Ma le piazze di chi sono? Riflessioni su “piazza Braglia” di Monica Maisani

Questo blog ha dedicato diversi post alla piazza davanti a Villa Braglia ed alla sua riqualificazione, giunta a termine all’inizio del 2009 (sono ora raccolti nella categoria “piazza di Villa Braglia“). Ospitiamo sul tema un intervento di Monica Maisani, ex-assessore all’ambiente e promotrice assieme ad altri della lista civica VignolaCambia, stimolato da quanto pubblicato oggi sui giornali a proposito del recente incontro tra sindaco e commercianti dell’area.

Leggo oggi, 4 settembre 2009, sulla Gazzetta di Modena che, a seguito di un incontro tenutosi tra esercenti commerciali e Sindaco di Vignola, l’arredo e il verde di Piazza Braglia, da poco inaugurata, sarà  riprogettato  per far fronte alle esigenze di una maggiore fruibilità e sicurezza. Nell’articolo si dà infatti conto del malessere e dell’insicurezza che i commercianti della piazza hanno manifestato soprattutto per la scarsa pulizia della stessa e per l’utilizzo delle fontane a raso per fini non di godimento visivo e di frescura ma, prevalentemente, a loro dire, di “igiene personale”. Il sindaco si è impegnato, sempre secondo l’articolo, ad emettere un’ordinanza di “divieto di balneazione” (?!), ad esigere dalla Società Hera una maggiore attenzione nella pulizia della piazza, a sollecitare  un maggior controllo nell’area da parte della Polizia Municipale ed infine, come detto, a rivedere e a riprogettare assieme ai commercianti l’arredo urbano e il verde, prevedendo anche  la possibilità di mettere dei tavolini e di organizzare feste e iniziative varie a cura degli stessi commercianti per vivacizzare e movimentare lo spazio in questione. Per comprendere a fondo il senso (e forse anche il lato comico) di questa notizia , è necessario fare qualche passo indietro e ripercorrere brevemente alcuni punti salienti della vicenda che ha riguardato e (ahimè!) riguarda ancora la tormentata  Piazza Braglia.

Bambini che giocano con le fontane nella piazza davanti a Villa Braglia: un caso di balneazione? (foto del 20 giugno 2009)

Bambini che giocano con le fontane nella piazza davanti a Villa Braglia: un caso di balneazione? (foto del 20 giugno 2009)

a) il progetto di “riqualificazione” (ormai si chiamano tutti così) di Piazza Braglia risale a molti anni fa (due legislature?) e si colloca nell’ambito del più ambizioso e imponente progetto di realizzazione di parco pubblico che la storia di Vignola abbia mai conosciuto e che risponde al nome altisonante di “Parco pubblico del centro storico  città dei bambini e delle bambine”. L’opera, che  è  ancora da realizzare, si colloca   nelle basse di Vignola , proprio sotto alla Piazza di cui si parla, e  il suo  costo complessivo si dovrebbe aggirare sui due milioni di euro;
b) il costo stimato dell’intervento su  Piazza Braglia si aggirerebbe invece “solo” sugli ottocentomila euro (così almeno stando a quanto scritto nel Piano Triennale delle opere pubbliche 2009-2011) , da ripartirsi su due esercizi (2009 e 2010). La cifra sembra effettivamente considerevole , ma è da imputarsi soprattutto ai c.d. “ materiali di pregio” di cui ormai la città di Vignola beneficia da tempo, dalla rotonda con fontana del Barozzi (492.000 euro)  fino ad arrivare alla “riqualificazione “ di Via Minghelli tratto pedonalizzato per il nuovo Teatro (circa novecentomila euro, ulivi compresi?);
c) il progetto prevedeva sin dall’inizio il taglio di tutti gli alberi (che riqualificazione è se non si tagliano gli alberi?), per la precisione ailanti , presenti al centro della piazza da molto tempo e ai quali i cittadini e residenti erano affezionati, anche per le non trascurabili  funzioni di fresco ed ombra da essi svolte.  I medesimi cittadini presentarono all’epoca, dopo una fruttuosissima  raccolta di firme, una petizione all’allora Sindaco Adani nella quale si chiedeva di non tagliare gli alberi e di rivedere quindi il progetto assieme agli stessi interessati per evitare che venisse percepito  come spesso accade come  “un progetto calato dall’alto” (vedi);
d) il Sindaco Roberto Adani, senza mai dare riscontro alle richieste dei cittadini e dei residenti, si limitò a rispondere indirettamente attraverso i giornali affermando che il progetto prevedeva , sì, il taglio degli alberi (oltretutto necessario perché “tossici” a suo dire, “appartenenti ad una specie di c.d.  infestanti” semmai diciamo noi) ma che, una volta realizzata, la piazza avrebbe accontentato tutti, tanto sarebbe parsa bella e accogliente. (A proposito: chi non ricorda la pubblicazione “ Dieci” e un intervento di Adani che nel bel mezzo della  campagna elettorale anche su questo blog (vedi)  a proposito delle  fontane a raso di Piazza Braglia affermava “…Sogno di vedere un giorno i bambini giocare con l’acqua….”?);
e) ad opera ormai finita, apprendiamo che i commercianti (interessati soprattutto ai loro affari che, forse per altri motivi, non vanno troppo bene) si esprimono negativamente nei confronti della stessa chiedendone all’Amministrazione la revisione.

