Un gruppo di cittadini ha lanciato una originale forma di mobilitazione in difesa dei 172 tigli di via Libertà. L’amministrazione comunale sta infatti elaborando un progetto di sistemazione della via caratterizzato da due interventi sovrapposti: l’interramento della rete di teleriscaldamento lungo la via e la risistemazione della via stessa, con la trasformazione del marciapiede in un’aiuola (sul lato di viale Vittorio Veneto), ma l’abbattimento delle piante sul lato di via Resistenza (80-90 alberi) e la realizzazione di una pista ciclopedonale (senza barriere architettoniche). Le caratteristiche dell’intervento e le motivazioni dell’abbattimento sono illustrate dall’ex-sindaco Roberto Adani in un comunicato stampa del 18 giugno scorso (vedi). I cittadini, evidentemente non del tutto convinti dalla proposta dell’amministrazione comunale, vorrebbero invece salvare tutti gli alberi (o comunque la stragrande maggioranza di essi). Il caso è interessante perché evidenzia un processo decisionale dove i partecipanti hanno valutazioni diverse sulle caratteristiche desiderabili del progetto (alcuni cittadini vogliono salvare a tutti costi gli alberi; i proprietari confinanti vorrebbero risolvere il problema delle radici che causano danni ai muretti; l’amministrazione vuole qualificare la via; ecc.). Si pone, inoltre, il quesito – nient’affatto banale – di chi deve poter partecipare al processo decisionale: i residenti? chi usa la via? gli esercenti? Ciascuno con eguale titolo o invece “pesati” in modo diverso? Comunque sia, intanto segnaliamo questa iniziativa di “difesa” per la sua originalità. A ciascun tiglio è associato un nome, una persona, che viene fotografata al suo fianco.
Ecco la descrizione dell’iniziativa fatta da Stefano Corazza, uno dei promotori: “Nessun nome venga cancellato, nessun albero venga abbattuto! Abbiamo una missione: salvare i tigli di Via della Libertà a Vignola che potrebbero essere abbattuti per la posa di una condotta del teleriscaldamento? per “motivi di sicurezza”? (una presunta motivazione é sempre pronta quando si tratta di tagliare un albero). Non siamo d’accordo con questa previsione. Vogliamo dare ad ogni albero, cui l’identità di vivente viene negata da approcci solo apparentemente “tecnici”, il nostro nome, una cittadinanza che restituisca loro almeno il diritto all’esistenza. Andrea, mio figlio di sette anni, ha così commentato il progetto: “Almeno così smetteranno di pensare che gli alberi siano cose e li tratteranno come persone”. Se sarà così dipenderà anche dal successo della nostra missione che nasce inebriante in giorni di fioritura profumatissima dei tigli, e continuerà alla loro ombra e frescura. Dipende da voi. Venite a fare una foto vicino all’albero cui date il vostro nome.” Non il mio nome invita tutti a dare il proprio nome ai “tigli candidati al taglio” in modo da chiarire la volontà dei cittadini di Vignola. Fatevi fotografare con l’albero che diverrà un vostro alias vegetale!! Scrivete per prenotarvi ad una sessione fotografica a stefacorazza@gmail.com. La vostra foto, come quella degli altri aderenti, apparirà su google maps (cliccate sui segnalini per vedere)!
PS. Nel comunicato stampa l’ex-sindaco Roberto Adani puntualizza che “questa Amministrazione ha praticato la partecipazione dei cittadini sui progetti nei fatti”. Ho l’impressione che i cittadini, se interpellati, potrebbero rivelare un’opinione diversa. Anzi, a ben vedere l’opinione differente l’hanno già manifestata.
PPS. Anche sulla riqualificazione della piazza di Villa Braglia e le proteste insorte ho scritto due post, entrambi nell’agosto 2008: vedi1 e vedi2. In entrambi i casi il tema di fondo è la gestione del conflitto nella riqualificazione della città. Vedi anche le suggestioni sulla verifica d’impatto (sulla verifica delle aspettative e dei timori) sempre in merito all’intervento di Villa Braglia (in coda al post sulla nuova piazza: vedi). Possiamo apprendere qualcosa da queste esperienze? Possiamo tradurle in una strutturazione di “metodi” di informazione e partecipazione per la riqualificazione urbana? Saprà, la nuova amministrazione, contemperare decisione efficace e partecipazione?
Che ipocrisia…..
