Il conflitto delle interpretazioni. E la risposta della politica (quella seria)

Giovedì 15 maggio si è tenuto un incontro del Comitato Direttivo del PD di Vignola per riflettere sul tema della sicurezza, a partire dall’episodio di violenza sessuale di lunedì 5 maggio. Qui di seguito sviluppo le considerazioni fatte nel mio intervento, centrato su tre aspetti: un’analisi della comunicazione “politicizzata” avvenuta sull’episodio; le politiche per la sicurezza; le politiche per l’immigrazione.

[1] L’episodio di violenza sessuale su una donna italiana compiuto da un ragazzo marocchino lunedì 5 maggio è un episodio che ha modificato l’agenda politica del territorio. In questi giorni questo è stato il tema. Non sappiamo per quanto ancora lo sarà. Quando l’agenda viene modificata in modo così marcato è fondamentale, per una forza politica, essere in grado di comunicare. Occorre avere delle cose da dire. Ma occorre anche fare delle cose – specie se si governa la città. Un’analisi della comunicazione a mezzo stampa sull’episodio evidenzia una certa peculiarità – una sorta di “conflitto delle interpretazioni”, per rubare il titolo di un libro di Paul Ricoeur. L’episodio del 5 maggio ha in effetti due componenti: è un episodio di violenza sessuale; l’aggressore era un cittadino straniero. E’ bene tenere presente questi due elementi, visto che su di essi si costruiscono diverse strategie di comunicazione (politica). Da un lato sta infatti una comunicazione che enfatizza quasi esclusivamente l’aspetto della violenza sessuale, senza fare riferimento al fatto che l’aggressore era straniero. Esemplare è il volantino dell’iniziativa Libere di correre in cui quest’ultimo aspetto non è neppure citato. Essendo un’iniziativa promossa da donne la cosa è assolutamente comprensibile, ma anche assolutamente corretta. Sappiamo infatti che la violenza sulle donne avviene in misura preponderante nell’ambiente domestico! (vedi). Questo registro è adottato anche dalle istituzioni locali. Dall’altro lato sta invece la comunicazione delle forze politiche – Lega Nord, PdL – che, anche perché (localmente) all’opposizione, enfatizzano gli aspetti negativi connessi ai processi migratori. In questo caso la comunicazione è: l’immigrazione porta criminalità – dunque basta immigrazione – gli stranieri tornino a casa loro. Due soli esempi: “Il costo umano di questa immigrazione non è più sopportabile“ (Enrico Aimi, L’Informazione di Modena, 7 maggio 2008). “Per la sinistra il violentatore di Vignola dovrebbe poter votare alle elezioni. Modena paga molto caro il multiculturalismo di una sinistra sorda e cieca.” (Andrea Leoni, PdL, dichiarazione riportata da Gazzetta di Modena, 8 maggio 2008; inutile aggiungere che tra il votare alle amministrative ed il commettere atti criminosi non c’è alcun nesso!). Ma è soprattutto la Lega Nord che enfatizza questo aspetto con un discorso dove sono mischiate considerazioni sui rischi dell’immigrazione, stereotipi culturali sull’Islam, richiamo alla “nostra” terra (ed alle “nostre” donne) e, soprattutto, un incivile tentativo di introdurre differenziazioni nel grado di attenzione e tutela dell’universo femminile: nel comunicato per la fiaccolata della Lega Nord (Gazzetta di Modena, e L’Informazione di Modena, 9 maggio 2008), si parla infatti di uno “sfregio continuo verso le nostre donne” (citazione testuale!) – come se di ciò che succede alle donne “non nostre” potessimo (o dovessimo) disinteressarci! (Nella cronaca nazionale di pochi giorni dopo emerge la concretezza di tale considerazione. Che saremmo tentati di ritenere assolutamente banale, ma che evidentemente così banale non è; sulla ripresa della xenofobia della Lega Nord vedi Renzo Guolo su La Repubblica del 23 dicembre 2007).
[2] Il tema della sicurezza dei cittadini è un tema da tempo ai primi posti dell’agenda dell’amministrazione comunale. E’ sin dall’inizio del suo mandato, nel 1999, che il Sindaco Adani si confronta con questo tema. I risultati ci sono. L’amministrazione è riuscita ad ottenere un incremento delle forze dell’ordine sul territorio: con la “Tenenza” a Vignola i carabinieri sono passati da 8 a 30 e l’effetto di una presenza più forte si vede (anche con riferimento all’episodio del 5 maggio: l’aggressore è stato individuato e fermato in poche ore). Nel 2006 è stata decisa la costituzione del Corpo unico di Polizia Municipale dell’Unione terre di Castelli. Nei prossimi giorni la nuova gestione diventerà pienamente operativa, anche grazie ad un consistente potenziamento dell’organico. Nel 2007 è stato approvato il progetto per la realizzazione del Nuovo polo della sicurezza e protezione civile a Vignola. Ed i lavori partiranno entro il 2008. Sempre nelle prossime settimane verrà installato un sistema di videosorveglianza nel centro storico. Dunque, i “fatti” ci sono. Penso che poche