Nei giorni scorsi sono usciti alcuni articoli di grande interesse sul PD e le sfide che gli stanno davanti – a riprova che passati i momenti “caldi” del post-elezione si riacquista lucidità. Innanzitutto occorre riprendere il lavoro di costruzione del partito, di definizione del suo progetto – interrotto proprio dalle elezioni anticipate. Ed occorre farlo, appunto, riacquistando lucidità nella messa a fuoco dei compiti che ci aspettano. Evitando, innanzitutto, che il “nuovo” PD rimanga imprigionato dentro logiche “vecchie”. Lo si può evitare, assumendo fino in fondo l’impegno per il rinnovamento innanzitutto dei metodi. Dunque, come con la solita ironia osserva Bersani, evitando di dare l’idea di un partito di Bibì e Bibò, dove dall’alto si pretende di decidere gli equilibri fino alla sezione di Brisighella. E dove, invece, si tarda nell’avviare quei processi di riflessione sul voto e, soprattutto, di “studio” (davvero!) della società necessari per impostare una proposta di modernizzazione della società che risulti più convincente e, soprattutto, sia avanzata da un soggetto ad “alta credibilità”. E qui Bersani declina in modo intelligente il concetto di “radicamento”: far sì che chi si riconosce nel PD possa essere guidato – ad ogni livello – da chi ha i migliori rapporti con la realtà (vedi la bella intervista a Pierluigi Bersani su L’Unità del 3 maggio 2008). Questo significa innanzitutto un partito ed una classe dirigente in grado di “stare sui problemi” e “che, dove governa, segnala per primo i problemi anche quando non è in condizione di risolverli” (Avete letto bene!). Ed un partito che per davvero premia il merito, le capacità, perché questo è l’unico modo di mettere in campo idee nuove: non mediazioni tra posizioni consolidate, ma la capacità di dischiudere orizzonti (di soluzioni) nuovi. Detta alla Bersani: facendo la “mossa del cavallo”, ovvero spostando “gli orizzonti della discussione”. A leggere per intero l’intervista risulta chiaro che l’aspetto più enfatizzato e ripreso dalla stampa – “vocazione maggioritaria non significa vocazione all’autosufficienza” – è forse il più banale. Perché anche in tal caso occorre lucidità, ovvero riconoscere che è bene non pregiudicare una possibile strategia futura con mosse precipitose. Andiamo avanti a definire il progetto del PD, il suo profilo “riformista”. La questione delle alleanze segue. Non è l’urgenza dell’oggi. L’urgenza dell’oggi è che “discutiamo poco”: “abbiamo bisogno di una discussione ordinata e formalizzata” (è di nuovo Bersani che parla). Idee che sono formulate anche da Rosy Bindi su Il Mattino del 5 maggio 2008 (vedi): “prima di decidere con chi si va, dobbiamo domandarci fino in fondo chi siamo, approfondire il nostro progetto”. Insomma, il PD è ancora un “progetto incompiuto”, come sottolinea Ilvo Diamanti su La Repubblica del 4 maggio 2008 (vedi). Dunque fa bene Giorgio Merlo, su Europa dell’8 maggio 2008, ad evidenziare i tre temi su cui il PD attende una risposta politica: profilo del partito, innovazione della politica, alleanze (vedi).
E per chi vuole un tema nazionale su cui riflettere ed applicarsi (per quelli locali potete navigare in questo blog), Michele Salvati propone l’unica “questione nazionale” – quella meridionale – e le tensioni che si apriranno tra le forze di governo tra il progetto di federalismo fiscale della Lega Nord e l’esigenza (che sarà riaffermata con forza da un PdL “meridionalizzato” ed in coalizione con il MpA) di dare risposta al problema di “sviluppo” del Sud. Invitando il PD ad un impegno a formulare una sua proposta, a trovare una “mediazione alta”, affinché il progetto per ridurre il gap tra Nord e Sud non debba significare mantenere servizi e trasferimenti al Sud che, come oggi, siano usati in modo inefficiente e clientelare (vedi).
[…] competente in un altro settore? Non sarà per via del cosiddetto “partito di Bibì e Bibò” (vedi), ovvero per via di una divisione degli incarichi per area politica di provenienza (piuttosto che […]