A tutti coloro che si impegnano a difendere la natura va il mio sostegno, la mia stima e solidarietà. Vorrei, però, che lo stesso impegno a difesa di qualche “povero albero” fosse esteso a tutte le persone che soffrono a cominciare dagli stranieri e, in riferimento a via Libertà, a tutti coloro che faticano a girare per strada ( anziani, genitori con bambini piccoli, persone costrette a girare in carrozzina, ecc. ). Vorrei che, mentre pensiamo agli alberi, ci ricordassimo delle esigenze di tutti.
Vorrei aggiungere che preferirei si discutesse su prima ancora . Apriamo quindi una discussione sul “verde” pubblico nella città di Vignola, sui parchi, piste ciclabili e pedonali, ecc..La discussione così sarebbe più seria e creerebbe i presupposti per costruire una città più vivibile per tutti.
Nicola
Sono d’accordo con te, Nicola. Solo che l’invito ad aprire una discussione non va fatto ai cittadini – che si costituiscano o meno in comitato, che facciano o meno iniziative come questa – ma all’amministrazione comunale. Questa forma di protesta è significativa al di là dei contenuti: la difesa dei tigli. Infatti testimonia di cittadini che non sono disposti ad accettare passivamente le decisioni dell’amministrazione, ma, come si suol dire, ci vogliono guardare dentro. Il caso più eclatante fu quello della sistemazione della piazza davanti a Villa Braglia. In quel caso la capacità di ascolto dell’amministrazione fu alquanto limitata. Così anche per la capacità di risposta: c’é ancora una petizione, promossa dal comitato “La vera Vignola”, che in larga parte attende una risposta. Ed è passato più di un anno! Quello che questa esperienza segnala è che è cambiato l’atteggiamento dei cittadini e deve cambiare, in modo corrispondente, il modo di governare dell’amministrazione. Il che non vuol dire che le cose si fanno solo quando c’é il consenso di tutti (altrimenti non si farebbe niente)! Ma certamente occorre mettere in campo dei metodi partecipati e degli “strumenti” di convincimento. La pianificazione complessiva, come tu suggerisci, aiuta a dare ad ogni cittadino il senso della trasformazione della città che si vuole realizzare. Ma non basta. Io sono convinto che aiuterebbe un percorso partecipato in cui, in modo strutturato, si raccolgono le osservazioni dei cittadini (in primo luogo i residenti; ma non escluderei anche gli altri, quelli semplicemente interessati al tema della riqualificazione della via). Quindi l’amministrazione controdeduce per iscritto e rende trasparente il modo in cui interpreta l’interesse generale. Un percorso di questo tipo non convincerebbe tutti, ci mancherebbe. Ma renderebbe trasparente il ragionamento e gli argomenti che supportano la decisione dell’amministrazione. Aiuterebbe nel rapporto con i cittadini in queste decisioni controverse. Ma bisogna lavorarci. Fino ad oggi il tema è stato trascurato. Sembra che neppure l’esperienza di Villa Braglia abbia insegnato qualcosa. E questo è un … delitto!
a mio avviso l’interesse pubblico deve prevalere in tutti i casi di scelte progettuali e strategiche.
La pista ciclo-pedonale mi sembra essenziale per il progetto di riqualificazione, non mi è chiaro però se è prevista sul lato Sud o Nord (destro e sinistro intendi guardando dal centro verso la tangenziale ?). In alternativa si potrebbe fare la ciclabile fino a via dell’Oratorio e da lì sdoppiarla con percorsi in via Di Vittorio e via Grandi. Non è che per forza tutte le strade debbano avere una ciclabile, anche se ovviamente sarebbe meglio. Anche i ciclisti possono fare qualche deviazione.
Ciao Marcello, “destra” e “sinistra” sono riprese dal comunicato stampa dell’amministrazione comunale. Io non conosco il progetto in dettaglio, né, d’altro canto, è pubblicato da qualche parte (ma perché non si usa il sito web del Comune di Vignola anche per questo?).
E’ tipico, si parla di destra e di sinistra a casaccio.
Perchè l’iniziativa sarebbe ipocrita? Grazie per una qualche spiegazione. Ecco qua una bella prospettiva strategica sicuramente più sostenibile, sicuramente capace di favorire la mobilità di quelli che “faticano a girare per strada”, sicuramente capace di mantenere o accrescere la bellezza che gli alberi producono con la loro presenza e impedire alle auto di divorare tutto lo spazio urbano:
una strada a senso unico con una sola corsia di percorrenza e con da una parte un marciapiede ampliato in modo da lasciare attorno ai tigli esistenti uno spazio permeabile vitale
……dunque dicevo: da un lato, un marciapiede largo abbastanza da lasciare attorno ai tigli un “piede” permeabile continuo ed ampio ed un transito pedonale adeguato; dall’altro lato, una eguale fascia continua verde al piede degli alberi digradante verso una pista ciclabile.
