La curiosità mi è venuta dalla lettura di un libretto dello storico Emilio Gentile – Né stato, né nazione. Italiani senza meta, Laterza, Bari, 2010 (vedi). Una riflessione sulla “nazione” italiana e sugli italiani. Che parte ricordando le polemiche in occasione della celebrazione dell’unità d’Italia. Non quelle del 2010 (in vista dell’evento torinese del 2011: vedi), che pure sono già iniziate – merito della Lega Nord (vedi). Ma quelle del 1911, quando venne celebrato il cinquantenario dell’unità (proclamata con legge del 17 marzo 1861). Perché anche l’evento del 1911 – la celebrazione dei primi cinquant’anni del Regno d’Italia – fu accompagnato da numerose polemiche, visto che tanto i cattolici, quanto i socialisti, quanto i repubblicani rifiutavano (per diverse ragioni) lo Stato nazionale realizzato con il Risorgimento. “Per i cattolici il 17 marzo 1911 fu giornata di lutto nazionale. Per i socialisti, il giubileo dell’Italia unita era una bugia perché la patria non esisteva ancora per il proletariato.” (Gentile E., p.12) Per i repubblicani, infine, ad essere una disgrazia era la monarchia. Insomma i motivi di insoddisfazione non mancavano e questo alimentò un certo “dibattito”. Anche diversi intellettuali dell’epoca manifestarono insoddisfazione per lo stato dell’Italia cinquant’anni dopo l’Unità: “L’Italia come oggi è non ci piace” – così scriveva Giovanni Amendola su La Voce dell’1 dicembre 1910. Pure Benedetto Croce si lamentava, commentando le celebrazioni del cinquantenario, della “decadenza che si nota nel sentimento dell’unità sociale” (Gentile E., p.13). E a Vignola? Si registrò per caso un’eco di quel dibattito? Di quello scontento? Sarebbe interessante capire come andarono le cose.

Manifesto del Comitato Provinciale per l'Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro a Torino nel 1911 (ASC Vg B.271 1911)
[1] La macchina amministrativa per le celebrazioni del cinquantenario si mise in moto un anno prima della data dell’evento, nel 1910. L’evento fu un vero evento nazionale, nel senso che tutta la nazione, meglio, tutti i municipi furono coinvolti. Ma la celebrazione si focalizzò sulle due città più importanti, dal punto di vista politico, dell’Italia di allora: Roma e Torino. Roma capitale d’Italia (anche se solo dal 1870); Torino città della casa dei Savoia e da cui la formazione dello stato italiano aveva avuto inizio. Con ogni probabilità si raggiunse un compromesso per cui entrambe le città furono sede degli eventi celebrativi. Torino ospitò l’Esposizione Internazionale delle Industrie e del Lavoro. Roma l’Esposizione Internazionale della Storia e dell’Arte. “A degnamente celebrare il grande fatto della indipendenza e dell’unità della Patria, consacrato dalla costituzione del nuovo Regno d’Italia per legge del 17 Marzo 1861, e colla proclamazione di Roma a sua capitale, le città di Roma e di Torino hanno con fraterno accordo bandita per l’anno 1911 una Mostra Internazionale, che, in omaggio alle loro rispettive gloriose tradizioni, sarà in Roma di archeologia ed arte ed in Torino d’industrie e di lavoro.” Per ciascuna delle due sedi espositive venne nominato un Comitato Esecutivo che presiedette all’organizzazione degli eventi, chiedendo il contributo ed invitando a partecipare con proprio materiale e stand espositivi i Comuni italiani.

