Si disegna il futuro della sanità a Vignola ed in provincia. Al via i lavori del PAL 2011-2014

“Nei prossimi mesi la Conferenza Territoriale Sociale e Sanitaria – organismo che comprende i sindaci dei 47 Comuni della prvincia – è chiamata a tracciare il futuro del sistema sanitario modenese attraverso il nuovo Piano Attuativo Locale (PAL) 2011-2014, strumento di pianificazione delle politiche per la salute.” Così recita l’opuscolo distribuito dalla presidenza della CTSS modenese. Partecipare, da cittadini, alla stesura dei documenti di pianificazione è cosa impegnativa. La materia è complessa. I tecnici, nella predisposizione degli scenari, dei documenti intermedi e di quelli conclusivi, rispondono innanzitutto alle direttive che giungono dai vertici politici (mostrando scarsa sensibilità per gli argomenti, anche quelli “buoni”, che provengono “dal basso”). Anche solo l’approfondimento dei documenti di analisi è spesso frustrante – nulla garantisce che siano presentati gli indicatori “giusti” e che le elaborazioni statistiche siano quelle più esplicative. Insomma. Per chi vuole partecipare sarà certamente una grande tribolazione. Senza alcuna certezza che il contributo dato, se significativo, possa davvero fare la differenza (non a caso nel sito web della CTSS sono sollecitati i “contributi”, ma si sono ben guardati dall’impegnarsi a fornire una risposta ad ogni osservazione!). Il fatto è che non esistono alternative. Se non avete gradito la chiusura del reparto di ostetricia e ginecologia dell’ospedale vignolese (effetto del primo PAL 1995-1997; sindaco a Vignola era Gino Quartieri) e non siete entusiasti della localizzazione dell’investimento sanitario più importante della provincia di Modena negli ultimi 100 anni (il nuovo ospedale di Baggiovara), non vi rimane che questa alternativa: alzare le spalle e tirare dritto; oppure partecipare. Io propendo per la seconda opzione.
Alla presentazione vignolese dell’1 luglio ho tenuto – da cittadino – uno dei 4 interventi “del pubblico” (mi baso sul resoconto fornito da Modena Qui del 3 luglio – io sono uscito dalla sala mentre il dibattito era ancora in corso, avendo una figlia da “recuperare” a Modena). Provo a richiamare qui alcune considerazioni, ancora un po’ superficiali. Ci sarà tempo per considerazioni più sofisticate.

Il nuovo ingresso dell’ospedale di Vignola (foto del 16 gennaio 2010)

[1] A Vignola la presentazione approntata dalla CTSS è approdata giovedì 1 luglio, presso la sala dei Contrari della Rocca. L’incontro non era proprio affollatissimo. Peccato. Perché il tema – come ricordavo – merita grande attenzione. Si è trattato del penultimo incontro del tour che porterà la presentazione a toccare i 7 comuni capodistretto (dopo Vignola manca solo Castelfranco Emilia; lì la presentazione è prevista per martedì 13 luglio). Si era iniziato l’8 giugno, a Modena. A settembre è in programma a Modena una Conferenza provinciale sulla programmazione sanitaria aperta a tutti gli operatori e al pubblico. Da ottobre saranno al lavoro diversi “gruppi di lavoro tematici” (sarà interessante vederne la composizione: anche lì spazio ai cittadini?). Per giungere, infine, ad un documento finale – il PAL 2011-2014, appunto – da approvare entro la primavera 2011. Dunque è importante richiamare l’attenzione innanzitutto su questo “percorso partecipativo”. Scelta importante quella di aprire il percorso di programmazione ai cittadini ed alle realtà associative interessate. Scelta importante, condivisibile e su cui vorrei sin d’ora esprimere apprezzamento. Ma sarebbe importante non fermarsi a metà. Se un’istituzione pubblica sollecita le “osservazioni” dei cittadini è poi bene che dimostri di averle per davvero prese in considerazione. Sarebbe corretto, dal punto di vista istituzionale, che ogni osservazione avanzata ottenga una risposta, così che il “gioco dell’argomentazione” diventi davvero trasparente (le osservazioni potrebbero anche essere raggruppate per tema, visto che plausibilmente vi saranno sovrapposizioni, fornendo quindi una risposta istituzionale per area tematica). Ad oggi le risposte non sono contemplate (qui potete vedere le  osservazioni avanzate sinora: vedi; erano 9 nel momento in cui questo post è stato scritto). Chi vuole fare osservazioni saprà che spetterà a lui verificare nei documenti finali se quell’osservazione è stata considerata. Un modo di fare in effetti singolare: voi partecipate (confidando di “contare”); ma se e come la vostra osservazione è presa in considerazione lo decide l’istituzione! Insomma: ottima l’intenzione; male la realizzazione (voto: tra il 5 e il 6).