Permettetemi due precisazioni sullo stato attuale prodotto da quasi vent’anni di incuria dell’impianto originale. Non esistono danni di una certa consistenza a nessun muretto di proprietà; i tigli oggi presenti stanno generalmente bene; voglio ricordare che sono utilizzati in tutta Italia ed in Europa per alberature stradali per la loro longevità e per il loro valore estetico, quelli di Via Libertà sono ancora dei giovincelli. Resto disponibile per qualunque chiarimento, specifica tecnica, confronto di opinioni.
Grazie
Stefano C
Sabato 18 Luglio alle ore 18.00, Via Libertà angolo Via Matteotti appuntamento per fare foto e dare il Vs. nome ad un tiglio
L’iniziativa “Non il mio nome” è significativa per l’originalità. E’ significativa, però, ancora di più per il tema che porta alla luce: come coinvolgere i cittadini nei processi di intervento e riqualificazione urbana. E’ chiaro che un certo numero di cittadini (residenti, ma non solo) assegnano ai tigli (ed a quello che rappresentano e garantiscono) un valore maggiore di quello che riconosce loro l’amministrazione comunale. Plausibilmente questa differenza di valore non potrà mai essere appianata. Il che vuol dire che decisioni di questo tipo, in merito ad un progetto di riqualificazione che comporta anche “perdite” (L’abbattimento di 80-90 tigli), non potranno mai essere prese con il consenso di tutti. Bisogna anche dire, però, che sino ad oggi l’amministrazione comunale non ha fatto alcuno sforzo per sperimentare e mettere a punto una metodologia di coinvolgimento “strutturato” dei cittadini in questi processi decisionali. Questo è il tema che viene sollevato da questa iniziativa. Così come è stato sollevato dal comitato “La vera Vignola” in occasione della riqualificazione della piazza davanti a Villa Braglia. Sembra però che l’amministrazione comunale non abbia appreso nulla da quella esperienza!
Nel mio contributo di ieri, non so perchè, sono saltate alcune righe, pertanto non risulta chiaro il mio pensiero. Io insisto nel dire che vanno bene tutte le iniziative promosse dai cittadini tese a migliorare le condizioni di vita di tutti. E’ chiaro, Andrea, che spetta alle istituzioni ascoltare, ma vorrei tanto una società che si mobilitasse anche per altre nobili iniziative ( come a esempio: a difesa delle persone più deboli. tutto quì!
aggiungo, se mi è permesso, che io diffido di tutti coloro che sono in grado di trovare le soluzioni tecniche anche per la viabilità…. Proviamo a fare ognuno il nostro mestiere. Ne abbiamo tanto bisogno!
Già Nicola, è vero che alcuni temi riescono a mobilitare più di altri. In genere succede quando gli interessi sono concentrati. Tutte le “questioni” legate al territorio hanno questa caratteristica. Se l’amministrazione ha un progetto su una piazza, tutti coloro che ci vivono o ci lavorano si sentono colpiti. Tra loro diverse persone sono dunque disponibili a “mobilitarsi”. Altri temi, invece, sono più diffusi, meno concentrati. Occorrono altri dispositivi di innesco della mobilitazione. Indubbiamente questo fa sì che su alcuni temi la mobilitazione sia più facile che su altri.
La tua seconda osservazione è invece meno condivisibile. Qui non si tratta di essere tutti “tecnici” – cosa che ovviamente non è. O di disconoscere, invece, il valore della competenza tecnica. Però bisogna pur riconoscere ad ogni singolo cittadino la facoltà di fare osservazioni, fare critiche, dare suggerimenti. Non pensi che si potrebbe aggiungere un pizzico di “partecipazione” a progetti che altrimenti vengono messi a punto esclusivamente tra ufficio tecnico (o progettista incaricato) e sindaco (o assessore di riferimento)? Il tema è questo. Ed io propendo per la risposta affermativa. Il che non vuol dire che i cittadini si SOSTITUISCONO ai progettisti, ma che anche ai cittadini è dato il modo di INTERAGIRE con i progettisti. Ovvero fare domande e fare proposte, sapendo che alle une ed alle altre viene data pubblicamente (e per iscritto) una risposta. Sono idee solo abbozzate, ma tracciano una linea d’azione che merita di essere sviluppata. Io ne sono convinto.