Feste commemorative del 1911 in Roma - Riparto del contributo di lire 11.300 fissato per il Circondario di Modena (ASC Vg B.271 1911)
[2] A Modena si costituì un Comitato Provinciale per l’esposizione torinese presso la Camera di Commercio, mentre per garantire un’adeguata partecipazione all’esposizione romana ci si rivolse direttamente agli enti locali: Provincia e Comuni. In un incontro presso il municipio di Modena, il 26 marzo 1910, la “quota della Provincia, fissata, in ragione della popolazione, in lire 40.000” venne ripartita tra gli enti locali. Metà quota (lire 20.000) venne assunta in carico all’amministrazione provinciale, l’altra metà venne ripartita tra i comuni, allora divisi in tre circondari: Modena (11.300 lire), Mirandola (4.700 lire) e Pavullo (4.000 lire). La nota del sindaco di Modena, in cui veniva riportata agli altri sindaci del comprensorio le deliberazioni della riunione del 26 marzo, evidenzia qualche difficoltà nell’adesione, specie da parte dei comuni più piccoli: “I convenuti approvano unanimi il concetto di partecipare alla grande dimostrazione: solo da parte di alcuni rappresentanti si fecero notare le difficoltà finanziarie in cui si dibattono i Comuni minori”. Venne dunque lasciata a ciascun ente la possibilità “di sottoscrivere anche per somma minore di quella fissata”, confidando di supplire con le offerte di Camera di Commercio e Istituti di Credito. Così fece, in effetti, anche il Comune di Vignola (non fu il solo!). A fronte di una richiesta di contribuire con 300 lire (anche qui in base alla popolazione residente, secondo i dati del censimento del 1901: Vignola aveva 4.856 abitanti, meno di Castelvetro, che ne aveva 6.235, e appena un po’ di più di Spilamberto, che ne aveva 4.620 – tutti comuni appartenenti al circondario di Modena), Vignola offrì un contributo di 200 lire. La deliberazione venne formalizzata dal Consiglio Comunale verso la fine dell’anno. Nell’Archivio Storico Comunale è infatti conservata la nota del 4 novembre 1910 in cui il sindaco di Vignola, Guido Plessi, comunica al Presidente del Comitato per l’Esposizione Storia e Arte di Roma che il consiglio comunale ha deciso di prendere parte all’esposizione di Roma con una mostra del materiale su Jacopo Barozzi – materiale prodotto nel 1907 in occasione della celebrazione del IV° centenario della nascita. Il Consiglio, inoltre, conferma lo stanziamento di 200 lire, prevedendo l’iscrizione di tale spesa nel bilancio di previsione per il 1911. Qualche mese dopo la questione, però, non è ancora chiusa. In una nota del 10 marzo 1911, indirizzata al Presidente del Comitato romano, il sindaco comunica l’invio del materiale barozziano, “riservandomi di spedire anche le 200 lire, non appena tornerà approvato il bilancio preventivo del corrente esercizio”.

Telegramma del Prefetto di Modena indirizzato ai sindaci, in merito alla proclamazione del 27 marzo 1911 (Roma Capitale) come festa nazionale (ASC Vg B.271 1911)
[3] Gli atti e la corrispondenza conservata presso l’Archivio Storico Comunale non riportano informazioni utili per sapere se l’adesione all’Esposizione Internazionale del 1911 è stata accompagnata da dibattito, eventualmente con il fronteggiarsi di diverse valutazioni sulle modalità di celebrazione del cinquantenario e sulla situazione dell’Italia di allora. Le carte disponibili consentono solo di ricostruire il processo decisionale, un po’ tortuoso e non breve. Di documentare l’azione di sollecitazione del Prefetto. E testimoniano di diverse richieste di sostegno economico per consentire la partecipazione di realtà associative o di gruppi presso una delle due sedi dell’Esposizione. Interessante, tra queste, la richiesta pervenuta dalla Camera di Commercio di Modena (con nota del 10 giugno 1911) di un contributo all’amministrazione vignolese, così motivato: “Considerato il molto vantaggio tecnico e morale che ai nostri Operai certamente deriverà da una visita alla Esposizione Internazionale di Torino, questa Camera ha determinato di promuovere una gita d’istruzione degli Operai di Modena e Provincia a quella grande rassegna delle industrie e del Lavoro.” E poiché il bilancio camerale non consentiva di assumere il carico delle spese necessarie, ecco la richiesta al sindaco di Vignola (come a quelli di altri comuni) di “assegnare una congrua contribuzione”. La decisione in merito a tali richieste era assunta dalla giunta municipale che, immancabilmente, rispondeva: “veduta la mancanza di fondi e stante le non floride condizioni finanziarie, dolentissima di non poter contribuire passa agli atti”.

