Mercoledì 5 agosto il Consiglio direttivo dell’Associazione In prima classe per Bologna-Vignola ha ricevuto un’e-mail da FER srl che informa che per lavori di ampliamento della sezione idraulica del ponte su Rio Minganti a Ponte Ronca la linea ferroviaria Bologna-Vignola verrà chiusa dal 17 agosto al 9 settembre. E’ garantito un servizio di corse sostitutive tramite bus (l’orario di partenza resta il solito: ai 48 da Vignola, ai 16 da Bologna; si sposta in avanti, invece, l’orario di arrivo, di circa 20 minuti!). Insomma, ulteriori sofferenze! Pochi giorni prima, il 30 luglio, Giuseppe Sciortino, sociologo all’Università di Trento, ma residente a Bologna, aveva scritto alcune interessanti considerazioni sul Corriere di Bologna, a commento dell’indagine pubblicata pochi giorni prima in merito al Servizio Ferroviario Metropolitano a cui appartiene la cosiddetta “suburbana” Vignola-Bologna. Eccole.
L’inchiesta del Corriere di Bologna sul servizio ferroviario metropolitano è sconfortante. Nonostante tutti siano concordi sull’importanza di spostare i mezzi di trasporto dall’individuale al collettivo, dalla gomma alla rotaia, le condizioni nelle quali viaggiano i pendolari sembrano fatte apposta per spingerli frementi verso le chiavi della propria macchina. Da quasi tre decenni — una volta si tenne persino un referendum al riguardo — i bolognesi si sono lentamente arresi alla semplice verità che il centro storico di cui vanno così fieri non è compatibile con l’uso estensivo dei mezzi di mobilità privata. Non troppo tempo dopo, ci si è dovuti arrendere anche al fatto che i confini della città non sono quelli disegnati sulle carte amministrative. Bologna è un nodo di molte reti regionali e nazionali, e decine di migliaia di persone vi affluiscono ogni giorno. E ancora di più ne affluiranno giornalmente nel futuro, man mano che le geografie private delle aziende, degli individui e delle famiglie si estendono e si differenziano. Difficile pensare a uno sviluppo della città in assenza di infrastrutture di trasporto collettivo efficienti. Come documenta l’inchiesta, questo obiettivo è ancora lontano, se non addirittura incerto. Gli assessori menzionano decisioni già prese ed investimenti già stanziati, i vertici delle Ferrovie rinnovano gli impegni. Si sostiene che entro 5-6 anni il sistema ferroviario metropolitano entrerà a regime. Non si può fare una colpa agli amministratori attuali dei ritardi accumulati, anche se non sarebbe male cominciare a spiegare con chiarezza ai cittadini chi è stato responsabile del ritardo accumulato. Ma resta il fatto che chi sceglie il trasporto pubblico deve affrontare vetture sporche, comunicazioni frammentarie, corse cancellate, macchinette collocate in modo da incrementare le difficoltà, ritardi e orari mal congegnati.

Ecco qua! Questo è uno dei treni in servizio sulla linea Bologna-Vignola. Ogni commento è superfluo ...
Qui l’attesa di un futuro migliore non basta. I tempi tecnici possono essere invocati per l’elettrificazione delle linee, non per la collocazione delle macchinette. E nessun adeguamento tecnologico può migliorare una cultura organizzativa che ritiene la cancellazione di corse regolarmente previste nell’orario un incidente minore. Quello che manca è la consapevolezza (peraltro assai banale) che il pendolare non è uno sfigato a cui destinare i resti. Al contrario, è un cittadino che esercita il proprio diritto alla mobilità in modalità altamente positive per la collettività e per l’ambiente. Dovrebbe essere rispettato e premiato, a partire da oggi e non dal 2015. Sin quando le restrizioni alla mobilità privata non saranno bilanciate da un’adeguata valorizzazione degli utenti dei servizi pubblici, non ci si sorprenda se le politiche del traffico restano inadeguate (e impopolari).
Giuseppe Sciortino, Corriere di Bologna, giovedì 30 luglio 2009