Bambini che giocano con le fontane nella piazza davanti a Villa Braglia (foto del 20 giugno 2009)

Bambini che giocano con le fontane nella piazza davanti a Villa Braglia (foto del 20 giugno 2009)

Questa vicenda, oltre che provocare a qualcuno risa, a qualcun altro rabbia e sconforto, può ben essere lo spunto anche per alcune riflessioni e domande che sarebbe opportuno porci.
1) A chi appartengono le piazze e quali funzioni svolgono?
2) Perché  le Amministrazioni  danno  ascolto raramente ( se non in casi eccezionali ed eclatanti)  a   cittadini e residenti che protestano, mentre appena i commercianti si lamentano di qualche disfunzione trovano delle  Amministrazioni  pronte ad ascoltare e soprattutto a fare quello che essi chiedono?
3) Quanto costerà alla comunità la revisione dell’opera e, soprattutto, non sarebbe ora di finirla con  progetti faraonici, inutili e, soprattutto, poco o per nulla partecipati?
Alla prima domanda ( mentre alle altre due risponderà chi di dovere) ha risposto Edoardo Salzano   (architetto ed urbanista “militante”) in un interessante articolo dal titolo “Difendiamo le piazze cuore della città pubblica” apparso sulla rivista settimanale  “Carta” di giugno scorso (n. 20/2009) e reperibile anche sul  sito Eddyburg, sintesi di un intervento svolto a Ferrara ad aprile nell’ambito del “Città territorio festival”. Ne riporto qui di seguito qualche brano provando a riassumere schematicamente alcuni concetti .
“…Le piazze sono i luoghi della libertà, nelle piazze i membri delle singole famiglie diventano cittadini, membri di una comunità: lì celebravano i loro riti religiosi, si incontravano e scambiavano informazioni e sentimenti, cercavano e offrivano lavoro, accorrevano quando c’era un evento importante per la vita della città. Oggi il carattere pubblico della città è profondamente in crisi, a cominciare dal suo fondamento: la possibilità della collettività di decidere gli usi del suolo (…) Alle piazze reali, caratterizzate dall’essere luoghi aperti a tutti, disponibili a tutte le ore, e per diverse attività (passeggio, incontro, gioco…) luoghi inseriti senza discontinuità negli spazi della vita quotidiana, si sono sostituite le grandi cattedrali del commercio, caratterizzate dalla chiusura ai “diversi” (in nome della sicurezza), dall’obbligo implicito di ridurre l’interesse del frequentatore all’acquisto di merci. La piazza, luogo dell’integrazione, della varietà, della libertà d’accesso è sostituita dal grande centro commerciale , dall’outlet, dall’aeroporto o dalla stazione ferroviaria (da quelli che sono stati definiti “non luoghi”). Parallelamente il cittadino si riduce a cliente, il portatore di diritti si riduce a portatore di carta di credito. “

La piazza davanti a Villa Braglia di sera (foto del 18 marzo 2009)

La piazza davanti a Villa Braglia di sera (foto del 18 marzo 2009)

