione Terre di Castelli sono stati tenuti all’oscuro della vicenda (tranne le 100 famiglie che avevano richiesto il servizio, informate per lettera) – alla faccia della trasparenza! Tant’è che le critiche sono emerse in queste ultime settimane proprio quando gli utenti hanno iniziato a lamentare il loro disagio – lamentele poi amplificate da forze sociali e politiche (dopo la critica avanzata dalla CGIL di Vignola si sono levate le critiche di Chiara Smeraldi, della lista di cittadini Vignola Cambia, e di Antonio Guarro, consigliere del PDL a Vignola). Della risposta del presidente Lamandini abbiamo già detto. Da un lato scarica la responsabilità sul governo (ed a scanso di equivoci torno a dire che il governo è assolutamente criticabile, ma che la responsabilità della decisione è inequivocabilmente dell’Unione, come abbiamo visto: parliamo infatti di 16.000 euro su un bilancio di 55 milioni!), dall’altro vorrebbe smorzare la polemica prospettando un futuro ancora più nero: “i sindacati devono mantenere la calma [sic!], perché purtroppo quello che i comuni stanno facendo ora non è niente rispetto a quello che accadrà nel prossimo anno, quando la situazione sarà davvero drammatica” (così nel comunicato stampa del 7 ottobre scorso). Dal canto suo, l’assessore alla formazione del comune di Vignola, Maria Francesca Basile, alla richiesta di aiuto di una famiglia ha risposto che in fondo si tratta di un disagio che riguarda solo 20 o 30 famiglie (vignolesi)! Maurizia Rabitti, ex-assessore alla scuola di Vignola e oggi capogruppo del PD in consiglio comunale a Vignola, ha votato a favore della delibera del 29 luglio (essendo anche consigliere dell’Unione), non avendo nulla da obiettare in merito. “Tagliare la scuola vuol dire tagliare il futuro” – è certamente vero. Ma è anche vero che la coerenza non è un optional.
Ritengo che la Nota sia sufficentemente esaustiva e rappresentativa dello stato imbarazzante dell’attuale amministrazione. Bene si fà, nel Post, a sottolineare l’ennesima commistione decisionale di intenti nonchè di coperture reciproche tra PD e amministrazione. E’ ovvio che una buona amministrazione è figlia di un partito presente, affidabile e responsabile nonchè rappresentativo a pieno delle esigenze dei suoi cittadini, tutti, è chiaro che non può essere il contrario. E’ chiaro che nell’amministrazione Vignolese e nell’Unione c’è più di qualcosa che non funzione. Questo nasce dalla base dalle fondamenta che dovrebbero creare e proporre una forza di gestione della cosa pubblica che viva il territorio e senta la gente che vi nasce e cresce, che ci vive e lavora. E’ chiaro che così non è.
Detto questo, volevo solamente raccogliere lo spunto della Nota per ricordare, se ce ne fosse bisogno, che nelle prossime settimane vi sono due occasioni interessanti per affrontare al meglio l’ambito dei rapporti tra amministrazione_dir. didattica_Scuola_Famiglia ovvero le elezioni dei rappresentanti dei genitori a livello di sezione/plesso e le elezioni del nuovo consiglio di circolo nei quali la voce genitoriale dovrebbe essere assolutamente la più presente e qualificata possibile.
Questo presuppone, o meglio dovrebbe presupporre, una sempre maggiore partecipazione genitoriale alla vita della scuola fin dalle iniziative più semplici sino ad arrivare agli impegni più interessanti di raffronto con le istituzioni amministrative locali e scolastiche.
Saluti
Una volta tanto che avevo scritto un pezzo lungo, bellissimo, degno dei migliori statisti africani, ho perso tutto! Era solo da un’ora che scrivevo. Domani, se ritrovo la serenità d’animo e “l’inspirazione”, come diceva la mia prof.ssa di filosofia del liceo, ci riprovo, perchè il tema dei diritti e dei minori, mi sta particolarmente a cuore, oltre a conoscere alcune di queste famiglie.