amministrazioni comunali possano esibire progetti e risultati comparabili. Ma è altrettanto vero che c’è ancora da fare. Ad esempio, in termini di “controllo” del territorio: un controllo da attuarsi con l’azione di forze dell’ordine e polizia municipale, con dispositivi tecnologici, ma anche un maggiore controllo “sociale”. Soprattutto occorre riprendere una impostazione sistematica sul tema della sicurezza. Riprendendo ed aggiornando – come richiesto dal Consiglio Comunale nel luglio 2007 – il Progetto Vignola città sicura, approvato dall’amministrazione comunale nel febbraio 2000 (assessore Maurizio Prandi) ed articolato in 18 azioni distinte (ma oggi deve necessariamente essere esteso a tutto il territorio dell’Unione). Impostazione sistematica significa anche rafforzare il processo pianificazione, attuazione e verifica. Tra le altre cose è importante realizzare periodicamente un’indagine sulla percezione della sicurezza/insicurezza dei cittadini (il primo – ma anche ultimo! – Rapporto sulla sicurezza nei comuni di Vignola, Spilamberto, Savignano risale al 2001!). Un’indagine che rilevi anche quanti cittadini (ed in particolare tra i gruppi sociali più sensibili al fenomeno: donne ed anziani) hanno modificato i propri comportamenti a seguito del sentirsi insicuri.
[3] Ugualmente impegnativa è la riflessione sulle politiche dell’immigrazione. Anche queste discendono da responsabilità diverse tra livelli istituzionali: stato, regioni, enti locali. Che i processi migratori comportino anche un aumento della criminalità – soprattutto legata alla presenza di stranieri clandestini – è cosa nota (vedi). Così come è noto che non esistono facili soluzioni. Anche in questo caso la cosa migliore è operare con serietà, cercando di sviluppare al massimo i processi di apprendimento (cosa funziona e cosa non funziona) evitando i proclami demagogici. Senza azioni strumentali e solo “simboliche”, cioè inefficaci, incapaci di incidere nella realtà. Si tratta, infatti, di mantenere un “difficile equilibrio” tra contrasto dell’illegalità (e criminalità) e politiche di accoglienza ed integrazione (vedi l’articolo di Deponti e Padula su Il Sole 24 ore del 17 maggio 2008). Il rinnovo del permesso di soggiorno (una pratica oggi inutilmente burocratizzata; vedi) deve essere legato ad una “verifica dei risultati” più articolata di quella odierna: lavoro stabile, alloggio, regolarità fiscale, apprendimento della lingua italiana . Ovviamente questo richiede offerta di servizi: se si richiede l’apprendimento della lingua o la conoscenza delle norme e delle leggi, deve esserci un’offerta di corsi od altri strumenti per rispondere a quell’esigenza (per l’apprendimento della lingua italiana segnalo che a Vignola è operativo dal 2001 il Centro Territoriale Permanente). A livello locale ci sono cose importanti che debbono essere fatte. Ne segnalo solo due. Innanzitutto occorre promuovere un più forte coinvolgimento delle comunità di immigrati e delle loro “rappresentanze” e delle loro realtà associative. Occorre trovare il modo per investire della questione sicurezza e legalità il Forum dei cittadini stranieri dell’Unione Terre di Castelli, investendolo, ora che la fase “conoscitiva” è terminata, di una questione di grande rilievo per l’inserimento degli stranieri. Questa è anche la richiesta avanzata dalla Cgil di Vignola nel volantino distribuito in occasione dell’iniziativa Libere di correre. Occorre riprendere – l’ultimo progetto è del 2004! – un intervento di promozione della conoscenza dei diritti e doveri degli stranieri e di promozione della legalità (contrasto di comportamenti che generano insicurezza). In secondo luogo occorre contrastare con maggiore determinazione i processi, che riguardano alcune aree di Vignola, di “segregazione” spaziale nella residenza degli immigrati stranieri (vedi).
Più in generale c’è un tema di fondo su cui occorre iniziare a sviluppare una seria riflessione. Oggi gli stranieri sul territorio sono il 12% circa. La crescita è di circa 1% all’anno. Nel 2015 – se continua l’attuale trend – gli stranieri saranno circa il 20%. Bisogna iniziare seriamente ad interrogarsi sulla capacità di accoglienza ed integrazione. Bisogna chiedersi: qual è il “carico” di immigrazione straniera “sostenibile” dalla realtà sociale di questo territorio? Sapendo che non ci sono soglie “in astratto”, ma anche che “soglie” sociali certamente ci sono. Significa riflettere sulla velocità dell’integrazione sociale, sugli “effetti collaterali” della presenza di stranieri, sugli atteggiamenti che i residenti (specie quelli culturalmente meno dotati) maturano. Significa approntare un sistema di rilevazione che sia in grado di cogliere i segnali di “malessere” della società locale – e quindi supportare l’azione amministrativa.

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