Quali le motivazioni di questa trasformazione? Salzano risponde indicando le seguenti cause:
1) Declino dell’«uomo pubblico» (dal titolo di un libro di Richard Sennet: vedi), rottura dell’equilibrio tra dimensione pubblica, collettiva, comune e quella privata, individuale, intima.
2) Uomo ridotto a dimensione economica . Dall’alienazione del lavoro all’alienazione del consumo (a questo proposito si legga l’interessante libro del sociologo contemporaneo Zygmunt Bauman, Homo consumens (vedi), nel quale la rappresentazione dei consumatori come “sciame inquieto” è davvero “inquietante”. E  come non ricordare l’espressione “Centri commerciali naturali” a proposito dei centri storici  tanto cara alle Amministrazioni di centro sinistra?)
3) Politiche urbane, portate avanti da Amministrazioni spesso poco autorevoli, che accentuano piuttosto che mitigare i fenomeni di segregazione, discriminazione, diseguaglianza che esistono nelle città.
4) Tendenziale privatizzazione di ogni bene comune – nella città e nel territorio – che possa dar luogo a guadagni privati: dall’acqua agli spazi pubblici, dall’università alla casa per i meno abbienti, dall’assistenza sanitaria ai trasporti. La città diventa una merce: nel suo insieme e nelle sue parti.
5) Progressiva riduzione degli spazi di vita collettiva e di partecipazione sociale: l’obiettivo della “governabilità” diventa dominante rispetto a quello della “ partecipazione”.
Come non vedere in queste riflessioni anche i problemi e le domande che ci siamo posti durante la campagna elettorale e che dovremmo continuare a porci  sul futuro della nostra città? Come risponderemmo noi, cittadini vignolesi, alla domanda “Le piazze di chi sono”? Personalmente rispondo con una proposta trasgressiva  rivolta a tutti i cittadini di buona volontà: Perché non organizziamo un meeting a sorpresa  in Piazza Braglia dal titolo “Doccia gratis per tutti” prima che per  entrarci ci chiedano la carta di credito?

Monica Maisani

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10 Responses to Ma le piazze di chi sono? Riflessioni su “piazza Braglia” di Monica Maisani

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Ciao Monica, il tuo intervento è stimolante e per questo mi è sembrato giusto ospitarlo nel blog AmareVignola. Non condivido però alcuni passaggi, in primo luogo la tendenza a contrapporre cittadini e residenti a commercianti. Questa contrapposizione ci porta in un vicolo cieco. Non che non ci siano ragioni di “contrapposizioni” tra i due gruppi sociali. Ma ci sono anche forti ragioni di convergenza. La presenza diffusa del commercio è un servizio, garantisce un “presidio” del territorio e dunque svolge anche una funzione di controllo. Per la vitalità del centro urbano è fondamentale. Per questo penso che lo sforzo di tutti – e soprattutto degli amministratori – sia quello di enfatizzare gli elementi di convergenza, ovvero che vanno a beneficio di tutti. E ci sono. Io resto convinto che l’intervento di riqualificazione della piazza davanti a Villa Braglia sia ampiamente positivo. Certo, tra indubbi miglioramenti ci sono anche aspetti che, diciamo, si è dovuti sacrificare. L’ombra innanzitutto. Mi chiedo però se non ci fosse nulla di meglio che collocare lì tre Gingko biloba che di ombra ne faranno davvero poca anche una volta cresciuti (tra vent’anni). E’ anche certamente vero che ne è risultata penalizzata la viabilità su via Borgovecchio: gli automobilisti in uscita debbono immettersi su via Al Panaro in salita e la cosa non è né agevole, né priva di rischi. Arredi, pulizie, animazioni, tavolini sulla piazza – sono tutti elementi accessori che plausibilmente avrebbe perseguito anche il sindaco Adani. Anche a me colpisce il “divieto di balneazione” – anzi, mi fa proprio sorridere, trattandosi di fontane a raso e getti d’acqua che emergono dalla pavimentazione. Ed ho l’impressione che sia un “contentino” simbolico. Spero di non dover assistere alla scena del vigile urbano che fa la multa al bambino di 5 anni perché, per gioco, ci è andato in mezzo (come testimoniato dalle foto a corredo del post). Ma il tema di fondo del tuo articolo è la necessità di recuperare una cultura dell’abitare e del vivere in città. Dunque una cultura, diffusa, non concentrata solo in alcuni tecnici super-esperti, della progettazione della città. Questa è la sfida. Spero che VignolaCambia sia in grado di dare un contributo significativo sul tema.

