50 e 50. Le pari opportunità ed il PD

Nella società italiana le opportunità di carriera sono chiaramente differenziate in base al genere. Alcuni esempi. Nonostante la componente femminile del lavoro pubblico sfiori il 54% del totale, le dirigenti di seconda fascia sono il 25% e le dirigenti di prima il 15% circa. I dati del Ministero della Salute evidenziano una situazione ancora più differenziata: le donne sono il 75,5% del personale infermieristico ed il 32,2% della dirigenza medica, ma solo l’11% dei Direttori di struttura complessa (reparto, servizio). Su 81 professori ordinari di Radiologia solo 2 sono donna (2,5%) e tra i direttori di struttura complessa (servizi di Radiologia) le donne sono 33 contro 347 uomini (8,7%). Non cambia di molto la presenza femminile all’Università: solo 2 rettori su 83 sono donne (2,4%), mentre tra i docenti ordinari le donne sono 2.800 su 18.000 (15,6%). Nel Parlamento uscente, infine, le donne sono il 17,3%. Queste differenze – meglio: disuguaglianze – di genere si stanno riducendo, anche se in modo assai lento. Ancora oggi tutte le indagini ci dicono che le laureate hanno maggiori difficoltà ad inserirsi nel mercato del lavoro rispetto ai colleghi maschi, hanno maggiori difficoltà a stabilizzare il proprio rapporto di lavoro e ad ottenere una remunerazione pari a quella dei loro compagni.
Sin dai primi atti del percorso di nascita il Partito Democratico ha voluto dare un messaggio forte su questo tema alla società italiana. Alle primarie del 14 ottobre le liste dei candidati rispettavano pienamente il principio della parità di genere: 50% uomini e 50% donne. Uomini e donne in posizione alternate nelle liste. Addirittura alternanza di genere tra i capilista. Ugualmente rispettata la parità di genere nella composizione dei Comitati direttivi dei circoli territoriali del PD. Anche in questo caso 50% donne e 50% uomini. Così per quanto riguarda gli organi del partito. E per le cariche istituzionali? Iniziamo dal Parlamento, di cui ci apprestiamo ad eleggere i componenti. Lo Statuto afferma che il Partito Democratico “favorisce la parità fra i generi nelle candidature per le assemblee elettive” (art.1, comma 3). Il Regolamento per le candidature, approvato il 20 febbraio 2008 dall’Assemblea costituente, precisa che la lista da presentare “assicura una rappresentanza femminile pari almeno a un terzo delle candidature e dei potenzialmente eletti” (art.9). Precisiamo che non si tratta del regolamento definitivo, ma di un regolamento ad hoc predisposto per queste elezioni politiche, approvato in tempi strettissimi a causa della caduta del governo (forse nel Regolamento definitivo l’obiettivo potrà essere più ambizioso – questo dipende anche dalla nostra voce). Si poteva osare di più? Forse sì. Il Partito Democratico – il partito del “big bang” democratico delle primarie del 14 ottobre; il partito che propone uno shock di innovazione per l’Italia – avrebbe dato un messaggio fortissimo al paese dicendo: anche per le liste dei candidati al Parlamento ci atteniamo al principio 50% uomini e 50% donne, con alternanza di genere nella composizione delle liste, quale segno del riconoscimento del valore delle donne – anche per la politica. Tuttavia, se guardiamo la realtà, non possiamo non riconoscere che un grande passo in avanti è comunque stato fatto. Nelle liste ci sono 379 donne candidate, pari al 42%. Certo, se guardiamo alle “potenzialmente elette” si potrà – forse – arrivare al 33%. In ogni caso, molto di più rispetto a prima. Veltroni ha dunque ragione ad esprimere soddisfazione: “Porteremo, se va male, il doppio delle donne elette, e se vinciamo ancora di più.” C’è qualche partito che saprà fare meglio? Lo vedremo. Uno in realtà c’é. E’ il PD di Modena. Ha messo in lista 4 donne e 4 uomini. Ed anche se guardiamo ai candidati “sicuramente eleggibili” vediamo che la parità di genere è stata rispettata: 2 uomini e 2 donne. A testimonianza del fatto che la cultura politica che un partito sa esprimere, anche a livello locale, conta. E che dunque la nostra voce conta. E’ un bel segnale. Un ottimo punto di partenza per portare tutto il partito (nazionale) su questa posizione. 50 e 50.

Dopo la pubblicazione di questo post è uscito su LaVoce.info (vedi) una comparazione tra PD e PDL proprio sulla presenza in lista di donne (e giovani). Il risultato conferma la maggiore attenzione del PD alla valorizzazione politica delle donne (anche se stima la presenza femminile tra gli eletti del PD solo al 28%). Successivamente la stima è stata realizzata per tutti i principali partiti che si presentano alle elezioni politiche del 2008 (vedi). Sempre su LaVoce.info (vedi) un confronto Italia-Spagna sulla presenza di candidati donne e giovani: alle recenti elezioni spagnole le donne in lista nei due principali partiti (Psoe e Pp) erano il 45%! Il 16 aprile è giunto il verdetto (quasi) definitivo (vedi): le donne elette in parlamento sono il 17% (potrà migliorare con il “gioco” delle opzioni, quando candidati eletti in più collegi lasceranno posto al primo dei non eletti). Come previsto il gruppo più consistente è quello del PD, sia in termini assoluti (87 elette su 327) che percentuali (26,3%) – non siamo però ancora al 33% previsto dal regolamento!

Questa riflessione è legata alla ricorrenza dell’8 marzo – Festa delle donne. Non potendo regalare un rametto di mimosa a tutte le donne intelligenti che con l’impegno in politica, nella professione, nel volontariato, nella famiglia contribuiscono a fare migliore questo paese. Per questa ricorrenza conservo ancora l’sms che mi ha inviato mia figlia quattordicenne l’anno scorso: “E’ la festa delle donne … ricordati di comprare i fiori x la mamma”. E’ per un futuro migliore, ovvero più “civile”.

Particolare del monumento realizzato da Marco Fornaciari

One Response to 50 e 50. Le pari opportunità ed il PD

  1. Andrea Paltrinieri ha detto:

    Quote rosa? Parità di genere? Ho sollevato il tema in diversi contesti e puntualmente ho riscontrato perplessità. Spesso proprio dalle donne. Legittimo avere dubbi sull’efficacia e sull’equità di questa “visione”. Ma non è questo il punto. Il punto è semplice e chiaro: si tratta di una decisione politica che il Partito Democratico ha GIA’ assunto. Il PD su questo tema vuole dare un messaggio forte: appunto “50 e 50”. Che il messaggio sia questo è già stato deciso. Si può condividere in modo più o meno convinto, si può avere perplessità, si può aprire un dibattito “dal basso”. Ma lo Statuto del PD parla già chiaro, anzi chiarissimo. Per quanto riguarda gli organi del partito, il Partito Democratico “assicura a tutti i livelli, la presenza paritaria di donne e di uomini nei suoi organismi dirigenti ed esecutivi, pena la loro invalidazione da parte degli organismi di garanzia.” (art. 1, comma 3) Anche per le cariche istituzionali si esprime una volontà chiara, anche se in modo meno vincolante. Infatti si dice che il PD “favorisce la parità fra i generi nelle candidature per le assemblee elettive e persegue l’obiettivo del raggiungimento della parità fra uomini e donne anche per le cariche monocratiche istituzionali e interne.”

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