Lettera della Camera di Commercio di Modena di richiesta di un contributo per organizzare una gita d'istruzione per operai modenesi a Torino (ASC Vg B.271 1911)
[4] L’Esposizione romana fu anche l’occasione per tenere il Congresso dell’Associazione dei Comuni Italiani, preceduta di pochi giorni dall’inaugurazione (il 4 giugno 1911) del monumento a Vittorio Emanuele II (il “Vittoriano”: vedi). “Tributo alla Nazione riconoscente, quel Monumento, che sorge in Roma Capitale, sarà, attraverso i secoli, il segno visibile della Terza Italia, il nuovo altare della Patria unita” (così nella lettera del 9 marzo 1911 ai sindaci d’Italia, firmata dal sindaco di Roma). Deferenza e riconoscimento nei confronti dei Savoia vennero manifestati anche con un’iniziativa promossa dal Comitato Nazionale dei Sindaci per un Omaggio ai Reali d’Italia: la realizzazione di “un grandioso album illustrato da presentarsi a nome dei Sindaci d’Italia ai nostri Sovrani il 20 settembre 1911” (anniversario della presa di Porta Pia), di cui i Comuni erano invitati ad acquistarne una copia al prezzo ridotto di lire 20. Invitato ad aderire all’iniziativa il Comune di Vignola tentennò. Fu dapprima “richiamato” con una seconda lettera d’invito, nel maggio 1911. A questa fece seguito una nota del Prefetto del 19 giugno 1911 in cui si legge: “La lodevole iniziativa del Comitato Nazionale dei Sindaci costituitosi in Roma per offrire nella gloriosa ricorrenza del 20 settembre ai Nostri Sovrani un album in segno di omaggio non trovò in tutti i Sindaci di questa Provincia quel consenso che lo scopo altamente patriottico reclama. Egli è perciò, che ad evitare la dolorosa impressione che produrrebbe l’assenteismo dei Sindaci della Provincia di Modena, che vanta nella storia del nostro risorgimento così nobili tradizioni, io interesso vivamente la S.V. ad inviare la propria adesione al Comitato Nazionale dei Sindaci (…), cooperando così a rendere più degna e più grandiosa tale manifestazione. Le sarò grato di un cenno di assicurazione”.
Così sollecitata l’amministrazione comunale aderì all’evento, anche se tramite l’iniziativa personale del Sindaco che si accollò le spese: “Mentre la Giunta determina di aderire, l’egregio e beneamato Sindaco – con quella gentilezza e quel disinteresse che tanto lo distingue – dichiara di sostenere del proprio le spese relative, onde non aggravare il modesto Bilancio del Comune e così anche Vignola figurerà fra i firmatari.”

Nota della Prefettura di Modena di sollecitazione all'adesione all'Omaggio dei Sindaci ai Sovrani (ASC Vg B.271 1911)
[5] L’impressione che si ricava dalla lettura delle poche carte conservate nell’Archivio Storico Comunale in merito all’evento del 1911 è quella di una non piena coerenza tra la retorica patriottica che trova piena manifestazione nelle comunicazioni ufficiali, specie allorquando provengono dallo stato centrale, e la realtà vissuta delle amministrazioni locali. La grandiosità dell’evento romano (e torinese), la preoccupazione prefettizia perché nulla metta in questione l’attaccamento della nazione ai sovrani sembrano contrastare con le difficoltà delle amministrazioni dei comuni di periferia, alle prese con ristrettezze di bilanci e forse sempre più in difficoltà nel rispondere alle esigenze di sviluppo della comunità locale e nel far fronte alla crescente “questione sociale”. A volte, leggendo i carteggi intercorsi tra il centro (i Comitati, il Prefetto, il sindaco di Roma) ed il sindaco di Vignola si ha il sentore di un sottile disincanto da parte di chi sta alla periferia del Regno. “Noi non andiamo già avanti perché abbiamo ministri e impiegati; ma andiamo avanti malgrado i ministri e gli impiegati. I nostri uomini politici non sono vele, né timoni, né zavorra; impicciano, non spingono né dirigono.” Così scriveva Giuseppe Prezzolini nel 1904 (Gentile E., p.10). Sarebbe interessante sapere quanto di questo atteggiamento si celava, negli amministratori di periferia, dietro alla retorica patriottica esibita anche in occasione del primo “giubileo della patria”.
Nota. Il materiale consultato è conservato nell’Archivio Storico Comunale di Vignola: ASC Vg B.271 1911. Si ringrazia Giuliana Roli, responsabile dell’archivio, per la grande disponibilità e cortesia mostrata. Sullo sfondo, non trattato, sta il tema della modalità “efficace” di celebrare gli eventi della storia nazionale e per alimentare la memoria collettiva. Intanto la Regione Emilia-Romagna ha istituito il Comitato regionale per le celebrazioni del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia, atto accompagnato da qualche polemica per le modalità di nomina dei componenti (vedi). Vedremo cosa ne nascerà. E seguiremo anche le eventuali iniziative locali.