  2. Monica Maisani ha detto:

    Caro Andrea, che in una città possano emergere dei conflitti tra interessi diversi è normale, anzi direi che è un bene, ma la diversità di “peso” che si dà , da parte delle Amministrazioni, ai c.d. “poteri forti”, siano essi Rappresentanti di categorie economiche o a vere e proprie lobbies ( del mattone per fare un esempio) da una parte , e ai cittadini dall’altra converrai con me, è un fatto. Prova a pensare a quante petizioni vengono presentate da cittadini ( singoli o in gruppo)e che seguito hanno avuto… Ma questo diverso “potere contrattuale” si riflette anche sulle scelte in merito all’ uso del territorio e dello spazio pubblico cittadino ed è espressione di una tendenza a mercificare, a dare cioè un valore economico o di profittabilità, a ciò che dovrebbe essere invece di tutti. Proviamo a pensare agli ultimi interventi di c.d. “riqualificazione “.
    1) Piazza Corso Italia :fortemente voluta dai commercianti del centro,è stata privatizzata per 99 anni diventando un parcheggio( quindi utilizzata per fini economici e riservata ad una categoria di cittadini: gli automobilisti);
    2)Ripavimentazione del centro storico : anche questo intervento, che è costato milioni di euro e forti disagi per i residenti è stato richiesto principalmente dai commercianti e scarsamente discusso con i residenti e doveva rappresentare il salto di qualità verso una pedonalizzazione ( o comunque una limitazione del traffico)che non è mai arrivata e quindi migliorare la qualità della vita di chi ci vive. Chi viene oggi in centro può vedere come i “materiali di pregio” siano a servizio delle automobili ( SUV per lo più) e di qualche ristoratore che utilizza portici e parte della strada per la propria attività , con tavolini e pedane ( mi riferisco al PUB di VIa Barozzi). Anche qui siamo di fronte ad una privatizzazione di fatto di uno spazio pubblico( ancora una volta i beneficiati sono automobilisti e commercianti).
    Quello che voglio dire quindi è che uno spazio pubblico è tale se può essere di tutti e per Piazza Braglia non vorrei che ci ritrovassimo a fare i conti con i soliti tavolini, fioriere, gazebo, tende e tendoni…Per rendere più gradevole un luogo non c’è bisogno che esso diventi uno strumento di consumo, cioè parte del “capitale fisso” di un’azienda privata, non credi?
    Perchè allora non pensare che quel luogo potrebbe rimanere così come è , se lo desiderano i cittadini , semplicemente, non necessariamnete consumatori ?
    E poi, prova a pensare a cosa c’è dietro l’espressione ” centri commerciali naturali”, non credi che sia proprio qui il problema ? Il centro storico ridotto a non luogo, a merce e a campo d’azione per lo sciame inquieto. Ben poca cosa, non pensi?

  3. Andrea Paltrinieri ha detto:

    La discussione si accende ed è buona cosa. Innanzitutto temo che non esistano cittadini non consumatori e nemmeno cittadini non automobilisti (pochissimi quelli che dopo i 18 anni non guidano un’auto). La varietà dell’offerta commerciale così come la “libertà” (assai, assai relativa, certo) offerta dall’automobile sono elementi positivi. Io parto da qui – ovvero dal fatto che ciascuno di noi assume di volta in volta ruoli differenti: cittadino, consumatore e cliente, utente servito dalla PA, automobilista – e vorrei fare il possibile innanzitutto perché questi ruoli non entrassero in conflitto tra loro quado io, sempre io, li assumo. Ed è ovvio, invece, che i conflitti ci sono – lo ricordi bene tu. Secondo me governare una realtà complessa come una città significa riuscire a trovare un giusto equilibrio e spingere tutti gli attori – con sanzioni e/o incentivi – verso comportamenti che aumentano il beneficio collettivo. Ad esempio, a me sembra un’ottima cosa la politica fatta per i “centri commerciali naturali”. L’alternativa è minore varietà commerciale nel centro urbano (minore scelta per il cittadino-consumatore) ed anche minore controllo sociale del territorio. Per questo il commercio è un’attività di grande importanza per una realtà come Vignola. Ma ai commercianti vorrei chiedere orari più rispondenti alla vita di oggi (pur sapendo dei sacrifici che ciò comporta per un’esercizio a conduzione familiare o quasi). Il “non luogo” è un’altra cosa (un aeroporto, una stazione, un outlet), non certo il centro storico di Vignola.