Io credo che chi difende qualche “povero albero” abbia a cuore anche la difesa sia degli stranieri che dei più deboli.La difesa degli alberi non esclude il resto.I promotori di questa iniziativa hanno al loro attivo un video, visibile in rete, che documenta le difficoltà di circolazione sui marciapiedi di Vignola, da parte dei più deboli ma anche dei più abili. Fatto da semplici cittadini e rivolto ad altri cittadini. E a chi ha il compito di risolvere tali problemi. Conoscendo la sensibilità e intelligenza del nuovo assessore all’ambiente, personalmente non ho dubbi su una soluzione altrettanto intelligente.
Sull’ognuno il proprio mestiere,credo, per esperienza,che il modo migliore per chi fa un mestiere o una professione sia l’ascolto e il confronto con gli altri, arte molto molto rara!
Ma visto che qui l’argomento principale sono i “poveri alberi”, vorrei qui riportare alcuni brani di Margherita Hack e Giorgio Celli. Lettura utile e piacevole.
” Quei cittadini che non hanno mai pensato all’importanza degli alberi, possono rendersene facilmente conto, quando d’estate per le vie dove l’asfalto si liquefa, incontrano una zona alberata, un giardino, un viale. Bastano pochi metri per sentire la differenza fra la zona asfaltata e quella alberata. Ecco perchè le nostre città dovrebbero essere molto più ricche di alberi, di verde, e non sacrificare ogni spazio libero, cementificandolo, riducendolo a posteggio, ingabbiando nel cemento le radici degli alberi, che sollevano nello sforzo di sopravivvere, ma finiscono per intristire e seccare.Il verde cittadino è un prezioso patrimonio di cui non ci si rende conto, lo si lascia deperire, non si sostituiscono, gli alberi morti, si potano spesso in maniera selvaggia.
Gli alberi sono dei monumenti naturali. Le strutture più grandi portano strutture più piccole e queste strutture ancora più piccole, e cosi via, strutture che si ripetono tutte simili le une alle altre e che ci esmplificano quello che intendiamo quando in matematica si parla di “frattali”. Guardiamo in primavera lo splendore de i ciliegi, dei susini, dei peri pieni di fiori bianchi quasi ad apparire come coperti di neve, o l’intenso rosa dei peschi; guardiamo le campagne toscane o umbre dove il verde argento dell’ulivo si alterna a verde cupo dei cipressi o a quello più chiaro dei pini. Li ritroviamo nei dipinti di Filippo Lippi, del Beato Angelico, di Giotto, di tanti altri pittori, e noi siamo fortunati di poterli ancora osservare in natura. Speriamo che le generazioni future non debbano vederli solo riprodotti nei musei o conservati nei giardini botaci, o peggio ancora come immagini fornite dal computer.
Un mondo senza alberi sarebbe un mondo ben più monotono e povero; quanto sono brutte le città prive di alberi, senza giardini, e sempre più inquinate.
Se facciamo deperire un albero, se non curiamo un prato o anche un filo d’erba, feriamo e uccidiamo noi stessi.” M.Hack
Una vecchia leggenda montanara racconta che al principio non c’erano uomini ma soltanto degli alberi. Poi, un bel giorno, un albero si è aperto ed è uscito un uomo, un altro albero si è aperto ed è uscito un altro uomo….e cosi il pianeta è diventato non più il pianeta degli alberi ma il pianeta degli uomini. Bene, se è così, gli alberi sono i nostri più antichi progenitori e dobbiamo loro perlomeno rispetto, ma anche amore, perchè no!
L’albero è sicuramente il miglior amico dell’uomo, ma non è detto che l’uomo sia a sua volta il miglior amico degli alberi. Ma perchè gli alberi sono amici dell’uomo? Beh, lo sono intanto perchè producono dell’ossigeno, e un bosco è pertanto un polmone vegetale che produce ogni giorno dell’ossigeno per noi. L’albero è insomma un grande alchimista, che trasforma l’acqua, risucchiata con le radici dal suolo, e l’anidride carbonica captata dall’atmosfera, in sostanza organica e per l’appunto in ossigeno. Inoltre uno dei più importanti servizi che gli alberi fanno agli uomini è quello di impedire il dissesto idrogeologico. Difatti le loro radici sono come delle mani che tengono ferma la terra e impediscono gli smottamenti e le frane.
