Dizionario minimo per questa fase di passaggio: primarie, solidarietà, sicurezza, coalizione. Un appunto di Maurizio Montanari

L’ingresso in questo 2009 gravido di scadenze elettorali, mi pare mancante, a livello locale, di alcuni vocaboli. Alle porte ci attende una tornata elettorale storica, poiché in questi che sono a tutti gli effetti tempi destri che sembrano voler confluire in un non auspicabile presidenzialismo di origini sospette, la linea Maginot, se davvero la si vuole tracciare, si scava nel locale. Nei piccoli agglomerati urbani, nelle reti sociali, nei paesi e nelle città. Ecco allora la prima questione che pongo: chi ha notizie delle primarie? Sono state sufficientemente pubblicizzate? Hanno quella caratteristiche di prima partecipazione, di partenza dal basso, che ne connota l’aspetto democratico e partecipativo? Non sembra. La mia opinione non si basa su convinzioni maturate in uno solitario rimuginare, quanto sul confronto con amici, colleghi, conoscenti che abitano questo paese. Persone che di buon grado utilizzerebbero questo strumento, a patto che si trattasse di un momento condiviso, argomentato, fatto di confronti, dibattiti. E a patto di saperlo. Questo blog è una lodevole eccezione, e perdonami questa captatio benevolentiae, in un silenzio abbastanza assordante. Alle primarie si va per scegliere. Ma per poterlo fare, servono degli strumenti che siano delle pietre di discrimine, rifuggendo così dalla semplice opzione nome versus nome. E’ pertanto opportuno che questo evento sia divulgato, preparato fornendo al cittadino tutti gli strumenti utili affinché la scelta possa essere ponderata e il più motivata possibile. Questo va nella direzione di valorizzare questo strumento per quello che è stato pensato in origine: un momento di conoscenza e confronto dei candidati con la popolazione. La quale, senza comunicazione, vive le primarie come un affare privato, un movimento autoreferente , un fiume che fa a meno degli affluenti.
Interfacciarsi, si diceva. Su quali temi il cittadino ha da poter scegliere? Me ne vengono in mente diversi. Vorrei in particolare partire da due vocaboli, anch’essi poco nominati (e come insegna Erri de Luca, ciò che non è parlato muore). Solidarietà e sicurezza. Ricordo, nonostante non sia vetusto, che la parola solidarietà aveva un posto nel vocabolario del vecchio PCI, dalla cui storia molti di noi provengono. La scomparsa di questo termine dal linguaggio comune produce come effetto quello di spalancare le porte al modo col quale la destra è solita declinarlo, vale a dire il cosiddetto “capitalismo compassionevole”, in gran voga negli anni ottanta negli USA, e finito recentemente a scarpate. E’ stata dura ammettere che abbiamo dovuto attendere l’elezione di Obama per sentir risuonare, da Oltreoceano, il concetto di solidarietà. Solidarietà: come i candidati pensano di affrontare questa tematica? Cosa si può dire a quelle famiglie che, a causa della perdita del potere di acquisito, vivono ai margini del gran mercato del libero consumo? Alle giovani coppie che si vedono rifiutare il mutuo casa e devono cestinare i loro sogni futuri di convivenza? I legami sociali sono più sfilacciati di un tempo, le classi meno abbienti si sono ulteriormente impoverite e questo è accaduto anche a Vignola. Bisogna parlarne.

Maurizio Montanari (foto da FaceBook)

Maurizio Montanari (foto da FaceBook)

L’altra parola latitante è sicurezza. Tornando all’esempio di cui sopra, mi pare di ricordare che il tema della sicurezza, era un patrimonio della sinistra del tempo che fu. Basti pensare all’origine del concetto “questione morale”. Bè, oggi, ed è indubbio negarlo, questo termine pare divenuto un vocabolo di proprietà esclusiva delle destre, che lo utilizzano per fomentare paura, angoscia sociale, senso di vulnerabilità. In tal senso scrissi due cose sull’operazione “militari nelle città” ospitate in questo blog (vedi). Anche a Vignola, questo termine, non lo si parla più adeguatamente. O forse non lo si parla nei luoghi deputati, incrementando derive populiste e giustizialiste che individuano in alcuni capri espiatori il facile bersaglio canalizzatore di un sentimento diffuso che non trova un aggancio nel parlare dei partiti della coalizione che ha governato questa città.
Coalizione, ecco l’ultimo termine che varrebbe la pena di trattare. Sono stati 5 anni di coabitazione. Quale è il bilancio che se ne può fare? Quali le posizioni dei diversi candidati? Cosa è andato e cosa no? E soprattutto, si tratta di un esperienza da ripetere o da archiviare?
Credo che questi tre argomenti costituiscano dei punti essenziali sui quali instaurare un confronto candidati – popolazione, in questo appuntamento delle primarie. E molti, molti altri ve ne sarebbero. Ma, per l’appunto, la parola ai cittadini. Si organizzino dunque degli incontri, ci si confronti e si dia a questo momento “democratico” quella che è la sua connotazione più autentica e, alla fine, fruttifera: la partecipazione.

P.S. In nome della suddetta captatio, concedimi una digressione psicoanalitica. Chi si propone all’altro, indirettamente domanda. Il solo atto di “presentarsi” implica un interrogazione rivolta all’altro. Un’interrogazione che si articola con un “sceglimi”. Una richiesta che non può mancare del necessario completamento da parte di chi è interpellato, e cioè “in base a cosa dovrei sceglierti?” Ecco che sta sempre a chi si propone, a chi chiede il confronto, produrre quegli argomenti che ingaggino la controparte e ne motivino la scelta o il rifiuto.

Maurizio Montanari

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