Il vecchio ingresso, ora chiuso, dell’ospedale di Vignola, su via A.Plessi (foto del 16 gennaio 2010)

[2] La prima cosa che occorre evidenziare è la “non neutralità” dei documenti tecnici. “Non serve la specializzazione in statistica, bisogna solo esercitare un pochettino di scetticismo e di curiosità su quanto si legge.” Lo dichiara Leslie Citrome (New York School of Medicine) in un commento ad articoli su “uso e abuso” della statistica nell’ambito di studi clinici. Principio a cui è bene attenersi anche nella “fase tecnica” della programmazione. Faccio un esempio: se si vuol fare bella figura si cita la riduzione della mortalità per tumori (così in effetti fa il documento “sintetico” della CTSS), senza dire nulla però sull’aumento dell’incidenza dei tumori. La realtà è questa: ci si ammala di più di tumore, ma si muore di meno per tumore (il rischio di mortalità a 5 anni dalla diagnosi si è ridotto). La medicina fa progressi (anche a Modena!), ma l’ambiente in cui viviamo, il nostro stile di vita ed anche l’allungamento della vita rendono più probabile che si contragga un tumore nell’arco della vita. Ma di questa “verità” si racconta solo una parte (la riduzione della mortalità). L’esempio è banale. Ma serve a renderci avvertiti sul fatto che, nei documenti “tecnici”, i dati e gli indicatori che non vi troviamo sono spesso di uguale importanza rispetto a quelli che vi troviamo. Insomma, è bene esercitare un po’ di scetticismo e di curiosita! Che gli “apparati tecnici” siano molto meno “neutrali” di quello che si vorrebbe far credere l’abbiamo constatato, a Vignola, anche con la vicenda di via Barella (vedi). Una lezione da tenere a mente. Un po’ di scetticismo e di curiosità costituisce un buon antidoto alle “verità ufficiali” del “potere” (anche “democratico”). Questo è fondamentale dal punto di vista del cittadino. Specie se intende partecipare.

Quali indicatori di qualità dell’assistenza sanitaria? I reclami presentati all’URP? Le cause per risarcimento danni? Le proteste sulla stampa locale? Qui una lamentela di una cittadina del 2005