…le siepi, cosa da non trascurare, rompono l’uniformità del paesaggio con delle macchie di colore, con una diversità percettiva tale da ricreare lo spirito, perchè non si vive di solo pane ma anche della visione della bellezza.
Mi piace quando la stagione è buona, di primavera, d’estate e anche nei primi giorni d’autunno, andare aleggere in un parco, sotto un albero. Non in una polverosa biblioteca, ma a contatto diretto con quel relitto di natura che ancora può esistere in città. Mi sembra di star meglio, di entrare in una sintonia migliore con quello che leggo. Se leggo delle poesie, queste poesie sembrano trovare una corrispondenza con la natura che mi circonda e mi sembra addirittura che l’albero, se leggo ad alta voce, stia ad ascoltare e semmai con qualche sussurro di foglie, cerchi di contribuire alla metrica e alla musica nascosta dei versi.
L’albero è sicuramente il nostro migliore amico e come tale dobbiamo imparare a rispettarlo e ad amarlo. G.Celli
Mi permetto di intervenire per due motivi, molto semplici: innanzitutto cosa c’entrano gli stranieri, sia nel post di Nicola Gaglio che in quello di E.Zapata, respirano come tutti, camminano come tutti e quindi inciampano come tutti nelle radici dei tigli di via libertà. Come faccio fatica io e mio figlio ad utilizzare con il passeggino il marciapiede sono convinto faccia la stessa fatica lo “straniero” come lo chiamano loro…che c’entra!!! E’ da quarant’anni che abito in via Libertà, chi si ricorda quando la stessa terminava in prossimità dell’allora non ancora esistente ASL ? Beh! in pochi counque già da vent’anni penso che il viale debba essere ridotto a transitabilità ad unico senso di marcia preferibilmente, visto il senso di Via Caselline e Via Resistenza, da tangenziale al centro con da un lato pista ciclabile (destra) e dall’altro parcheggi (sinistra) in questo modo accontentiamo sia la cittadinanza residente e di transito sia le attività commerciali. Sotto ai nostri piedi…teleriscaldamento. Ai nostri lati i Tigli. Non sono Zichichi ma un cittadino che ragiona. E’ semplice, forse troppo semplice…comunque facciamolo decidere alla cittadinanza, presentiamo il progetto esecutivo e ascoltiamo, ascoltiamo, e riproponiamo. Questa è condivisione…deve essere condivisione.
Salute e a presto.
un piccolo chiarimento : anch’io credo che gli stranieri non c’entrino niente. Ho voluto dire, riferendomi a Gaglio, e qui mi devo ripetere, che chi si interessa ai Tigli di via Libertà non è detto che non abbia a cuore anche altre “nobili iniziative” (gli stranieri,i più deboli). Le due cose possono benissimo convivere e ognuno è libero di decidere per sè. E ho proposto le due letture sui “poveri alberi” (rif.Gaglio), perchè anche qui ho letto (interpretato) che l’interessarsi agli alberi sia di categoria inferiore rispetto ad altri argomenti…tutto qui. Mi trovi d’accordo con te, ma c’era solamente questo neo….ma in via Libertà è facile inciampare…lo so molto bene. Ciao
Abito in questa zona, sò bene che i marciapiedi sono praticamente impraticabili, ma non credo sia questo il motivo per dover tagliare e togliere quel poco verde che ormai è rimasto nella nostra città. Secondo la mia opinione basterebbe rifare i marciapiedi, magari un pelino più larghi, tagliando solo le radici che escono e alzano l’asfalto e mettere un divieto di sosta lungo un lato della strada perchè c’è sempre molto il rischio di incidenti. Riguardo la ciclabile non sono molto favorevole perchè c’è già quella di via Resistenza, ma questa è solo una mia opinione.
Intanto che ci sono vorrei fare una segnalazione riguardo l’incrocio tra via di Vittorio e via Agnini, ormai è assente sul manto stradale la segnaletica orizzontale, e non si sa per quale motivo la segnaletica verticale è stata montata un po’ storta e quindi è poco visibile: per la cronaca nel mese di luglio sono accaduti 5 incidenti (in uno una auto è andata in casa di una signora ed è ancora possibile vedere i danni all’abitazione) perchè la gente non si ferma a dare la precedenza e tira dritto! attenzione quindi!
Ciao!
[…] diversi cittadini, contrari all’abbattimento degli alberi (l’iniziativa “Non il mio nome”: vedi). Nelle slides brani del "racconto" di via Libertà fatto dai cittadini intervistati […]