  4. Monica Maisani ha detto:

    Che bisogno c’è di ri-denominare un luogo che nel suo nome originario ha già molto da dire? L’aggettivo “storico”forse confligge con “affari”? Troppo demodé? Prova a pensare alle città medioevali, non erano forse abbastanza plurifunzionali ? Cosa c’è di “naturale” in un centro commerciale? E poi , a rifletterci bene, dentro i centri commerciali si gira a piedi o in auto?
    Non sto certo criminalizzando le attività commerciali in centro, anzi ben vengano! Ma quelle di qualità, però: se pensi che nel giro di pochi anni si sono insediate ben tre librerie, tutte di primaria qualità che otterrebbero solo dei vantaggi a veder girare meno auto e più pedoni.
    Ma per tornare al nostro tema, la domanda continua ad essere: quanto spazio pubblico libero ancora ci resta?
    Proviamo a pensare ai prossimi interventi: EX mercato ortofrutticolo e area Stazione ferroviaria. C’è qualcuno che ci ha già fatto più di un pensierino….

    • Andrea Paltrinieri ha detto:

      Sì, comprendo che l’espressione “centri commerciali naturali” riflette uno specifico punto di vista. Essa si contrappone ai centri commerciali “artificiali”. Dei “centri storici”, in cui la funzione del commercio ha sempre avuto un ruolo di primo piano (le città nascono anche come luoghi di commercio), viene enfatizzata la funzione commerciale. Sappiamo tutti che la città non è solo commercio, è molto di più. E’ agorà – politica. E’ università, luogo di studio, cultura. Ecc. Ma l’espressione “centro commerciale naturale” porta con sé un’idea interessante: quella di coordinare le iniziative commerciali o le manifestazioni, come se davvero si trattasse di un’unica organizzazione. Ed anche quella di una dotazione di servizi in origine nati appunto nei centri artificiali (servizi per il trasporto: scale mobili, carrelli; servizi di accudimento e svago dei bambini mentre i genitori fanno acquisti). Senza voler necessariamente “commercializzare” tutto, l’idea del “centro commerciale naturale” contiene idee interessanti. In ogni caso è sempre una questione di misura, di dosaggio … sapendo che la città è multifunzionale.

  5. Pepox ha detto:

    Quanto rompe le scatole l’ inquinamento acustico di quelle fontane non lo scrive nessuno, vero? Tutti a parlare di cittadini, esercenti, funzioni, commercio, interventi… Lo squallore di quei pisciatoi inversi è unico, ed il loro rumore insopportabile. Hasta la vista!

  6. Monica Maisani ha detto:

    Forse preferiva l’inquinamento atmosferico ed acustico delle automobili?

    • Pepox ha detto:

      Ma quali automobili? Lì non c’era uno svincolo autostradale, il rumore era limitato. E col suo stesso stile le chiedo: forse a lei non piacevano gli alberi?

    • Basta col rumore! ha detto:

      Non ho soldi per un condizionatore, si muore di caldo e in quella che era una piazza tranquilla che la sua supponenza definiva inquinata atmosfericamente ed acusticamente si sta esibendo l’ ennesimo gruppo rock. Mi auguro che ad uno ad uno gli strumenti del suddetto gruppo si infilino nel culo della sua ipocrisia. Quando la Lega vincerà anche a Vignola starete anche a chiedervi come mai…

  7. il Nerro ha detto:

    mi stupisco di fronte a queste illazioni, avete mai udito un comizio della lega, avete mai visto un programma elettorale? avete mai incontrato IN PIAZZA il sindaco FIORINI ? certo non mancherete di vedere invece il proliferare di moschee, di stanelle e barbe lunghe al pari di suk nordafricano.

    amare Vignola questo è il problema

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