[3] Il senso del richiamo del punto risulterà più evidente dopo aver prestato attenzione al fatto che l’obiettivo del nuovo PAL (2011-2014) è il “consolidamento” del sistema sanitario “a rete” scaturito dalle decisioni assunte dal PAL 1997-1999. Con la formula “sistema sanitario a rete” si enfatizza il fatto che ognuno dei 7 distretti sanitari modenesi ha una propria dotazione di servizi, anche di tipo ospedaliero (Modena, Carpi, Sassuolo, Castelfranco Emilia, Mirandola, Vignola, Pavullo: ciascuno di questi distretti ha un proprio ospedale, variamente dotato di strutture, personale, tecnologie, servizi). Il “consolidamento” che si prospetta sarà però anche una “razionalizzazione” – su questo punto l’intervento del Presidente della Provincia Emilio Sabattini è stato chiarissimo. Significa tagli. Significa riallocazione di risorse. Significa soppressione di “ridondanze”. Non ci sono alternative a questa via (anche in considerazione degli imminenti tagli alle risorse regionali in via di definizione da parte del governo Berlusconi). Dunque è opportuno che ogni territorio ed ogni parte politica provi a dare il proprio contributo rispetto a questo obiettivo: garantire una buona sanità (forse anche una “migliore” sanità) con meno risorse. Ma se si vuole davvero lavorare in questa direzione occorre esplicitare non solo gli obiettivi economici o di salute complessivi, ma anche gli obiettivi di “equità” relativi ad ogni distretto, ovvero ad ogni territorio. Sappiamo che non è razionale pretendere che l’ospedale “sotto casa” – quello di Vignola, ad esempio – esibisca la stessa dotazione di servizi e di tecnologie rispetto al Policlinico od all’ospedale di Baggiovara. Ma il profilo dell’uno e degli altri dovrà essere precisato. Come dovrà essere precisato il profilo dell’offerta di prestazioni di specialistica ambulatoriale e di altre “dimensioni” dell’assistenza sanitaria (Amos Balugani, direttore dell’ASP di Vignola, nel suo intervento all’incontro dell’1 luglio ha evidenziato la sotto-dotazione di posti letto di lungodegenza e riabilitazione: 0,4 ogni 1000 abitanti nel distretto di Vignola, contro i 0,6 della provincia complessivamente intesa). Il fatto è – e qui risulta importante il richiamo alle elaborazioni statistiche – che nel documento che apre la fase di programmazione (il documento completo, di 78 pagine: vedi) i confronti tra distretti sono completamente assenti. La sanità modenese è presentata come se fosse un unico “nodo” della rete (sic!), non come una serie di “nodi” (i distretti) che, collegati tra loro, formano una rete. In effetti tutti i dati riportati mettono a confronto la media provinciale con la media regionale. Il confronto non viene mai effettuato tra i 7 distretti provinciali. E noi sappiamo bene, però, che un cittadino di Pavullo, di Pievepelago, di Zocca od anche di Vignola ha opportunità di assistenza sanitaria diverse rispetto ad un residente di Modena (per qualche “timido” dato: vedi). Il riequilibrio di queste opportunità – a partire dall’assistenza sul territorio – deve divenire un obiettivo esplicito del nuovo PAL 2011-2014. E per “esplicito” intendo che devono essere resi espliciti gli obiettivi misurabili che la sanità fa proprio, con tanto di esplicitazione dei tempi di raggiungimento (e di una tempistica step by step). L’adozione di una rete di tipo hub & spoke rprevede esattamente questo: concentrazione delle prestazioni “ad alta complessità” (professionale, tecnologica, organizzativa) nei centri hub (Policlinico e Baggiovara). Ma per tutto il resto ogni distretto deve avere una propria adeguata dotazione di servizi! Sarebbe un errore non esplicitare questi obiettivi (anche di “equità”) in sede di programmazione. Anche perché vorrebbe dire lasciare alle forze interne al sistema (politiche, professionali) la determinazione della configurazione finale (che in genere “premia” il centro, non la periferia!). Sulla specialistica ambulatoriale, ad esempio, occorre un intervento di riequilibrio se è vero tuttora (lo era nel 2008, quando i dati vennero presentati in commissione consiliare a Vignola) che percentuali molto elevate di prestazioni sono fruite, dai residenti nel distretto, presso strutture fuori distretto! Troppo alta risultava la percentuale di residenti nel distretto di Vignola che per fruire di prestazioni specialistiche nei tempi fissati dalla Regione (30 gg per prime visite, 60 gg per diagnostica) doveva recarsi a Sassuolo, Modena o Mirandola! La maggior parte delle prestazioni sanitarie sono fruite da anziani e la “mobilità territoriale” rappresenta un costo che si scarica sulla collettività, spesso debole (proprio perché anziana). Anche questo dato deve entrare nelle “statistiche” per la programmazione sanitaria!

Camere ardenti dell’ospedale di Vignola: si potevano fare più brutte? (foto dell’11 maggio 2005)

[4] Un ulteriore tema su cui occorre richiamare l’attenzione riguarda “uso ed abuso” del Pronto Soccorso. Il Direttore Sanitario Giorgio Lenzotti, nel suo intervento vignolese dell’1 luglio, ha avuto buon gioco nel ricordare l’abuso del pronto soccorso. E’ vero che, come recita il Bilancio di Missione 2008 dell’Azienda USL di Modena (vedi) i casi più gravi (codici rossi e gialli) sono passati dal 10% del totale degli accessi nel 2004 al 15% nel 2008. Rimane però una percentuale ancora troppo alta di “codici bianchi”. Tutta colpa della pigrizia mentale dei cittadini? Forse no. C’è infatti anche un problema di “qualità” dei servizi alternativi. Mai provato i servizi di “continuità assistenziale”? Quella che una volta si chiamava “guardia medica”? Ci sono, per caso, dei dati di qualità (magari anche di “soddisfazione”, ovvero di “qualità dal lato degli utenti”) di questi servizi? Se ci fossero direbbero, con ogni probabilità, che gli utenti non ne sono troppo soddisfatti. E che dunque le alternative al pronto soccorso tutt’ora mancano! Visto che, a Vignola e dintorni, mancano pure gli “studi associati” dei medici (e dei pediatri) – un’altra soluzione che potrebbe contribuire ad abbassare l’uso improprio del pronto soccorso (offrendo opportunità di assistenza soprattutto in ambito pediatrico – un tema particolarmente critico, come sa qualsiasi genitore con figli piccoli) (vedi).
Con questo breve post i nodi critici della sanità vignolese (e della sanità provinciale) non sono affatto esauriti. Bisognerà ritornarvi. Il tema, come si suol dire, è troppo importante per essere lasciato in mano agli esperti – tecnici o politici che siano.

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