L’ultimo episodio si è verificato il 3 marzo scorso. Stando al resoconto dei giornali un immigrato marocchino di 24 anni ha prima molestato, poi percosso e rapinato una sua connazionale in una zona centrale di Spilamberto. Ma l’episodio più grave, riferito di recente dai giornali, è avvenuto il 10 luglio 2007 a Vignola, quando un uomo (italiano) ha ucciso a colpi di pistola la ex moglie. Sono due episodi, diversi per gravità, di cronaca locale. Accomunati da un filo rosso: la violenza sulle donne. Episodi che costituiscono la punta di un iceberg. L’ultima indagine dell’Istat – Violenza e maltrattamenti contro le donne dentro e fuori la famiglia, resa pubblica il 21 febbraio 2007 (vedi) – evidenzia infatti che il fenomeno rimane ampiamente sommerso. 25.000 le donne intervistate a livello nazionale. I risultati sono impressionanti. Il 14,3% delle donne tra i 16 ed i 70 anni ha subito, nell’arco della vita, almeno una violenza fisica o sessuale all’interno della relazione di coppia (da un partner o da un ex-partner), il 24,7% da un altro uomo. Negli ultimi 12 mesi le donne che hanno subito una violenza fisica o sessuale sono il 5,4% (il 7,0% in Emilia-Romagna!): il 3,5% ha subito una violenza sessuale, il 2,7% una violenza fisica (la somma è maggiore del 5,4% perché ci sono donne che hanno subito l’una e l’altra). La violenza domestica ha colpito il 2,4% delle donne – è questo il “lato oscuro” della famiglia. Quella al di fuori delle mura domestiche il 3,4%. Le forme gravi di violenza fisica sono meno diffuse, ma non per questo possono essere considerate irrilevanti – il 2,6% delle donne intervistate ha rivelato tentativi di strangolamento, soffocamento o di ustioni negli ultimi 12 mesi! Nella stragrande maggioranza dei casi le vittime non denunciano le violenze subite: questo succede solo nel 7,3% dei casi di violenze in famiglia e nel 4% dei casi di violenza da estranei. Il silenzio è maggiore quando l’autore è una persona che si conosce e l’episodio ha riguardato una violenza sessuale, in particolare uno stupro o tentato stupro.
Proviamo a “trasferire” questi dati a livello locale. L’operazione è grossolana, ma forse il dato non è troppo distante dalla realtà. A Vignola, con una popolazione complessiva di 23.600 residenti, le donne sono poco più di 12.000. Quelle in età 16-70 anni sono circa 8.200. Se ipotizziamo che il 7% di queste ha subito violenza (fisica o sessuale) negli ultimi 12 mesi – la percentuale è quella rilevata dall’indagine Istat per l’Emilia-Romagna – il dato equivale a 574 donne! Anche se ci limitassimo solo a quel 2,6% che ha subito forme gravi di violenza risulterebbero comunque più di 200 donne! Sono cifre impressionanti per Vignola – altrimenti non immaginabili. Forse un riscontro l’hanno i servizi sociali dell’Azienda di Servizi Pubblici alla persona (ASP) “G.Gasparini”. Se dobbiamo credere a queste stime è evidente che il fenomeno è sommerso e, in quanto tale, non è percepito dai cittadini della nostra comunità. Mentre si dispiega una rete di servizi di sostegno alle vittime è importante che il fenomeno possa essere maggiormente portato alla luce. Oltre ai protocolli di collaborazione tra enti locali, forze dell’ordine, servizi sanitari ed associazioni di tutela delle donne – sottoscritti nel 2007 da Provincia e Comune di Modena – occorre promuovere una maggiore consapevolezza per le vittime e le persone circostanti. Occorre un lavoro di educazione rivolto prevalentemente ai giovani: è necessario crescere giovani con un radicamento profondo nel rispetto della dignità femminile. Occorre un capillare “lavoro” culturale perché la violenza sulle donne sia sempre meno “tollerata”, perché il fenomeno esca dall’ombra.
Segnalo sul tema il libro di Marie-France Hirigoyen, Sottomesse. La violenza sulle donne nella coppia, Einaudi, Torino, 2006, pp.252, € 15,50 (vedi).
Potremmo affiancare anche una riflessione sulla violenza fisica e sessuale sui minori, che in qualche modo rappresenta un fenomeno che è uscito dall’ombra molto in ritardo rispetto a quella sulle donne. Il paradosso è aver paura di uscire di casa quando la maggior parte delle violenze avviene all’interno della famiglia. I riflettori della comunicazione sono sempre rivolti sull’esterno, il diverso, il vicino di casa, lo straniero. Forse perché è molto difficile per un programma televisivo allarmare gli spettatori sui pericoli della famiglia in quanto il programma è diffuso all’interno dello stesso ambiente domestico. Molto più rassicurante fare in modo che ci chiudiamo sempre di più in casa, abbracciati alla nostra selvaggia natura che dalla violenza non riesce ancora ad emanciparsi.
Ciao Marcello, concordo con le tue osservazioni. La maggior parte degli episodi di violenza, sia verso le donne, sia verso i minori, sono originati da familiari o conoscenti. Questo è il “lato oscuro della famiglia” – una istituzione sul cui funzionamento sappiamo ancora poco (nonostante gli studi di sociologi ed antropologi).