Da poche settimane è stato ristampato da Guanda (La Fenice) un bel libro di poesie di Jacques Prévert, pubblicato per la prima volta nel 1968, dal titolo “Alberi”; raccolta che possiede ancora, se mai l’aveva persa, la pienezza di senso, di attualità, di pregnanza politica che aveva al tempo della sua composizione. Semmai di più, dato che oggi viviamo un tempo in cui l’«essere altro» degli alberi, messa in versi e quasi pretesa da Prévert, è divenuta “essere alieno” nel senso che dà al termine Zygmunt Bauman, cioè una diversità di cui si ha paura e contro cui si leva la sega di una “sicurezza” presuntamente garantita agli uomini dalle istituzioni solo nei loro confronti dato che in nessun altro caso lo è e lo può essere (né nel/sul lavoro, né sulla strada o in casa …).
Dice Albinati, nella sua bella introduzione al volume, che Prévert è stato capace di anticipare il pensiero ecologista moderno, ricollegandosi ai temi già trattati dai poeti romantici, ma sconosciuti ai più, e dargli una forma accessibile a tutti coniando “…l’intero vocabolario e l’iconografia (l’imagery) che ci accompagna e ci accompagnerà per un bel pezzo ancora”. E in effetti, come dargli torto leggendo versi come questi:
Gli alberi parlano albero
come i bambini parlano bambino
Quando un piccolo
d’uomo e di donna
a un albero rivolge la parola
l’albero gli risponde
il piccolo capisce
In seguito
il bambino parla arboricoltura
con i maestri e i genitori
Più non intende la voce degli alberi
non sente più
la loro canzone al vento
Eppure
talvolta una fanciulla
lancia un grido disperato
In un giardino
di cemento armato
di erba vizza
e di lurida terra.
….
Non ricorda a tutti e a ciascuno qualcosa? Una storia attuale che abbiamo vissuto? Una sensazione provata? Una emozione dolente? Per alberi scomparsi improvvisamente dal nostro orizzonte quotidiano per fare posto ad un marciapiede o a una pista ciclabile, ad un nuovo edificio, a un vuoto angosciante e silenzioso…
I giorni degli alberi
presero a peggiorare
gli uomini disprezzavano gli alberi
gli uomini disprezzavano le donne
bisognava sentirli
tutto il santo giorno
Inutili come un fiore
stupidi come l’amore
insipidi come la libertà.
…
Quando nel loro campo visivo
un albero spuntava ancora
vedevano verde
verde di rabbia del rimpianto
…
(da La Speranza Verde)
Ma Prévert non si limita alla denuncia, a sollecitare emozione, al lancio di uno slogan indica la strada dell’azione, simile a quella già tracciata da Jean Giono, ma più “cittadina”, più vicina al suo essere “umanissimo commediante urbano”, precorritrice e ispiratrice dei “guerrilla gardeners” di oggi:
Quello che pianterà
un albero segreto
in Rue Pillet-Will
non vedrà il suo nome inciso
su nessuna facciata
ma i passanti senza saperlo
gli saranno assai riconoscenti
ascoltando in questa strada accattona
stretta e vedova di tutto
un’arietta musicale
verde insolita
salutare
Stefano Corazza, 16 Agosto 2010
Colei che taglierà
gli alberi saggi
di via Barella
vedrà il suo nome inciso
sulle facce dei Vignolesi
e i passanti senza saperlo
le saranno assai rancorati
non sentendo più in questa strada accattona
stretta e vedova di tutto
l’arietta musicale
verde insolita
salutare che la distingueva
con le dovute scuse a J.P.
Con un’opera del genere sei iscritto d’ufficio al PoesiaFestival! Coraggio! Libera l’animo poetico che è in te!
insegno da sempre ad amare gli alberi ai ragazzi di Vignola. Insegno a dar loro un nome. Leggiamo insieme la storia di J.Giono; osserviamo, fotografiamo… poi non so. Se i nuovi “cuccioli” (i ragazzi di prima media)scriveranno qualche idea interessante ve la manderò. Con voi.
Ciao Grazia, pubblicheremo volentieri idee e pensieri degli alunni di prima media per promuovere una maggiore attenzione all’ambiente ed agli alberi in città! Grazie anche a nome di Stefano Corazza, l’autore di questo post.
io sono daccordo con lei professoressa
Noi ora stiamo facendo poesie sugli alberi ma degli alberi ne abbiamo sempre parlato e ne parleremo sempre a me piacciono gli alberi; io li curo alcune volte perchè ho tanti compiti da fare qui a parabita perchè io sono un’alunna di prima media e ho il mio prof di matematica che è pazzo e ci dà 19 o 20 pagine di scienze.
ciao da Roberta
Ciao Roberta, grazie per aver testimoniato il tuo attaccamento agli alberi. Ti suggerisco, allora, questa breve poesia di Antonio Delfini, poeta modenese, che è un po’ uno sberleffo verso le autorità, in Italia un po’ boriose. E che inizia proprio con riferimento agli alberi. Buona lettura!
https://amarevignola.wordpress.com/2011/08/21/una-poesia-in-ricordo-degli-alberi-di-via-barella-sega-gli-alberi-di-antonio-delfini/