Via Barella: the final cut

Un gruppo di cittadini si impegna pubblicamente per mesi per ottenere che i lavori di rifacimento stradale in Via Barella avvengano senza che le alberature esistenti siano eliminate. Quei cittadini intervengono a “processi partecipativi” appositamente creati e sbandierati come tappa fondamentale di democrazia, confrontando opinioni e fornendo indicazioni anche tecniche per soluzioni alternative a quella “distruttiva” precedentemente e acriticamente assunta dalla Istituzione che li dovrebbe rappresentare in nome di una presunta volontà popolare. Comprendono, nel tempo, di interpretare una opinione, sulla specifica questione, molto diffusa tra i cittadini manifestata in diverse forme ed occasioni (Via della Partecipazione, Non il mio Nome, blog locali, colloqui di strada, banchetti in piazza, ecc.). Confidano in una gestione “politica” dei problemi proposti da parte del loro Comune, capace cioè di anteporre a  futili egoismi, a pratiche istituzionali autoritarie, a progettualità di scarso profilo e prospettiva (in senso sia tecnico che economico), una tutela del patrimonio pubblico, ragionevolezza e buonsenso, una capacità di valutazione, apprezzamento, e cura della qualità urbana ed infine, ma non da ultimo, capacità istituzionale di ascolto e di riconsiderazione delle decisioni sulla base del contributo dei cittadini (il sale della democrazia!).
Ma …

Lunedì 5 luglio: tagliati i pioppi cipressini di via A.Tavoni, laterale di via Barella (foto del 5 luglio 2010)

I processi partecipativi si rivelano solo strumenti di propaganda e di marketing politico dell’amministrazione (vedi).
I contributi dei cittadini  e le loro domande vengono sbeffeggiati con risposte affidate a “note tecniche” tanto inconsistenti, contraddittorie ed elusive quanto  stizzose  e pretenziose (vedi).
Gli organi decisionali (Sindaco e Giunta) della città abdicano alla loro funzione di soggetto imprescindibile nella “governance” del territorio e dell’ambiente urbano affidandosi a scientificità surrettizie, a populismo in realtà molto poco plebiscitario ed al tributo di acritica venerazione all’ormai onnipresente ideologia della “sicurezza” sempre disponibile per chi non tollera presenze di  dissenso rispetto alle decisioni.
Tutto sommato e ridotto agli effetti ultimi: i cittadini di Vignola perderanno un loro patrimonio costituito da 27 tigli (o solo! 25) che potrebbero vivere dove sono (in Via Barella) e fornire i loro servizi ancora per almeno 50 anni solo perché il Comune non ha voluto o non è stato capace di costruire un marciapiede senza tagliarli  (nonostante molti suoi cittadini glielo avessero chiesto e nonostante in tante altre parti della città – tra cui anche all’inizio della stessa via Barella! – lo avesse già fatto in passato!).
Incredibile, ma vero!

Senza titolo (foto del 23 maggio 2010)

Il testo è stato scritto da Stefano Corazza e Monica Maisani, ma condiviso dagli altri firmatari delle ultime lettere all’amministrazione comunale sulla vicenda (vedi).

3 Responses to Via Barella: the final cut

  1. paolo ha detto:

    Cronaca di una… Morte annunciata!!!

  2. sergio smeirieri ha detto:

    Le risorse per ritornare sull’argomento si stanno esaurendo, ma è giusto scrivere anche le ultime righe di una vicenda che mi/ci ha coinvolto. La cosa che più mi colpisce è questa: COME E’ POSSIBILE CHE PERSONE CHE VIVONO NELLO STESSO PAESE, NELLO STESSO MOMENTO STORICO, CON AFFINITA’ POLITICHE SIMILI (CHE IN QUESTO CASO CHIAMEREMO SINISTRA), SU UN PROBLEMA POSTO, ABBIANO POSIZIONI COSI’ DIVERSE. Non so se mi sono spiegato: su 10 proposte o considerazione che abbiamo sottoposto alla comissione delegata dal sindaco per cercare di rifare i marciapiedi mantenendo i tigli, NESSUNA dico NESSUNA è stata accolta. 100 firme raccolte da Erio… nemmeno considerate. Via della parteicpazione… strumentalizzata su un equivoco di merito di una puerilità imbarazzante: l’ordine in cui le cose sono state scritte (questa da spiegare è difficle…Andrea se vuoi spiegala tu perchè a me viene da ridere). Considerando poi che sono stati spesi soldi (Genius loci, VdP, l’esimio Antonaroli) per ritornare al punto di partenza capite che il danno è totale.
    Per esempio, semplificando, al dott. Antonaroli è stato chiesto: se noi facciamo dei buchi grossi e smantelliamo tutta l’area intorno al tiglio e facciamo degl interventi pesanti, secondo lei i tigli soffrono, muoiono? Lui ovviamente ha risposto di sì…anch’io avrei risposto di sì. Mi seguite? Figuriamoci se il DOTT. Antonaroli sottoscrive una perizia dicendo di no… poi capita (come logico) che i tigli si ammalino e lui ci fa una figura da pirla. Ma se gli avessero chiesto : Come si può fare un intervento di riqualificazione mantenendo gli alberi? Lui avrebbe detto …bla bla bla bla. Avrebbe detto di conseguenza all’Ing. Poli, il progettista, come concordare le cose. Ma niente da fare. Due perizie due. Pagate eh. Per avere una sentenza: abbattere. Ultima cosa: a proposito di sicurezza , io vedo che in giro le persone con le carrozzine girano in mezzo alla strada, i disabili pure, c’è una congestione di traffico pazzesca… e ieri sera è stata travolta una donna in una rotonda… Io una mia idea ce l’ho e si chiama CPL-BIOMASSE… Vediamo se mi sbaglio.

  3. sergio smerieri ha detto:

    MANUTENZIONE…MANUTENZIONE….MANUTENZIONE…. urlava la via della partecipazione…ma non mi sembra che venga fatta né in via barella né in via libertà… C’è sporco dappertutto…chi se ne occupa?
    TAGLIO dei tigli BARELLA…il piacere di tagliare il verde pubblico

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